di Saura Plesio (Nessie)
sauraplesio.blogspot.com
Da tempo accarezzo l’idea di un movimento interregionale di protesta dal titolo Terza Coniugazione. Se a qualcuno piace l’idea gliela cedo senza chiedere le royalties. Perché la coniugazione in –ire? Perché i verbi in terza coniugazione sono quelli più adatti per rispondere a questo labirinto infernale in cui ci hanno cacciato. I ristoratori e gli esercenti hanno deciso con determinazione che non crederanno più alle promesse dei governi. Hanno capito che il miglior “ristoro” si chiama lavoro. Soprattutto, poterlo esercitare. E cioè aprire. Io Apro e www.mioitalia.it sono alcuni dei loro movimenti di protesta di esercizi, ristoranti, trattorie. Basta, dover aspettare che da Natale reclusi si faccia Pasqua in reclusione, che dalla Pasqua si stia segregati per altri mesi, ma poi, ecco la “luce in fondo al tunnel”. Cioè un altro treno fatale e letale lanciato a tutta velocità da loro, che sta per travolgerci. Hanno iniziato con la Pasqua 2020 e strada facendo ci hanno preso gusto: Natale 2020, ri-Pasqua 2021. Non ci sono più i S.Valentino, S. Giuseppe, S. Giovanni, S. Michele né altri santi patroni che tengano, perché – oh mio Dio! – c’è solo S. Covid, e basta. Non ci sono più battesimi, cresime, eucarestie, matrimoni né funerali che non contengano questo insopportabile aggettivo: “contingentato”. Pare impossibile che non si possa fare una festa di compleanno, un anniversario, un giorno di ordinaria socialità senza la catena oppressiva dei veti e divieti, senza le varie pietre d’inciampo disseminate nel nostro percorso. Io Apro propone di riprendersi il servizio di cena oltre al pranzo a partire dal 7 aprile. Ottima idea, violare questo lurido coprifuoco da tempi di guerra e da codice militare! E anche di ribellarsi ad un fisco predatorio e vorace che pretende salassi fiscali senza aver dato a questi poveretti, nemmeno l’opportunità di fatturare. Ma per far sì che i nostri amici esercenti possano aprire occorre che la gente ci sia, che non abbia paura e impari a circolare. E cioè a Disobbedire, un altro verbo della terza coniugazione. Disobbedire ai Dpcm che ora chiamano semplicemente “decreti legge”. In buona sostanza, cambiano il nome come hanno fatto col vaccino AstraZeneca che ora si chiama Vaxzevria, ma non il contenuto. Andare a mangiare in ristoranti aperti aiuta gioco-forza, chi ha bisogno di essere aiutato. Ma ci aiuta anche a stare meglio e a ritrovarci, ad apprezzare la socialità e la convivialità ritrovata dopo tanto isolamento.
Fare l’esatto contrario di quanto propongono è norma buona, sana, giusta, sacrosanta e aiuta a non cadere in depressione, la quale viene spesso ingenerata dall’inibizione dell’azione.
Devo rimediare ad un’omissione quando ho scritto di “sicarietti regionali” nel mio precedente post “Piccoli sicari regionali crescono“: ho omesso di parlare di Giovanni Toti, presidente della Liguria, non perché sia una cima, ma perché l’estate scorsa si era comportato come il “meno peggio”. Ora però si è allineato in fretta agli altri Solinas della Sardegna, Giani della Toscana, al presidente della Valle d’Aosta e Alto Adige e altra brutta compagnia. Ha vietato di trasferirsi nelle seconde case per tutto il periodo delle vacanze pasquali. Anche se si è residenti. E, tanto per rincarare la dose, vieta pure l’utilizzo delle barche dalle quali rastrella un bel gruzzolone con le tasse di ormeggio, di rimessaggio e circolazione. La Regione Liguria è cara come il fuoco e i suoi ormeggi e posti-barca costano il doppio di quelli francesi. Nemmeno in Costa Azzurra il popolo delle barche paga tasse esose come quelle liguri. E ora quel totolone di Toti che fa? Vieta la disponibilità dei “beni immobili” (le case) e “mobili” (le barche) per i quali molti cittadini pagano profumatamente nella sua regione. Si comporta come un bizzoso Satrapo di villaggio africano. Complimenti! Non ci venga a dire che il suo divieto sarà solo limitato per il periodo pasquale, dato che è il principio quel che conta! Aveva una possibilità unica per distinguersi dagli altri suoi meschinissimi colleghi, i quali hanno superato il governo in malversazioni e soprusi sui cittadini, ma non l’ha voluta afferrare. Leggete un po’ qui:
Lo fa a malincuore, poverino, ma intanto lo fa. “Vede caro Toti, la tutela della salute è un conto, ma poi c’è la tutela dei diritti e anche quella del portafogli.”, lo rimprovera Belpietro nel suo editoriale di ieri su La Verità.
Io però in questa “sospensione della proprietà” basata sui divieti d’accedervi (che è un po’ come dire che non puoi entrare a casa tua) già iniziata con l’era Conte, ci vedo un principio fortemente comunista in accordo con le tesi di Davos che contemplano la perdita della piccola proprietà. E il virus, il contagio e le altre panzane c’entrano poco, molto poco, con questa strana “propedeutica” all’esproprio. E non è tutto. Leggete di quest’altro sopruso “pasquale” che purtroppo non sarà l’ultimo della serie :
Il nodo non è tanto il veleggiare o il nuotare, che non comporterebbero contatti che possono propagare il virus. “A livello diportistico tutte le attività sono vietate perché presuppongono uno spostamento che non rientra nei tre previsti dal Dpcm e quindi la violazione comporta l’applicazione dell’articolo 650 del Codice penale” spiegano alla Capitaneria di porto di Genova” (fonte: Ansa)
Buona Pasqua, e ricordiamoci: dipende da tutti noi trasformare questa tumulazione che dura da 13 mesi in Resurrezione.
FONTE: https://sauraplesio.blogspot.com/2021/03/aprire-disobbedire-uscire.html
Pubblicato da Tommesh per Comedonchisciotte.org