DI ALESSANDRO GUARDAMAGNA
comedonchisciotte.org
La pianura Padana è una delle aree più malsane d’Europa. L’allarme era risuonato per l’ennesima volta lo scorso Gennaio quando le emissioni prodotte da veicoli, allevamenti intensivi e riscaldamenti domestici avevano superato la soglia di guardia trasformando l’intera pianura in una sorta di camera a gas, un bacino chiuso su tre lati da Alpi e Appennini nel quale l’aria è satura di polveri sottili, ossidi di azoto, monossido di carbonio e altri composti tossici che si accumulavano giorno dopo giorno.
Sia chiaro che l’inquinamento colpisce anche altre aree metropolitane in centro e sud Italia, ma sulle coste e nel vicino entroterra bastano i venti marittimi ad attenuarlo, cosa che invece al nord non si verifica. Il trend non è cambiato. Posto che il quadro non sorprende – anche perché qui vi sono centri urbani e zone che, più di altri, producono emissioni, come Torino, Milano e l’Emilia Romagna, realtà trafficate e caratterizzate da un’impronta fortemente industriale – occorrerebbe cercare di fare il possibile per non peggiorare una realtà già critica.
A Parma, città al centro della pianura Padana fra le più inquinate dell’ER e sede di un inceneritore, si è pensato bene di aiutare l’ambiente derogando dopo due giorni all’accordo del 31 Luglio scorso che fissava il limite massimo di 130.000 tonnellate annue da eliminare nel forno di Ugozzolo. Si è deciso quindi di bruciare rifiuti provenienti da altri territori extraregionali meno virtuosi. E così ecco che l’inceneritore è già pronto a ricevere 5.000 tonnellate dai comuni dell’area metropolitana di Genova, smaltimento da attuarsi nei prossimi 120 giorni.
In compenso è del 6 Agosto la notizia che l’amministrazione di Parma, quella stessa che ha stabilito di aiutare la bisognosa Genova, ha deliberato l’attuazione del Piano Aria Integrato della regione, che dal 1 Ottobre 2018 prevede che 29.909 veicoli, pari al 10% delle autovetture di residenti in città e classificate come euro 4, non potranno più circolare per i successivi sei mesi durante i giorni feriali. Il divieto sarà in vigore da Lunedì a Venerdì e durante le domeniche ecologiche, dalle 8.30 alle 18.30, e dovrebbe riguardare l’area compresa all’interno delle tangenziali.
Niente da dire sul fatto che sempre meglio fare qualcosa per ridurre l’inquinamento, piuttosto che non fare nulla. Ma quelle 29.909 persone che si ritrovano un euro 4 in casa, che gli serve per lavorare, portare i figli a scuola e fare la spesa, e che non hanno i soldi per cambiarla in una più virtuosa euro 5, che dovranno fare? Se non arriva l’amministrazione di Parma ad aiutarli come ha fatto con Genova, devono forse dar fondo alle ultime risorse disponibili o chiedere un prestito alla banca di “fiducia” con tanto di interessi?
Quanto invece alla logica di aprire le porte all’immondizia di tutta Italia per poi far chiudere le macchine in garage dopo che per mesi si è inquinato a più non posso, questa è simile a quella ricordata dal capitano Willard nel film Apocalypse Now nel descrivere la strategia inutile e folle di chi conduceva la guerra in Vietnam e ordinava di “tagliare in due i Vietnamiti a colpi di mitragliatrice, per poi dargli un cerotto”.
Insomma questa logica strampalata non ha fermato il comunismo negli anni ’60 e, su scala più ridotta, c’è da ritenere che, visti i risultati finora raggiunti, non migliorerà l’ambiente e l’aria per i cittadini di Parma. Queste scelte potrebbero far fare affari d’oro alle case produttrici di auto, come li hanno fatti fare ad IREN a bruciare rifiuti provenienti da ogni dove, ma quanto a ridurre l’inquinamento lasciano il tempo che trovano.
Alessandro Guardamagna
Fonte: www.comedonchisciotte.org
10.08.2018