DI MARINO BADIALE
Per tornare allo statale dell’intervista, ai suoi critici, che indubbiamente in molti casi stanno peggio di lui, si devono ricordare due cose. In primo luogo c’è sempre qualcuno che sta peggio di te: se il precario italiano sta peggio dello statale, l’africano disperato che muore nel tentativo di venire a farsi sfruttare in nero in Italia sta sicuramente peggio del precario. Con ciò si vuol dire che replicare, a chi segnala un problema, “comunque stai meglio di altri”, non è un argomento risolutivo, perché su questo pianeta quasi chiunque sta meglio di qualcun altro. Ma non è questa l’osservazione più importante, che è invece la seguente: se è vero che lo statale sta ancora relativamente bene, è certo che la sua situazione è peggiorata come è peggiorata quella di tutti. È questa la cosa fondamentale che bisogna capire da interviste come quella sopra indicata, e dalle tante altre notizie che si potrebbero citare: stiamo sempre peggio, tutti, ci stiamo impoverendo, tutti. Chi stava piuttosto bene ancora se la cava, chi era appena al limite della povertà ora è alla disperazione. Ma è questo movimento di peggioramento comune che bisogna saper vedere, per capire che la linea dell’evoluzione delle nostre società è chiara, ed è quella della distruzione del ceto medio e dell’immiserimento generalizzato. Sono cose dette e ridette, cito solo, giusto per dare un’idea, un breve intervento di Carlo Formenti, oppure il bel libro di Mario Pianta.
Sarei naturalmente lieto se i lettori riuscissero a convincermi che il mio pessimismo è infondato.