Qualche ora fa il Senato ha bocciato la riforma elettorale che avrebbe screditato per sempre le elezioni USA. Fortemente voluta dal non-eletto Joe Biden, il Freedom to Vote Act è una riforma scandalosa dal punto di vista democratico: estensione del voto elettronico a tutti gli stati abolendo tutti i metodi di verifica legale dell’identità, accettazione obbligatoria delle schede elettorali post-datate o – addirittura – datate dall’elettore. Insomma, se non lo avete capito, avrebbe regolarizzato in maniera ufficiale tutte le frodi elettorali compiute per far eleggere Biden ufficializzando un sistema che avrebbe tolto al voto ogni credibilità, rendendolo manipolabile da chiunque. Ed è assai eloquente sul piano della libertà di stampa italiana come l’ANSA le chiami “norme a difesa dei diritti di voto”. La riforma è stata accompagnata dal John Lewis Voting Rights Advancement Act, in apparenza un rafforzamento del diritto di voto degli afroamericani, in verità un altro modo per sopprimere la libertà giurisdizionale degli stati federali in chiave autoritaria: difatti, gli stati con “storie di discriminazione” non avranno più la libertà di fare riforme elettorali o piani di redistribuzione. Una vera e propria svolta autoritaria, appoggiata dalle proteste libertarie dei soliti lacchè di Black Lives Matter e simili.
Ancora una volta bisogna ringraziare il tanto odiato – dal Deep State – ‘ostruzionismo’ (filibuster), normativa che richiede almeno 60 voti a favore per il passaggio di un provvedimento. Un vero grattacapo per Biden, burattino del Deep State in netto declino senile, messo là per attuare una serie di riforme strutturali essenziali alla distruzione della sovranità statale in Nord America, e fondamentali per la strategia neocon sul piano globale.
A fermare il provvedimento, bloccato per 49 favorevoli e 51 contrari, sono stati i voti dei due senatori repubblicani Joe Manchin e Kyrsten Sinema.
MDM 20/01/2022