Alberto Vasquez Figueroa (AVF o anche Don Alberto per chi lo conosce), nato 88 anni fa nelle isole Canarie, a Tenerife, è lo scrittore spagnolo più letto al mondo, con i suoi cento e passa libri (da alcuni dei quali sono stati ricavati dei film di successo) tradotti in decine di lingue.
Prima di scoprire la sua vena di romanziere, Alberto è stato giornalista e inviato speciale di due importanti settimanali spagnoli per i quali ha visitato mezzo mondo, descrivendone sia gli aspetti talora drammatici sia le bellezze dei paesaggi che si sofferma ad ammirare.
Dai suoi romanzi, sempre intrisi di rigore storico, traspare il suo grande amore per la natura, la sua profonda comprensione dell’animo umano, la sua ferma denuncia contro le ingiustizie che stiamo vivendo. Il tutto con un linguaggio chiaro, piacevolmente scorrevole e brillante che induce a leggerli tutti d’un fiato.
Personaggio eclettico, è anche l’ inventore di una “planta desalinizadora de agua marina por òsmosis inversa por presión natural”, ideata soprattutto per portare l’acqua dolce alla sua amata Africa, dove ha vissuto la sua adolescenza, tra i Tuareg. Il pezzo che segue trae lo spunto dai tragici incendi californiani.
Appassionato dai alcuni suoi bellissimi romanzi, che ho avuto modo di scoprire solo un anno fa, colgo qui l’occasione per ringraziare Carla S., sua e mia amica carissima e nostra fedele e affezionata lettrice, per avermi prontamente inoltrato questo pezzo che le ha inviato pochissimo tempo fa.
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Alberto Vázquez-Figueroa
Ancora una volta il mondo brucia e intere famiglie perdono tutto perché in pieno XXI secolo si continua a spegnere gli incendi con rami e manichette, il che è assolutamente incongruo, mentre con il 70% del denaro speso ogni anno per aerei, elicotteri e autopompe sarebbe possibile prevenire questi incendi.
Gli incendi, soprattutto quelli boschivi, contribuiscono al riscaldamento globale e alla desertificazione, causano centinaia di morti e ci colpiscono ciclicamente; pure, da millenni, non riusciamo a trovare soluzioni valide perché ci sarà sempre un pazzo, un piromane, una persona stupida o senza cuore che renderà inutile qualsiasi tipo di prevenzione.
Grazie alle nuove tecnologie questa soluzione esiste ma, purtroppo, dipende dalla volontà dei politici, che non fanno mai nulla finché non si verifica una catastrofe di cui sono sempre responsabili altri.
Nel maggio 2005, il Ministero dell’Industria è stato informato della convenienza di utilizzare il mare per riciclare l’energia e di conseguenza è stato ordinato lo studio “Sfruttamento idroelettrico con acqua di mare mediante pompaggio”.
Lo studio è stato redatto da una delle maggiori compagnie elettriche nazionali e, mesi dopo, gli ingegneri della società “Unión Fenosa” hanno evidenziato che, a parte piccoli dettagli, i calcoli erano corretti e che un Impianto di Pompaggio Reversibile di acqua di mare è in grado di produrre un utile del 12%, incluso l’ammortamento, in quattordici anni, e da quel momento in poi gli utili salirebbero alle stelle.
Sebbene sia progettato per utilizzare l’acqua di mare, il funzionamento dell’impianto è identico a quello delle centrali reversibili nei bacini: pompa l’acqua su una montagna [sfruttando l’energia disponibile] nelle “ore di bassa” (tipicamente tra la mezzanotte e le 8 de mattino) per lasciarla scendere e restituire energia nelle “ore di punta”.
Il suo grande vantaggio è che il mare è inesauribile, il serbatoio inferiore è libero e non tiene “prigioniera” delle società elettriche un’acqua potabile sempre più scarsa che spesso trabocca nei serbatoi.
Grazie ai suoi efficienti sistemi di controllo, la “Red Eléctrica Nacional” può “dirottare” immediatamente l’energia in eccesso verso queste centrali, evidenziando a questo proposito e tre le aree di beneficio che il sistema apporterebbe al miglioramento dell’efficienza:
- Capacità di stoccaggio delle energie fluide (eolica e fotovoltaica).
- Appiattimento della curva della domanda di elettricità.
- Fornitura di servizi essenziali per la qualità della fornitura in situazioni di emergenza.
Ciò consentirebbe inoltre di evitare di dover produrre – come avviene attualmente – il 10% di energia in eccesso per anticipare un collasso causato da un aumento imprevisto dei consumi.
Inoltre, permetterebbe di utilizzare in modo più logico l’energia eolica che “Non arriva quando serve, ma appare sempre quando non serve”.
La vera “Alternativa” dell’energia eolica è incentrata sul fatto indiscutibile che occorre installare una “fonte di energia alternativa” che funzioni 24 ore su 24 quando il vento non soffia.
Ogni metro cubo di acqua di mare immagazzinato ad una quota di seicento metri equivale a 2 kW di energia potenziale, rendendo le montagne delle “banche” in cui immagazzinare il risparmio energetico.
Dato che il sistema è conveniente dal punto di vista economico, è ora il momento di passare al tema degli incendi boschivi, partendo dal fatto che una serie di grandi serbatoi d’acqua posti a diverse altezze è in grado di spegnere qualsiasi incendio che si sviluppi in un’area di circa venti chilometri intorno, grazie a un sistema di tubature disposte a ragnatela che permette all’acqua di scorrere per la legge dei vasi comunicanti.
Nei punti chiave di questa “ragnatela”, è possibile realizzare “torri telescopiche” (dotate di parafulmini) che possono essere sollevate dalla pressione dell’acqua fino a cinque o anche dieci metri sopra gli alberi (vedi disegno). I parafulmini, inoltre, offrono l’ulteriore vantaggio di attirare eventuali fulmini (che in quasi tutto il mondo sono la principale causa naturale di innesco di incendi boschivi, particolarmente in concomitanza con le siccità tipiche della stagione estiva). Le torri dotate di parafulmini concorrerebbero a ridurre il rischio di incendi deviando l’energia del fulmine in profondità dove non può causare danno.
Non appena viene rilevato un qualsiasi segno di incendio [grazie alla rete esistente di satelliti artificiali], il “Centro di controllo” invia un impulso alla torre più vicina, che [sollevandosi grazie alla pressione idraulica] si eleva sopra la cime delle piante ed annaffia le fiamme estinguendole, come i sistemi antincendio ormai richiesti in tutti i grandi edifici (praticamente come uno sprinkler che spruzza verso l’alto invece che per caduta).
Il sistema è in grado non solo di inviare l’acqua contenuta nel del serbatoio di testa ma, eventualmente, anche tutta l’acqua che viene contemporaneamente pompata dal mare.
Praticamente è possibile inviare l’intero oceano su qualsiasi foresta, villaggio, fabbrica o casa in fiamme.
Poco importa se l’incendio viene spento con l’acqua di mare, che è quello che viene fatto con aerei ed elicotteri (quando non vi siano a disposizione bacini di acqua dolce in prossimità), perché una singola erogazione di acqua salata non influisce sulla terra o sulle coltivazioni.
(È inoltre da tenere presente che a quote di circa 600 metri è possibile dissalare l’acqua di mare sfruttando il principio della dissalazione osmotica inversa per pressione naturale).
L’equazione è semplice: il vento, l’energia notturna e l’acqua di mare sono in eccesso; l’energia diurna e l’acqua dolce sono scarse; finché c’è una montagna nelle vicinanze, un problema risolve l’altro così che il sistema è pronto a stroncare sul nascere qualsiasi incendio boschivo, rendendo il sogno delle foreste che non bruciano una realtà.
L’installazione di questo sistema riceverebbe il sostegno finanziario di istituzioni internazionali che sostengono il non inquinamento, l’indipendenza energetica e la lotta contro la desertificazione e il cambiamento climatico.
Il progetto si basa su studi condotti dai Ministeri dell’Agricoltura e dell’Industria attraverso la loro società “Tragsa”, nonché dalla “Red Eléctrica Nacional”, dal Consiglio Superiore per la Ricerca Scientifica, dal Collegio delle Strade, dei Canali e dei Porti di Madrid e dall’Università Politecnica di Madrid, che sono disponibili per la consultazione da parte delle autorità.
Alberto Vázquez-Figueroa
Traduzione (IMC) e adattamento di CptHook per ComeDonChisciotte