Di Tiziano Tanari
Il ciclone Trump ha letteralmente scompaginato il quadro geopolitico mondiale aprendo uno scenario particolarmente complesso. Le posizioni del nuovo Presidente USA si manifestano in modo evidente ma, a volte, contraddittorio, al punto da poter ipotizzare sviluppi diversi che paiono avere, comunque, un comune denominatore: il mantenimento della supremazia mondiale degli Stati Uniti, dei loro interessi, del loro ultra-liberismo e il superamento di qualsiasi forma di multipolarismo.
Il mandato presidenziale è iniziato con la firma di oltre cento ordini esecutivi e con l’attuazione degli ormai famosi dazi, utilizzati come strumento di tutela del settore produttivo nazionale ma, in alcuni casi, vedi Canada e Messico, come strumento di pressione per ottenere altri obiettivi che vanno dall’immigrazione al traffico di droga. Questa entrata a gamba tesa nei rapporti internazionali rischia, però, di scatenare una vera e propria guerra commerciale da dove nessuno è mai uscito vincitore, tantomeno i cittadini che risultano sempre e comunque i più penalizzati per i conseguenti aumenti dei prezzi.
La cosa che più colpisce della nuova presidenza è la rottura e la totale discontinuità con l’Amministrazione Dem precedente: sospensione dei finanziamenti all’Ucraina, trattativa diretta per la pace con la Russia, scavalcando UE e Kiev; uscita dall’OMS; sospensione dei finanziamenti all’USAID con indagini aperte sul loro operato, a dir poco, opaco; critica alla politica pandemica attuata dalle multinazionali farmaceutiche; contrasto dichiarato al trasgender e alla cultura woke; reindustralizzazione; sostegno totale a Israele. Di tutti gli aspetti riguardanti le iniziative di Trump, sicuramente il più importante è quello geopolitico; questo riavvicinamento repentino alla Russia con il totale superamento dei rapporti con UE e Gran Bretagna, sfociati in alcuni momenti, in profonde divergenze, può essere giustificato solo da un cambio di politica internazionale tesa comunque a mantenere il primato unipolare degli USA, anche cercando di salvaguardare il potere del dollaro come moneta di riserva mondiale, e di disarticolare il costituendo gruppo dei BRICS per evitare un temibile concorrenza sia sul piano economico che finanziario. Questo processo implica un accordo con Putin e uno scambio reciproco di concessioni: da una parte, garantire la “riabilitazione” della Russia all’interno di un nuovo rapporto con il mondo e la finanza occidentali, dall’altra, si richiede la pace in Ucraina che, come contropartita, permetterebbe lo sfruttamento da parte americana delle risorse minerarie (vedasi terre rare) e, in seconda battuta, consentirebbe anche a Black Rock di raccogliere i frutti dei suoi molteplici investimenti. In questa ottica, la strana sconfitta della Siria, probabilmente, rappresenta una importante elemento di trattativa che va nell’interesse, in particolare, di Israele e che non sarebbe stata possibile effettuare senza un accordo con la Russia. In questo panorama estremamente complesso e spesso contraddittorio, si evidenzia un’incongruenza macroscopica: la posizione di Trump nei confronti di Israele lo qualifica come un più che fervente sionista, di quel sionismo che impera nella élite finanziaria che controlla a sua volta multinazionali e governi. Non fa eccezione il governo Biden eterodiretto dall’ormai famoso Deep State, espressione di quelle stesse élites verso cui, stranamente, si è scagliato in modo dirompente proprio Trump; siamo evidentemente davanti a un paradosso che lascia perplessi in quanto possiamo ritenere democratici e repubblicani come le due facce della stessa medaglia.
Entrando nel mondo della fantapolitica, potremmo ipotizzare un disegno occulto, sovranazionale, che presupporrebbe un accordo fra le élites delle principali potenze mondiali; in primis USA e Russia. Per renderlo plausibile, si dovrebbe unire anche la Cina, definita da Soros il modello ideale di società. A questo punto, un “nuovo ordine mondiale”, supportato dal cosiddetto capitalismo del controllo, potrebbe diventare reale. Di fatto, l’ID digitale, il controllo di massa attraverso il riconoscimento facciale, le smart city, i piani pandemici e vaccini mRna (vedi progetto Star Gate), la moneta digitale, sono tutti strumenti di controllo ormai sviluppati da tutti i principali Paesi leaders.
Non dobbiamo comunque sottovalutare una importante presa di posizione di Trump in riferimento al tentativo di pace in Ucraina; è di questi giorni l’ormai famosissimo colloquio alla Casa Bianca con Zelensky che, a parere di molti, ha evidenziato una sincera volontà del presidente americano di raggiungere un accordo con Putin per una pace stabile. Non hanno importanza gli obiettivi economici che tale accordo sottintende, ma è fondamentale e chiaro il contrasto di Trump con chi questa pace la sta sabotando, a cominciare dal presidente ucraino fino ai folli guerrafondai di UE e Gran Bretagna; sorprendono particolarmente i forti contrasti con quest’ultima, alleato storico e fulcro del potere finanziario mondiale.
In questo sconcertante quadro politico ed economico non possiamo non prendere atto di una realtà che coinvolge direttamente anche il nostro Paese: la completa, totale, pericolosissima inconsistenza e irresponsabilità dell’Unione Europea. La natura bellicistica di Francia e Germania, sostenute da una Gran Bretagna egualmente propensa allo scontro diretto con la Russia, ci stanno portando sull’orlo di un baratro con il rischio di effetti devastanti. Inutile cercare di confutare l’atteggiamento guerrafondaio dei soprannominati Paesi Europei secondo una logica razionale; la spiegazione più ovvia è la follia o, per i più complottisti, una possibile misteriosa strategia per un piano di destabilizzazione globale funzionale alla nascita del nuovo ordine mondiale.
Ritornando dalla fantapolitica alla realtà, è importante cercare di comprendere il prossimo futuro che attende l’UE e in particolare l’Italia. Preso atto della totale assenza di una vera rappresentanza e coordinamento politico a livello internazionale, ci troviamo ad operare all’interno di un’istituzione, quella europea, che ha azzerato la democrazia, ha sviluppato una censura asfissiante che controlla e manipola tutti i media in tutti i settori, social compresi, ha manifestato una profonda natura bellicistica e impone da anni assurdi e demenziali vincoli fiscali che stanno soffocando le economie europee in modo sistematico e progressivo. La Germania sta subendo un processo di deindustrializzazione preoccupante che avrà ricadute anche sugli altri Paesi; la Francia, dovesse rispettare i suddetti vincoli, entrerebbe in una fase recessiva senza precedenti. Se a questo aggiungiamo i dazi di Trump e l’aumento delle spese per la difesa dal 2 al 5% del Pil, possiamo tranquillamente prevedere il default della maggior parte dei Paesi Europei e il crollo, che ci auguriamo, di questa UE criminale.
Sorprendentemente, queste previsioni pessimistiche, alimentate dalle gravi lacune strutturali della UE, sono certificate anche da un recente studio commissionato a Mario Draghi, il “Migliore”, uno dei maggiori responsabili delle politiche economiche che ci hanno portato all’attuale dissesto; praticamente ha rinnegato tutto il suo operato da Governatore della BCE in poi. Riduzione dei deficit di bilancio, contrazione della spesa pubblica, mancanza di investimenti pubblici, stretta al credito dal 2010 in poi, stagnazione del potere d’acquisto dei salari, burocrazia asfissiante e azzeramento di ogni principio di autodeterminazione degli Stati hanno contribuito a destrutturare nel profondo il nostro comparto produttivo e il nostro stato sociale. A tutto questo si aggiungono le dichiarazioni criminali del Segretario Generale della Nato Mark Rutte che afferma la necessità di reperire risorse per il riarmo dell’Europa in funzione anti-russa drenando risorse da sanità e pensioni; incredibile.
Il nostro governo, prono al volere oppressivo di Bruxelles, continua, come tutti i governi precedenti, a perseguire vincoli e norme che ci hanno trascinato in questo disastro annunciato e, come imperdonabile aggravante, non riesce a prendere le distanze in modo fermo e deciso dalle posizioni guerrafondaie dei Paesi UE e dell’incredibile Gran Bretagna che continua a paventare il pericolo di una possibile invasione russa, dopo l’Ucraina, di altri Paesi europei. Qui è bene sottolineare l’assurdità di tale teoria: che interessi può avere ad espandere i propri confini un Paese che ha un’estensione di 17 mln. di Kmq., la densità abitativa più bassa al mondo e con immense risorse di materie prime? Una nazione di 140 mln. di abitanti come potrebbe controllare una popolazione europea di oltre 450 mln.? Sorge spontaneo un dubbio: forse ci considerano tutti una massa di imbecilli?
Contrariamente, Trump e il suo governo sembrano genuinamente decisi a porre fine alla guerra con argomenti pragmatici e di condivisibile buonsenso. La forte posizione critica di Trump nei confronti dei suoi “alleati” europei, a questo punto, rappresenta un’importante occasione funzionale a un possibile tentativo di uscita dalla nefasta influenza di questa Unione Europea. Schierarci decisamente con Trump, a favore del suo processo di pace, ci potrebbe offrire l’opportunità, con un supporto non solo formale, per un’uscita strategica e unilaterale dall’eurozona. È bene ricordare che, ad oggi, non possiamo rilevare nessuna convenienza, nessun vantaggio sostanziale che giustifichi la nostra permanenza, come quella di tutti gli altri Paesi Europei, in questa “Unione che non unisce” nessuno.
Siamo su un Titanic con il mare in tempesta e non abbiamo nessuno al timone. Speriamo che la pace in Ucraina si realizzi, dopodiché alziamo l’attenzione per capire cosa si nasconde dietro queste trame internazionali, quali siano i veri interessi in gioco e i fini che si propongono attraverso una strategia che ormai appare evidente: mettere “tutti contro tutti”. Ancora una volta, il “divide et impera” appare lo strumento più efficace per azzerare il potere dei Popoli e lasciarlo in mano ai potentati sovranazionali economico/finanziari.
In questo quadro così complesso e confuso, non possiamo confidare in un “salvatore” che venga da fuori; dobbiamo organizzarci, ricreare una nuova classe politica che rappresenti realmente i nostri interessi e che sappia ricreare quello spirito di unità nazionale, indispensabile per una rinascita dell’Italia: la nostra salvezza è solo nelle nostre mani.
Di Tiziano Tanari