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Pechino sta realizzando una rete stradale unificata in Africa che collegherà Etiopia, Eritrea, Gibuti, Uganda, Kenya e Tanzania
La prima base navale cinese all’estero ha fatto la sua comparsa a Gibuti nel 2017. Proprio lì è collocata anche la più grande base militare negli Stati Uniti in Africa, Camp Lemonnier, con 5.000 soldati.
Gibuti è un piccolo Paese sulla costa del Mar Rosso. Non ha minerali utilizzabili, la sua flora e fauna sono scarse. La principale risorsa di Gibuti, per il commercio con il mondo esterno, è la sua posizione geografica. Nel Paese sono stanziati non solo militari cinesi e americani, ma anche francesi, italiani, giapponesi, spagnoli, tedeschi e sauditi. La base militare cinese è la più grande (10mila militari).
Gli Stati Uniti e la Repubblica Popolare Cinese competono per l’opportunità di consolidarsi in questa zona strategicamente importante. Gibuti è un’opportunità per controllare l’angusta imboccatura dello Stretto di Babel Mandeb, con una larghezza minima di 29 km. Lo Stretto collega il Mar Arabico dell’Oceano Indiano con il Mar Rosso e poi, attraverso il Canale di Suez, con il Mediterraneo.
Bab-el-Mandeb è un corridoio marittimo che dall’Europa conduce al Sud e all’Est asiatico. Attraverso di esso passano circa 4 milioni di barili di petrolio al giorno, principalmente dai Paesi del Golfo Persico. Una parte del petrolio viene consegnata in Europa per mezzo dell’oleodotto Su-Med (capacità di trasporto 2,5 milioni di barili al giorno), dalla costa del Canale di Suez verso l’UE, attraversando il Mediterraneo.
Gibuti è l’unico “accesso al mare” per l’Etiopia, che è ricca di risorse naturali, ma nell’entroterra. Dopo che la provincia etiopica dell’Eritrea ha dichiarato l’indipendenza nel 1993, dopo una lunga lotta armata, l’Etiopia ha perso il suo accesso alla costa del Mar Rosso. La Cina ha risolto il problema: nel 2016 ha costruito la ferrovia Addis Ababa – Porto Negad (Gibuti), del valore di 3,3 miliardi di dollari, ha aperto l’aeroporto internazionale di Gibuti, sta modernizzando Porto Negad per importare materie prime fornite dalle zone all’interno dell’Africa.
Allo stesso tempo, la Cina sta approfondendo le sue relazioni con l’Eritrea, ricca di oro, zinco, ferro, rame, potassio. Nel 2017 l’ambasciatore cinese in Eritrea, in una conferenza congiunta sulle prospettive di cooperazione bilaterale, nel quadro della nuova via della seta, ha detto: “L’importanza dell’Eritrea per il progetto risiede nella sua posizione privilegiata e strategica sul Mar Rosso.”
E solo sei mesi prima, gli esperti dell’American Atlantic Council, in una relazione speciale al Presidente Trump hanno indicato la necessità di riconsiderare urgentemente le relazioni con l’Eritrea, in vista della crescente influenza della Cina nella regione.
Dopo una serie di conflitti armati dell’Eritrea contro lo Yemen (1995), l’Etiopia (1998) e Gibuti (2008), e per aver prestato aiuto agli islamisti somali, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, con il sostegno degli Stati Uniti ha introdotto l’embargo per le forniture di armi all’Eritrea e sanzioni contro il governo eritreo.
Ora i consiglieri dell’amministrazione Trump affermano l’esatto contrario: non sono state trovate prove del sostegno agli islamisti somali da parte dell’Eritrea, dove la democrazia non è da meno che in altri Paesi, e di conseguenza le sanzioni devono essere rimosse. Tutta la colpa è dell’Etiopia, che ha male informato gli Stati Uniti, circa i legami del gruppo somalo, amichevole agli Eritrei,”Unione delle Corti Islamiche” (UCI) con “Al-Qaeda”.
L’UCI è stato sconfitto dalle truppe governative somale con il sostegno dell’esercito etiopico nel 2006 e il gruppo terroristico Al-Shababha fatto la sua comparsa sui suoi resti. Gli Americani dicono: per la comparsa dei terroristi in Somalia sono da biasimare non gli stessi terroristi, ma le autorità dell’Etiopia, che hanno provocato la radicalizzazione della popolazione locale combattendo i terroristi!
Gli attacchi americani all’Etiopia sono direttamente collegati al desiderio di impedire l’accesso della Cina, da Gibuti ed Eritrea, alle zone interne dell’Africa e viceversa.
L’8 luglio 2018, il Presidente dell’Eritrea, Isaias Afewerki, è arrivato in Etiopia per la prima volta dopo 22 anni per firmare un accordo bilaterale su pace e cooperazione. È probabile che la riconciliazione tra Etiopia ed Eritrea non sia avvenuta senza l’assistenza della diplomazia cinese. A differenza di Washington, che è interessata a continuare il confronto etiopico-eritreo, la Cina ha bisogno di pace a livello locale.
Il raggruppamento territoriale Etiopia – Eritrea – Gibuti, secondo Pechino, dovrebbe essere un nodo per il trasporto e la logistica nella fornitura di merci cinesi verso il continente nero e di materie prime africane verso la Cina. L’avvio di questa rotta consentirà di risparmiare notevolmente sulla consegna di container per trasporto merci, provenienti da Shanghai a Gibuti e oltre, nel profondo dell’Africa.
Oggigiorno, la Cina è campione dell’importazione di beni etiopi e uno dei maggiori esportatori in Etiopia. Entro il 2020, Pechino prevede di completare la costruzione in Etiopia di 22.000. chilometri di strade e ferrovie, che verranno poi combinati in un’unica rete principale,della lunghezza di quasi 1100 km, che collega l’Etiopia con Eritrea, Gibuti, Uganda, Kenya, Tanzania.
Vladislav Gulevic
Fonte: https://www.fondsk.ru/
Link: https://www.fondsk.ru/news/2018/07/17/ssha-vstrevozheny-vlijaniem-kitaja-v-afrike-46463.html
17.07.2018
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da NICKAL88