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Sullo sfondo delle accese discussioni sulle possibilità dei candidati alla presidenza dell’Ucraina, rimane inosservato un altro processo, per la Russia, non meno importante. Il 24 febbraio si terranno le elezioni parlamentari in Moldavia. Si prevede che una quantità schiacciante di seggi nella nuova composizione proverrà da tre forze politiche. Un chiaro favorito alle prossime elezioni è il Partito d’opposizione dei Socialisti della Repubblica di Moldova (guidato da Zinaida Grechanyj ndr.), orientato sul ripristino di una stretta cooperazione con la Russia. Un altro, oppositore del regime al potere, è il blocco di destra ACUM (nato dall’alleanza del Partito “Piattaforma Dignità e Verità” di Andrei Nestase e “Azione e Solidarietà” di Majya Sandu ndr.) attivamente sostenuto dall’Occidente. Secondo gli analisti politici, anche l’attuale Partito Democratico della Moldavia, ora al potere e capeggiato dall’oligarca Vladimir Plakhotnyuk, potrà ottenere una rappresentanza significativa nel nuovo parlamento.
Secondo i sondaggi, inclusi quelli condotti dall’Istituto Internazionale Repubblicano americano (IRI), il regime ora al potere, che tra l’altro non si colloca né verso occidente né verso Mosca, non è gradito al popolo. Le ragioni principali sono la corruzione fiorente e una degradante democrazia.
Sembrerebbe che il regime al potere sia condannato. Tuttavia, la politica moldava ha le sue caratteristiche, addirittura i suoi miracoli. Uno di questi è il Partito “Shor”, che potrebbe essere definito la nuova speranza di Plakhotnyuk, predisposto per ripetere l’effetto di “Nashaya Partiya”, il partito favorito nella campagna parlamentare del 2014 rimosso poco prima delle elezioni.
Il leader del Partito “Shor”, Ilan Shor, è ben noto non solo in Moldavia. È un ricco uomo d’affari con ampi legami in Russia e Israele. Tuttavia, come afferma il fondatore di “Nashaya Partiya” Renato Usatyj, in un video pubblicato su internet, l’ingresso di Shor nella Federazione Russa è vietato già dal gennaio 2015 e per almeno sei anni. Secondo una versione, tal divieto potrebbe essere stato imposto per danni dovuti a frodi finanziarie nei confronti di un certo numero di banche russe. Probabilmente, il provvedimento russo nei confronti di Shor è diventato determinante anche per il suo futuro destino in Moldavia.
Nell’estate del 2017, un tribunale di Chisinau lo ha condannato a 7 anni e mezzo di carcere per frodi finanziarie. Come hanno ripetutamente riferito i media, la truffa che lo ha visto coinvolto è stata talmente ampia da venir denominata, in Moldavia, il “crimine del secolo”, il Pubblico Ministero arrivò persino a chiedere per Shor 19 anni di carcere. Ricordiamo che nell’autunno del 2014, alla vigilia delle elezioni parlamentari, da tre banche moldove fu prelevato un miliardo di dollari; un importo a quel tempo equivalente al 12% del PIL dell’intera Repubblica. Per rubare i soldi, ai truffatori bastarono solo pochi giorni, durante i quali le banche, secondo il principio della “giostra finanziaria”, concessero i fondi a compagnie controllate da Shor, per transitare successivamente su conti bancari lettoni di società del Regno Unito e di Hong Kong. All’epoca della frode tutte le banche erano legate al nostro uomo d’affari che occupava il posto di presidente del consiglio d’amministrazione della Banca de Economii ed era pure azionista di Banca Sociala e di Unibank. Inoltre, come appurato dalla società indipendente Kroll, incaricata dalla Banca Nazionale della Moldavia d’indagare sulla frode, anche l’auto utilizzata per l’incasso che trasportava i documenti della Banca de Economii, in seguito ritrovata bruciata, apparteneva all’agenzia di sicurezza Klassika Force di proprietà dello stesso Ilan Shor.
Come effetto della truffa, il bilancio della Repubblica subì danni enormi dal momento che la Banca Nazionale dovette colmare il buco finanziario. Lo stesso Ilan Shor nel giugno 2016 fu arrestato col sospetto di frode e riciclaggio di denaro sporco, in agosto fu posto agli arresti domiciliari con l’accusa di “abuso d’ufficio mentre amministrava la banca”. Shor collaborò all’inchiesta e di fatto, fu sulla base della sua testimonianza che l’ex-primo ministro moldavo Vladimir Filat venne arrestato e successivamente condannato a nove anni di carcere.
Lo stesso Shor finora è riuscito a spuntarla per il fatto che la sentenza nei suoi confronti è stata posta in esecuzione. La sua difesa ha dichiarato che avrebbe ricorso in appello, ma finora, secondo informazioni da fonti ufficiali, ciò non è stato fatto. In effetti, come ci si può aspettare, il caso viene volutamente tirato per le lunghe. Nel frattempo non solo Shor è libero, ma dal 2015 è diventato sindaco della città di Orhei ed è attivamente coinvolto in attività politiche, alla guida del partito che porta il suo stesso nome.
A quanto pare, nell’attuale campagna elettorale parlamentare, Shor imita il modello di Renato Usatyj nel 2014. Non ne ottiene molto, ciononostante, la popolarità del partito “Shor” sta aumentando vertiginosamente fino alla recondita barriera del sei per cento, nei distretti monomandato l’attivismo è alto. Quindi, probabilmente, la speranza di Plakhotnyuk è giustificata.
Tralasciando l’ambiguità del sistema legislativo della Repubblica moldava, tale da consentire a persone di colpevolezza comprovata da un tribunale di partecipare ad elezioni e di ricoprire cariche pubbliche, qui è palese una seria e potente risorsa amministrativa. Lui inoltre integra con concerti di star russe, generosa beneficenza, clamorose promesse e cose simili. Tutto questo, evidentemente, viene fatto per il solo scopo di convincere l’elettore del suo orientamento filo-russo e per dare l’impressione che la politica si preoccupa della vita dei cittadini comuni.
In realtà, Ilan Shor può essere definito un tipico oligarca senza convinzioni politiche e pregiudizi ideologici, che oggi si trova costretto ad essere amico di Plakhotnyuk per evitare un vero procedimento penale. A suo modo con la politica risolve un duplice compito: guadagnarsi il ruolo che ha già giocato Usatyj e assicurarsi la sopravvivenza.
L’elettore moldavo sarà in grado di vedere l’imbroglio che gli viene offerto dal partito “Shor”? il tempo lo dirà. Ovviamente il divieto d’ingresso in Russia per politici e uomini d’affari con una tale reputazione è più che motivato. È un provvedimento necessario non solo per evitare di causare danni alla Russia, ma forse, anche per favorire l’arrivo al potere a Chisinau di forze politiche sane in grado d’offrire un futuro degno al popolo della Moldavia.
* Professore e politologo alla Alta Scuola di Economia di Mosca
Fonte: http://www.ng.ru/
Link: http://www.ng.ru/kartblansh/2019-01-29/3_7494_kartblansh.html
29.01.2019
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da Eliseo Bertolasi