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UNA RAZZA NEMICA, MEGLIO SOLI

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A cura di Davide
Il 10 Marzo 2009
178 Views
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DI MASSIMO FINI

quotidianonet.ilsole24ore.com

Le donne sono una razza nemica. Bisognerebbe capirlo subito. Invece ci si mette una vita, quando non serve più. Mascherate da «sesso debole» sono quello forte. Attrezzate per partorire sono molto più robuste dell’uomo e vivono sette anni di più, anche se vanno in pensione prima. Hanno la lingua biforcuta. L’uomo è diretto, la donna trasversale. L’uomo è lineare, la donna serpentina. Per l’uomo la linea più breve per congiungere due punti è la retta, per la donna l’arabesco. Lei è insondabile, sfuggente, imprevedibile. Al suo confronto il maschio è un bambino elementare che, a parità di condizioni, lei si fa su come vuole. E se, nonostante tutto, si trova in difficoltà, allora ci sono le lacrime, eterno e impareggiabile strumento di seduzione, d’inganno e di ricatto femminile. Al primo singhiozzo bisognerebbe estrarre la pistola, invece ci si arrende senza condizioni.

A seguito: “Massimo Fini: le donne sono una razza nemica. Qualche commento su questa dichiarazione da osteria (Dafne Eleutheria);

Sul sesso hanno fondato il loro potere mettendoci dalla parte della domanda, anche se la cosa, a ben vedere, interessa e piace molto più a lei che a lui. Il suo godimento — quando le cose funzionano — è totale, il nostro solo settoriale, al limite mentale («Hanno sempre da guadagnarci con quella loro bocca pelosa» scrive Sartre). La donna è baccante, orgiastica, dionisiaca, caotica, per lei nessuna regola, nessun principio può valere più di un istinto vitale. E quindi totalmente inaffidabile. Per questo, per secoli o millenni, l’uomo ha cercato di irreggimentarla, di circoscriverla, di limitarla, perché nessuna società regolata può basarsi sul caso femminile. Ma adesso che si sono finalmente «liberate» sono diventate davvero insopportabili. Sono micragnose, burocratiche, causidiche su ogni loro preteso diritto. Han perso, per qualche carrieruccia da segretaria, ogni femminilità, ogni dolcezza, ogni istinto materno nei confronti del marito o compagno che sia, e spesso anche dei figli quando si degnano ancora di farli. Stan lì a «chiagne» ogni momento sulla loro condizione di inferiorità e sono piene zeppe di privilegi, a cominciare dal diritto di famiglia dove, nel 95% dei casi di separazione, si tengono figli e casa, mentre il marito è l’unico soggetto che può essere sbattuto da un giorno all’altro sulla strada. E pretendono da costui, ridotto a un bilocale al Pilastro, alla Garbatella, a Sesto San Giovanni, lo stesso tenore di vita di prima.

Non fan che provocare, sculando in bikini, in tanga, in mini («si vede tutto e di più» cantano gli 883), ma se in ufficio le fai un’innocente carezza sui capelli è già molestia sessuale, se dopo che ti ha dato il suo cellulare la chiami due volte è già stalking, se in strada, vedendola passare con aria imperiale, le fai un fischio, cosa di cui dovrebbero essere solo contente e che rimpiangeranno quando non accadrà più siamo già ai limiti dello stupro.
Basta. Molto meglio restare soli.

Massimo Fini
Fonte: http://quotidianonet.ilsole24ore.com/
Link: http://quotidianonet.ilsole24ore.com/2009/03/08/156544-razza_nemica_meglio_soli.shtml
8.03.2009

MASSIMO FINI: LE DONNE SONO UNA RAZZA NEMICA. QUALCHE COMMENTO SU QUESTA DICHIARAZIONE DA “OSTERIA”

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DI DAFNE ELEUTHERIA
francydafne.blog.lastampa.it

In riferimento all’articolo di Massimo Fini “Una razza nemica, meglio soli” pubblicato su “Il Resto del Carlino” mi viene da scrivere, di getto, con il consueto stomaco anziché il cervello… quanto segue…

Curioso questo scritto di Massimo Fini, se a fine articolo non avessi letto la sua firma avrei pensato che l’avesse scritto una mia amica lesbica che trova insopportabile il mondo femminile ed attratta da quello maschile al punto da dirmi sempre che “se rinasco, voglio nascere maschio ed essere gay”. Questo a testimonianza del fatto che donne e uomini non sono rubricabili sotto un’identica voce, non ci sono “donne” e “uomini”, ma infinite tipologie di donne e infinite tipologie di uomini, senza contare poi l’altissimo numero di sfumature di genere che rendono tanti esseri umani tutt’altro che uomini o donne. Ma torniamo a noi.

Il quotidiano presenta questo articolo come una “provocazione”. Non so se questa “premessa” farà piacere allo scrittore Fini, infatti penso che quanto egli scrive non sia una semplice provocazione, ma un vero e proprio approccio alla questione di cui si occupa. E si parte subito alla grande: “Mascherate da «sesso debole» sono quello forte”. A parte il fatto che questa maschera potrebbero avergliela affibbiata i maschi, effettivamente me la sono sempre presa con Madre Natura per il fatto che – indubbiamente – l’uomo, a parità di altezza, di età, di costituzione fisica (so bene che questi dettagli sono privi di valore, perché l’età, l’altezza, ecc. non c’entrano, ma voglio proprio fare un discorso “alla pari”, decisione senz’altro artificiosa, ma nell’economia del discorso che sto facendo va bene così) sia più forte della donna. Perché – le ho sempre chiesto a questa Madre matrigna – hai fatto in modo che ci fosse un rapporto così insopportabilmente asimmetrico fra uomo e donna? Un uomo e una donna, uno di fronte all’altra, a mani nude, senza che nessuno de’ due conosca le arti marziali, presi nella loro quotidianità. A meno che la donna non riesca – accidentalmente – ad assestare un colpo repentino ed efficace in un punto debole dell’uomo che lo metta KO per il periodo di tempo necessario che le permetta di scappare, non ci sono speranze: pugni, schiaffi, calci nelle gambe e nello stomaco tanto per far capire chi comanda e chi gestisce la questione e poi, una volta ridotta la vittima ad uno zero, lo stupro. Ma non è necessario giungere a tali eccessi per dimostrare la superiorità fisica dell’uomo, è sufficiente dare un’occhiata alle performances sportive per vedere chi è più forte. Quindi, per quanto questo possa dare fastidio al signor Fini, la donna è più debole dell’uomo da un punto di vista fisico. Invece lo scrittore dice che è il sesso forte, dopo tutto, essendo attrezzate per partorire, le donne sono più robuste e vivono sette anni di più. Notizia che viene messa in relazione con il fatto che la donna vive di più ma va in pensione prima. Però non aggiunge che questo riguarda solo le donne italiane dal momento che in Europa le cose stanno un tantino diversamente. Ma vediamo un attimo queste frasi.

Una persona è attrezzata per partorire, quindi è più robusta. Boh, può anche essere. La donna vive sette anni in più rispetto all’uomo. Questo è vero, probabilmente le donne hanno troppe cose a cui pensare per poter morire così presto, se gli uomini facessero un decimo di quello che fanno le donne forse anche le lancette della data della loro morte si sposterebbero più avanti. Infine la legislazione tutta sbilanciata a favore delle donne: signor Fini, esca dai suoi libri e si faccia una passeggiata in giro per la città. Un’occhiata dalla pediatra, il 90% de’ genitori che accompagna il proprio figlio ammalato sono mamme. Un’occhiata nei giardini, la stragrande maggioranza de’ genitori che porta i propri figli sono mamme. Un’occhiata alle feste di compleanno: quasi tutti i genitori presenti sono mamme. E poi i compiti, le settimane passate a letto col bimbo ammalato, cucinare, lavare i vestiti, comprarli…. E invece lei, tomo tomo, cacchio cacchio, con caustica ironia osserva: “figli quando si degnano ancora di farli”. Ma li faccia lei i figli in queste condizioni! Vogliamo alzare l’età pensionabile anche per le donne? Va benissimo, ma allora, dal momento che è un’utopia trovare loro un compagno affidabile che le coadiuvi nelle mille incombenze della quotidianità, concediamo loro tutta una serie di possibilità grazie alle quali possano essere donne, madri e lavorare fino a 65 anni di vita senza scoppiare. Come avviene in Europa, fra l’altro, non stiamo certo chiedendo la luna.

Ma procediamo: “Hanno la lingua biforcuta. L’uomo è diretto, la donna trasversale. L’uomo è lineare, la donna serpentina. Per l’uomo la linea più breve per congiungere due punti è la retta, per la donna l’arabesco. Lei è insondabile, sfuggente, imprevedibile.” A parte il fatto che nella mia vita ho sempre riscontrato il contrario, l’uomo, in quanto incapace di prendere di petto le situazioni in genere si cela dietro arabeschi spesso al limite della decenza, mentre la donna affronta le questioni senza ambiguità e in maniera chiara e cristallina, quello che non convince è l’adesione a determinati valori considerati universali. Qui si afferma che ciò che è diretto, lineare, sondabile, non sfuggente e prevedibile è il bene, il contrario rappresenta il male. E questo chi l’ha deciso? Il signor Fini o qualche libro sacro di cui ignoro l’esistenza?

Altro pensiero discutibile: “Sul sesso hanno fondato il loro potere mettendoci dalla parte della domanda, anche se la cosa, a ben vedere, interessa e piace molto più a lei che a lui. Il suo godimento — quando le cose funzionano — è totale, il nostro solo settoriale, al limite mentale («Hanno sempre da guadagnarci con quella loro bocca pelosa» scrive Sartre).” Sarebbe interessante dimostrare quanto si afferma, sono le donne ad avere messo gli uomini dalla parte della domanda? O bella, e questo quando è successo? In quale epoca? In quale cultura? Si scade comunque nei classici “modi di dire”, che cosa vuol dire che il loro godimento è totale e quello degli uomini settoriale, al limite mentale? E poi mentale… se penso a certi maschietti che conosco, forse hanno un godimento mentale a causa del loro cervello intasato di testosterone… tanto per rispondere ad una battuta con una battuta. Che il sesso piaccia e interessi più alle donne che agli uomini… beh, mi sembra proprio un modo di dire che lascia il tempo che trova.

Assai più interessante quanto scrive successivamente: “La donna è baccante, orgiastica, dionisiaca, caotica, per lei nessuna regola, nessun principio può valere più di un istinto vitale. E quindi totalmente inaffidabile. Per questo, per secoli o millenni, l’uomo ha cercato di irreggimentarla, di circoscriverla, di limitarla, perché nessuna società regolata può basarsi sul caso femminile.” Sarebbe interessante ricordare che Dioniso è un Dio, non una Dea, e questo qualcosa dovrebbe voler dire. E’ comunque interessante far notare che chi impazzisce all’interno della famiglia ed uccide moglie, figli e quant’altro è, di solito, l’uomo. E questo il signor Fini non lo dice. Infatti, chi calpesta la nobile divinità di Dioniso finisce con l’essere calpestato, Dioniso è un Dio vendicativo, che non ammette che ci si dimentichi di Lui. Le donne questo lo sanno e ci convivono. Quindi, saggezza vorrebbe che anche i maschietti guardassero al modello orgiastico, caotico e dionisiaco della vita e mediassero con la loro quotidianità così ben irreggimentata ad un ordine assolutamente, a mio parere, contro natura. Dalle donne i maschietti avrebbero tanto da imparare, ma preferiscono abbandonarsi ai lai e alle querimonie del signor Fini. Signor Fini, non dimentichi Euripide, non dimentichi la sua ultima opera che fu proprio (è solo un caso?) “Le Baccanti”, in cui il razionalismo maschile di Penteo, re di Tebe, viene letteralmente fatto a pezzi dal dionisismo femminile di sua madre Agave. Non dimentichi che Euripide era un uomo, non una donna, ed è un uomo che, prima di morire, ribadisce la vittoria di Dioniso.

Poi il signor Fini scende nel grottesco: “Ma adesso che si sono finalmente «liberate» sono diventate davvero insopportabili.” Ammetto che dice una cosa importante che pochi sono disposti ad ammettere: le donne si sono liberate. Infatti, le donne hanno sempre vissuto le discriminazioni e le ingiustizie sulla propria pelle e da sole ne stanno uscendo fuori. Probabilmente il signor Fini preferisce il sano modello patriarcale de’ tempi andati, in cui le donne conoscevano la loro “diversità” fin dall’infanzia e veniva insegnato loro come praticarla in modo da poter diventare brave mogliettine, brave madri e poi brave nonne. Eh, il buon vecchio mondo rurale, che bei tempi… di merda!
Poi un po’ di battutine alla Benigni: “Han perso, per qualche carrieruccia da segretaria, ogni femminilità, ogni dolcezza, ogni istinto materno nei confronti del marito o compagno che sia, e spesso anche dei figli” senza ricordare che la carrieruccia da segretaria (non sapevo che le donne che trovano un lavoro sono solo segretarie e basta, oppure è solo questo lavoro che giustifica il giudizio in merito?) dà loro la possibilità di guadagnare abbastanza per sentirsi autonome, per potersi permettere qualcosa senza dover sempre chiedere, chiedere, chiedere, come avveniva quando erano casalinghe. E poi, povero maritino, povero compagno, privati dell’istinto materno, che fa comodo quando si vuole. Se i maritini e i compagnucci si comportano con il dovuto rispetto non hanno proprio nulla da temere, anche nello sfortunato caso in cui la propria compagna o moglie dovesse diventare all’improvviso una segretaria.

Quanto afferma successivamente il signor Fini, invece, è l’unica cosa sensata che, finora, ho letto: “nel 95% dei casi di separazione, si tengono figli e casa, mentre il marito è l’unico soggetto che può essere sbattuto da un giorno all’altro sulla strada.” Ho un amico che, attualmente, sta vivendo una situazione simile e provo una pena infinita verso di lui, ma non dobbiamo dimenticare che le leggi le fanno gli uomini, non le donne. Speriamo veramente che in futuro anche i papà contribuiscano maggiormente in termini di tempo, di educazione, di qualità, di amore verso i propri figli, in modo che finalmente tutti si accorgano che non solo ad una madre, ma anche ad un padre, possono essere affidati i figli, in modo che si possa giungere ad una legge che porti ad una effettiva parità anche in questo campo.

Avviamoci alla conclusione: “Non fan che provocare, sculando in bikini, in tanga, in mini («si vede tutto e di più» cantano gli 883), ma se in ufficio le fai un’innocente carezza sui capelli è già molestia sessuale, se dopo che ti ha dato il suo cellulare la chiami due volte è già stalking, se in strada, vedendola passare con aria imperiale, le fai un fischio, cosa di cui dovrebbero essere solo contente e che rimpiangeranno quando non accadrà più siamo già ai limiti dello stupro.” Si parte citando Sartre e si finisce citando gli 883, quasi a testimonianza del fatto che, alla fin fine, si ha a che fare con il solito articolo da osteria. Qui purtroppo si mettono in burletta questioni molto serie. Di innocenti carezze i vari maschietti ne fanno una infinità alle proprie colleghe e nessuna ha mai fatto denunce per molestie sessuali (il fatto che sia avvenuto qualche volta qua e là per l’Italia non vuol dire che sia una regola), si sa che lo stalking è qualcosa di ben diverso da due chiamate al cellulare e che, comunque, anche quando le donne vivono nell’angoscia (altro che due squilli di telefono) e si rivolgono alle istituzioni, si sentono rispondere picche. Inoltre, le donne sono abituate a dover sopportare ben altro che qualche innocente fischio e nessuno è finito in galera per stupro per via di questo “delitto”. La verità è che trovo questo articolo del signor Fini piuttosto piagnone e vittimista, sì, uno scritto decisamente frignone.

Infine la chiusa: “Basta. Molto meglio restare soli.” Esattamente quello che dicono le separatiste. Non avrei mai pensato che Fini potesse essere un separatista. Incredibile!

Dafne Eleutheria
Fonte: http://francydafne.blog.lastampa.it/
Link: http://francydafne.blog.lastampa.it/dafneblognews/2009/03/massimo-fini-le-donne-sono-una-razza-nemica-qualche-commento-su-questa-dichiarazione-da-osteria.html
10.03.2009

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