Dibattistanomics e antifascismo. Per un 2017 di confusione

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FONTE: SENZASOSTE.IT

Uscita dall’ Euro ma non dall’UE tramite referendum consultivo, reddito di cittadinanza e molto altro. Per ora nel programma di volontà di governo dei 5 stelle c’è molta confusione. E nel frattempo per governare da soli c’è l’assalto agli elettori di destra

L’intervista di Minoli a Di Battista, condotta dall’ex giornalista di Rai 2 per mettere in difficoltà il proprio interlocutore, in effetti qualcosa di inaccettabile lo fa venire fuori. Ad esempio, la solita riduzione dell’antifascismo, da parte di Di Battista, a problema archeologico. Operazione oltretutto curiosa nel momento in cui, con un convinto no al referendum, lo stesso movimento 5 stelle ha difeso la costituzione nata dall’antifascismo. A Di Battista, che è persona gentile e alla mano, sembra sfuggire un elemento essenziale che non sta solo nelle sue convinzioni ma di tutto il movimento 5 stelle: tutte le volte che viene invocata la violazione della democrazia, e i pentastellati lo fanno regolarmente, ci si appella a qualcosa di elementare introdotto nelle nostre società proprio dall’antifascismo. L’idea che tutta la società debba, e possa, reagire di fronte alla violazione della democrazia. Al contrario, tanto più l’antifascismo viene mummificato (e qui non ci riferiamo a Di Battista) o reso archeologico (e qui i Di Battista ci mettono del suo) tanto più la violazione della democrazia rischia di essere vista come un male accettabile. Del resto antifascismo e democrazia, in molte forme molto diverse tra loro, sono sinonimi.

Negare l’attualità dell’antifascismo, come elemento costituente della vita sociale, è rendere debole l’attualità della democrazia. E’ un ABC oggi dimenticato, non per colpa del M5S ma della sinistra ci mancherebbe.  Ma così la democrazia di base, la partecipazione, l’informazione -tutti strumenti del fare politica invocati dal M5S- vengono meno come valore nella società proprio nel momento in cui l’antifascismo viene delegittimato anche dagli stessi esponenti pentastellati. Lo stesso autoritarismo -che è sempre chiamato in causa, invece del più militante antifascismo,  quando si pensa che la democrazia viene messa in pericolo- diviene in questo modo un concetto vago, poco spendibile nelle dinamiche di comunicazione. Ma, registri di condoglianze per Fidel a parte, che servono per le cerimonie delle nostre parti, la netta impressione è che il movimento 5 stelle abbia già fatto il pieno di consensi a sinistra, basta vedere il poco di consenso elettorale rimasto ai partiti della sinistra istituzionale. Non a caso alcuni elementi di un programma di sinistra, come il reddito di cittadinanza, rimangono qualificanti per il M5S. Magari in una veste paternalistica, molto adatta alle mediazioni nei gruppi parlamentari ma poco alle economie innervate di tecnologia, ma rimangono. Il punto è che, a prescindere dalla legge elettorale che verrà fuori il prossimo anno, il M5S, visto che vuol governare da solo (nemmeno la DC di De Gasperi e Scelba lo fece), ha bisogno di crescere ulteriormente. E per crescere sta andando a pescare dove i voti ci sono e la loro rappresentanza politica è più debole (visti Berlusconi e Salvini) ovvero a destra. E quindi l’antifascismo diventa archeologico proprio per questa esigenza, autoreferenziale, di governare da solo che ha il movimento 5 stelle.

Naturalmente in questi casi la confusione sarà massima: da una parte continueranno le aperture a destra, dall’altra si cercherà, per non perdere elettorato acquisito, di tranquillizzare a sinistra. In nome di un pragmatismo paziente formato santità da regno dei cieli, di questa confusione, si potrebbe anche fare finta di nulla. Non fosse altro perché è proprio questa confusione a creare il M5S per quello che è: un potente detonatore del sistema politico. Fino ad esaurimento della dinamite, s’intende.

Il punto è che la confusione non solo rimane ma a livello, per così dire, idelogico ma aumenta sul piano dei lineamenti di programma economico. Una cosa da nulla se non fosse che l’Italia è in declino economico da un quarto di secolo. Di sicuro una cosa, paradossalmente, tranquillizza: solo le dittature in economia hanno le idee chiare. Pinochet sperimentò le teorie economiche dei Chicago Boys sulla pelle dei cileni, Hitler nominò ministro dell’economia Hjalmar Schacht, già presidente della Banca di Germania, quello dell’epica battaglia contro l’inflazione, legato (toh) a J.P Morgan. Schacht portò la disoccupazione in Germania, in pochissimi anni, da sei milioni di unità a zero. Il dettaglio della seconda guerra mondiale, visto che l’occupazione di massa tedesca era legata al riarmo, qui lo tralasciamo. Insomma, nel movimento 5 stelle, per calmare tutti quelli che parlano di fascismo alle porte, il problema non sta nel piano dittatoriale nascosto dietro l’angolo, pronto per essere eseguito. Non si deve, venga perdonato il gioco di parole, confondere la confusione strutturale del movimento 5 stelle con il fascismo alle porte. Piuttosto si deve notare come questa confusione sia produttiva per prendere voti a destra e sinistra. E quindi far saltare questo sistema politico. Mentre sia distruttiva quando si tratta di impostare delle politiche di uscita dal declino italiano. E quindi ricostruire il paese. E qui, appunto, Di Battista quando si è dilungato, su Die Welt, sulla visione dell’economia del M5S ha confermato di aggiungere confusione economica a confusione politica. Ecco qualche pillola di Dibattistanomics. Mettiamo come titolo un paio di slogan su cui si basta con breve commento.

  • Uscita dall’Unione monetaria ma non dall’Unione Europea

Deve essere chiaro a tutti favorevoli o contrari: se salta l’Euro in Italia, terza economia dell’Eurozona, salta l’Euro. Se salta l’Euro salta l’unione europea. Non c’è via di mezzo. Salta una moneta sulla quale sono modellati, anche per i paesi non euro, governance continentale multilivello della concorrenza, dei trasporti, della ricerca, della finanza, dei sistemi di pagamento, del diritto, dei trasporti etc. Prendersela con chi ci ha portato fino a questo punto di rischio è lecito. Sperare in soluzioni da Facebook no. Le soluzioni radicali, auspicabili quando il capitale è in salute figuriamo ora che non lo è, devono essere praticabili. Altrimenti si fa il dottor Stranamore a propria insaputa. E con queste frasi i fatti sono due: o non si sa a cosa si va incontro o lo si tace. In ogni caso non si danno soluzioni all’altezza del problemache è drammatico e gigantesco.

  • Referendum consultivo sull’uscita dall’euro.

In concreto sarebbe la paralisi del paese, una volta che il M5S vincesse le elezioni. Nessuna politica economica si potrebbe mettere in piedi in attesa del Day one (il referendum) perchè rimanere o lasciare significa politiche economiche troppo diverse. Non esistono politiche di transizione in questi casi. Non solo, se una volta vincessero i “leave”, all’inglese, ci sarebbe il dettaglio di un paese ancora più paralizzato perché uscito politicamente ma non economicamente dall’euro. Visto che passare dal referendum, oltretutto consultivo, alla rottura dell’eurozona, e alla rinegoziazione di centinaia di trattati bilaterali, di ogni tipo, con quasi tutti i paesi del mondo, e con l’universo bancario-finanziario, sarebbe più complicato che l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue.  Perchè, se i problemi si vogliono prendere sul serio vanno tarati nella giusta dimensione, uscire dalla moneta unica è persino più complicato e rischioso che uscire dall’Ue.  Lo scenario più probabile, in una paralisi in una situazione del genere, qui vede le borse incenerire l’Italia all’istante dopo la più spettacolare fuga dei capitali di sempre. E senza strumenti alternativi causa indeterminatezza della situazione. Insomma, il trionfo di una economia alla Pol-Pot, azzeramento dell’economia occidentale in un paese solo, senza bisogno di arrestare mezza Cambogia.

Basterebbero i due punti prima esposti per fermarsi.  Ma bisogna anche capire che, di fronte a ostacoli insormontabili, il M5S una volta al governo non si comporterebbe come il dottor Stranamore, non preparerebbe colpi di stato o distruggerebbe un continente. Semplicemente applicherebbe, moltiplicandoli, i comportamenti adottati nelle città: polemiche interne, paralisi, tattiche di prolungamento della propria sopravvivenza. Ci fermiamo quindi solo a rilevare, con qualche flash, il persistere di convinzioni di cui Di Battista si fa portavoce. Ad esempio a sovradeterminare la rappresentanza delle piccole e medie imprese, insistendo sul loro finanziamento da parte della fiscalità generale, quando l’evoluzione tecnologica le sta severamente selezionando. Così come il sistema bancario, che, con l’evoluzione tecnologica, non sarà più lo stesso. Non essendo già più quell’oggetto, tratto da chissà quale slide, di cui parlano i 5 stelle. La retorica delle startup, della piccola e media industria andrebbe irrobustita di almeno due visioni ampiamente realistiche: una sul tipo di forma di estrazione della ricchezza supportare nell’evoluzione tecnologica del credito, della produzione e della logistica. Altrimenti, leggendo Di Battista, entra in vigore solo un meccanismo di detassazione che tiene in vita le asfittiche PMI italiane solo finchè lo stato può detassare e finchè le banche fanno credito (a tenersi larghi).  Eppoi come si incrocia questa visione con la politica industriale del paese e tenendo conto della vera riforma del lavoro, e delle reazioni sociali, che il M5S vorrebbe fare: il reddito di cittadinanza. Ci fermiamo qui, consapevoli che in queste, a tratti generose, dichiarazioni sull’economia la confusione, come si vede, non manca. Come quella che vuole l’erogazione del reddito di cittadinanza subordinata alla ricerca attiva di un lavoro. Misura surreale quando, causa una miscela tra disoccupazione tecnologica e cambiamenti dell’economia, ci sono zone del paese che il lavoro come lo conosciamo ora non lo vedranno più. Ma è inutile, quando i due lineamenti guida di un programma politico (separazione Ue e euro, referendum sull’euro) nel migliore dei casi non tengono, accanirsi nei dettagli. Il M5S è un movimento giovane è anche possibile che, sbattendo la testa con la realtà, trovi una strada più legata a solide impostazioni che a tattiche di marketing.

Solo che chi vuol governare da solo, qui ed ora, deve avere le idee molto chiare. Altrimenti non la casta e i poteri forti ma la realtà e la storia presenteranno un conto molto, molto salato. Ma per ora limitiamoci a osservare il 2017 di confusione.

 

redazione, 12 dicembre 2016

Fonte: www.senzasoste.it

Link: http://www.senzasoste.it/dibattistanomics-antifascismo-un-2017-confusione/

12.12.2016

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