Oggi, il Parlamento italiano ha raggiunto forse il limite inferiore della sua storia (in futuro potrà scendere ancora) e tutte le istituzioni, compresa la Presidenza, sono oramai gli zombie di ciò che erano non più di un anno fa.
Gli unici ad essere felici sono gli uomini di Bankitalia, che ringraziano per il generoso regalo di 4 miliardi di euro fatto ai loro azionisti: credevamo che l’IMU servisse per rimettere in sesto il bilancio italiano. No, adesso abbiamo la conferma ufficiale che serviva a rimpinguare i conti degli azionisti privati di Bankitalia.
Infine, la giornata si è chiusa con il deposito delle motivazioni per mettere sotto accusa il Presidente della Repubblica per attentato alla Costituzione.
Sappiamo che Napolitano non teme nulla, ma da oggi in avanti avrà una “onorificenza” in più da aggiungere al suo palmares.
Ecco le sei le accuse che il M5S rivolge al Capo dello Stato:
Su questo punto andrebbero processati tutti i Presidenti, almeno da Pertini in avanti: le leggi contro il terrorismo sono state la “prova generale” della decretazione d’urgenza. Poi, il diluvio: oggi, si decreta “d’urgenza” anche un finanziamento di 1.000 euro a qualche parente, oppure un ministro entra a gamba tesa nella decisione su quale parente abbia diritto di gestire il bar di un ospedale.
Il “patto” scritto in Costituzione all’art. 77 “in casi straordinari di necessità e di urgenza” fu, probabilmente, un “patto fra gentiluomini”: nessuno immaginava, nemmeno lontanamente, un governo di nani e ballerine come nella ultime legislature.
Per questa ragione non fu specificato nulla: “l’urgenza” era egualmente percepita dal cittadino comune e dai politici, come avvenne per il Vajont, per l’alluvione di Firenze, ecc.
Questi farabutti, invece, hanno scelto di interpretare letteralmente la Costituzione: non essendo specificato un limite, o delle categorie, tutti – paradossalmente – possono diventare casi d’urgenza.
2) Riforma della Costituzione e del sistema elettorale;
L’eventuale riforma della Costituzione è argomento staccato dalla legge elettorale e bene ha fatto il M5S a lottare perché (finora) non avvenisse. C’è il rischio che riescano a raggiungere i 2/3 dei voti, e quindi che riescano ad evitare il referendum confermativo. E’ chiaro che il Presidente non considera il M5S un soggetto politico “attivo”: al più, dei divertenti clown. E come si può, con i suoi poteri – che ricordiamo “proseguono” con la Corte Costituzionale – negargli d’incontrare chi vuole? Non solo è un affare sporco, ma pure una vigliaccata ma in questo non si vede dove sia l’attentato alla Costituzione.
Le leggi elettorali – salvo il proporzionale puro e senza sbarramenti (una testa, un voto) – sono tutte delle truffe: dipende da chi vuoi farti truffare.
3) Mancato esercizio del potere di rinvio presidenziale;
Un “mancato esercizio” è tale e non può essere contestato, anche se – ad esempio Ciampi non rinviò il “Porcellum” alle Camere a fine legislatura (che, quindi, sarebbe caduto immediatamente, ben prima d’essere dichiarato incostituzionale sette anni dopo) – in molti casi sarebbe stato opportuno farlo. Già, ma è un potere presidenziale: che succede se non lo applica?
4) Seconda elezione del Presidente della Repubblica;
La Costituzione non contiene nulla al riguardo. Immaginiamo che i costituzionalisti (riflettendo sulla gerontocrazia italiana, già viva e pimpante all’epoca) non scrissero nulla perché ci risero sopra. E questi ne hanno approfittato: come si può tacciare di attentato alla Costituzione sul nulla?
5) Improprio esercizio del potere di grazia;
Qui, sembrerebbe esserci almeno “fumo” d’arrosto, giacché la vicenda Sallustri è complicatissima ed un vero ginepraio sono le rilevanze penali. Detto fuori dai denti, Sallustri era l’ultima persona da graziare, con tanta gente malata e condannata a pene lievi che ingombrano le nostre carceri.
Ma l’art 87 della Costituzione recita: “Può concedere grazia e commutare le pene.” Non c’è altro. Come si può trovare un appiglio per un “attentato alla Costituzione”?
6) Rapporto con la magistratura: processo “Stato-mafia”.
Qui è molto difficile estrapolare la verità: nulla di più probabile che gli apparati dello Stato si siano “attivati” molto “generosamente” in favore del Presidente. Forse sarebbe necessaria una commissione parlamentare d’inchiesta…ma sapete che fine fanno, vero? Chiacchierano per decenni e non concludono nulla.
Grillo sa benissimo che le possibilità di successo dell’iniziativa sono pari a zero, e per due motivi: il primo è che contro hanno il maggior consesso di giuristi e costituzionalisti, moltissimi al servizio di Re Giorgio; il secondo, banale, è che i numeri parlamentari non sono a loro favore.
Nonostante tutto, però, il successo dell’impresa è garantito: ovviamente Napolitano non decadrà dall’incarico, ma sarà travolto dalle susseguenti elezioni. Procediamo con calma.
Lo share di Napolitano è uno fra i più bassi del mondo occidentale: soltanto la metà dei cittadini lo approva (parecchi sondaggi recano queste cifre) e questo – per un capo di Stato che ha basato il suo agire sul “state tranquilli, qui ci sto io a controllare” – è una débacle. Metà dei cittadini ha capito il trucco.
Mentre scrivo non so – e soprattutto con quali emendamenti – verrà approvata la nuova legge elettorale: nessuno dei due schieramenti (PdL-PD) è in grado di giungere ad acchiappare il famoso “premio di maggioranza” il quale, sempre di più, assomiglia al prosciutto in cima all’Albero della Cuccagna.
Il 37% è una soglia alta – Berlusconi voleva il 35, non scordiamolo – perché entrambi i partiti ritengono che saranno loro gli attori al ballottaggio: nulla di più falso.
Sono tre partiti grosso modo equivalenti (ricordiamo le “sorprese” delle scorse elezioni), ma con una differenza: Grillo agiterà la clava contro il vecchio Re usurpatore, mentre i parlamentari del M5S – oramai costretti, più che dal numero, dalla insipienza della Boldrini e della sua “ghigliottina” – praticano una sorta di guerriglia parlamentare ai limiti del lecito. Agli altri, non rimarrà che difendere l’asfittico esistente.
C’è però un altro punto a favore del M5S: tutti i sondaggi danno un astensionismo pari a circa il 40%, la metà dei quali deciderà nell’ultima settimana cosa fare. Sono circa 8 milioni d’italiani, che avranno in tasca la chiavi del nostro futuro.
Su questi 8 milioni si sperticano gli istituti di ricerca ma non trovano nulla, perché ciascuno di loro ha un padrone: di conseguenza, “taroccherà” le risposte in modo di “adattarle” alle richieste. Nulla di utile.
Perciò, spegniamo questi bagliori e torniamo a ragionare con la nostra testa: una campagna elettorale nella quale un solo partito (il M5S) si approprierà di tutto il patrimonio di chi è schifato, annichilito, provato dal disgusto che avanza ad ogni passo è ciò che ci aspetta.
Difatti, Napolitano – che è un gran furbacchione – ha dichiarato di non essere preoccupato per la messa in stato d’accusa in merito alla Costituzione, bensì d’esserlo molto per cosa sta succedendo in Parlamento.
Là, si che si stanno giocando i futuri equilibri europei! Devono riuscire a tagliar la pelle all’asino senza farlo ragliare! E bene fanno quelli del M5S ad urlare più forte: non si facciano intimorire dalle tigri di camomilla come Letta!
Le banche vogliono ancora soldi: tutti hanno capito che col “fiscal compact” l’hanno fatta fuori del vaso, perciò in questo ultimo anno cercheranno di succhiare tutto il sangue che riusciranno, poi abbandoneranno la carogna.
Sta a quelli come noi, che hanno compreso la truffa – iniziata con Licio Gelli ed il suo “Piano di Rinascita Democratica” di 30 anni or sono – continuare a strombazzare qual poco di verità della quale siamo certi,
perché l’abbiamo vissuta.
I ragazzi del M5S – almeno – sappiamo che continueranno.
Carlo Bertani
Fonte: http://carlobertani.blogspot.it
Link: Un nobile intento che non genererà frutti. Ma li darà in futuro
31.01.2014