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Il recente annuncio del Presidente americano Trump che gli Stati Uniti intendevano ritirarsi dal trattato INF (Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty), firmato dai Presidenti Reagan e Gorbaciov dell’Unione Sovietica nel dicembre 1987, è importante per una serie di motivi.
Incolpare Trump per la decisione di ritirarsi dal trattato (che in ogni caso richiede il rilascio di un preavviso di sei mesi) non coglie il nocciolo della questione. Storicamente, gli Stati Uniti hanno sempre stipulato trattati, solo quando hanno percepito un vantaggio derivante per gli Stati Uniti. Non hanno esitato a ritirarsi dai trattati, quando lo impongono considerazioni di politica interna, o quando il vantaggio iniziale percepito non esiste più.
L’amministrazione di George W. Bush si è ritirata unilateralmente nel 2001 [2002], ad esempio, dal Trattato ABM (Anti-Ballistic Missile Treaty) del 1972. L’amministrazione Obama ha annunciato nel 2015 un “aggiornamento” delle sue armi nucleari per 1.500 miliardi di dollari, una mossa che includeva iniziative politiche come lo sviluppo della B61-12, una bomba nucleare con un sistema di guida di precisione con una capacità penetrante, costruita per esplodere sottoterra. Questa bomba dovrebbe essere dislocata in un certo numero di Paesi dell’Europa occidentale tra cui Belgio, Germania, Paesi Bassi e altrove. Questi piani violano il Trattato di non proliferazione che gli Stati Uniti hanno firmato e ratificato.
Allo stesso modo, nel 2018 gli Stati Uniti si sono ritirati unilateralmente dal Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA), il cosiddetto accordo sul nucleare iraniano, la cui negoziazione era stata determinante solo tre anni prima.
Gli storici hanno a lungo documentato la storia patetica dei trattati stipulati tra il governo degli Stati Uniti e le molteplici tribù native americane, quasi tutti traditi senza eccezioni.
L’annuncio più recente quindi non rientra nella categoria, sia di ciò che è scioccante o sorprendente. Più significativo è il ragionamento alla base della decisione e ciò che indica in merito agli sviluppi futuri e ai rischi nucleari.
Trump stesso ha fornito due motivi per abbandonare il trattato: che la Russia stava violandolo; e che la Cina (non parte del trattato) stava sviluppando un proprio sistema di armamenti, che la United States Nuclear Posture Review (NPR) del 2018 ha affermato essere “già la più grande forza missilistica media e intermedia in Asia e probabilmente nel mondo”.
La prima di queste affermazioni potrebbe o non potrebbe essere vera. I Russi lo hanno negato e le loro richieste a Washington, di fornire le prove delle presunte violazioni e chiarimenti delle accuse, sono semplicemente state ignorate.
I Cinesi hanno certamente sviluppato una gamma di armi nella categoria Dong Feng (Vento dell’Est) che ha mutato l’equilibrio strategico in Asia orientale. La risposta logica a entrambe le rimostranze americane sarebbe, tuttavia, (a) estendere i firmatari del trattato INF per includere non solo la Cina, ma anche le altre potenze nucleari, tra cui India, Israele e Pakistan, che Trump non ha menzionato; e (b) migliorare i sistemi di ispezione e verifica per garantire l’ottemperanza.
Così che nessuna di queste opzioni è stata presa in considerazione, per altre più probabili spiegazioni, per la decisione americana.La base più probabile per il cambiamento di politica è che gli Stati Uniti hanno perso la loro precedente posizione dominante, se non egemonica, come potenza militare.
Quella perdita di dominio è stata apportata dalla Russia e dalla Cina, i quali la suddetta NPR ha identificato come i due oppositori strategici degli Stati Uniti, che costituiscono la più grande minaccia al dominio continuato da parte dell’America.
Coerenti con questa posizione strategica, gli Stati Uniti sotto il Presidente Clinton e tutti i successivi Presidenti hanno ampliato l’adesione alla NATO, in violazione della garanzia data nel 1989 da GHW Bush al Presidente Gorbaciov. La NATO è ora ai confini della Russia e si scatena in infinite provocazioni e minacce contro la Russia. Sarebbe solo sorprendente se la Russia non adottasse misure per salvaguardare la sua sicurezza e integrità territoriale.
La Cina ha affrontato pressioni simili, che vanno da oltre 400 basi militari statunitensi che circondano la sua periferia, alle infinite provocazioni nel Mar Cinese Meridionale e, più recentemente, alla decisione di vendere il sistema di missili balistici Aegis-Ashore al Giappone. Usando il lanciamissili MK-41, il sistema Aegis-Ashore può sparare missili Tomahawk a raggio intermedio. Anche questo è in violazione del trattato INF.
Il Consigliere per la Sicurezza Nazionale John Bolton, generalmente considerato il fattore determinante per la decisione di abbandonare il Trattato INF, ha dichiarato che vorrebbe vedere i missili degli Stati Uniti installati a Taiwan. Questa non sarebbe solo un’enorme provocazione per la Cina, ma i missili sarebbero anche in grado di minacciare la base navale russa di Viljuchinsk sulla penisola di Kamchatka.
Il Global Times cinese, la cui posizione editoriale riflette fedelmente il pensiero ufficiale di Pechino, ha affermato che la decisione statunitense potrebbe innescare una corsa agli armamenti a livello mondiale e aggiungere instabilità alla stabilità internazionale e regionale.
Il Global Times ha anche affermato che lo sviluppo dell’energia nucleare (armi) della Cina è stato sorpassato dai suoi rischi strategici. Quest’ultima affermazione deve essere messa in dubbio. La classe di armi Dong Feng include il DF-21D, un missile da crociera ipersonico che eliminerebbe rapidamente qualsiasi portaerei statunitense e la sua flottiglia di supporto. Ha un raggio operativo di 1.450 km, che rende inefficaci gli aeromobili sulla portaerei. Le versioni successive dovrebbero avere un range tra i 3.000 e i 5.000 km. Ciò ha reso obsoleta l’intera strategia americana basata sulle portaerei.
l DF41 è anche un missile balistico intercontinentale ipersonico con 9-11 testate nucleari,indirizzabili in modo indipendente. Gli alleati degli Stati Uniti, come il Giappone e l’Australia, non hanno difese contro questo sistema.L’incapacità di riconoscere la realtà dei moderni sistemi di missili balistici cinesi è uno dei principali fallimenti del pensiero strategico australiano.
In seguito all’abbandono,da parte degli Stati Uniti, del trattato ABM nel 2002, la Russia ha anche sviluppato nuovi sistemi missilistici.Il Presidente Putin ha annunciato i risultati il 1° marzo 2018. Analisti come Andrej Martjanov (Losing Military Supremacy, 2018) hanno sostenuto che la Russia ha un vantaggio di decenni,rispetto agli Stati Uniti,nella tecnologia militare.
Sono queste realtà strategiche che, in questa visione dell’autore, hanno determinato l’attuale politica degli Stati Uniti. Non possono eguagliare né la Russia né la Cina, quindi l’unica speranza di ottenere un vantaggio strategico è piazzare i missili nucleari sui o vicino ai confini della Russia e della Cina. Questo riduce a 1,5-3,0 minuti il tempo di preavviso per la neutralizzazione efficace di un missile in arrivo.
In questo modo, gli strateghi militari statunitensi sperano di essere in grado di raggiungere una capacità di primo attacco ed essere immuni da ritorsione. Tale pensiero è letteralmente poco sensato. Il sistema russo “Mano morta”(1), ad esempio, consentirebbe comunque ritorsione devastante.
Sarebbe una magra consolazione che i Russi sarebbero martiri e andranno in paradiso, mentre i loro avversari andrebbero all’inferno, come ha suggerito Putin di recente. Saremmo comunque tutti morti.
Il vero pericolo derivante dal ritiro degli Stati Uniti dall’INF è che il rischio di un tale risultato aumenti in modo sensibile. La nostra migliore speranza è che prevalgano a Washington i più savi, anche se in merito al comportamento del passato potrebbe essere una vana speranza.
James O’Neill, avvocato patrocinante australiano, [pubblica] in esclusiva per la rivista online “New Eastern Outlook“.
Fonte: www.journal-neo.org
Link: https://journal-neo.org/2018/11/01/us-withdrawal-from-inf-treaty-poses-new-threats/
1.11.2018
Scelto e Tradotto per www.comedonchisciotte.org da NICKAL88
Nota a cura del traduttore
- Questo sistema, conosciuto in Occidente come “Mano Morta” (Dead Hand) è un sistema di controllo completamente automatico per una massiccia rappresaglia nucleare, sviluppato nell’URSS durante la Guerra Fredda come ultima difesa contro l’aggressore.
Fonte: https://it.sputniknews.com/mondo/201803295830951-media-sistema-nucleare/