DI GUFO BOSCHI
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Non ci saranno elezioni a breve termine, non prima dell’estate del 2017. Più probabilmente questa legislatura giungerà alla sua normale conclusione nel 2018, al massimo con qualche mese di anticipo.
La legge elettorale che sarà predisposta sarà un proporzionale con sbarramento e premio di governabilità (non di maggioranza) per la lista più votata, o, in ogni caso, una formula elettorale simile a questa.
Dal punto di vista politico significa che l’unica vera governabilità possibile, nel futuro Parlamento eletto, sarà determinata da una maggioranza relativa del PD unita all’alleanza con una componente liberal-conservatrice, come l’attuale Forza Italia.
Se la maggioranza relativa ed il premio fossero ad appannaggio del M5S, questa forza politica non sarebbe comunque in grado di raggiungere la maggioranza assoluta e allo stato attuale non potrebbe esprimere nemmeno un governo di minoranza, che non sarebbe appoggiato da nessuna altra forza politica. Con il conseguente periodo di instabilità e la necessità di nuove elezioni anticipate, il M5S perderebbe la maggioranza relativa.
Il centro-destra si dividerà tra la sua componente liberal-conservatrice (FI) e la componente populista-identitaria (Lega e Fratelli d’Italia) ed elettoralmente non potrà in ogni caso esprimere una maggioranza relativa.
L’attuale crisi di governo sarà risolta con la nomina di un esecutivo di tipo “istituzionale” o formula simile. Il Presidente del Consiglio sarà, ragionevolmente, l’attuale Presidente del Senato Pietro Grasso.
Grasso è forte dell’asse con il Capo dello Stato Sergio Mattarella, a cui è legato da una lunga e consolidata familiarità ed amicizia, addirittura temprata sul sangue del fratello di Sergio, Piersanti, ucciso a Palermo dalla mafia quando Grasso era sostituto procuratore, il primo ad occuparsi del caso.
Grasso risulta essere la personalità più adatta per ricompattare l’attuale maggioranza, sia dentro al PD (non dimentichiamo che Grasso fu candidato da Bersani) rimasto lacerato dalle divisioni sul referendum e dalle rottamazioni, sia al suo esterno, essendo comunque figura rassicurante, uomo prudentissimo, navigato e buono per ogni stagione. Potrebbe non dispiacere affatto a Forza Italia, a cui l’attuale maggioranza potrebbe addirittura allargarsi in caso di necessità, non sarebbe disprezzato a sinistra del PD, sarebbe ben accolto dal variegato fronte centrista al Senato e raccogliere la simpatia di diversi fuoriusciti grillini.
Come avrebbero detto i miei nonni contadini, non se ne troverebbe uno migliore “nemmeno a farlo con le mani”.
Il Governo istituzionale dovrà affrontare, nel breve periodo, una dura crisi determinata dallo sconquasso nel mondo bancario che verrà innescato dal Monte dei Paschi di Siena e aggravato dalla presenza di ulteriori bubboni: le quattro banche territoriali risolte dal “salva-banche” ma non ancora in sicurezza e le due banche venete che sono ancora zombie. Il rischio contagio potrebbe minacciare anche ulteriori istituti come Unicredit o Carige o altri.
Si renderà necessario un intervento statale forte e risoluto sulle banche. Serviranno cioè almeno 10-15 miliardi di euro (meglio ancora se 20-25) per tappare tutti i buchi più urgenti. Con una legge di stabilità già sotto osservazione della UE, che anzi richiederà maggiori sforzi, mancheranno i fondi.
L’unica soluzione sarà il ricorso al MES (Meccanismo Europeo di Stabilità), il cosiddetto Salva-Stati (che piuttosto gli Stati li affonda). Tale ipotesi comincia già a circolare in questi giorni sui giornali mainstream con la tempestiva smentita dal MEF (Ministero Economia e Finanze). In questi casi, come sosteneva Giulio Andreotti, la smentita equivale a dare la notizia due volte.
Quali garanzie chiederà il MES per il suo prestito? Saranno pesanti, fatte di lacrime e sangue, ma verranno accettate come un “sacrificio necessario”, tanto più che la loro durezza sarà spalmata sul futuro reiterando l’effetto “rana bollita”.
Quale sarà il destino di Renzi? Il fanfarone fiorentino resterà segretario del suo partito e assumerà per alcuni mesi un profilo più basso. Dalla primavera-estate comincerà una azione di logoramento verso il governo che lui stesso sostiene per tentare una manovra audace quanto spericolata: vincere il congresso del PD l’anno venturo e, sfruttando una situazione socio-economica critica, rifarsi una fulminea verginità per ripresentarsi alle elezioni come la fenice del rinnovamento.
Se, però, la situazione socio-economica fosse almeno accettabile (e il governo in carica riuscisse a far passare la “narrazione” di aver salvato l’Italia dalla bancarotta causata da altri) allora potrebbero essere le baronie interne al suo stesso partito a giubilare il segretario in carica decretandone la fine politica.
Gufo Boschi
Fonte: http://megachip.globalist.it
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7.12.2016