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Gli sforzi superflui di Donald Trump

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A cura di Bosque Primario
Il 10 Febbraio 2017
4675 Views

ISRAEL SHAMIR

 

The Unz Review

 

Il Presidente Trump aveva pagato  già un bell’anticipo agli ebrei. Aveva fatto (quasi) tutto quello che volevano per lo stato ebraico: aveva promesso di spostare l’ambasciata USA  a Gerusalemme occupata, legalizzando così la loro annessione della città santa; aveva condonato gli insediamenti illegali, aveva concesso loro posizioni  chiave nella sua amministrazione; aveva detto ai palestinesi di non rivolgersi alla  ICC  e di lasciar perdere, aveva anche minacciato di andare in guerra contro l’Iran. Tutto invano. Le organizzazioni ebraiche e tutti i  media ebrei attaccano Trump senza esitazione e senza nessuna considerazione. Il suo primo passo per  frenare la piccola ondata di invasione è stata accolta con veemenza uniforme da tutti gli ebrei.

L’hanno chiamato  nuovo Hitler e l’hanno accusato di odiare i musulmani: cos’altro potrebbe portare il presidente a fermare, anche solo per pochi mesi, la coraggiosa nuova ondata di migrazione in arrivo da sette stati del Medio Oriente?

Oggi ha preso di mira i musulmani, domani prenderà di mira gli ebrei, hanno detto i giornali ebraici. La migrazione è la linfa vitale dell’ America e i  rifugiati musulmani  devono essere i benvenuti per portare più diversità negli Stati Uniti.

Manifestazioni di massa, generosamente pagate dal noto  filantropo ebreo,  George Soros, hanno scosso gli Stati mentre i giudici  hanno prontamente vietato l’ordine che vieta. Hanno insistito che quegli ordini sono anti-musulmani, e quindi sono anti-costituzionali. In qualche modo la costituzione, hanno detto, promette piena parità di diritti agli  immigrati e non consente di discriminare un musulmano da  un cristiano.

Questa cosa sembra una improbabile interpretazione della Costituzione degli Stati Uniti. Gli Stati Uniti, e ogni altro stato, normalmente discriminano, o per usare una terminologia meno dura, selezionano i loro potenziali futuri cittadini. La scelta di quei sette Stati non è stata fatta da Donald Trump, ma dal suo santissimo predecessore: il presidente Barack Obama, questo grande amico dei musulmani fece personalmente questa scelta alcuni anni fa. Quindi, Trump ha fatto un passo più moderato e più modesto nella direzione di bloccare l’immigrazione da una serie di stati già selezionati da un presidente democratico.

Si potrebbe ragionevolmente affermare che gli abitanti di quei sette stati abbiano ottimi motivi per odiare l’America, e le ragioni le hanno fornite alcuni dei precedenti presidenti degli Stati Uniti.

La Libia, il più prospero tra gli stati nordafricani fino a poco tempo fa , è stata rovinata dal presidente Obama: l’invasione della NATO ha demolito la Libia che invece di fermare l’ondata migratoria è diventata un trampolino di lancio per gli africani sulla loro strada verso il Nord.

La Siria è un’altra vittima di Obama: con la sua insistenza sul fatto che ‘Assad must go’ e con un massiccio trasferimento di armi, denaro e attrezzature (ricordate i pick-up Toyota bianchi?) agli estremisti islamici, ha rovinato questo paese.

L’Iraq invece è stato rovinato dal Presidente Bush Jr che invase lo Stato sunnita più progredito, lo ha fatto a pezzi e messo il centro del paese in mano all’ISIS.

La Somalia è stata rovinata dal Presidente Bush Senior che invase questo disgraziato paese all’inizio degli anni novanta, quando con il crollo dell’URSS gli fu permesso di farlo sotto la bandiera delle Nazioni Unite. Da allora la Somalia è diventata il primo fornitore di migranti e di rifugiati verso la Svezia (dove hanno formato la loro più grande comunità, a Malmo e in altre città), e anche gli Stati Uniti sono contenti di riceverli.

Lo Yemen è stato distrutto da Obama e dalla signora Clinton che qui ha svolto un ruolo importante: ha facilitato l’invio di armi all’Arabia Saudita, in tempo reale, mentre bombardavano gli yemeniti.

Il Sudan fu bombardato dal presidente Clinton; dopo di che il paese è stato smembrato ed è stato creato il Sudan del Sud. Ora nessuna delle due le metà funziona meglio dell’altra.

L’Iran è una eccezione tra i Magnifici Sette. Non è stato invaso, non è stato bombardato, è solo minacciato di essere invaso il bombardato fin dai tempi del Presidente Carter. Questo paese non ha terroristi, ci mancano solo quelli e i suoi cittadini non vanno in giro in cerca di asilo. Il paese è stato inserito nella lista dal presidente Obama, che aveva pensato di bombardarlo, ma poi non ne ha avuto occasione.

Mentre Bush, Clinton e Obama bombardavano e invadevano tutti questi paesi, gli umanitari della democrazia, compresi i loro capi ebrei applaudivano e chiedevano solo di lanciare qualche bomba in più. Ma hanno mostrato tutto il loro sbigottimento solo quando Trump ha promesso: nessun cambiamento di regime e  fine della modalità “invade the world/invite the world”.

Lo spiega molto bene Wikileaks: bombardare i musulmani va bene, ma metti un veto ai musulmani, e diventi un nemico.

A quanto pare, quelli che hanno istigato le guerre in tutto il Medio Oriente volevano creare un’ondata di rifugiati verso Europa e Nord America per portare un pizzico di colore e di diversità in queste terre povere e  in bianco e nero. Lo stato sociale, la coesione nazionale, il lavoro e le tradizioni locali spariranno e in tutti i paesi comincerà un processo di omogeneizzazione. Non ci saranno più nativi che potranno distinguersi dagli ebrei, perché non ci saranno più nativi, e la maggioranza che ormai arriva da tutto il mondo, canterà Kumbaya.

Gli ebrei potranno occupare e mantenere le loro posizioni di privilegio anche in Europa come hanno già fatto negli Stati Uniti. Ma non saranno soli: grazie al loro successo, ci sarà un vero e proprio copione da seguire per chi vorrà  aver successo nel  mondo nuovo, e ci saranno masse di persone pronte ad imitare gli ebrei e ad appoggiare le politiche dei veri ebrei.

Questa insistenza degli ebrei a voler far accettare i rifugiati siriani e l’immigrazione dei musulmani è – a guardare bene –  un fenomeno strano e sconcertante. Ipocrisia è una parola troppo mite per descriverlo e possiamo escludere anche Pietà, perché ci sono molte migliaia di musulmani nati a Haifa in Israele, che stanno soffrendo in Siria e che sognano di tornare nelle loro città e nei loro villaggi, ma lo stato di Israele non permette a questi rifugiati siriani di tornare a casa loro, perché sono responsabili di un crimine: non sono ebrei.

Israele accetta solo gli ebrei; e gli ebrei americani non fanno nessuna obiezione (a questa discriminazione); non paragonano questi capi di Israele con Hitler o con Trump. Israele ha costruito un muro sul confine con il Sinai, e questo muro ha fermato l’onda nera di migranti africani. Gli Ebrei americani, allora, non si misero a gridare “Nessun muro, nessun divieto” davanti all’ambasciata israeliana. C’è qualche Mistero sotto?

Kevin MacDonald ha scritto un pezzo in cui fa una riflessione per cercare di svelare questo mistero, per quale motivo  delle Organizzazioni Ebree vogliono far entrare dei rifugiati anti-Israele? e ha pubblicato questo articolo il 17 gennaio, pochi giorni prima della inauguration di Trump e giusto tre settimane prima che lo stesso soggetto camminasse sulle braci ardenti. KMD ha correttamente previsto che Donald Trump non avrebbe fatto appello alla “unità nazionale” nel suo discorso inaugurale, anche se lo scrivevano tutti i mass media. Inoltre, KMD ha previsto correttamente che “Trump avrebbe annunciato subito uno stop all’entrata dei rifugiati”, che attualmente sta aumentando e che avrebbe portato la quota a zero nel prossimo anno fiscale. Ma questo porterebbe a pura isteria il livello delle risposte che, quasi certamente, darebbero le maggiori organizzazioni ebraiche.

La mia domanda è (quella di KMD):   Perché dovrebbero reagire in questo modo?”

Io suggerirei una semplice spiegazione. Gli ebrei vogliono far entrare i musulmani per combattere Cristo e la Chiesa. KMD prova a dare qualche risposta, ma nessuna risponde veramente alla domanda. Il mondo è pieno di problemi e gli Stati Uniti possono accogliere quanti rifugiati vogliono dall’Ucraina o dal Brasile, dalla Cina o l’Africa centrale, senza che nessuno di loro veda le cose come le vedono gli  israeliani.

I musulmani del Medioriente non sono – o non erano- anticristiani; hanno coesistito per millenni con i loro vicini cristiani. In Palestina, cristiani e musulmani vivevano insieme e hanno sofferto insieme sotto il giogo degli ebrei.

Ma di recente un nuovo vento ha cominciato a soffiare sulla fede musulmana, il vento di un forte rifiuto di tutto ciò che non è rigorosamente sunnita e con il timbro dell’ISIS. Il loro primo nemico sono gli sciiti, ma seguono subito dopo i cristiani come secondo miglior bersaglio di persecuzione. I Fratelli Musulmani ( Muslim Brotherhood) sono anche più duri nei confronti dei cristiani. A Gaza, Hamas (un ramo dei MB) fa discorsi concilianti, ma i cristiani stanno lasciando la Striscia di Gaza molto velocemente. Il governo dei Fratelli Mussulmani al Cairo era considerato anticristiano dai copti. Così i nuovi rifugiati che provengono dalle terre toccate dall’ISIS (sei tra i sette paesi di Trump: Siria, Iraq, Libia, Yemen, Somalia, Sudan) sono stati infettati da un morbo anticristiano.

Comunque si tratta di qualcosa di superfluo. I musulmani vengono usati come partner silenziosi nella guerra degli ebrei contro la Chiesa. Invece di dire: “Noi, ebrei, non vogliamo sentire le campane della chiesa, né vedere scene del Natale o sentire benedizioni cristiane”, queste persone modeste e riservato di solito fanno parlare i musulmani. Sono i musulmani che non vogliono sentire le campane della chiesa, né vedere gli alberi di Natale, dicono. Noi ebrei siamo solo attenti alle richieste dei nostri fratelli musulmani, infatti “noi” ci facciamo caso, mentre “voi” bruti non ve ne accorgete nemmeno. Già esistono molte persone sensibili alle esigenze dei musulmani, per esempio in Germania chiedono di togliere la carne di maiale dalle specialità locali e di vietare le feste di Natale. Non importa che normalmente i musulmani non abbiano mai fatto nessuna obiezione alle celebrazioni natalizie, come sappiamo dalle esperienze in Palestina. Sono gli ebrei e gli altri nemici della Chiesa che lo dicono.

Con i nuovi musulmani infettati dall’ISIS, la guerra contro la Chiesa andrà avanti ancora meglio. Di sicuro, i giudici USA come quello di Seattle vieteranno le celebrazioni natalizie nel giro di pochi anni, citando i diritti degli stessi rifugiati che insistono a far approdare oggi  sulle spiagge americane.

La guerra a Cristo e alla Chiesa è l’elemento più importante del giudaismo. Dovunque attecchiscano gli ebrei, la Chiesa soffre, e viceversa.  Israele, lo Stato degli ebrei, è stato creato proprio nella culla del cristianesimo non per un capriccio dei sionisti: a dire il vero il leader sionista Theodore Herzl fu chiamato per cercare un qualsiasi posto dove collocare uno stato ebraico, dall’ Uganda (il moderno Kenya) fino all’Argentina. Ma la lotta contro Cristo rese necessaria la scelta della Palestina, con le sue profonde radici cristiane.

Un testo ebraico del primo medioevo glorificava Giuda per la sua vittoria su Gesù Cristo. La lotta contro la Chiesa e contro Cristo usa le armi degli ebrei: i media e il denaro. La Chiesa era un nemico degli usurai; gli interessi sui prestiti erano proibiti dalla chiesa, ma furono usati dagli ebrei per accumulare il loro enorme capitale che usano contro la Chiesa.

Per quanto riguarda i media, la  concentrazione di quasi tutti i mezzi di comunicazione nelle mani degli ebrei iniziò in Francia del 19° secolo, dove gli ebrei fecero una cospirazione per prendere il controllo dei media e li usarono con grande successo contro la Chiesa durante la Terza Repubblica, in particolare in occasione del caso  Dreyfus. (Ho già scritto una recensione su questo argomento).

Gli ebrei di solito hanno agito insieme ai protestanti, anche loro nemici della Chiesa. I Protestanti erano sicuramente convinti di usare gli ebrei a proprio vantaggio, ma alla fine, le diverse Chiese protestanti divise e reciprocamente ostili tra loro, furono sottomesse da una volontà unica di tutti gli ebrei. Questo è il motivo per cui la posizione degli ebrei è tanto forte negli Stati Uniti, perché non esiste una  Chiesa nazionale. A giudicare da questa storia di migrazione, pare che gli ebrei credano di poter fare un altro passo avanti nella loro lotta contro Cristo: utilizzando i fanatici islamici come copertura, hanno in programma di far sparire la Chiesa  della vista della gente.

Molto dello sviluppo di questo futuro dipende dalla volontà del Presidente Trump che deve combattere contro forze incredibili. La sua idea di usare i sionisti contro le posizioni della maggioranza degli ebrei, intanto non sta funzionando. I “suoi” ebrei sono sotto attacco come traditori della causa ebraica. “Kushner è un male per gli ebrei”, afferma Haaretz. In effetti, gli ebrei hanno cose ben più importanti dello Stato ebraico da curare, e sono uniti nella loro diversità, in altre parole, adesso vogliono che ci sai più emigrazione dal Medio Oriente.

(Trump) dovrebbe smettere di bussare a una porta chiusa. Dovrebbe dimenticarsi la mossa dell’ambasciata, dovrebbe essere meno prudente con gli altri sogni sionisti, e prima di tutto, dovrebbe dimenticarsi di  attaccare l’Iran. Se i sionisti dovessero lasciare nelle mani di Trump il pieno sostegno dei loro fratelli americani, sarebbe una cosa (non molto) sensata per loro; ma nelle attuali circostanze, non c’è nessun pericolo. Se Israele si sente minacciato, allora, forse, i sionisti riusciranno ad avere la meglio sui loro cugini liberali e a convincerli a pensare di più a Israele e meno alle diversità. Forse è questa la parola chiave.

Evitare le guerre sarebbe un altro segreto del successo. Gli Stati Uniti spendono troppi soldi per le guerre. Restarsene  fuori dai casini dell’Ucraina e della Siria è perfettamente possibile; spendere i soldi dentro l’America migliorerà la popolarità di Trump e renderà più deboli i suoi avversari. La classe operaia americana potrebbe essere il suo miglior sostenitore, perché questa gente ha tutto da perdere con le guerre e con l’ immigrazione.

Nel frattempo Trump sta facendo bene. Sta facendo quello che ha promesso; ha difeso la Russia, mentre gli dicevano di denunciare quello che stava facendo la Russia e cerca di fermare la migrazione. Ha anche cercato di togliere dalle mani degli ebrei l’arma dell’olocausto, quando non ha parlato di  ebrei facendo riferimento alla Shoah. Gli ebrei già lo ha definito “negatore dell’olocausto”. Questo è un buon segno. Speriamo che riuscirà a farcela.

 

Israel Shamir   [email protected]

 

Fonte :  The Unz Review.

Link :  http://www.unz.com/ishamir/the-futile-efforts-of-donald-trump/

7.02.2017

Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione Bosque Primario

 

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