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La Redazione

 

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TURCHIA FUORI DALLA NATO ?

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A cura di Davide
Il 21 Luglio 2016
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DI ROSANNA SPADINI

comedonchisciotte.org

Del golpe turco è stato detto tutto e il suo contrario … golpe da operetta, golpe fai da te, false flag, ma che golpe abbiamo noi, così è se vi golpe, golpe sì o golpe no … quindi non c’è molto da aggiungere, se non ribaltarlo dai fondelli e osservarlo da un’altra angolazione … non tanto un’indagine alla Sherlock, per cercare il responsabile del delitto, quanto una riflessione sul magma geopolitico internazionale, che vede tramontare l’efficienza organizzativa e il progetto realistico delle oligarchie atlantiche, in un processo di ricomposizione delle alleanze e delle strategie globali, dagli scenari sempre più oscuri e confusi.

E dopo il Brexit, altre alleanze si sganciano dalla morsa autoritaria degli USA, e si rimescolano in tattiche strategiche, come le tessere impazzite di un puzzle che non riesce a trovare il proprio equilibrio. Come mai la rivolta dei colonnelli si è infranta contro l’assedio alla base americana di Incirlik, dove si trovano 80 testate nucleari? Come mai l’attività alla base militare di Incirlik è stata sospesa, e il governo turco ha chiuso lo spazio aereo ai velivoli militari? Come mai Ankara ha disposto in stato d’assedio la base statunitense, vietando tutti i movimenti in entrata e in uscita?
E ancora … come mai il Comando delle forze USA in Europa, ha posto in stato di massima allerta tutte le forze Usa di stanza in Turchia?

È chiaro che le vicende turche hanno evidenziato le forti tensioni di una guerra civile in atto da tempo nel Paese, ed hanno anche rigirato il coltello nella ferita del conflitto apertosi con gli USA. La chiusura dello spazio aereo sarebbe stata giustificata con la necessità di riprendere il pieno controllo della situazione nell’area dopo il fallimento del golpe, una misura che ha portato alla sospensione delle missioni americane contro i jihadisti dello Stato islamico.

Ma ha evidenziato anche la rottura di rapporti con gli States. La Turchia infatti, sotto la guida di “Kemal Ataturk” era stata quasi per un secolo il partner perfetto per gli Stati Uniti, e aveva rappresentato la frontiera dell’occidente, per la sua strategica posizione geopolitica. Del resto dai tempi degli zar, fra ottomani e russi non correva buon sangue, però la necessità dell’URSS di trovare uno sbocco verso il Mediterraneo aveva provocato un attrito costante. Nessun paese poteva essere così utile sul fronte sud eurasiatico meglio della Turchia, ed anche oggi nessun riparo è migliore della Turchia davanti al pericolo proveniente dall’Est.

Il colonialismo islamico poi ha sempre cercato di restare costantemente allineato agli States, come affidabile partner mediorientale, ed ha affiancato Israele per decenni nelle politiche di contenimento delle istanze arabe … per di più Ankara oggi fornisce il secondo apparato militare della Nato … tutto ciò le ha permesso di sviluppare un modello di stato autonomo, una strana combinazione di progresso e tradizione, di modernità e cultura confessionale. Però la Turchia non può certo confrontarsi con l’occidente in termini di rispetto dei diritti, di suddivisione dei poteri democratici e di libertà individuali, e il precario equilibrio acquisito, conveniente per lungo tempo per tutti, è entrato in crisi proprio con l’ascesa al potere di Erdogan e del suo AKP, il partito conservatore islamico.

Sulla politica interna del sultano di Ankara l’occidente ha chiuso entrambi gli occhi, ma quando sono entrati in gioco i rapporti internazionali, allora l’allerta si è imposta: l’asse in Egitto con i Fratelli Musulmani fa indispettire il Cairo di Al Sisi e gli USA, il riconoscimento dello Stato di Palestina ha mandando su tutte le furie Israele.

Ma ultimamente il problema Siria rende i rapporti esplosivi, quando la Turchia permette il transito di uomini e rifornimenti verso l’ISIS e appoggia apertamente i miliziani fondamentalisti al confine siriano … quando offre le basi NATO per bombardare l’ISIS, e poi permette che le stesse basi siano stoccaggio di materiali per i terroristi.

A ciò si aggiunga che l’ascesa dei curdi siriani preoccupa parecchio Erdogan, mentre i piani di Washington puntano viceversa sui curdi per porre un freno ad Assad. Quindi dopo aver abbattuto un aereo russo nel novembre scorso, dopo aver provocato Putin, Erdogan continua a muoversi tra scaltrezza e inganno … fino ad oggi, in cui prova a riallacciare i fili con la Russia e con Damasco.

Quindi, anche se la Turchia ha rappresentato un’alleanza necessaria e irrinunciabile per gli USA, negli ultimi tempi l’ambiguità politica del regime di Erdogan ha destato parecchi malumori. L’alleanza con Ankara è assolutamente necessaria per gli USA, ma Erdogan avrebbe potuto benissimo essere sostituito … quindi verosimile che dietro il golpe del 15 luglio ci siano gli USA, ormai stanchi di un cane pazzo che fa il triplo gioco.

Ma il golpe naufragato si è inevitabilmente tramutato in una crisi internazionale, a dimostrazione del coinvolgimento yankee … e le motivazioni appaiono complesse, una rottura evidente tra gli interessi della Turchia e quelli occidentali … poi dal puzzle geopolitico spunta Fethullah Gülen, un anziano Imam in esilio negli Usa, accusato da Ankara di essere l’ispiratore del fallito golpe, magnate e predicatore sufi, uomo d’affari e intellettuale, che da vent’anni sconta un esilio volontario in Pennsylvania.

Eppure nei tempi passati la santa alleanza di questi due islamisti – Fethullah Gülen, detto “Hoca”, il Maestro, ed Erdogan – aveva eliminato la storia laica del passato e costruito il presente regime confessionale dell’AKP. Le vicende politiche degli ultimi tempi però hanno istigato crepe e divisioni in quelle forze armate una volta compatte e detentrici di un forte potere economico: l’ascesa dell’AKP e dei gulenisti ha ridimensionato un sistema dominante per decenni.

Fethullah Gülen nel frattempo è riuscito a governare la più potente confraternita musulmana, una sorta di Opus Dei islamica, che ha raggiunto milioni di seguaci e un fatturato di miliardi di dollari, costruendo scuole, università, controllando giornali e gruppi economici, infiltrandosi nella magistratura e nella polizia. I due però ad un certo punto entrano in conflitto, perché Gülen mirava ad una riforma radicale della repubblica, mentre Erdogan non intendeva rovesciare completamente il sistema kemalista e puntava invece a una democrazia islamico presidenziale dai tratti autoritari.

Fethullah Gülen nega il proprio coinvolgimento nel golpe, però la spaccatura con Erdogan evidenzia la rottura degli interessi strategici della Turchia, che puntava a diventare il Paese leader del mondo musulmano, annettendosi economicamente Siria e Iraq … quando però nel 2011 il piano è naufragato, Erdogan ci ha provato con la guerriglia jihadista, all’inizio approvata anche dagli americani in funzione anti-Assad e anti-Iran. Poi sono arrivate le intese con Teheran sul nucleare e il “tradimento” da parte degli USA, mentre i golpisti a loro volta accusano il presidente per la sua politica anti-Nato.

Comunque sembra essere quasi certo che il fallimento del colpo di stato sia stato determinato dal dominio dei cieli, in quanto la fuga di Erdogan non sarebbe stata interrotta dai caccia F-16 dei golpisti, che avevano sorvolato ripetutamente Ankara e Istanbul, ma non avevano intercettato l’aereo presidenziale … un errore grossolano, che forse trova una spiegazione nella rotta del Gulfstream 4 presidenziale (monitorata dal sito Flightradar24) … perché il leader in fuga avrebbe raggiunto le coste del Bosforo e poi avrebbe continuato a volare per ore in circolo, proprio sopra l’aeroporto di Bandirma, nel nord della Turchia, prima di tornare a Istanbul. Transponder acceso, individuabilissimo, ma i caccia degli insorti l’hanno ignorato. Dunque nessuna ipotetica fuga verso Germania, Londra, Teheran o il Qatar, e nessun attacco da parte dei caccia F-16 dei golpisti, che hanno praticamente “ignorato” il volo, nonostante fossero stati spediti elicotteri e aerei a bombardare la residenza presidenziale a Bodrum.

Ormai il destino delle relazioni tra Erdogan e Obama sembra essere appeso a una serie di tracce radar, quelle che collegano la base di Incirlik alla rotta dei caccia golpisti. Anche se tra una quantità confusa di dati difficilmente dimostrabili, sembra esserci finora solo un punto fermo: il decollo di almeno un aereo cisterna dalla pista di Incirlik, base militare statunitense, che sabato 16 luglio è stata assediata dalla polizia.

Invece alcuni indizi preannunciano il riavvicinamento tra Turchia e Russia, infatti a giugno il presidente Tayyp Erdogan inviava una lettera di scuse a Vladimir Putin per l’abbattimento dell’aereo russo avvenuto a novembre 2015 … dove si dichiarava disposto a risarcire la famiglia del pilota ucciso e a condannare i responsabili dell’omicidio.

Ad agosto poi, da Sochi sul Mar Nero i due presidenti, Vladimir e Tayyip si incontreranno, per l’Assemblea generale dell’ “Organizzazione di cooperazione economica del Mar Nero”, per cercare di mettere una pietra sopra i difficili rapporti vissuti negli ultimi mesi. L’embargo commerciale russo ha ferito anche l’economia turca … e per i russi la Turchia è anche un importante partner economico dal commercio pari a 30 miliardi di dollari, con una forte utenza nelle esportazioni energetiche. Quando il sipario è calato a novembre, la Russia preparava la costruzione di una centrale nucleare da 20 miliardi di dollari in Turchia e lavorava al gasdotto South Stream, dall’enorme capacità annua di 67 miliardi di metri cubi, un progetto per fornire gas russo ai Paesi sud-europei.

Insomma la svolta politica è evidente: un probabile rallentamento d’intesa sul conflitto siriano e il tentativo di uscire dall’isolamento geopolitico, ricucendo i rapporti con Russia, Israele, Iraq ed Egitto. La Russia da parte sua è ben consapevole che la sua diplomazia in Medio Oriente necessita di rapporti con la Turchia, le cui politiche regionali sono spesso in contrasto con l’occidente … ad esempio sul Mar Nero, Russia e Turchia hanno storicamente dominato, ed il piano degli Stati Uniti d’imporre una presenza della NATO nella regione ha creato forti contrasti.

Gli USA del resto avevano buonissime ragioni per sostenere un colpo di stato che eliminasse Erdogan, ed ora si trovano a dover impedire la riconciliazione con Putin. La geopolitica del Medio Oriente sta mutando alla velocità della luce, mentre gli USA hanno dimostrato in questa circostanza, disorganizzazione e ritardo, e i segni di una crisi di sistema.

Al contrario Putin, sempre vigile in realpolitik, ha confermato la sua buona disponibilità aggiungendo di essere pronto “ad aprire la via al superamento della crisi nelle relazioni bilaterali ed iniziare il processo di rinnovamento degli sforzi congiunti sulle questioni internazionali e regionali e sullo sviluppo delle relazioni tra i due Paesi in diverse aree“. (Sito web del Cremlino)

Ora in Turchia è in corso il secondo colpo di stato, questa volta condotto direttamente da Erdogan contro gli oppositori, con epurazioni, liste di proscrizione e sentenze che evocano la pena di morte, come scrive Con Coughlin, esperto di difesa e relazioni internazionali sul “Telegraph”: “Il tentativo di golpe militare promosso la scorsa settimana da un gruppo di ufficiali scontenti può non essere riuscito, ma ora è in pieno svolgimento un altro colpo di stato, quello dei sostenitori della politica di Erdogan contro gli avversari, che spianano la strada all’autoritarismo del presidente”.

Secondo Coughlin, alla luce di questo scenario la NATO potrebbe escludere la Turchia, le azioni del presidente turco non lascerebbero altra scelta all’Alleanza Atlantica. “Il fatto che Washington parli apertamente della possibilità di sospendere la permanenza della Turchia nella NATO dimostra quanto sia logoro il rapporto tra Ankara ed i suoi alleati occidentali dopo il fallito golpe militare … e ancora “Se Erdogan intende perseguire la via dell’Islamismo, la NATO non avrà altra scelta che sbarazzarsi del suo problematico alleato turco”.

Effettivamente finora gli Usa hanno sopportato di tutto … sotto Erdogan, la Turchia è stata il principale alleato dell’ISIS …. una flotta di 2.000 autobotti ha trasportato oltre confine, in Turchia, il petrolio siriano rubato, finanziando ancora una volta le truppe dell’ISIS. Quando la Russia è intervenuta in Siria, ha bombardato la flotta di autobotti, distruggendone 1.500. In risposta, il presidente Erdogan ha ordinato a jet turchi di abbattere il caccia russo, causando una crisi diplomatica dopo che i ribelli appoggiati dai turchi ne avevano ucciso il pilota. Erdogan insomma è stato uno dei più grandi sostenitori del terrorismo islamico … ora la frattura sembra insanabile … riusciranno i nostri eroi a mantenere il compagno di merende nell’Alleanza Atlantica ?

Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?

Rosanna Spadini

Fonte: www.comedonchisciotte.org

20.07.2016

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