Il disastro ambientale è non curarsi più della Terra

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di Valentina Bennati
comedonchisciotte.org

Il maltempo non dà tregua, le temperature sono sotto la media stagionale e diverse zone d’Italia sono flagellate da pioggia, grandine, vento e allagamenti in questa primavera anomala che fa registrare danni non da poco.
In Emilia-Romagna la situazione più drammatica con morti (nove al momento in cui sto scrivendo), dispersi, migliaia di sfollati e evacuati. Gli effetti si paleseranno in tutta la loro gravità solo a partire dalle prossime settimane anche con un calo dell’offerta dei prodotti agricoli e un aumento dei prezzi a scapito di tutti noi consumatori.

L’instabilità atmosferica con rovesci improvvisi e abbondanti, esondazioni di fiumi e torrenti e conseguenti rovinosi allagamenti che hanno messo in ginocchio interi territori non è, però, una novità. Purtroppo, da qualche tempo a questa parte, in TV sempre più spesso si grida alla tragedia – e sono evidenti e comprensibili le difficoltà delle persone – ma non c’è da sorprendersi: la natura presenta semplicemente il conto.
Abbiamo voluto alterare un equilibrio: tagliare le foreste; inquinare i fiumi, i laghi, i mari, gli oceani, l’atmosfera e adesso si raccoglie quel che è stato seminato.
È così.
Gli uomini hanno pensato di trasformare il pianeta a loro piacimento e le conseguenze, immancabilmente, stanno arrivando.

Ma, soprattutto, ragionando sulle possibili cause della tragica situazione, c’è da sottolineare un aspetto: una volta si sapeva come gestire il territorio, i canali, i fossi, i monti venivano tenuti come si deve.
Oggi tutto è abbandonato e il territorio va in malora proprio perché non c’è capacità di gestire le cose.
Prima un badile, un piccone e una zappa quasi tutti li tenevano nelle case e li sapevano usare.
Oggi si sanno utilizzare computers, tablet e smartphone con grande disinvoltura e abilità, ma non c’è più la conoscenza del territorio che, invece, è essenziale.
Bisogna tenere a posto i boschi, pulire i canali e i greti dei fiumi, controllare i tombini e le fognature.
Quand’è così l’acqua va dove deve andare, invece di portare morte e distruzione.

La Terra bisogna conoscerla, amarla, custodirla, gestirla.
Piuttosto che fare e seguire certe trasmissioni infarcite di polemiche banali che non servono a nulla, se non a sdoganare nuovi mantra (nel caso specifico quello dell’emergenza climatica) per poi aprire la strada a nuove misure restrittive della libertà, rimbocchiamoci le maniche.
L’ Italia potrebbe ancora tornare ad essere un gioiello, se si cominciasse a usare di nuovo il buon senso e ci si cominciasse a interrogare sulle vere cause che stanno all’origine di ogni accadimento.
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