IL PROGETTO PER UN “NUOVO MEDIO ORIENTE”

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DI MAHDI DARIUS NAZEMROAYA
Global Research

“Il dominio è vecchio quanto la storia dell’umanità…” -Zbigniew Brzezinski, ex Consigliere alla Sicurezza Nazionale Statunitense

L’espressione “Nuovo Medio Oriente” fu introdotta al mondo nel Giugno 2006 a Tel Aviv dal Segretario di Stato Statunitense Condoleezza Rice (i media occidentali le hanno attribuito la paternità) in sostituzione del più vecchio e grandioso concetto di “Grande Medio Oriente.”

Questo cambiamento è coinciso con l’inaugurazione del terminale petrolifero di Baku-Tbilisi-Ceyhan (BTC) nel Mediterraneo Orientale. L’espressione e la concettualizzazione del “Nuovo Medio Oriente,” furono successivamente annunciate dal Segretario di Stato Statunitense e dal Primo Ministro Israeliano in coincidenza con l’assedio Israeliano del Libano sponsorizzato da Inghilterra e Stati Uniti. Il Primo Ministro Olmert ed il Segretario Rice avevano informato i media di tutto il mondo che dal Libano stava venendo avviato un progetto per un “Nuovo Medio Oriente.”

Questo annuncio fu una conferma della “roadmap militare” Britannico-Americana-Israeliana nel Medio Oriente. Questo progetto, che viene da una fase di studio durata anni, consiste nel creare un arco di instabilità, caos e violenza che si estenda da Libano, Palestina e Siria all’Iraq, al Golfo Persico ed all’Iran, fino ai confini dell’Afghanistan presidiato dalla NATO.

Il progetto del “Nuovo Medio Oriente” fu annunciato pubblicamente da Washington e Tel Aviv sotto l’auspicio che il Libano avrebbe dato l’avvio al riallineamento dell’intero Medio Oriente e questo grazie allo sprigionarsi delle forze del “caos costruttivo.” Questo “caos costruttivo” – che generi condizioni di violenza e guerra in tutta la regione – sarebbe sfruttato da Stati Uniti, Inghilterra ed Israele per ridisegnare la mappa del Medio Oriente in conformità con le loro aspirazioni ed i loro obiettivi di carattere geo-strategico.

La mappa del Nuovo Medio Oriente

Il Segretario Condoleezza Rice ha dichiarato durante una conferenza stampa che “[c]osa stiamo vedendo qui [si riferiva alla distruzione del Libano su attacco israeliano], in un senso, è la nascita – le “doglie” – di un “Nuovo Medio Oriente” e qualunque cosa noi facciamo [si riferiva agli Stati Uniti] deve essere sicuro che vada verso il Nuovo Medio Oriente [e] non ritornare al vecchio.”[1] Il Segretario Rice fu immediatamente oggetto di critiche per le sue dichiarazioni sia da parte Libanese che da tutto il mondo per aver espresso indifferenza verso la sofferenza di un’intera nazione, che stava venendo bombardata indiscriminatamente dalle Forze Aeree Israeliane.

La Roadmap Anglo-Americana in Medio Oriente ed Asia Centrale

Il discorso del Segretario Condoleezza Rice sul “Nuovo Medio Oriente” aveva preparato il campo. Gli attacchi Israeliani contro il Libano – che erano stati completamente appoggiati da Washington e Londra – hanno compromesso e validato ulteriormente l’esistenza degli obiettivi geo-strategici di Stati Uniti, Inghilterra ed Israele. Secondo il Professor Mark Levin “I globalizzatori neo-liberali ed i neo-conservatori, ed in ultimo luogo l’Amministrazione Bush, intendono la distruzione creativa come un modo per descrivere il processo con cui loro speravano di creare i loro nuovi ordini mondiali,” e che la “distruzione creativa negli Stati Uniti fu, con le parole del filosofo neo-conservatore e consigliere di Bush Michael Ledeen, una “fantastica forza rivoluzionaria’ per […] la distruzione creativa…”[2] L’Iraq occupato da Inglesi ed Americani, e particolarmente il Kurdistan Iracheno, sembra essere il terreno preparatorio per la balcanizzazione (divisione) e la finlandizzazione (pacificazione) del Medio Oriente. Nel Parlamento Iracheno, in nome del federalismo, si sta già delineando la struttura legislativa per la divisione dell’Iraq in tre parti. (Si veda la cartina in basso.)

Per di più, la roadmap militare Anglo-Americana sembra concorrere per un’entrata in Asia Centrale attraverso il Medio Oriente. Il Medio Oriente, l’Afghanistan, ed il Pakistan sono passaggi fondamentali per estendere l’influenza Statunitense nell’ex Unione Sovietica e nelle Repubbliche ex Sovietiche dell’Asia Centrale. Il Medio Oriente è in un certo senso il cortile di casa dell’Asia Centrale. L’Asia Centrale di contro viene spesso definita come “Il cortile di casa della Russia” o il “Vicinato”.

Molti accademici, strateghi militari, strateghi, consiglieri alla sicurezza, economisti e politici Russi e Centro Asiatici considerano l’Asia Centrale vulnerabile ed il “ventre molle” della Federazione Russa.[3]

Dovrebbe essere considerato che nel suo libro “La Grande Scacchiera: la supremazia Americana ed i suoi imperativi geo-strategici” Zbigniew Brzezinski, ex Consigliere alla Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, fece riferimento al Medio Oriente moderno come una leva di controllo di un’area che lui definisce i Balcani Euroasiatici. I Balcani Euroasiatici comprendono il Caucaso (Georgia, la Repubblica dell’Azerbaigian, e l’Armenia) e l’Asia Centrale (Kazakistan, Uzbekistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Afghanistan) e per un certo verso anche Iran e Turchia. Iran e Turchia rappresentano i confini più a nord del Medio Oriente (escluso il Caucaso) che lambiscono quelli Europei e dell’ex Unione Sovietica.

La mappa del “Nuovo Medio Oriente”

Una cartina relativamente sconosciuta del Medio Oriente, dell’Afghanistan occupato dalla NATO, e del Pakistan sta circolando per i circoli strategici, governativi, della NATO, politici e militari dalla metà del 2006. E’ stato casualmente permesso che diventasse pubblica, forse nel tentativo di creare un consenso e preparare lentamente le popolazioni a possibili, e forse cataclismatici, cambiamenti nel Medio Oriente. Questa è la cartina di un Medio Oriente ridisegnato e ristrutturato, identificato come “Nuovo Medio Oriente.”

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[MAPPA DEL NUOVO MEDIO ORIENTE, aprire il link per ingrandire l’immagine
Nota: questa cartina è stata approntata dal Luogotenente Colonnello Ralph Peters. Fu pubblicata nel giornale delle Forze Armate nel Giugno del 2006.]

Anche se la mappa non riflette ufficialmente la dottrina del Pentagono, è stata usata in un programma di addestramento al Defense College della NATO da alcuni alti ufficiali militari. Questa mappa, come le altre simili, è stata molto probabilmente utilizzata al National War Academy e nei circoli militari di pianificazione.

Questa mappa del “Nuovo Medio Oriente” sembra essere basata su molte altre mappe, incluse alcune vecchie di confini teorici Mediorientali che risalgono all’era del Presidente Statunitense Woodrow Wilson e della prima guerra mondiale. Questa mappa viene presentata come l’idea del Tenente Colonnello (dell’Esercito Statunitense) in pensione Ralph Peters, che ritiene che i confini ridisegnati nella mappa praticamente risolveranno i problemi del Medio Oriente Contemporaneo.

Questa mappa è un elemento chiave nel libro del Colonnello, “Never Quit the Fight” [mai abbandonare la battaglia, n.d.t.], che è stato rilasciato al pubblico il 10 Luglio 2006. Questa mappa di un Medio Oriente ridisegnato è stata pubblicata anche sotto il titolo di “Confini sanguinosi: come sarebbe un Medio Oriente Migliore” nel giornale delle Forze Armate dell’Esercito Statunitense con un commento di Ralph Peters.[5]

Si dovrebbe notare che è stato infine assegnato all’Ufficio del Vice Direttore dell’Intelligence al Dipartimento della Difesa Statunitense, ed è stato uno dei più noti autori del Pentagono con all’attivo numerosi scritti di strategia per giornali militari e per la politica estera Statunitense.

E’ stato scritto di Ralph Peters che “i suoi quattro precedenti libri di strategia sono stati molto influenti nei circoli governativi e militari,” ma uno può essere portato a chiedersi se in realtà stia piuttosto accadendo l’opposto. Potrebbe essere che il Tenente Colonnello Peters stia rivelando ed anticipando quello che Washington e i pianificatori militari hanno previsto per il Medio Oriente ?

Il concetto di un Medio Oriente trasformato è stato presentato come un accordo “umanitario” e “virtuoso” da cui trarrebbero beneficio le popolazioni del Medio Oriente e delle sue regioni periferiche. Secondo Ralph Peters:

“I confini Internazionali non sono mai del tutto giusti. Ma il grado di ingiustizia che i confini infliggono a coloro che vengono forzatamente uniti o separati da essi fanno una differenza enorme – che spesso è il divario tra la libertà e l’oppressione, la tolleranza e l’atrocità, la legge ed il terrorismo, o anche la guerra e la pace.

I confini più arbitrari e distorti nel mondo si trovano in Africa ed in Medio Oriente. Disegnati da Europei in base ai loro stessi interessi (ed hanno avuto abbastanza problemi a definire le loro stesse frontiere), i confini dell’Africa continuano a provocare la morte di milioni di abitanti locali. Tuttavia gli ingiusti confini Mediorientali – per citare Churchill – generano più problemi di quelli che possono esaurirsi localmente.

Mentre il Medio Oriente ha molti più problemi oltre a quello dei confini non ottimali – dalla stagnazione culturale al mortale estremismo religioso passando per scandalose diseguaglianze – il più grande tabù nel cercare di capire il complessivo fallimento della regione non è l’Islam, ma i tutt’altro che sacrosanti confini internazionali venerati dai nostri stessi diplomatici.

Naturalmente, nessuna correzione dei confini, per quanto draconiana, potrebbe rendere felice ogni minoranza in Medio Oriente. In alcuni casi, i gruppi etnici e religiosi vivono assieme e si sono imparentati col matrimonio. Altrove, le riunioni basate sulle parentele o sui credi religiosi non potrebbero andare a buon fine come si aspetta chi le propone attualmente. I confini proiettati nella mappa allegata a questo articolo risarciscono i torti sofferti dalle popolazioni più significativamente “ingannate”, come i Curdi, i Beluci e gli Sciiti Arabi [Musulmani], ma non riescono ancora a risolvere adeguatamente la situazione dei Cristiani Mediorientali, dei Bahais, degli Ismaeliti, dei Naqshbandis e di molte altre minoranze numericamente meno rilevanti. E c’è un torto indimenticabile che non potrà mai essere risolto con un risarcimento territoriale: il genocidio perpetrato dall’Impero Ottomano morente contro gli Armeni.

Tuttavia, per tutte le ingiustizie che i confini ripensati qui lasciano irrisolte, senza simili maggiori revisioni dei confini potremo non vedere mai un Medio Oriente più pacifico.

Anche coloro che non vogliono sentir parlare di modifiche ai confini dovrebbero cercare di provare ad immaginare un migliore, seppur ancora imperfetto, emendamento dei confini nazionali tra il Bosforo e l’Indo. Considerato che le relazioni internazionali non hanno mai sviluppato strumenti effettivi – a parte la guerra – per riaggiustare confini errati, uno sforzo mentale per comprendere le frontiere “organiche” del Medio Oriente nondimeno ci aiuta a capire l’estensione delle difficoltà che affrontiamo e che continueremo ad affrontare. Stiamo avendo a che fare con deformazioni colossali, create dall’uomo, che non smetteranno di creare odio e violenza finchè non saranno corrette.[6] (Grassetto aggiunto)

“Dolore Necessario”

Oltre a credere che ci sia una “stagnazione culturale” nel Medio Oriente, si deve notare che Ralph Peters ammette che le sue proposte sono di natura “draconiana”, ma pretende che siano dolori necessari per le popolazioni Mediorientali. Questa visione di necessario dolore e sofferenza traccia uno sbalorditivo parallelo con la convinzione del Segretario di Stato Statunitense Condoleezza Rice che la devastazione del Libano da parte dell’esercito Israeliano fosse un dolore necessario, o le “doglie” necessarie per creare il “Nuovo Medio Oriente” immaginato da Washington, Londra e Tel Aviv.

Inoltre, è significativo notare che il Genocidio Armeno stia venendo politicizzato e propagandato in Europa per offendere la Turchia.[7]

La revisione, lo smantellamento, e il riassemblamento degli stati-nazioni del Medio Oriente sono stati confezionati come la soluzione alle ostilità in Medio Oriente, ma questo è categoricamente ingannevole, falso, ed inventato. I propositori di un “Nuovo Medio Oriente” e di nuovi confini nella regione evitano o non riescono a prendere direttamente in considerazione le cause dei problemi e dei conflitti nel Medio Oriente contemporaneo. Quello che i media non riconoscono è il fatto che praticamente tutti i conflitti maggiori che affliggono il Medio Oriente sono la conseguenza delle agende incrociate Anglo-Americo-Israeliane.

Molti dei problemi che affliggono il Medio Oriente contemporaneo sono il risultato del deliberato peggioramento di tensioni regionali preesistenti. Divisioni settarie, tensioni etniche e violenze interne sono state storicamente sfruttate dagli USA e dall’Inghilterra in varie parti del globo inclusa l’Africa, l’America Latina, i Balcani ed il Medio Oriente. L’Iraq è solo uno dei molti esempi della strategia Anglo-Americana del “dividi e impera.” Altri esempi sono la Jugoslavia, il Ruanda, il Caucaso e l’Afghanistan.

Tra i problemi del Medio Oriente contemporaneo vi è la mancanza di una democrazia genuina che la politica estera di USA ed Inghilterra ha in realtà deliberatamente ostacolato. La “Democrazia” in stile Occidentale è stato un requisito solo per quegli stati Medio Orientali che non si sottomettono alle richieste politiche di Washington. Invariabilmente, costituisce un pretesto per il confronto. L’Arabia Saudita, l’Egitto e la Giordania sono esempi di stati non democratici con cui gli Stati Uniti non hanno alcun problema perchè sono stabilmente allineati con la sfera di interesse Anglo-Americana.

Inoltre, gli USA hanno deliberatamente bloccato o rimosso movimenti democratici genuini nel Medio Oriente fin dal 1953 in Iran (dove avvenne un colpo di stato sponsorizzato da Stati Uniti ed Inghilterra per destituire il governo democratico del Primo Ministro Mossadeq) fino all’Arabia Saudita, Egitto, Turchia, Sceiccati Arabi, e Giordania dove l’alleanza Anglo-Americana supportò in vari modi il controllo militare, gli assolutisti, ed i dittatori. L’ultimo esempio è quello Palestinese.

Le proteste Turche al Military College della NATO a Roma

In Turchia, la mappa del Tenente Colonnello Ralph Peters di un “Nuovo Medio Oriente” ha generato reazioni inferocite. Secondo rassegne stampa Turche del 15 Settembre 2006, la mappa del “Nuovo Medio Oriente” fu mostrata al Military College della NATO a Roma. Fu inoltre riportato che ufficiali Turchi si sentirono immediatamente oltraggiati dalla presentazione di una Turchia divisa e frammentata.[8] La mappa ricevette qualche forma di approvazione dall’Accademia di Guerra Nazionale Statunitense prima di essere svelata a Roma agli ufficiali NATO.

Il Comandante delle Forze Armate Turche, il Generale Buyukanit, contattò il Comandante delle Forze Armate Statunitensi, il Generale Peter Pace, e protestò per l’evento e l’esposizione della nuova mappa del Medio Oriente, Afghanistan e Pakistan. Inoltre il Pentagono ha pensato bene di assicurare la Turchia che la mappa non riflette la politica ufficiale Statunitense e gli obiettivi nella regione, ma questo sembra essere in conflitto con le azioni Anglo-Americane in Medio Oriente e nell’Afghanistan occupato dalla NATO.

C’è un collegamento tra i “Balcani Eurasiatici” di Zbigniew Brzezinski ed il progetto di un “Nuovo Medio Oriente?”

Questi che seguono sono importanti passaggi ed estratti tratti dal libro “La Grande Scacchiera: la supremazia Americana ed i suoi imperativi geo-strategici” scritto dall’ex Consigliere alla Sicurezza Nazionale degli USA Zbigniew Brzezinski. Brzezinski dichiara anche che sia la Turchia che l’Iran, i due stati più potenti dei “Balcani Eurasiatici”, posizionati sui suoi confini meridionali, sono “potenzialmente vulnerabili a conflitti etnici interni [balcanizzazione],” e che, “Se uno o entrambi venissero destabilizzati, i problemi interni della regione diventerebbero fuori controllo.” [10]

Sembra che un Iraq diviso e balcanizzato sia il modo migliore di arrivare a questo. Prendendo quello che sappiamo dalle ammissioni della Casa Bianca stessa c’è un convincimento che la “distruzione creativa ed il caos” nel Medio Oriente sono attività benefiche per ridisegnare il Medio Oriente, creando il “Nuovo Medio Oriente,” ed avanzando la roadmap Anglo-Americana in Medio Oriente ed in Asia Centrale:

“In Europa, il termine “Balcani” evoca conflitti etnici e rivalità tra grandi potenze regionali. Anche l’Eurasia ha i suoi “Balcani,” ma i Balcani Eurasiatici sono molto più vasti, popolati, ed anche eterogenei a livello religioso e etnico. Sono localizzati in quell’oblunga larga area geografica che demarca la zona chiave dell’instabilità mondiale (…) che abbraccia porzioni dell’Europa mediorientale, dell’Asia Centrale e parti del Sud Asiatico [Pakistan, Kashmir, India Occidentale], l’area del Golfo Persico ed il Medio Oriente.

I Balcani Eurasiatici formano il cuore di quella larga area oblunga (…) essi differiscono dalla sua zona circostante per un motivo fondamentale: rappresentano un vuoto di potere. Anche se pure la maggior parte degli stati del Golfo Persico e del Medio Oriente sono instabili, l’ultimo arbitro di quella regione [cioè il Medio Oriente] è il potere Americano. La regione instabile nella zona esterna è quindi un’area influenzata da un unico potere egemonico ed è condizionata da quella egemonia. Al contrario, i Balcani Eurasiatici sono molto simili ai più vecchi e familiari Balcani del Sud-Est Europa: non solo sono entità politiche instabili ma sono invitanti e seducenti per l’intrusione dei più potenti vicini, ognuno dei quali è determinato ad opporre la dominazione regionale dell’altro. E’ questa familiare combinazione di un vuoto di potere e di aspirazione dello stesso che giustifica l’appellativo di “Balcani Eurasiatici.”

I Balcani tradizionali hanno rappresentato un potenziale premio geopolitico nella lotta per la supremazia Europea. Anche i Balcani Eurasiatici sono significativi dal punto di vista geopolitico, in quanto punto di collegamento di sempre maggiore importanza tra i più ricchi ed industrializzati paesi Eurasiatici e le estremità orientali. Inoltre, sono importanti dal punto di vista della sicurezza delle storiche ambizioni di almeno tre dei loro più prossimi e potenti vicini, e precisamente la Russia, la Turchia e l’Iran, con la Cina che anch’essa sta dimostrando un interesse politico crescente nella regione. Ma i Balcani Eurasiatici sono infinitamente più importanti come potenziale premio economico: nella regione vi è un’enorme concentrazione di gas naturale e riserve petrolifere, oltre ad importanti minerali, oro compreso.

Il consumo energetico mondiale è destinato ad aumentare molto nei prossimi due o tre decenni. Stime del Dipartimento dell’Energia Statunitense anticipano che la richiesta mondiale salirà di oltre il 50% tra il 1993 ed il 2015, ed il maggiore aumento dei consumi avverrà nell’estremo Oriente. La velocità dello sviluppo economico Asiatico sta già generando enormi pressioni per l’esplorazione e lo sfruttamento di nuove fonti energetiche, e la regione dell’Asia Centrale e il bacino del Mar Caspio sono note contenere riserve di gas naturale e petrolio che superano quelle del Kuwait, del Golfo del Messico, o del Mare del Nord.

L’accesso a quella risorsa e la condivisione della sua potenziale ricchezza rappresenta degli obiettivi che agitano le ambizioni nazionali, motivano gli interessi delle corporations, riaccendono contese storiche, ridanno vita ad aspirazioni imperiali, e accrescono le rivalità internazionali. La situazione è resa più volatile dal fatto che la regione non rappresenta solo un vuoto di potere ma è anche instabile al suo stesso interno.

(…)

I Balcani Eurasiatici includono nove paesi che in un modo o nell’altro rientrano nella descrizione precedente, con due altri come potenziali candidati. I nove sono il Kazakistan, il Kirghizistan, il Tagikistan, l’Uzbekistan, il Turkmenistan, l’Azerbaigian, l’Armenia e la Georgia – tutti ex membri della defunta Unione Sovietica – e l’Afghanistan.

Le potenziali aggiunte alla lista sono la Turchia e l’Iran, entrambi più affidabili politicamente ed economicamente, contendenti attivi per l’influenza regionale nei Balcani Eurasiatici, e quindi giocatori rilevanti della partita geopolitica nella regione. Allo stesso tempo, entrambi sono potenzialmente vulnerabili ai conflitti etnici interni. Se uno o entrambi di loro dovessero essere destabilizzati, i problemi interni della regione diventerebbero fuori controllo, mentre inoltre gli sforzi per ripristinare la dominazione regionale da parte della Russia diventerebbero inutili.”[11]

(grassetti aggiunti)

Ridisegnare il Medio Oriente

La situazione Mediorientale, per certi aspetti, è incredibilmente simile a quella dei Balcani e a quella nel Centro-Oriente d’Europa durante gli anni che portarono alla Prima Guerra Mondiale. Dopo la Prima Guerra Mondiale i confini dei Balcani e dell’Europa Centro-Orientale furono modificati. Questa regione sperimentò un periodo di tumulti, violenze e conflitti, prima e dopo la Prima Guerra Mondiale, che fu il diretto risultato di interferenze ed interessi economici stranieri. I motivi dietro la Prima Guerra Mondiale sono molto più inquietanti delle spiegazione classica del libro di scuola, l’assassinio dell’erede al trono dell’Impero Austro-Ungarico (gli Asburgo), l’Arciduca Francesco Ferdinando, a Sarajevo.

I veri fattori dietro la guerra su larga scala del 1914 furono economici.

Norman Dodd, ex banchiere di Wall Street ed investigatore per il Congresso Usa, che esaminò le fondazioni Statunitensi esenti da tasse, confermò in un’intervista del 1982 che quei potenti individui che da dietro le scene controllavano le finanze, le politiche, ed il governo degli USA avevano infatti pianificato il coinvolgimento Statunitense in una guerra, che avrebbe contribuito ad rafforzare la loro morsa sul potere.

La seguente testimonianza è tratta dalla trascrizione dell’intervista di Norman Dodd con G.Edward Griffin;

Siamo ora nel 1908, che è stato l’anno in cui la Fondazione Carnegie iniziò le operazioni. Ed in quell’anno, l’incontro degli amministratori, per la prima volta, sollevò una questione precisa, che discussero fino alla fine dell’anno, in modo molto approfondito. E la domanda era: C’è un modo più efficace della guerra, se volessimo alterare l’esistenza di un’intera popolazione? E conclusero che no, non c’era un’altra maniera così efficace conosciuta all’umanità come la guerra per quello scopo. Allora, nel 1909, sollevarono la seconda domanda, la discuterono, e precisamente, come potevano coinvolgere gli Stati Uniti in una guerra ?

Bhè, dubito che a quel tempo ci fosse un argomento più lontano dai pensieri della gente, del coinvolgimento di questo paese [gli Stati Uniti] in una guerra. C’erano spettacoli [guerre] intermittenti nei Balcani, ma dubito molto che molte persone sapessero anche solo cosa fossero i Balcani. Ed infine, diedero la seguente risposta a quella domanda: dobbiamo controllare il Dipartimento di Stato.

E quindi, quello sollevava naturalmente la successiva domanda, come fare? Risposero, dobbiamo impossessarci e controllare la macchina diplomatica di questo paese e, alla fine, se lo posero come obiettivo. Quindi il tempo passò, e alla fine fummo in guerra, nella Prima Guerra Mondiale. A quel tempo, annotarono uno shoccante rapporto in cui mandavano un telegramma al Presidente Wilson in cui lo diffidavano dal far durare la guerra troppo poco. Ed infine la guerra finì. In quel momento, i loro interessi diventarono prevenire quello che definirono un cambiamento di vita negli Stati Uniti a com’era prima del 1914, quando scoppiò la Prima Guerra Mondiale.

(grassetti aggiunti)

La divisione e la riallocazione dei territori Mediorientali dalle coste del Mediterraneo Orientale di Libano e Siria fino all’Anatolia (Asia Minore), l’Arabia, il Golfo Persico e l’altopiano Iraniano fanno capo a grandi obiettivi economici, strategici e militari, che sono parte di una agenda di lungo termine Anglo-Americana ed Israeliana per la regione. Il Medio Oriente è stato trasformato da forze esterne in una polveriera pronta ad esplodere col giusto evento scatenante, possibilmente l’avvio di bombardamenti aerei Anglo-Americani e/o Israeliani contro Iran e Siria. Un conflitto di più grande portata potrebbe portare a nuovi confini strategicamente vantaggiosi per gli interessi Anglo-Americani ed Israeliani. L’Afghanistan occupato dalla NATO è stato smembrato con successo, ne rimane solamente il nome. Sono state fomentate le rivalità nel Levante, dove vengono incoraggiate una guerra civile in Palestina e divisioni nel Libano. Il Mediterraneo Orientale è stato militarizzato con successo dalla NATO. La Siria e l’Iran continuano ad essere demonizzate dai media Occidentali, nella prospettiva di giustificare un intervento armato. Di contro, i media Occidentali hanno diffuso, giornalmente, concetti errati e partigiani secondo i quali le popolazioni Irachene non possono coesistere e che il conflitto non è una guerra di occupazione ma una “guerra civile” caratterizzata da contrasti interni tra gli Sciiti, i Sunniti ed i Curdi. I tentativi di creare deliberatamente rivalità tra i differenti gruppi etnici e religiosi del Medio Oriente sono stati sistematici. In realtà fanno parte di una agenda di intelligence pensata a tavolino.

Ancora più ignominosamente, molti governi Mediorientali, come quello dell’Arabia Saudita, stanno collaborando con Washington nel fomentare divisioni tra le popolazioni Mediorientali. L’obiettivo finale è quello di indebolire i movimenti di resistenza contro l’occupazione straniera attraverso una “strategia di dividi e impera” funzionale agli interessi Anglo-Americani ed Israeliani nell’intera regione.

Mahdi Darius Nazemroaya è uno scrittore indipendente di Ottawa specializzato in affari Mediorientali e Centroasiatici. E’ ricercatore associato al Center for Research on Globalization (CRG).

Note

[1] U.S. State Department; Secretary of State Condoleezza Rice, What the Secretary Has Been Saying; Special Briefing on the Travel to the Middle East and Europe of Secretary Condoleezza Rice, Washington, DC. July 21, 2006.
http://www.state.gov/secretary/rm/2006/69331.htm

[2] Professor Mark LeVine, The New Creative Destruction, Asia Times, August 22, 2006.
http://www.atimes.com/atimes/Middle_East/HH22Ak01.html

[3] Professor Andrej Kreutz; The Geopolitics of post-Soviet Russia and the Middle East, Arab Studies Quarterly (ASQ), Association of Arab-American University Graduates, Washington D.C., January 2002.
http://findarticles.com/p/articles/mi_m2501/is_1_24/ai_93458168/pg_1

[4]Il Caucaso o Caucasia può essere considerato tanto come parte del Medioriente quanto una regione separata

[5] Lieutenant-Colonel (retired) Ralph Peters; Blood borders: How a better Middle East would look, Armed Forces Journal (AFJ), June 2006
http://www.armedforcesjournal.com/2006/06/1833899

[6] Ibid

[7] Crispian Balmer; French MPs back Armenia genocide bill, Turkey angry, Reuters, October 12, 2006.

James McConalogue; French against Turks: Talking about Armenian Genocide, The Brussels Journal, October 10, 2006.
http://www.brusselsjournal.com/node/1585

[8] Suleyman Kurt; Carved-up Map of Turkey at NATO Prompts U.S. Apology, Zaman (Turkey), September 29, 2006.
http://www.zaman.com/?bl=international&alt=&hn=36919

[9] Ibid

[10] Zbigniew Brzezinski; The Grand Chessboard: American Primacy and Its Geo-strategic Imperatives, Basic Books, New York, 1998
http://www.perseusbooksgroup.com/basic/book_detail.jsp?isbn=0465027261

[11] Ibid

Mahdi Darius Nazemroay
Fonte: http://www.globalresearch.ca/
Link
18.11.2006

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di GOLDSTEIN

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