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DI HS

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Tutte le maschere van giù
ormai non ne han bisogno più…
da “La presa del potere” di Giorgio Gaber

E la massoneria ?

In questi anni in cui si è assistito a una certa diffusione della pubblicistica e della produzione generale di opere saggistiche e letterarie dal sapore “complottistico” con tanto di tenebrose e inafferrabili sette e congreghe intente a manovrare e a tenere le fila dei destini del mondo – uno su tutti il famoso Priorato di Sion del “Codice da Vinci” di Dan Brown, è quasi di prammatica citare e fare riferimento all’universo massonico, ai suoi riti, alle sue liturgie e ai suoi miti.

Nella foto: Morto Licio Gelli / Licio Gelli is Undead by Galep Iccar

 

Intanto cominciamo a prendere atto che la vita vera e vissuta ha poco a che fare con la poesia, i versi e le strofe, ma si tinge nell’inchiostro dell’arida e cruda prosa. Anche sulla base di quel che sappiamo noi – poveri e sfortunati mortali che sopravvivono fuori dai Palazzi – cominciamo a prendere finalmente atto di quel che vedono i nostri occhi e di quel che sente la nostra pelle, dell’elementare fatto che l’attuale sistema sempre più globalizzato e “plasmato” dal neocapitalismo neomercantile e neofinanziario è assimilabile ad uno sterminato e immenso mare in cui nuotano gli squali e i pescecani più o meno grandi che, se qualche volta non disdegnano dall’azzannarsi, spesso stringono alleanze per concordare i modi più comodi per afferrare e ingurgitare i pesci più piccoli e indifesi. Perché è nella natura di questi pescecani accumulare ricchezze, patrimoni e liquidità, spartirsi e controllare le risorse più strategiche e vitali dal punto di vista economico e sociale, movimentare i capitali sulle borse e sui mercati, vendere e acquistare ogni tipo di merce.

Dovrebbe essere un fatto assodato che i suddetti soggetti di cui tentiamo di interpretare moventi e comportamenti cercano di perseguire degli obiettivi ben chiari e precisi che rientrano nel campo delle umane passioni e aspirazioni: l’esercizio del potere, la moltiplicazione dei profitti, la conservazione e l’espansione del proprio patrimonio, l’agio materiale sfrenato e un lusso che spesso sconfina nel vizio e chi più ne ha più ne metta…

Allora, caro lettore, vorrei farti io una domanda semplice semplice ed elementare: perchè mai costoro dovrebbero perdere il proprio tempo con cappucci e grembiulini e assistere a riti che dovrebbero far sorridere le persone realmente pratiche, pragmatiche e attente al proprio utile ? Come mai in un sistema così pregno di aspetti materiali e pecuniari come l’odierno neocapitalista di stampo neoliberista e neoconservatore non si cessa mai di discorrere e discutere sul potere di una realtà apparentemente tanto distante come la massoneria, presunto luogo e spazio per l’elevazione dello spirito ? Eppure, scorrendo i nomi degli aderenti alle varie logge delle Fratellanze ad oggi conosciute, si rintracciano tutti i bei nomi dell’alta finanza e delle grandi multinazionali, supermanager, amministratori delegati, azionisti di consistenti pacchetti di titoli, magnati, businessmen di successo, speculatori, tycoon, stimati diplomatici, affermati ministri e uomini politici, dirigenti dei servizi segreti, alti ufficiali, scienziati, esperti di geopolitica e affari internazionali, accademici riconosciuti, intellettuali, uomini di cultura, opinion makers, giornalisti, in qualche caso perfino esponenti dell’alta mafia e della criminalità organizzata, ecc… Ma è mai possibile che tante personalità conosciute soprattutto per doti che poco o nulla hanno da spartire con la “spiritualità” si lascino affascinare dall’occulto, dall’esoterismo, dai misteri dell’alchimia e della magia, ecc… Oppure dobbiamo essere cauti a formulare giudizi e pareri sulla massoneria o le logge massoniche così come su altre realtà similari come certi ordini cavallereschi, certe sette, conventicole, circoli, ecc…
Pur conservando l’occhio dei “profani” e degli “impuri” liberiamoci per un attimo di tutto l’armamentario spiritualista, neopagano e perfino luciferino e di tutto l’alone di mistero di cui si sono ammantate le “fratellanze…

La massoneria nasce in Inghilterra nel XVIII secolo dalla corporazione dei muratori da cui trae una il linguaggio e una serie di riti. Sulle presumibili origini radici storiche – spesso tinte da un carattere mitico e anche fiabesco come quando si identificano nei templari i precursori dei “fratelli” – non si potrebbe aggiungere mentre qualcosa può essere accennato circa l’età storica in cui si prepara la nascita della muratoria. Se si deve ammettere l’esistenza di un vero e proprio iato fra il Medio Evo connotato principalmente dall’assoluta egemonia religiosa e culturale della Santa Romana Chiesa Cattolica e Apostolica e dall’articolazione feudale delle società e la successiva Età Moderna esso trova una sua ragione filosofica e morale nella rivendicazione della grandezza e delle ragioni dell’Uomo e, quindi, nella sua riserva inesauribile di scienza e conoscenza. Ma per liberare l’Uomo dalle catene del passato occorre mettere in discussione e dissolvere le strutture dell’autorità feudale ed ecclesiastica. Questo processo non è indolore e conosce diverse tappe che attraversano ben quattro secoli. Se da un lato il Rinascimento italiano aveva svelato inedite potenzialità creative ed artistiche – ma non solo, se si pensa al genio di Leonardo da Vinci -, a partire dal viaggio in America di Cristoforo Colombo le grandi esplorazioni marittime schiudono all’uomo la conoscenza di nuovi territori “vergini” da sondare, convertire e, all’occorrenza, saccheggiare. Le grandi esplorazioni marittime intercontinentali dei Colombo, Magellano, Vasco De Gama conferiranno un notevole impulso alla successiva opera di colonizzazione promossa dalle maggiori potenze europee che avrà un ruolo fondamentale nell’espansione di un’economia internazionale di tipo mercantile e commerciale. All’iniziale colonialismo di marca “feudale” – proteso all’autoconsumo – delle potenze iberiche – Spagna e Portogallo – subentrerà quello, per certi aspetti, più spregiudicato dell’Inghilterra e dell’Olanda fondato sul commercio e sulla compravendita dalla sterminata varietà di nuovi prodotti offerti dai territori americani, asiatici ed indiani. La Compagnia delle Indie si imporrà non solo come strumento per la politica espansiva della Corona britannica, ma si ritaglierà un ruolo in qualche modo indipendente, di grande società privata.

Nell’ambito puramente religioso le tesi di Martin Lutero infliggono un duro colpo all’autorità morale e anche politica del Pontificato che, peraltro, fra la fine del XV secolo e gli inizi di quello successivo, è scosso da una corruzione forse senza precedenti e da lotte di potere intestine e molto temporali. Il padre dei riformatori protestanti non è solo importante per aver aperto la strada a numerosi movimenti scismatici, ma per la profonda influenza sulla cultura e mentalità propriamente moderne. Nel suo “L’etica protestante e lo spirito del capitalismo” il celebre sociologo Max Weber ben coglie come lo spirito della Riforma mostrasse affinità con il sostrato culturale del capitalismo industriale, finanziario e commerciale, allora agli albori. Secondo la dottrina della predestinazione l’uomo non può conoscere quale giudizio Dio gli riserverà e non bastano le opere di bene per guadagnarsi salvezza e redenzione, tuttavia è preferibile e consigliabile che egli si dedichi a un’attività produttiva, risparmiando e reinvestendo il frutto del proprio lavoro. In definitiva i riformatori religiosi protestanti – soprattutto a partire da Calvino – pongono le basi per i fondamenti morali e culturali del primigenio capitalismo produttivo e “austero”.

Fra il XVII e XVIII secolo si succedono senza soluzione di continuità ben tre rivoluzioni – quella inglese, quella americana e quella francese – che con accenti, modalità e toni diversi e in diversi contesti sociali e istituzionali mettono radicalmente in discussione i fondamenti delle residue strutture feudali e, quindi dell’Ancien Regime. Non è qui la sede per approfondire l’argomento e puntualizzare le differenze e le peculiarità fra questi grandi sconvolgimenti storici. Basti qua ricordare che nel mirino dei rivoluzionari entrano l’assolutismo monarchico, una nobiltà spesso ormai dissoluta e la religione in nome di una riduzione e divisione del potere, della secolarizzazione della società e anche di un’inedita religione dell’Uomo. Occorre rileggere e analizzare i sacri testi dei grandi filosofi politici dell’Illuminismo e dei giusnaturalisti – Hobbes, Locke Montesquieu e Rousseau solo per citare i più illustri e significativi – per catturare l’essenza di questi grandi processi storici. Nelle nuove costituzioni e nei manifesti e documenti ispirati alle concezioni del contrattualismo illuminista viene sottolineata la centralità dell’Uomo tanto che nella Dichiarazione d’Indipendenza Americana (1776) i riformatori e i legislatori americani si spingono fino a riconoscere il diritto alla felicità. Sicuramente queste dinamiche politiche e culturali agevolano il processo di democratizzazione e una sempre maggiore inclusione sociale, tuttavia non devono essere trascurati grandi ed epocali processi sociali ed economici. All’aristocrazia del “sangue” e della proprietà terriera si sostituisce quella del “denaro”, della proprietà industriale, del commercio e della finanza, più pragmatica e concreta. Parimenti l’alta borghesia emergente si “aristocratizza”, fondando le moderne dinastie dell’aristocrazia capitalista ed industriale, mentre la nobiltà si imborghesisce assimilando comportamenti, mentalità e stili degli odiati “bottegai”. Storicamente l’esempio più emblematico delle trasformazioni in atto è costituito dalla nascita e dal consolidamento degli Stati Uniti d’America, un paese edificato sostanzialmente dal grande capitalismo oligopolistico – industriale e finanziario – dei Rockefeller e dei Morgan. In questo caso la classe dominante è già aristocrazia del “denaro”…

In questo contesto storico, sociale e culturale cosa si può dire di un fenomeno tanto discusso come la massoneria e le logge della società muratoria ? Significativamente le “fratellanze” si affermeranno soprattutto nelle nazioni ove si erano verificati i rivolgimenti rivoluzionari e, quindi, la Gran Bretagna, gli Stati Uniti d’America e la Francia. Sicuramente dalla fine dell’Ottocento fino ad oggi l’elemento “anglofono” e, quindi, angloamericano diviene progressivamente “egemone” con una prevalenza, prima dei britannici e poi, con il declino dell’impero della Corona e l’affermazione del nuovo impero degli States, degli statunitensi. Probabilmente non è ancora disponibile sufficiente documentazione per poter descrivere e analizzare le dinamiche storiche e gli sviluppi, ma certamente la massoneria diviene presto un veicolo per la diffusione semiclandestina dei principi e delle idee illuministe di Libertà, Uguaglianza e Fraternità e, quindi, delle dottrine democratiche e liberali e, poi, dalla fine del Settecento, anche socialiste. Tuttavia non tutto fila liscio e non mancano le ambivalenze, le ambiguità e i nodi apparentemente irrisolti, perché la Fratellanza adotta linguaggi, riti e liturgie che mal si conciliano con l’intenzione di valorizzare l’Uomo e la Ragione. Nell’armamentario delle logge entrano il neopaganesimo e i culti egiziani, astrologia, alchimia e magia… L’occultismo e l’esoterismo… Tutti elementi di grande fascinazione per i cultori dell’irrazionale, del mistero, dell’arcano e dell’arcaico che, spesso, si riscontrano in chi coltiva culti e pensieri reazionari. Inoltre non va trascurato che, per rispondere ai “fratelli” liberali e democratici, i più accaniti e tenaci difensori dell’Ancien Regime e del privilegio di matrice feudale – sulla scorta delle correnti filosofiche e di pensiero tradizionaliste e conservatrici rappresentate soprattutto da De Maistre, Burke e Bonald – creano le loro logge e i loro circoli.

Non è impresa facile raccapezzarsi in questo universo occulto ma non troppo, ma si può arguire che la massoneria finisca per cementare e dare collante a un unicum, assimilando e digerendo conflitti, contraddizioni e ambivalenze. Se, presumibilmente, fra la fine del Settecento e la prima metà dell’Ottocento le logge di matrice democratica, quelle di stampo liberale – più elitarie delle prime – e quelle tradizionaliste e conservatrici – senza dimenticare, in un secondo tempo, le minoritarie logge socialiste ed egualitarie – si fronteggiano l’un contro l’altra armate, si può arguire anche che, grazie alla definizione e all’approntamento di uno speciale linguaggio massonico – allo stesso tempo possano dialogare, trattare e concludere anche soddisfacenti compromessi. In questo senso ritengo si debba analizzare la composizione e l’estrazione sociale dei “fratelli”: nella quasi totalità dei casi si tratta di esponenti dell’alta borghesia dell’industria, della finanza e del commercio, della media borghesia intellettuale e delle professioni e dell’aristocrazia “più o meno illuminata”. Ad esempio, rievocando il periodo della Rivoluzione Francese (1789 – 1794) i più attenti e acuti studiosi riconosceranno certo che, mentre le componenti “rivoluzionarie” monarchiche e moderate avevano come punti di riferimento affiliati alla massoneria come l’aristocratico Mirabeau e il generale Lafayette – eroe, quest’ultimo, della Rivoluzione americana – i leaders delle fazioni radicali e radicate nella piccola borghesia e negli strati popolari come i giacobini erano personaggi come Robespierre, Danton, Marat, Desmoulins assolutamente estranei alle “fratellanze”.

Curiosamente la massoneria condivide con il capitalismo la capacità di accogliere gli opposti e i conflitti e conseguentemente digerirli e assimilarli ed è la stessa massoneria – in quanto rete dei ricettacoli delle elites e dell’aristocrazia del “denaro” – a subire le influenze dello sviluppo impetuoso nel capitalismo. Sostanzialmente e, di fatto, i conflitti e gli scontri fra liberali e democratici da un lato e conservatori e “aristocratici” dall’altro appartengono ad un altro periodo storico, ai secoli XVIII e XIX quando la modernità rappresentava ancora un terreno sul quale accendere grandi passioni politiche. Quanto più il capitalismo si espande e si impone come sistema dominante sempre più globale, privatizzando, deregolamentando, sciogliendo lacci e lacciuoli, smantellando le conquiste del welfare… Quanto più il capitalismo stesso si libera dei suoi orpelli valoriali abbandonando l’austero produttivismo in favore di un “neocapitalismo” di carattere finanziario, speculativo, consumista, edonista e “spettacolare”, tanto più si dissolvono ideologie, ideali, valori e principi anche all’interno di quella massoneria la quale, fondamentalmente, è un motore del processo in atto. All’ideale subentra l’interesse materiale e pecuniario nudo e crudo che viene curato e rappresentato dalle varie logge. Così la conflittualità fra logge assume sempre più i connotati di una guerra fra “cosche”, “gang”, “bande” tese a spartirsi profitti e bottini. Le logge si fanno strumento dei diversificati interessi degli istituti finanziari e bancari internazionali, del complesso militare – industriale, dei colossi del petrolio e dell’energia, dei cartelli della farmaceutica e della sanità, delle costruzioni, della chimica, della siderurgia, dell’agroalimentare, dell’informazione, dell’informatica, dei mass media, dello spettacolo, del divertimento, ecc… Senza dimenticare quelli più genuinamente mafiosi, criminali e delinquenziali, ecc…
Si aggiunga che la massoneria può essere accomunata al capitalismo dalla sua natura di network dal carattere reticolare, policentrico e apparentemente “plurale”. Come nel sistema capitalistico proliferano holding, società offshore, società per azioni, ecc… che ora germinano ora si fondono per schermare i “vizi” monopolistici ed oligopolistici – e, quindi, i titolari e proprietari di azioni e fondi – così l'”istituzione massonica” ostenta un “pluralismo” che o è di pura facciata o è alimentato dall’interesse. Infatti come si spiega la molteplice affiliazione di singoli a più logge e “officine” ?

Ma perchè mai dopo quasi tre secoli dalla sua nascita si continua a discorrere e a discutere sul potere di influenza e di condizionamento della massoneria in generale e delle diverse logge in particolare ? Assodato il fatto che i circoli massonici sono essenzialmente riservati all’establishment e alle elites economiche, finanziarie, politiche, diplomatiche e militari, come mai sono ancora considerate funzionali rispetto a talune finalità ? Pur con le dovute cautele del caso consiglio di leggere un curioso libriccino intitolato “I Santuari” edito da Castelvecchi e scritto dall’anziano Emanuele Macaluso, ex dirigente del PCI e coetaneo del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano del quale è stato sodale nella fazione cosiddetta “migliorista”. In realtà si tratta della riproposizione di un racconto di oltre trent’anni fa – pubblicato come supplemento di “Panorama” – che tenta di illustrare i fatti della più recente storia italiana – stiamo parlando del periodo compreso fra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli Ottanta, uno dei più tormentati della nostra storia – offrendo una chiave di lettura interessante ed inedita per quegli anni. Il testo è corredato di una postfazione dell’anziano autore che offre qualche aggiuntivo chiarimento in merito. I cosiddetti Santuari sono quelli popolati dagli “intoccabili” che orientano e condizionano gli eventi della nostra Repubblica aggirando la dialettica democratica e dei partiti. In buona sostanza, secondo l’autore, tutta questa attività dai caratteri spesso criminali, corrotti
e “clientelari” viene dispiegata grazie alla triade rappresentata dalla mafia, dalla massoneria e dai servizi segreti. Lo spunto non offre molti motivi di interesse puramente letterario se non il fatto che Macaluso racconta una storia “reale” secondo la sua ottica molto personale celando i nomi dei potenti – all’epoca facilmente riconoscibili – dietro “titoli” ed “etichette” che, però, ne evocano funzioni e gesta. In maniera rapida la vicenda si dì focalizza e concentra sul delitto Moro, sulla stagione dei golpe e delle stragi e sugli attentati mirati messi a segno dalla mafia siciliana. Naturalmente, considerate anche le origini dell’autore, è riservato un grande spazio a Cosa Nostra e ai potenti siciliani, mentre fra le righe è ben presente pure la famigerata loggia P2, una sorta di “consorzio dei circoli”. L’eminente dirigente comunista offre un’efficace chiave di interpretazione della storia italiana dall’Unità ad oggi. Se non è stato possibile garantire un sano sviluppo democratico al paese lo si deve all’ingerenza e all’invadenza dei circoli, delle conventicole e delle consorterie espressi di volta in volta dagli ambienti industriali, finanziari, agrari, aristocratici, della pubblica amministrazione, dell’esercito, ecc… fino a quelli propriamente mafiosi. Al riparo da occhi indiscreti questi ambienti congegnano e approntano piani e azioni per contrastare e arginare il protagonismo dei movimenti sociali e degli strati popolari. Dopo la Seconda Guerra Mondiale i circoli rivolgono la loro attenzione al pericolo comunista e all’avanzata delle sinistre. In effetti fin dall’immediato dopoguerra, in virtù delle esigenze della Guerra Fredda, vengono stretti vecchi e nuovi sodalizi in nome dell'”anticomunismo” fra i servizi e gli ambienti angloamericani, Cosa Nostra italoamericana e l'”Onorata Società” siciliana, la massoneria “ufficiale” o meno, il Vaticano, l’alta finanza e la grande industria. In verità la questione delle ingerenze esterne ed internazionali viene piuttosto trascurata per sottolineare invece il ruolo dei circoli nazionali e “territoriali” che probabilmente interessano maggiormente all’autore. Comunque il discorso è chiarissimo: non solo i cosiddetti circoli – quindi, in controluce, le logge massoniche, gli ordini cavallereschi, i circoli, le consorterie, le associazioni, le lobbies, i club, ecc… riconducibili all’establishment hanno contrastato per decenni le spinte riformatrici e di “sinistra”, ma hanno aumentato esponenzialmente la loro influenza per la debolezza intrinseca della politica. Su questo punto specifico si potrebbe obiettare che la “fragilità” della politica italiana – solo italiana ? – spesso inetta e corrotta è in gran parte frutto dei “desiderata” dei circoli di cui molti uomini politici sono pura espressione. Quanti ministri, parlamentari, eminenti uomini di partito hanno fatto strada sulla base dei compromessi e delle raccomandazioni incassate da conventicole varie ?

Quel che a me pare degno di nota è che Macaluso offre una spiegazione piuttosto convincente ed elementare circa il motivo per cui i membri dell’establishment e delle elites sono per la maggior parte iscritti a qualche loggia o, comunque, contigui all’ambiente “massonico”. La risposta è da cercare nella garanzia di segretezza assicurata dalle logge. La segretezza e il silenzio massonico tracciano un profondo solco fra il “noi” e “loro”, fra gli “illuminati” – cioè coloro che possono accedere a determinati e rinomati “salotti” – e i “profani”. Di conseguenza, al di là delle dichiarazioni di intenti o delle comode etichette, le logge – e determinati ordini cavallereschi e circoli – sviluppano necessariamente una concezione elitaria della società umana e del mondo.

Sottraendosi agli occhi dei curiosi e al riparo di un “tempio” si aggirano i canali di controllo democratico, si prendono e concordano decisioni cruciali per la politica e l’economia, si sviluppano meccanismi di selezione delle elites, si piazzano “affiliati”, amici e alleati nei posti chiave delle istituzioni e della società, si mediano controversie e conflitti, si agevolano carriere, ecc… Sempre in nome di interessi assai particolari e “privati…

In quest’ottica si può anche comprendere perchè possono assumere un ruolo fondamentale i riti di affiliazione – e di “passaggio” di grado – e i linguaggi massonici. Anche se non hanno nulla da spartire con il perfezionamento spirituale e della conoscenza e molto con la profana e secolare gestione e mediazione degli interessi “materiali”, questi aspetti servono a rimarcare la differenza e tracciare i confini fra i “fratelli” – che, comunque, possono anche giocare a fottersi l’un l’altro – e i “profani”, fra l’establishment e l’elite da una parte e la massa, il “gregge” dall’altra. A mio parere quello che i “fratelli” muratori finiscono per condividere è una fondamentale convinzione antidemocratica che, facilmente, può sfociare nell’indifferenza o nel disprezzo per il popolino e per l'”uomo ordinario”.
Tutto ciò non toglie che l’universo “massonico” sia variegato e composito, attraversato spesso da tensioni e conflitti ignorati dal grande pubblico. Ci sono le massonerie nazionali e ufficiali delle Gran Logge e dei Grandi Orienti… Ci sono le logge “coperte” che, per la particolare natura delle attività svolte dagli affiliati, garantiscono un più marcato riserbo… Ci sono le mafie territoriali come Cosa Nostra siciliana e l’ndrangheta calabrese le quali, in un certo senso, mutuando linguaggi e liturgie dalle logge e falle confraternite religiose si impongono all’attenzione come vere e proprie “massonerie criminali”… Ci sono la logge “deviate” dietro cui spesso vengono occultati veri e propri comitati d’affari in cui imprenditori, amministratori pubblici e mafiosi si incontrano per spartirsi appalti e proventi di traffici illeciti…
C’è la massoneria “militare” o – potremmo aggiungere – di intelligence, un vero e proprio network di logge insediate presso le sedi diplomatiche e consolari americane e le basi militari americane e NATO…

Secondo alcuni, in cima alla piramide ci sono le cosiddette superlogge sovranazionali – le Ur – Lodges – che tirerebbero le fila della globalizzazione…

La massoneria… (?)

Sta facendo parecchio discutere – a torto e a ragione – un libro di recente uscita sulla massoneria scritto da un “fratello” massone con la presumibile compartecipazione di altri “fratelli” che getterebbe uno sguardo storico sull’Istituzione dal suo interno. E’ questa la presunta novità de “Massoni Società a Responsabilità Illimitata – la scoperta delle Ur – Lodges” edito da Chiarelettere nell’ambito di un progetto editoriale e “culturale” per il quale è prevista la realizzazione di un trittico e di altri due testi successivi. Verrebbe da domandarsi se si siamo in presenza di Società a Responsabilità Illimitata o, piuttosto, Limitata dato che certe dinamiche di potere e certe intese da retrobottega si svolgono al di fuori di qualsiasi tipo di controllo democratico e senza nessuna trasparenza, ma tant’è… All’apparenza questo libro e il progetto che ne sostiene finalità e ragioni aprono uno spiraglio su quel mondo che ha anche evocato sinistri e tenebrosi incubi, ma richiede una certa cautela e una lettura ragionata tenendo conto che l’autore – il “fratello” Gioele Magaldi – e coloro che hanno contribuito alla stesura fanno parte di quell’universo un po’ “occulto” e così come possono avere motivo di svelare rilevanti e interessanti fatti inediti così possono tacerne altri o presentare eventi, fatti ed episodi storici sulla massoneria sotto una luce non propriamente oggettiva. D’altronde, come abbiamo visto, una caratteristica della massoneria, comunque la si voglia etichettare, è quella di assimilare ed elaborare ambivalenze e contraddizioni con invidiabile disinvoltura come, ad esempio, mescolare e amalgamare il “sacro” con il “profano”.

Scintillanti di poca luce e affetti da quella fastidiosa ignoranza e scarsa saggezza come tutti i “profani” cercheremo di formulare un sommario e tendenzioso giudizio maturato da una prima occhiata del testo certi che, dalla sommità delle piramidi, qualcuno ci perdonerà, ma prima diciamo qualcosina sull’autore…

Chi è Gioele Magaldi ? L’istrionico e rampante “fratello” un giovanotto di talento, laureato in Filosofia e cultore di studi alchemici, che, ad appena trentaquattro anni, e anche con i buoni auspici del Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, è assurto al rango di Gran Maestro della Loggia romana “Monte Sion”. A quanto pare l’idillio con il Gran Maestro non sarebbe durato e il nostro ha denunciato lo scarso rispetto per le idee e il pensiero della Libera Muratoria, nonché la propensione per affari e affarucci vari. Ne è scaturita una controversia anche in sede giudiziale perché al Gran Maestro Magaldi sarebbero stati inflitte sospensioni ed espulsioni, solo che, a quanto pare, il rapporto con il Gran Maestro Raffi – del quale, da giovanissimo, avrebbe curato la campagna elettorale – è stato molto più complicato di quanto sembri e il nostro ha conservato il suo posto nella comunione del Grande Oriente d’Italia, la più importante e numericamente più rilavante del paese. Apparentemente per promuovere una maggiore trasparenza nella massoneria italiana il Gran Maestro Magaldi ha fondato una corrente interna – il GOD, Grande Oriente Democratico – e attraverso il suo blog ha allacciato contatti con il mondo dei “profani” e, quindi, con giornalisti, opinionisti, studiosi, osservatori, ecc… Quindi, se si deve credere all’autore, è con questo spirito che egli avrebbe maturato questo progetto di disvelamento di talune dinamiche e conflitti interni alla massoneria, aprendo le “porte” dei templi e delle officine delle cosiddette Ur – Lodges, le logge di carattere sovranazionali che hanno orientato i processi storici della modernità e della contemporaneità.

Fondamentalmente c’è da prestare comunque attenzione quando discorre delle Ur – Lodges che non sarebbero altro che i veri motori delle dinamiche economiche, politiche e sociali della storia dell’umanità o, comunque, ricoprirebbero un certo ruolo nell’orientare e influenzare i destini di nazioni o di popoli. Per noi, miseri “profani”, il vero problema è quello di cercare di capire e, successivamente, analizzare dal punto di vista storico, sociologico e psicologici quale sia la composizione dell’umanità che popola le logge. Tornando, tuttavia, alla vicenda umana e al percorso che ha portato il nostro a scoprire le Ur – Lodges, si può notare come, in realtà non si sia scoperto un bel nulla… Anche nel mondo dei “profani” qualcuno ha sussurrato in qualche occasione che esistevano delle superlogge, ma è presumibile che nell’ambito delle massonerie ufficiali e nazioni . i Grandi Orienti – ciò non costituisse un mistero per nessuno. Infatti il Gran Maestro Magaldi afferma di aver “scoperto” le superlogge attraverso l'”elevazione spirituale” e, quindi, accedendo a quel più alto grado di sapienza proprio delle Ur – Lodges.

Potendo accedere agli archivi delle superlogge e confortato da alcuni “fratelli illuminati” che vi appartengono, ha potuto venire a conoscenza di una realtà sconcertante e sorprendente: le Ur – Lodges sovranazionali, internazionali e “cosmopolite” – sia quelle nella veste democratica e liberale che quelle oligarchiche e neoaristocratiche – avrebbero “governato” i destini della storia, influenzandone il corso. A conforto di tale perentorietà il Gran Maestro Magaldi sostiene di aver consultato e, naturalmente, fotocopiato ampia documentazione a New York, Londra e Parigi – i tre centri più importanti della massoneria internazionale – e di essere pronto, in caso di contestazione, ad esibire il materiale. In un certo qual modo sarebbe una bella rivincita per i vituperati “complottisti profani”, per coloro che in questi ultimi decenni hanno sostenuto l’esistenza di un non meglio precisato intrigo “massonico” – ma anche in altre salse e versioni – che avrebbe attraversato decenni e secoli. Stavolta la bandiera del “complottismo” – ma vedremo di che tipo e genere – viene agitato proprio all’interno di quell’universo che evocava ed evoca scenari “diabolici” e le rivelazioni sembrano veramente “succose”. In qualche modo tutti i veri potenti – uomini politici, diplomatici, finanzieri, imprenditori, ufficiali dei servizi segreti, ecc… – avrebbero fatto parte della massoneria sovranazionale delle superlogge e a tale proposito vengono menzionati nomi “insospettabili”. Per coloro che sono ancora interessati a fare luce sulla lunga stagione italiana dei “misteri”, della “strategia della tensione”, delle stragi impunite, dei ricatti golpisti, della violenza mafiosa e del terrorismo politico e pseudopolitico ci si può sbizzarrire a verificare se è veramente vero che la lunga scia di sangue e terrore è fondamentalmente attribuibile a una superloggia oligarchica – la “Three Eyes” o “Three Architects” – che avrebbe tentato di imporre un nuovo ordine – in Italia e fuori – concertando colossali operazioni di “destabilizzazione per la stabilizzazione” (il motto del Rito Scozzese Antico e Accettato “Ordo ab Chao”). La “Three Eyes” avrebbe generato un’ associazione paramassonica come il think tank della Commissione Trilaterale e, in Italia, i suoi dignitari – ma non dimentichiamo che si tratterebbe soprattutto di quegli alti massoni statunitensi che tenevano le fila delle agenzie di intelligence del loro paese – si sarebbero giovati dei servizi del rampante Licio Gelli affidandogli l’organizzazione e la cura della rinomata loggia coperta Propaganda Due i cui affiliati spuntano sempre fuori negli episodi più scabrosi e scottanti che hanno funestato l’Italia fra il 1969 e il 1981, stragismo, mafia, terrorismo, tangenti, corruzione, speculazione finanziaria, traffici illeciti vari, ecc… Non si può che convenire con l’autore quando rileva le affinità fra il documento “The Crisis of Democracy” e il piduista Piano di Rinascita Democratica, la sua versione “italica”. Per chiudere questa parentesi diremo anche che secondo il Gran Maestro Magaldi – e presuntivamente sulla base della documentazione raccolta ed esaminata – anche l’attuale Presidente della Repubblica italiana sarebbe stato affiliato alla “Three Eyes” durante il famoso viaggio negli USA intrapreso agli inizi dell’aprile del 1978 durante il sequestro dello statista democristiano Aldo Moro. E aggiungiamo noi – poveri e maliziosi “profani” – che in quel periodo i vertici dei servizi segreti, dello Stato Maggiore dell’Esercito, dell’Arma dei CC, della GDF e della polizia e, di conseguenza, la quasi totalità dei componenti dei famosi Comitati di Crisi istituiti e convocati dal Ministro degli Interni per gestire il paese nel corso dei cinquantacinque giorni più drammatici della nostra storia, erano affiliati alla P2. In quelle prime settimane di aprile c’era un bel movimento di persone che si spostava dagli USA all’Italia e viceversa…

Nonostante tutto, però, si ha la sensazione che, nella costruzione di “Massoni” permanga qualcosa di assolutamente non convincente e che giustifica molte perplessità. Il Gran Maestro Magaldi – con l’aiuto di alcuni confratelli – afferma di aver attinto agli archivi delle superlogge che possono essere consultati solo attraverso i codici e i linguaggi massonici. Inoltre, allo stato attuale, tutto questo materiale che potrebbe risultare interessante per storici, studiosi e “amalisti” rimarrebbe custodito a cagione del mantenimento della consueta riservatezza massonica. Il nostro si dice pronto, se necessario, a esibire le copie in suo possesso, ma rimarcare il fatto di conservare le prove dell’iscrizione alla massoneria di svariati illustri personaggi potrebbe essere privo di significato e non dire assolutamente nulla su intrighi e complotti di sorta. Tanto più che il primo volume della “saga della massoneria o della supermassoneria” è corredato da citazioni, articoli ed estratti di libri e documenti noti agli studiosi ed osservatori “profani” e commentati dal punto di vista massonico con un certo piglio di superiorità e di più o meno manifesta superbia. Inutile e superfluo rammentare come tutto ciò non aiuti a fare molti passi avanti nella conoscenza… A noi profani, si intende…

Personalmente – ma voglio sottolinearlo, si tratta di una mia impressione – sono disposto tendenzialmente a credere che le Ur – Lodges esistono e offrono la sede per prendere importanti e cruciali decisioni al riparo dall’indiscrezione dei curiosi e dei “comuni mortali”, inoltre ritengo che, come espresso dall’autore, i think tank – come il Bilderberg, la Trilateral, il,CFR, il RIA, la Round Table, il CSIS, il Club Roma, l’Aspen Institute per citare i più famosi – si presentino come le filiazioni o gli “strumenti” di qualche soggetto più nascosto come le logge massoniche o altri circoli. Tuttavia bisogna ammettere che la visione manichea della storia moderna, postmoderna e contemporanea come incessante conflitto fra il network della “massoneria buona”, dell'”aristocrazia dello spirito”, liberale, democratica e socialisteggiante e quello della “massoneria cattiva” dell’aristocrazia materialista e del denaro”, oligarchica e neoaristocratica fa veramente sorridere e, tuttalpiù, potrebbe fornire buon materiale per un ottimo romanzo di fantasy. Forse non è un caso che, all’inizio e alla fine, il Gran Maestro Magaldi citi la celeberrima saga del “Signore degli anelli” di Tolkien. Il primo volume del trittico si concentra sulla storia contemporanea dalla Seconda Guerra Mondiale fino ad oggi, periodo che noi – poveri “profani” – riteniamo si distingua soprattutto per l’affermazione dell’impero americano e, rimanendo all’ambito della massoneria, della prevalenza dell’elemento “anglofono” o “angloamericano” accompagnata all’egemonia statunitense in luogo di quella britannica. Orbene, si capisce che per l’autore la “massoneria cattiva” – oligarchica e neoaristocratica – nelle sue varie espressioni e diramazioni, è responsabile di tutti i peggiori disastri politici ed economici. Dalla rivoluzione bolscevica in Russia alla corsa agli armamenti della Germania nazista… Dalla degenerazione tecnocratica dell’Unione Europea all’affermazione del capitalismo speculativo e selvaggio passando per la competizione “bellicista” della Guerra Fredda e le operazioni di destabilizzazione per la stabilizzazione. Nel mucchio ci si potrebbe aggiungere l’attuale “ritorno di fiamma” fra USA e Russia, la speculazione finanziaria dei tutoli subprime alla base dell’attuale “crisi economica” e gli accordi di multinazionali, corporations e grandi cartelli industriali e finanziari con paradisi fiscali come il Lussemburgo allo scopo di occultare ingenti capitali ed evadere il fisco. Come si potrà costatare leggendo “Massoni” le colpe ricadono quasi esclusivamente sui “supermassoni oligarchi” lasciando fuori quelli “democratici” che, al contrario, avrebbero sempre tentato di opporsi agli intrighi dei primi avendo la meglio fino al 1967 – 1968 in corrispondenza dell’assassinio di confratelli come i Kennedy e Martin Luther King.

Spesso siamo stati severi con fautori ed epigoni di quel “complottismo” che, di volta in volta, individuava nell’ennesima loggia od ordine cavalleresco, consorteria, think tank o setta satanica la causa di tutti i mali del mondo, ma il Gran Maestro Magaldi – e con lui i presumibili “fratelli” e compagni di viaggio – non va molto più lontano della “reductio ad unum”. Ad un forse fallace occhio “profano” questa distinzione e frattura fra “liberaldemocratici” e “aristocratici” appare un reperto d’archeologia, materia per la discussione storica sul XVIII e XIX secolo. Ma davvero siamo rimasti fermi ? O piuttosto, al di là degli altisonanti ideali e principio, le logge e i circoli schermano e “servono” interessi molti materiali e molto “profani” ? Lo stesso autore offre uno spaccato interessante – se vero – sulla mafiosità delle superlogge – o logge o dir si voglia – mettendo in relazione gli attentati al Presidente statunitense Reagan e a Papa Giovanni Paolo II (primavera del 1981). D’altronde, come abbiamo visto, non mancano le affinità fra massonerie e mafie, nonostante non si possano sorapporre tali fenomeni. Nello specifico il Presidente Reagan – candidato della superloggia “White Eagle” riconducibile all’ammiraglio Haig, già capogabinetto dell’amministrazione Nixon e comandante militare supremo della NATO dal 1974 al 1979, – viene ferito gravemente su istigazione della già citata “Three Eyes” (Rockefeller – Kissinger – Brzezinsky). Per ritorsione il Papa subisce un trattamento analogo da parte del terrorista turco Ali Agca debitamente istruito dai russi, ma su sostanziale mandato della “White Eagle”, perchè il pontefice polacco era legato al connazionale Brzezinsky che intendeva sfruttarlo come asset antisovietico nel quadro della nota strategia finalizzata all’egemonia dell’Eurasia. Se si sostituissero i protagonisti di questa “guerra fra bande (o logge ?)” con padrini, capibastone, boss mafiosi e gangster nessuno avrebbe difficoltà a etichettare tutto come lo scambio di messaggi di sapore mafioso e intimidatorio. Allora l’autore sembrerebbe intenzionato a denunciare le degenerazioni e distorsioni mafiose, criminali e delinquenziali delle superlogge o della massoneria in generale ? Niente affatto perchè sia la “Three Eyes” che la “White Eagle” rientrano naturalmente nella sfera delle superlogge neoaristocratiche ed oligarchiche impegnate in un regolamento di conti “interno”. Naturalmente ciò non significa che non sia realmente accaduto, ma è veramente arduo credere che il marcio della massoneria sovranazionale – ma a questo punto includiamo anche quelle nazionali – si annidi esclusivamente nelle superlogge suppostamente “reazionarie” o “conservatrici”.

A parere di un povero, ignorante e sprovveduto “profano”, il punto è che leggendo le frasi e i periodi vergati dall’autore emerge piuttosto chiaramente che la mentalità di chi frequenta assiduamente le logge massoniche è necessariamente ed inevitabilmente elitaria al di là delle etichette ideologiche e di discussioni di sorta. Ovviamente non metto in dubbio che la massoneria abbia veicolato la filosofia e il pensiero democratico e liberale contribuendo anche allo scioglimento di certi pesanti vincoli di natura feudale, ma l'”iniziato”, l'”illuminato” e il “fratello” tracciano una linea di demarcazione fra loro e i “profani” con le loro istituzioni, le loro regole, le loro leggi, ecc… E qui ricadiamo nell’essenziale ambiguità della massoneria che, dietro i vessilli della Libertà, dell’Uguaglianza e della Fraternità -, cela nel profondo un’anima antidemocratica e perfino antipopolare. Si traccia un solco piuttosto marcato fra chi apparentemente accede alla conoscenza o alla scienza e i “comuni mortali”. Personalmente mi è sembrato di ravvisare anche una sorta di disprezzo verso i poveri, gli indigenti e gli emarginati i quali, costantemente protesi alla lotta per la sopravvivenza, non possono “guardare al cielo”. Quindi, e ovviamente, sarà difficile che i modesti e i poveri possano venire “affiliati” alla massoneria. Occorrerebbe, però, rammentare che ai “piani alti” è altrettanto e più difficile riscontrare una dose di sana e robusta spiritualità, laddove, molto spesso, grazie a riserve apparentemente inesauribili di danaro, si comprano il lusso, l’ozio e il vizio. E’ la scelta di “mammona”… Eppure vogliamo scommettere che, nonostante tutto, fra le categorie e le classi, per così dire, abbienti i “fratelli non mancano mai ? Sulla questione forse il Gran Maestro Magaldi ci risponderebbe che quella è la parte di massoneria corrotta, perlopiù riconducibile a una parte della “famiglia” conservatrice…

In ogni caso tra le righe emerge chiaramente che la storia e il potere sono una questione che attiene alle elites e che i “profani” ne devono rimanere fuori se non ricoprendo al massimo i ruoli di gregari e, nella peggiore delle ipotesi, fornendo la massa di manovra nel gregge belante e ignorante…

Ma quali sono le ragioni che hanno spinto a concepire questo progetto letterario di sicuro e formidabile successo ? Il Gran Maestro Magaldi cerca solo l’affermazione e la notorietà ? Oppure il senso dell’operazione è un altro ? Come mai, a prestar fede all’autore, gli altri quattro Gran Maestri – probabilmente stranieri – concordano con lui di rinviare la pubblicazione del primo volume del trittico a tre anni più tardi ?

Anche noi, poveri “profani”, ci permettiamo di fare un po’ di “complottismo” o, come si diceva un tempo, di dietrologia… Ci arroghiamo il diritto di scrivere il nostro romanzo di “fantapolitica”…

Difficilmente può essere negato in sede storica che per circa vent’anni, successivamente agli anni del Dopoguerra, l’occidente “euroamericano” conosce un periodo di espansione economica senza pari. Questo lungo processo viene indubbiamente stimolato dalla necessità di ricostruire città e infrastrutture sulle macerie lasciate dalla guerra e, soprattutto, dai fondi dell’European Recovery Program (o Piano Marshall) il quale serve soprattutto a consolidare il futuro patto NATO e a rinforzare i vincoli che legano l’Europa occidentale agli USA. Certamente permane un notevole livello di conflittualità politica e sociale dettata anche dal clima di “Guerra Fredda”, ma lo sviluppo di un economia del welfare – secondo il modello dei governi laburisti del Dopoguerra (Attlee) consente una soddisfacente quota di benessere anche fra le classi dei lavoratori garantendo che non si superi mai il livello di guardia. Dopo circa vent’anni lo scenario è destinato a mutare anche perchè la spinta propulsiva dell’economia si sta esaurendo, mentre – e sul punto Barnard non ha tutti i torti – aumenta il protagonismo e l’attivismo delle masse con le loro domande di partecipazione e giustizia sociale. Basti pensare che le più importanti conquiste democratiche della nostra Repubblica risalgono a quegli anni: lo Statuto dei Lavoratori (L. 300/1970), l’attuazione ormai non rinviabile dell’ordinamento delle Regioni e una più matura e avanzata legislazione civile e del diritto di famiglia. Come se non bastasse la guerra nel Vietnam si sta rivelando un disastro non solo militare, perchè il debito pubblico è salito in maniera esponenziale. Quindi fra la fine degli anni Sessanta e gli inizi degli anni Settanta nel mondo degli affari in primis e, quindi, fra le elites si diffonde una preoccupazione per i più recenti sviluppi politici, sociali ed economici delle cosiddette democrazie occidentali e matura la convinzione che non sia più possibile sostenere i costi della democrazia e della maggiore partecipazione. Inoltre il maggiore grado di conflittualità politica e sociale – scaturita dalle istanze dei movimenti degli anni Sessanta – richiede una pronta riposta.
Occorre anche aggiungere che i grandi businessmen e finanzieri internazionali hanno sempre espresso convinzioni di carattere liberista o neoliberista – le più congeniali, a loro giudizio, per ricavare maggiori profitti e introiti – e manifestato una mentalità pragmatica e utilitarista di chiara matrice “anglofona”. Sicuramente una lunga gestazione precede la fondazione della cosiddetta Commissione Trilaterale (1973) – soprattutto per iniziativa americana e riconducibile ai magnati David e Nelson Rockefeller, ai grandi architetti di politica internazionale Kissinger e Brzezinsky e al sociologo ed esperto di geopolitica Huntington –, il think tank che dovrebbe costituire la meditata e strategica risposta delle elites al protagonismo delle masse e agli “eccessi della democrazia”. A mio parere la Trilateral – chiamata così perchè, oltre agli USA e all’Europa occidentale coinvolge un alleato come il Giappone, paese ad economia avanzata e afflitto dagli stessi problemi dei partners. Si tratta principalmente di dare attuazione alle “aspirazioni” neoliberiste dei businessmen, dei grandi magnati e dei finanzieri internazionali favorendo le privatizzazioni di settori pubblici strategici, la deregulation dei mercati, la finanziarizzazione in luogo di un produttivismo ormai poco redditizio e di fare pressione per una riduzione della spesa pubblica – con l’esclusione, a lungo termine, delle spese militari e quelle per l’ordine pubblico in ossequio alle concezioni di “polizia internazionale” e della “zero tolerance” -, delle tasse e per lo smantellamento dello stato sociale che, infatti, a partire dalla metà degli anni Settanta, entrerà in una progressiva crisi che parrà irreversibile. Inizialmente si cercherà di risolvere la delicata questione del debito pubblico statunitense supportando i tentativi di porre fine al conflitto in Vietnam e ricorrendo ad espedienti di dubbia moralità come la dichiarazione della fine della convertibilità del dollaro in oro e la “liberalizzazione” del mercato dei cambi di valuta che, fino a quel momento, erano stati “fissi”. Naturalmente tutto ciò favorisce l’affermazione dei un capitalismo fondato sull’affarismo puramente speculativo e se fino agli anni Settanta non si erano manifestate crisi di carattere finanziario, a partire dallo choc petrolifero del 1973 le fasi congiunturali depressive si susseguono in maniera sempre più serrata fino ai nostri giorni con la conseguente ricaduta su salari reali, occupazione e diritti dei lavoratori.

Ingegneri sociali e sociologi, spin doctors ed esperti di pubbliche relazioni, pubblicità e marketing ingaggiati dai promotori della Trilateral vengono ingaggiati per congegnare gli espedienti più soddisfacenti ed efficaci per preparare l’opinione pubblica al nuovo mondo neocapitalista, postdemocratico e postmoderno. Il conservatore di “vecchio stampo” Richard Nixon viene “liquidato” con lo scandalo Watergate, frutto di una sapiente campagna giornalistica del Washington Post, mentre gli anacronistici e impopolari regimi militari e fascisti europei – Portogallo, Spagna e Grecia -, prima generosamente supportato, vengono lasciati al loro destino. In Italia la pratica del “golpismo” classico e più o meno ricattatorio viene abbandonata. D’altro canto sul versante opposto vengono incoraggiate e stimolate le derive terroristiche nell’ultrasinistra in modo da spaventare la pubblica opinione accelerandone al contempo l’implosione.
Nel 1975 la Trilateral licenzia un vero e proprio manifesto “programmatico” ideato e delineato dal trio di sociologi a politologi Huntington – Crozier – Watanuki e intitolato “Crisis of Democracy”. Gli esperti “trilateralisti” individuano chiaramente nel “sovraccarico della democrazia” il fattore della sua crisi, ma è assai probabile che i mezzi per porre concretamente rimedio a questo problema – che è, innanzitutto, un problema per le “elites” – rimangano nell’ombra. E’ intuibile che in Italia il manifesto programmatico “trilateralista” si traduca nel famigerato Piano di Rinascita Democratica sviluppato da Gelli e dai piduisti con il presumibile concorso di altri soggetti. Se è così allora si può supporre che analoghi documenti siano stati prodotti in tutta l’area “trilaterale” adattandone i contenuti ai diversi contesti nazionali. Ma proseguiamo nel nostro “romanzo complottista”…

Se il modo migliore per attuare determinate scelte di politica economica e finanziaria è quello di selezionare, istruire e finanziare gli esponenti politici più disponibili e ambiziosi accompagnandone la carriera e sostenendoli con adeguate azioni di lobbying, il discorso è affatto diverso per quel che concerne l’influenza e l’orientamento dell’opinione pubblica per costruire il consenso sul nuovo corso. In questo caso intervengono i metodi, i mezzi e gli strumenti della guerra psicologica, culturale e mediatica da affidare alle mani sapienti degli esperti dei servizi segreti, degli spin doctors e degli specialisti di pubbliche relazioni, marketing e linguaggi pubblicitari. Se ne ricava un ruolo più rilevante dell’informazione, dei mass media, dell’industria dello spettacolo e del tempo libero. Si tratta innanzitutto di “censurare” e selezionare le notizie grazie ai giornalisti e ai cronisti più compiacenti in modo da mettere sempre in buona luce gli amici e gli alleati dei “trilateralisti” e, in secondo luogo, favorire l’apatia e l’indifferenza politica dell’opinione pubblica bombardandole di sciocchezze e di futilità. Inoltre i mass media costituiscono da sempre lo strumento migliore per veicolare quei linguaggi pubblicitari che diffondono una mentalità e un comportamento orientato al consumismo e all’edonismo fra le masse. Senza poi dimenticare che l’industria dell’informazione, dei mass media e dello spettacolo rimangono sempre ottime fonti di investimento e di profitto…

In senso stretto è la Nuova Destra neoliberista e neoconservatrice il soggetto politico a cominciare a “popolarizzare” le concezioni della Trilateral a partire dal governo del premier britannico conservatore Margaret Thatcher e al decennio di amministrazioni statunitensi e repubblicane guidate da Ronald Reagan e George W. Bush fra la fine degli anni Settanta e tutti gli anni Ottanta. Tuttavia il neoliberismo e il neoconservatorismo – ovvero la versione “guerrafondaia” e bellica del liberismo che coniuga il warfare all’economia di libero mercato – con i loro effetti concreti sulla pelle di popoli e individui non sono ancora liberi di dispiegarsi compiutamente fino al Crollo del Muro di Berlino. Un evento anche di carattere simbolico che, non solo segna il crollo del traballante impero sovietico, ma trascina con sè il socialismo più o meno tinto di marxismo, la socialdemocrazia con le prospettive di welfare, vecchi e nuovi keynesismi, ecc… Seppure con mezzi non convenzionali è stata combattuta una “guerra di classe” e, appunto, la “superclasse” finanziaria e industriale ha vinto.

Si arriva così ai giorni dell’odierna Crisi – la quale è evidentemente un aspetto strutturale del sistema – in cui si ripropone la necessità di controllare le reazioni dell’opinione pubblica senza rinunciare all’economia di libero mercato che sta tanto a cuore all'”aristocrazia del denaro”, Evidentemente il nodo rimane irrisolto…

Immaginiamo allora che l’opera del Gran Maestro Magaldi – e dei “fratelli” – non sia il frutto di un’iniziativa singola e isolata, ma che rientri in una più ampia operazione “culturale” e che, quindi, essi stessi non abbiano fatto altro che accettare di essere “strumenti” di altrui disegni. Allora si può ben comprendere che l’intento dei promotori di queste iniziative non sia altro che quello di salvaguardare il capitalismo e l’economia del libero mercato, perché esisterebbe sempre quella parte “buona” dell’establishment e, quindi, delle logge e delle “superlogge” sovranazionali capace di rivitalizzare l’attuale sistema con politiche di stampo neokeynesiano. Peccato, però, che in questi quasi quarant’anni di progressiva egemonia neoliberista, mercantilista e del libero mercato – secondo l’acronimo efficace coniato dalla Thatcher, TINA, “There Is No Alternative” – non si siano levate molte voci a rivendicare una linea più interventista dello stato sul piano economico, anzi…
Mi sentirei di chiedere come si sono comportati i membri dell’establishment e i “fratelli” suppostamente progressisti in questo periodo. Quali pensieri e idee hanno propugnato ? Veramente i presunti “buoni” – “liberaldemocratici” – sono così distanti dai “cattivi” – “neoaristocratici” – o, piuttosto, non persiste una contiguità e connivenza “ambientale” ?

Come mai se si era al corrente di disegni “elitari” od oligarchici anche da parte dell’attuale governatore della BCE Mario Draghi non è stata fatta alcuna denuncia a tempo debito lasciando che l’uva maturasse al peggio ? Perchè solo adesso si fa rientrare l’illustre tecnico finanziario – e con lui i vari premier nostrani, ovvero Monti, Letta e Renzi – nel campo dei “cattivi” ? Qualcuno si è illuso che in questi tre anni di “austerità” le cose potessero realmente migliorare per poi accorgersi che si doveva porre rimedio all’incancrenirsi della situazione ?

Concludo riprendendo il discorso sulla “Trilateral”, sicuramente un think tank e un ricettacolo di uomini d’affari, diplomatici, ministri, alti ufficiali, agenti dei servizi segreti, accademici, giornalisti, ecc… creato per fare fronte comune e individuare una soluzione adeguata alla crisi delle elites piuttosto che della democrazia in una determinata congiuntura storica, economica, sociale, politica e culturale. Esso stesso appare come uno strumento e il risultato della mediazione e del compromesso fra logge, circoli, associazioni e lobbies espressi innanzitutto da quelle elites finanziarie che convengono di deporre le armi sfoderate nelle “guerre di mercato” per concentrarsi sulla preoccupante situazione di quegli anni a cavallo fra i Settanta e gli Ottanta. E’ possibile che gli accordi maturati nell’establishment e nelle elites vengano conclusi e perfezionati al riparo delle “superlogge” sovranazionali, le Ur – Lodges. Solo che questi compromessi coinvolgono sì le “superlogge” nominalmente o suppostamente “neoaristocratiche”, ma anche parte della “famiglia” presuntivamente “progressista”…

Un modo subdolo ed insidioso per approfondire gli steccati, tracciare una più netta demarcazione fra le elites e gli altri… Fra il “noi” e il “loro”…

In tutto questo le Ur – Lodges devono aver svolto una funzione insostituibile e non ancora totalmente districata…

Perchè è l’anima più profonda e nascosta della massoneria ad essere inevitabilmente e inguaribilmente “oligarchica”…

Saluti

HS

Fonte: www.comedonchisciotte.org

26.11.2014

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