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Domande alle quali non c’è risposta
Il futuro del Donbass appare nebuloso. Nonostante il cambio di potere a Kiev non si vedono schiarite. La DNR (Repubblica Popolare di Donetsk ndr.) e la LNR (Repubblica Popolare di Lugansk ndr.) rimarranno stati non riconosciuti, diventeranno riconosciuti in parte, come l’Ossezia del Sud e l’Abkhazia, entreranno a far parte della Russia, o ritorneranno a far parte dell’Ucraina? Queste opzioni hanno diversi gradi di probabilità. In prospettiva, sul breve termine, è molto probabile il mantenimento della situazione attuale.
Il problema dello “status speciale” dei territori al di fuori del controllo di Kiev non è superfluo, tra due mesi il nuovo governo avrà già di fronte la necessità di decidere se prolungare, o meno, la legge sullo “status speciale” del Donbass.
Più di una volta Zelensky ha rilasciato dichiarazioni riguardanti i territori del Donbass non controllati da Kiev. Mentre era ancora candidato alla presidenza dell’Ucraina, nell’aprile di quest’anno, ha affermato di essere contrario sia alla legge sullo “status speciale” del Donbass, sia all’amnistia per il personale militare e civile alla dirigenza della DNR e della LNR. L’altro giorno, in una conversazione telefonica con il presidente russo Vladimir Putin, Vladimir Zelensky ha affermato che lo “status speciale” per il Donbass non ha nemmeno bisogno di essere fissato nella Costituzione.
È possibile con questo approccio valutare l’attuazione degli Accordi di Minsk? Per l’Ucraina, esistono possibilità di poter far rientrare nella sua composizione la DNR e la LNR? Ed è possibile far sì che gli abitanti del Donbass diventino leali all’Ucraina, nell’eventualità, almeno teorica, di una “reintegrazione”? Cosa viene offerto “per stare zitti” ai cittadini delle due Repubbliche del Donbass se non ci sono le prospettive per uno “status speciale”? E perché senza questo status, seppur in condizioni di confederazione, le possibilità per il ritorno del Donbass nell’Ucraina non ci sono?
Dopo il Maidan, il colpo di stato e la fase della guerra civile, l’Ucraina ha percorso molta strada. Tuttavia anche le DNR e LNR non hanno segnato il passo. Le direzioni intraprese, da un lato, dall’Ucraina, e dall’altro, dalle Repubbliche ribelli che si staccavano da essa, sono state tutt’altro che parallele. Nella miglior delle ipotesi perpendicolari.
L’Ucraina cos’è riuscita ad ottenere in questo periodo e che cosa dovrebbe accettare il Donbass in caso di “reintegrazione” senza la concessione di uno “status speciale” ai “territori distaccati”:
– per cinque anni e mezzo, l’Ucraina ha provocato un giogo soffocante sul debito, di fatto, è entrata in uno stato di default rifiutando di pagare il debito sovrano. Solo dall’inizio del 2019, sono stati accumulati più di 9 miliardi di dollari in nuovi debiti. Il Donbass vorrà imbrigliarsi a questo carro e rispondere degli oneri creati da truffatori professionisti come Poroshenko, Yatsenyuk, Yares’ko, la Gontareva e altri? Le Repubbliche accetteranno l’adozione delle norme del FMI con tutte le conseguenze che ne derivano: privatizzazione, liquidazione della rimanenza di sostegno sociale per la sanità e l’istruzione, aumento delle tariffe comunali?;
– l’Ucraina, dopo il colpo di stato, ha firmato un accordo suicida per l’associazione e per una Zona di Libero Scambio con l’Unione Europea. In caso di “reintegrazione”, il Donbass dovrebbe adottare le regole di un gioco alla cui stesura non ha partecipato? Il rinvio della firma per l’associazione e per la Zona di Libero Scambio con l’UE, da parte di Yanukovich, divenne il pretesto per il Maidan, con le conseguenze dei disordini a Kiev e dalla guerra civile. La DNR e la LNR dovrebbero prendere su se stesse le condizioni per l’associazione e per la Zona di Libero Scambio con l’UE? Perché gli abitanti del Donbass dovrebbero assumersi tale eredità?
– le nuove autorità ucraine prevedono di revocare la moratoria sulla vendita di terreni. Senza uno “status speciale”, la vendita di terreni dovrà tenersi anche nelle DNR e LNR. Ma li lo vogliono?;
– nella Costituzione dell’Ucraina gli organizzatori del colpo di stato hanno inserito un percorso strategico di adesione alla NATO e all’UE. DNR e LNR sono disposte a vivere secondo una Costituzione storpiata dagli usurpatori del potere?
– l’atteggiamento nei confronti della lingua russa a Kiev e a Donetsk/Lugansk è del tutto divergente. Le speranze per l’abolizione della legge che discrimina la lingua russa si stanno affievolendo. Nuove dichiarazioni dei membri del “team Ze” (la squadra di Zelensky ndr.) lo confermano. Il consigliere del presidente Nikita Poturaev ha affermato che “non è necessario un aggiustamento delle disposizioni fondamentali di questa legge”. Per il Donbass, questo approccio è assolutamente inaccettabile;
– la “decomunistizzazione”, come allo stesso tempo la “banderizzazione” (l’apologia del nazionalista ucraino Stepan Bandera ndr.) sono rigettate, dalla popolazione del Donbass, non meno dell’attuale divieto per l’uso della lingua russa;
– lo svolgimento di elezioni secondo le leggi ucraine che vedano la partecipazione di forze politiche a favore della repressione violenta della rivolta nel Donbass è impensabile per Donetsk e Lugansk.
Kiev ha organizzato il “blocco” del Donbass, che sotto Zelensky non è stato revocato. Kiev ha eliminato dalla circolazione la grivna (valuta ucraina ndr.) dalle DNR e LNR ed è stata sostituita dal rublo russo. Le autorità di Kiev hanno creato problemi colossali per il pagamento di pensioni e prestazioni rendendole praticamente inaccessibili ai residenti delle regioni distaccate di Donetsk e Lugansk.
Tra i compiti che l’Occidente ha assegnato alle nuove autorità ucraine vi sono: la vendita delle restanti 3,5 mila imprese statali, delle banche statali e il richiamo nel Paese rivolto ai grandi capitali bancari stranieri con la possibilità di agire senza restrizioni. Tra le idee più folli esaminate: l’introduzione del dollaro USA come valuta ucraina. Tutto ciò significherà il compimento del processo di eliminazione della sovranità ucraina. In tali condizioni da quale parte il Donbass dovrebbe “reintegrarsi”?
Da parte sua, anche il Donbass ha fatto progressi. Prima di tutto, ha imparato a sopravvivere nelle condizioni del “blocco”, ha costituito le proprie autorità e un sistema di difesa attiva degli interessi dei suoi abitanti. Ha sostituito la valuta, dalla grivna al rublo russo. I residenti delle DNR e LNR in un primo momento hanno avuto l’opportunità di trascorrere un tempo senza limiti sul territorio della Federazione Russa, per trovare un lavoro, ottenere una formazione e in seguito ottenere la cittadinanza russa secondo uno schema semplificato (il 24 aprile di quest’anno, il Presidente della Federazione Russa ha firmato un decreto “Sulla determinazione a fini umanitari delle categorie di persone che hanno diritto a far richiesta della cittadinanza russa in modo semplificato”, in riferimento ai cittadini delle DNR e LNR ndr.). Nel campo della storia, della cultura, della politica linguistica, il Donbass ha mantenuto le sue precedenti tradizioni.
Se Kiev, non a parole, ma nei fatti almeno valuta in qualche modo di fermare l’ulteriore demarcazione e il reciproco allontanamento dell’Ucraina e del Donbass, allora tutto ciò che è stato detto sopra dovrà essere preso in considerazione. Non sarà più possibile evitare i negoziati diretti con i rappresentanti dei territori non controllati da Kiev. Sarà indispensabile far tornare nel lessico politico parole come “federazione”, “federalizzazione”, “confederazione”, “amnistia”, “status speciale”. La Costituzione dell’Ucraina dovrà essere rivista e ripulita dalla sporcizia deposta dal precedente governo.
Tuttavia, la politica di Kiev sia sotto Poroshenko, che sotto Zelensky (almeno fino ad oggi), è talmente distante, che sempre meno residenti delle DNR e LNR vogliono sentir parlare di un futuro comune con l’Ucraina.
Fonte: https://www.fondsk.ru/
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da Eliseo Bertolasi