Anche in Svezia sentenze (geo)politiche: tutte le ingiustizie dell’ergastolo all’iraniano Hamid Nouri

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La storia dell’ ex guardia carceraria Hamid Nouri condannata per la sua presunta partecipazione all’uccisione di migliaia di prigionieri iraniani nel 1988. La sentenza risale allo scorso anno e arriva direttamente da Stoccolma, non da Teheran.

Dall’Iran parlano ancora oggi di un processo unilateriale e pieno di ombre. E’ una sentenza che ci riguarda. Perchè è anche questa la giustizia dell’Occidente dei diritti e delle libertà.

Riceviamo e pubblichiamo questa approfondita ricostruzione dei fatti e degli accadimenti.

Buona lettura.

Di Alireza Niknam

Hamid Nouri è nato il 29 aprile 1961 a Teheran ed era una guardia carceraria in uno dei penitenziari iraniani. Il 9 novembre 2019, Nouri è stato arrestato in modo violento e illegale dalla polizia svedese all’ingresso dell’aeroporto di Stoccolma, ed è stato come”sequestrato”, per i primi 8 mesi, senza alcuna possibilità di contatto con la sua famiglia o di assistenza consolare.

Questo cittadino iraniano, arrestato dalla Svezia, è stato condannato all’ergastolo da un tribunale improvvisato, dopo ben 92 udienze svolte senza diritto ad un processo equo. Il tribunale svedese ha accusato Nouri di aver partecipato a stabilire presunte sentenze di morte per i terroristi del MEK ( acronimo di Mojahedin del Popolo Iraniano, partito fuori legge, ndt ) che hanno ucciso più di 13.000 iraniani tra il 1979 e il 1988, mentre lui era solo una guardia carceraria.

Il sistema giudiziario svedese lo ha arrestato con l’accusa di aver giustiziato, negli anni ’80, dei Mujahedin  e lo ha condannato all’ergastolo il 14 luglio dello scorso anno. Ma questo tribunale aveva ragioni sufficienti per questa pesante condanna? Le procedure del processo a Hamid Nouri sono state davvero legali ed eque?

Le prove, le ricerche e i riscontri sono stati completi e lontani dai pregiudizi? Le relazioni e i documenti presentati in tribunale sono legali o sono stati presentati da parti anch’esse coinvolte?

Gli appellanti e i testimoni di questo tribunale svedese sono tutti membri del MEK e altre parti direttamente coinvolte. Hanno presentato in tribunale documenti e studi falsi, scritti in modo unilaterale e nell’ottica dei membri della loro organizzazione.

Coloro che sono stati lontani dall’Iran per molti anni e che nutrono un rancore e un’inimicizia di lunga data nei confronti di questo Paese, riportano le questioni e gli eventi di 30 anni fa nel modo a loro più congeniale e li utilizzano come strumenti efficaci contro il Governo iraniano. Le prove contraddittorie presentate in questo tribunale sono una testimonianza del fatto che i testimoni, che spesso sono membri del gruppo, non hanno presentato relazioni o documenti affidabili.

Ad esempio, perché il numero esatto delle persone presumibilmente uccise in Iran non è stato presentato in alcuna prova o documento? Perché i loro nomi, il loro numero, il luogo e l’ora del processo e persino la durata dello stesso non sono stati riportati con precisione dall’accusa? E perché i documenti presentati addirittura non concordano tra loro?! Le varie liste aggiornate e i documenti forniti sono in contraddizione tra loro. La Corte d’Appello non dovrebbe richiedere prove chiare e precise per dimostrare il crimine dell’imputato?

Le Nazioni Unite non dovrebbero chiarire le complessità e le contraddizioni di questo caso? I testimoni dell’accusa dicono che molti sarebbero stati giustiziati nell’estate del 1988, ma non ci sono statistiche accurate per dimostrare questa affermazione! Che cosa significa un numero elevato? Secondo quale criterio il numero viene dichiarato elevato o esiguo? Non dovrebbe esserci un criterio corretto per giudicare, nonostante tutto?

Hamid Nouri è stato ingiustamente condannato all’ergastolo, mentre i procuratori del tribunale non hanno effettuato alcuna visita o indagine sul campo in Iran.

Visitare la prigione di Rajaeeshahr, il “corridoio della morte”, le celle, il cortile della prigione, le tombe delle persone che sarebbero state uccise ingiustamente, la loro storia, i testimoni, i certificati di morte, ecc. sono dei casi che non sono stati indagati a causa dell’esistenza di parti coinvolte, e anche se l’accusato è stato condannato all’ergastolo, gli enigmi principali di questa storia giudiziale non sono ancora stati risolti.

In ambito internazionale, sono stati istituiti diversi tribunali, come il Tribunale Penale Internazionale del Ruanda, dove il procuratore è stato in grado di presentare alla Corte documenti affidabili e chiari, visitando la scena del crimine e conducendo indagini, osservazioni e ispezioni. Se c’è un’accusa di omicidio di massa in Iran, il procuratore non deve fornire una documentazione solida e completa sugli eventi di 33 anni fa?

La deposizione dei testimoni, in questo caso, presenta molte contraddizioni. La durata del periodo di attività del gruppo che il MEK chiama Comitato della Morte non è la stessa nei resoconti forniti dai testimoni. Iraj Mesdaghi cita il numero di giorni di attività di questa delegazione con una cifra e Mahmoud Royaei ne cita un’altra. Questo nonostante il fatto che la stessa organizzazione dei Mojahedin ne abbia il numero per un massimo di 20 giorni. Il procuratore deve chiarire le contraddizioni e le ambiguità di questo caso.

I documenti depositati in tribunale contro Hamid Nouri sono tutti documenti relativi agli eventi accaduti 33 anni fa e sono tutti resoconti orali. La mancanza di documenti ufficiali, la mancanza di indagini sufficienti e le contraddizioni nelle prove dei testimoni mettono in discussione il verdetto emesso dal tribunale. Ciò che ha tenuto Hamid Nouri in custodia per mesi e ha portato alla sua ingiusta condanna all’ergastolo è l’accusa di aver partecipato all’esecuzione di membri del MEK in Iran nell’estate del 1988. Tuttavia, una domanda importante a cui i tribunali d’appello devono rispondere prima di ogni altra cosa è quale posizione ricopriva Hamid Nouri nel sistema giudiziario iraniano e nella prigione di Evin o Rajaeeshahr 33 anni fa? Era un funzionario di alto livello? O un giudice? O era il membro principale del comitato di morte o del consiglio di amnistia? Qual era la sua posizione in base alle accuse contro di lui?

I membri del comitato di amnistia e i funzionari coinvolti nelle esecuzioni del 1988 erano tutti funzionari di alto livello. Il nome di Hamid Nouri non si trova in nessuno dei documenti che fanno riferimento alle persone presenti in quella delegazione, persone potenti.

Ad esempio, Ebrahim Raisi, uno dei membri di questa commissione, è ora il Presidente dell’Iran. Ma Hamid Nouri, nel 1988, era solo una guardia carceraria. Sia all’epoca che negli ultimi anni, non era il detentore del potere né aveva una posizione influente nel sistema giudiziario o governativo del Paese. Le persone presenti in questa delegazione erano Hossein Ali Nayeri, Morteza Eshraghi, Ebrahim Raisi, Davoud Lashgari, Mohammad Moqiseh e Mostafa Pourmohammadi, che erano e sono tuttora persone di peso in Iran.

Ma la domanda è: possibile che una guardia carceraria si sia ritrovata nella posizione di poter emettere una sentenza di morte? Poteva far uccidere i prigionieri o commettere un omicidio? Il suo nome è stato annunciato nell’elenco delle persone presenti in questa delegazione?

Era solo una guardia carceraria che in quel momento aveva maggiori possibilità di contatto con i detenuti, e poiché i rapporti presentati al tribunale sono spesso orali, i testimoni hanno riferito ciò che hanno visto, ma dietro le quinte della sentenza di morte, non c’è una guardia carceraria che è responsabile degli affari della prigione. Piuttosto, il sistema giudiziario e legale, il tribunale e, in questo caso particolare, la commissione di amnistia, hanno preso una decisione in merito a questi prigionieri, e Hamid Nouri non ha avuto alcun ruolo in questa decisione o nella sua attuazione. Ha svolto il lavoro di routine di una guardia carceraria e ha avuto la massima interazione con i detenuti; ad esempio accompagnandoli al bagno. Non aveva un alto titolo accademico e non aveva studiato nemmeno giurisprudenza, quindi non era diverso dalle altre guardie carcerarie.

È naturale che un detenuto sottoposto a sorveglianza veda solo i volti degli altri detenuti e delle guardie carcerarie e non abbia idea degli affari amministrativi e delle infrastrutture amministrative e giudiziarie, soprattutto a causa del tipo di reato e della pena che sconta, incontri poche persone.

In Svezia, le guardie carcerarie leggono le sentenze ai detenuti, ma questo significa che la persona che legge la sentenza ha avuto un ruolo nell’emissione della stessa? Il ruolo della guardia carceraria è quello di aprire le celle, chiuderle, accompagnare i detenuti ed aiutarli negli affari carcerari e nella vita in carcere, e non ha altri compiti.

Com’è possibile che un detenuto capisca che la sua guardia carceraria abbia un ruolo nel decidere della sua vita e della morte o sugli ordini impartiti per una esecuzione?

Se il secondino dà l’ordine di fare qualcosa o dice “seguitemi”, non significa che la guardia abbia il diritto di prendere una decisione, ma qualcun altro più importante a livello gerarchico ha preso quella decisione prima di lui  che ha solo il comando di eseguire gli ordini e le sue responsabilità sono alquanto limitate, ma chiare.

Nessuna guardia di sicurezza o carceraria può e non ha il potere di decidere l’entrata e l’uscita di persone dal carcere, la loro morte e la loro vita, la grazia e il perdono, o la punizione e l’esecuzione. Queste decisioni sono già state prese nel comitato di amnistia, da persone potenti, e le guardie non hanno la qualifica e il potere di prendere tali decisioni.

Per esempio, in Svezia, se una persona viene imprigionata in isolamento e sottoposta a tortura mentale, gli agenti penitenziari o coloro che non la fanno uscire dal carcere possono essere ritenuti responsabili di questo tipo di punizione, o possono essere criticati per tale tortura, o il sistema giudiziario dovrebbe essere responsabile di tale punizione? Se un procuratore o un giudice fa qualcosa di sbagliato, è lui il responsabile, non i suoi subordinati.

La nostra minima aspettativa  è che le responsabilità e i doveri di ognuno siano chiari e che le decisioni del tribunale in oggetto vengano prese in base a ciò. Hamid Nouri era solo una guardia carceraria e ha agito secondo gli ordini e le missioni che gli erano stati dati, e ha fatto solo le cose che rientravano nell’autorità di una guardia carceraria: trasferire i detenuti, accompagnarli e svolgere altri ordini riguardanti strettamente la sua mansione lavorativa.

Anche se, secondo gli accusatori, ci sarebbe stata complicità in questa esecuzione materiale e l’influenza e il potere di influire sulle sentenze, ma al momento delle esecuzioni, Nouri aveva un figlio e il 29 luglio 1988, secondo i documenti di nascita e secondo la legge iraniana, non era presente sul luogo del delitto, ma era con la sua famiglia.

Queste sono tutte carenze e contraddizioni, e senza affrontarle, non è possibile emettere una vera sentenza per Hamid Nouri.

Se parliamo di genocidio, è meglio che la Corte d’Appello, come altri tribunali internazionali, con documenti ufficiali e visite di persona e indagini sul campo e interviste, trovi la verità in questa vicenda, considerando il lungo tempo trascorso e il ruolo esatto di Nouri e poi sarà emesso il verdetto necessario.

Se stiamo parlando di omicidio, perché un tribunale in Svezia dovrebbe punire un iraniano che ha commesso un crimine contro altri iraniani in Iran e trattare il suo crimine secondo le leggi e le condizioni della Svezia?

Se un incidente simile fosse accaduto in Iran e un uomo svedese fosse stato accusato e punito per un omicidio commesso in Svezia secondo le leggi iraniane, senza documenti chiari e affidabili, la comunità internazionale non avrebbe criticato e protestato contro l’Iran?

Questa sentenza avrà ampie ripercussioni non solo in Iran e in Svezia, ma anche nel mondo intero.

Persone condannate a morte in altri Paesi, dopo non essere state processate correttamente, se entrassero in Svezia, sarebbero arrestate, imprigionate e poi condannate all’ergastolo? In queste circostanze, le persone vorrebbero fare un viaggio in Svezia?

Sono passati più di 30 anni da questo incidente, e l’emissione di un verdetto per un caso del genere richiede di chiarire tutte le complessità e le contraddizioni delle prove presentate e di fare riferimento a documenti ufficiali e non a rapporti orali di persone che non sono interessate a questo caso.

Prima della rivoluzione, il gruppo Mojahedin-e Khalq stava cercando di rovesciare il governo Pahlavi ed espellere lo Scià dall’Iran.

Mohammad Reza Shah fu tra coloro che torturarono e giustiziarono gli oppositori e i contestatori del suo governo, nelle carceri o addirittura nelle strade, e diede inizio a molti massacri in tutto l’Iran, per poi essere costretto a fuggire dal Paese.

Nessuno accusò lui e la sua famiglia per gli omicidi di massa del popolo iraniano all’estero e non lo sfidò nemmeno.

Tuttavia, il MEK pensava che, dopo la partenza dello Scià e l’insediamento del nuovo governo, avrebbe avuto sicuramente una mano salendo al potere e sarebbe diventato un portavoce. Ma ciò che accadde su richiesta del popolo iraniano fu il ritorno dell’Ayatollah Khomeini dall’esilio e la sua elezione a grande leader della rivoluzione iraniana. Il leader che prima di tornare in Iran non era mai stato d’accordo con il gruppo Mojahedin e considerava il loro approccio e le loro azioni ipocrite e basate su principi non islamici. Pertanto, dopo un breve periodo di tempo dall’ascesa al potere del governo dell’Ayatollah Khomeini e l’inizio del governo islamico, questo gruppo ha iniziato a combattere contro di esso e a condurre azioni armate.

Le relazioni della Repubblica islamica con i vari gruppi che cercavano il potere erano molto complicate, ma ciò che rendeva impossibile continuare le interazioni con il gruppo Mojahedin Khalq del Popolo era che volevano partecipare al potere, ma non riconoscevano la Repubblica islamica.

L’Organizzazione Mojahedin del Popolo non ha consegnato le armi dopo la Rivoluzione Islamica ed è rimasta un gruppo armato.

Nel frattempo, il Procuratore Supremo dell’Iran, Ali Qudousi, annunciò l’8 aprile 1981 che i gruppi politici pre-rivoluzionari che utilizzavano le armi dovevano consegnarle immediatamente, altrimenti sarebbero diventati gruppi illegali. Questo ordine coincise con la guerra Iran-Iraq, e l’Organizzazione Mojahedin del Popolo rifiutò di consegnare le armi e iniziò una lotta armata contro l’Iran nel 1981, prendendo di mira le persone che erano al servizio del Governo. Questo conflitto aperto e nascosto con la Repubblica islamica arrivò al punto che politici e persone importanti e ovviamente popolari del Paese, come 74 persone che erano al servizio del Governo, tra cui il capo della Corte Suprema dell’Iran, l’Ayatollah Beheshti, il Primo Ministro e il Presidente iraniano, 10 ministri e 20 membri del Parlamento, furono brutalmente assassinati da questo gruppo.

La storia non è finita qui e anche le persone comuni sono state bersaglio dei terroristi e delle malvagità di questa organizzazione e, a poco a poco, l’aperta crudeltà e la natura eversiva di questa organizzazione hanno fatto diminuire sempre di più la loro considerazione fra la gente.

Ma il tribunale svedese non ha una sentenza o un’opinione o una semplice reazione riguardo a questi crimini pubblici, all’assassinio di molti alti funzionari e di persone innocenti, che possono essere verificati con documenti ufficiali? Mentre ospita queste persone con questa fedina penale nel proprio Paese e gestisce persino le loro denunce, è in grado di chiedere giustizia e di lottare contro il terrorismo o di essere un portabandiera dei diritti umani?

L’Iran ha arrestato e condannato a morte quei criminali che erano coinvolti in omicidi efferati e che erano diventati una fonte di paura e di insicurezza per la propria popolazione. È meglio che le Corti d’appello conoscano la vera natura del MEK, la sua lunga e oscura storia e anche le azioni e le persone che agiscono oggi in suo nome, per poi emettere un verdetto.

Inoltre, considerando ciò che è accaduto in precedenza e la storia di violenza e di assassinio di questo gruppo, la vita degli avvocati di Hamid Nouri dovrebbe essere protetta, perché si teme abbiano intenzione di eliminarli fisicamente per poi girare la partita a loro favore.

Il tribunale ha emesso un verdetto su Hamid Nouri solo con le prove e i documenti presentati dai dagli accusatori e dai loro testimoni, i loro libri e articoli e le loro ricerche appartengono a un gruppo che ha una lunga storia di terrore, omicidio e tortura.

A parte la loro storia, il tribunale dovrebbe considerare solo una ricerca unilaterale relativa alla questione che va avanti da più di 30 anni ed emettere un verdetto?

Ci sono tante teorie e questo indica l’esistenza di opinioni diverse, quindi non si può equiparare una sola ricerca a una prova dimostrabile, perché ci sono altrettanti autori e ricercatori, le cui opinioni e documenti sono l’opposto di una prova; e la corte d’appello non dovrebbe semplicemente accettare un solo punto di vista.

Di Alireza Niknam

22.04.2023

Alireza Niknam, reporter e ricercatore nel campo dei gruppi terroristici, in particolare il gruppo terroristico di Mujahedin-e Khalq (MEK). Ha conseguito una laurea in scienze politiche presso l’Università di Teheran e scrive articoli per diverse agenzie di stampa internazionali. Oltre al giornalismo è commentatore politico e consulente del TerrorSpring Institute nel campo dell’antiterrorismo.

Traduzione a cura della Redazione di ComeDonChisciotte.org

 

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