Trump riuscirà a sistemare l’economia nel 2017 ?

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DI PAUL CRAIG ROBERTS

informationclearinghouse.info

Il mondo occidentale e quella parte di globo che si beve le spiegazioni dell’occidente vive in una finzione. Ce ne accorgiamo ogni giorno – nelle presunte macchinazioni russe per far eleggere Trump, nelle dichiarazioni che Saddam Hussein e le sue (inesistenti) armi di distruzione di massa fossero una minaccia per gli Stati Uniti (un fungo atomico sopra le città statunitensi), che Assad usava armi chimiche in Siria contro la sua stessa popolazione, che l’Iran avesse un programma per costruire armi nucleari, che pochi Sauditi avessero gabbato le intelligence di USA, UE ed Israele e avessero così rifilato la più grande umiliazione mai subita all’ “unica superpotenza mondiale”, che la Russia abbia invaso l’Ucraina e possa in ogni momento invadere le Repubbliche Baltiche e la Polonia, che il tasso di disoccupazione negli USA sia del 4,6%, che il surplus economico della Cina nei confronti degli Stati Uniti sia dovuto a manipolazioni di valuta e così via.

Teoricamente viviamo in un’era di informazione scientifica, ma cosa si può ricavare di buono da informazioni orchestrate appositamente in maniera errata? Fino a che le false notizie diffuse dalle puttane della stampa saranno al servizio degli interessi di governi e potentati privati, come potremo essere sicuri della loro veridicità?

Per esempio, prendiamo in considerazione la notizia che gira ovunque nel governo e nei media statunitensi che sostiene che il pesante deficit commerciale nei confronti della Cina sia dovuto a manipolazioni della valuta messe in atto dalla Cina stessa, che mantiene lo Yuan deprezzato verso il dollaro.

Questa falsa affermazione, presa per vera persino da scrittori russi su siti russi, non ha senso. La valuta cinese ha cambio fissato con il dollaro. Fluttua insieme al dollaro. La scelta del cambio fisso era stata fatta dalla Cina per dare credibilità allo Yuan come valuta. Nell’ultimo decennio la Cina ha aggiustato questo rapporto facendo crescere il valore della propria valuta da 8.1 Yuan a 6.9 Yuan per dollaro. (In realtà sarebbe arrivato a 6, ma il rafforzamento del dollaro stesso nei confronti delle altre valute asiatiche e di quelle europee ha indotto il Governo al deprezzamento). Come un apprezzamento dello Yuan può essere “manipolazione di valuta”? Non aspettatevi risposte dalle puttane dei media finanziari o dagli economisti spazzatura che hanno creato l’economia neoliberale.

L’utilità di questo mito della manipolazione cinese serve a distrarre dal fatto che il deficit è dovuto alla massiccia delocalizzazione della produzione da parte delle grandi imprese statunitensi verso la Cina. Quando queste importano in territorio USA beni prodotti all’estero per venderlo, aumentano il deficit commerciale.

Le grandi imprese producono all’estero perché la manodopera costa meno e permette maggiori profitti, aumento del valore azionario e bonus per i manager. Una delle maggiori cause delle alte medie dell’indice Dow Jones e del peggioramento dei salari e della distribuzione della ricchezza negli USA è la delocalizzazione del lavoro. Nel 2016 i più ricchi hanno aumentato i propri patrimoni di 237 miliardi di dollari, mentre l’aumento dei prestiti per studio, automobili, dell’utilizzo di carte di credito, l’economia stagnante e il calo dei salari hanno reso la classe media più povera. Durante il 21° secolo, l’indebitamento privato è salito dal 70% all’80% del PIL. I ricavi procapite invece non sono saliti di pari passo.

La delocalizzazione del lavoro va a beneficio solo di un piccolo numero di azionisti e manager e impone enormi costi alla società. Nazioni che una volta erano prospere produttrici di beni ora versano in una depressione di lungo corso. La ricchezza della classe media è crollata. Il valore degli immobili nelle zone produttive è crollato. Si sta erodendo la base dei contribuenti. I sistemi pensionistici non riescono a rispettare i propri impegni. La sicurezza sociale si sta sfaldando.

Per avere un’idea dei costi derivanti dalla delocalizzazione sulla popolazione statunitense, andate online e date un’occhiata alle immagini della decrepita Detroit, che una volta era un impero industriale. Le scuole e le librerie sono abbandonate, come gli edifici pubblici, le aziende sono vuote, le case anche, le chiese pure. Ecco un video di 4 minuti.

Detroit non è l’unica. Nel mio libro “Il fallimento del capitalismo del laissez-faire”, cito i dati di US Census del 2010. La popolazione di Detroit, che era la quarta città del paese, è crollata del 25% nei primi 10 anni del 21° secolo. Gary, in Indiana, ha perso il 22% della popolazione. Flint in Michigan il 18%. Cleveland in Ohio il 17%. Pittsburgh in Pennsylvania il 7%. South Bend il 6%. Rochester, nello stato di New York il 4%, St. Louis nel Missouri il 20%, tutte queste città erano parte del blocco produttivo industriale degli Stati Uniti.

Invece di dire la verità, le puttane della stampa finanziaria e i corrotti economisti hanno nascosto i pesantissimi costi sociali e indiretti costi della delocalizzazione sotto la falsa notizia che questa faccia bene all’economia. Nel mio libro, analizzo le parole di imbonitori delle grandi aziende come Matthew Slaughter di Dartmouth e Micheal Porter di Harvard, che hanno scritto per incompetenza o complicità report errati sui grandi benefici per la popolazione di vedere il lavoro dato ai Cinesi e le città in rovina.

Per tutta la propria storia gli Stati Uniti hanno subito le pubbliche bugie, ma non fino a che quelle dei regimi Clinton, Bush e Obama sono diventate così diffuse che la verità è scomparsa del tutto.

Consideriamo il report sul lavoro di Novembre. Ci viene detto che il tasso di disoccupazione è sceso al 4.6% e che 178.000 nuovi posti di lavoro sono nati nel mese. La ripresa è in corso, etc. Ma quali sono i fatti reali?

Il tasso di disoccupazione non comprende gli “scoraggiati” che non riuscendo a trovare un impiego hanno smesso di cercarlo, perché costa caro, è snervante e demoralizzante. In altre parole, i disoccupati vengono scoraggiati prima che possano trovare un lavoro. Per di più questo basso tasso di disoccupazione non coincide con il calo della partecipazione al lavoro. Quando ci sono posti di lavoro disponibili le persone entrano nella forza lavoro sfruttando i posti disponibili, e la partecipazione cresce.

I report delle puttane della stampa si aggiungono all’inganno. Ci viene dato il numero di 178.000 nuovi lavori in novembre. È vero. Però, i dati rilasciati dal Bureau of Labor Statistics mostrano molti aspetti problematici. Per esempio solo 9.000 sono full time (35 o più ore settimanali). Ottobre ha visto un calo di 103.000 posti di lavoro full time rispetto a settembre e settembre un calo di 5.000 rispetto ad agosto. Nessuna spiegazione di come un’economia che perde posti di lavoro a tempo pieno sia in ripresa.

La distribuzione del lavoro per fascia di età è raccapricciante. 77.000 posti di lavoro sono andati a persone con più di 55 anni. Solo 4.000 posti sono andati alla fascia d’età tra i 25 e i 34.

Anche lo status familiare della distribuzione è preoccupante. In novembre c’erano 95.000 lavoratori uomini in meno sposati e 74.000 lavoratrici in meno sposate. In ottobre ce n’erano 331.000 e 87.000 in meno che in settembre.

Si potrebbe concludere da queste grosse differenze di mese in mese che le statistiche ufficiali non sono buone, come invece dovrebbe essere. Per esempio, come ho scritto nei miei report sull’impiego, c’è una richiesta sempre più grande di cameriere e baristi. L’uso di ristoranti sta calando da 9 mesi. Perché i ristoranti dovrebbero assumere personale se la frequentazione cala?

Come ci ha informato John Williams (shadowstats.com), le dichiarazioni sull’impiego sono aggiunte alle stime date da un modello difettoso e manipolazioni sulla stagionalità. In altre parole, i nuovi lavori sono solo illusioni statistiche.

John Williams sottolinea anche che le dichiarazioni sulla crescita del PIL reale potrebbero essere solo una conseguenza di una sottostima dell’inflazione. Alcuni anni fa la stima dell’inflazione è stata “rivista” per barare sulla Sicurezza Sociale con aggiustamenti sul costo della vita. Al posto di calcolare con indici pesati, sono state introdotte modifiche. Negli indici riformati, se il prezzo di un bene cresce, questo bene viene sostituito da un altro, per negare l’impatto dell’inflazione sull’aumento dei prezzi. Gli aumenti di prezzo vengono anche definiti “aumenti qualitativi”. Chiaramente questo indice serve per sottostimare gli aumenti dei prezzi.

Il concetto è che la ripresa di cui si parla dal 2009 potrebbe solo essere un’illusione statistica data da una sottostima dell’inflazione.

Cosa ci si può aspettare dall’economia nel 2017? Prima un po’ di storia. Grazie alla sconfitta della stagflazione da parte del Presidente Reagan il regime Clinton si era trovato una buona economia. Il miglioramento dell’economia USA non era totalmente buona cosa, perché mascherava le conseguenze negative della delocalizzazione causata dal collasso dell’Unione Sovietica nel 1991.

Il collasso sovietico ha indotto Indiani e Cinesi a cambiare atteggiamento nei confronti dei capitali esteri. Wall Street e le grandi catene come Walmart hanno spostato la produzione in Cina, per proseguire, in seguito alla diffusione di internet ad alta velocità, alla delocalizzazione in India di lavori come la produzione di software. Questo spostamento dell’attività economica verso l’estero ha ridotto le opportunità di lavoro per la popolazione.

La crescita degli stipendi medi per famiglia si è fermata. Senza un aumento del potere d’acquisto per trainare l’economia, la Fed ha creato un aumento del debito per tappare il buco dato dalla mancanza di potere d’acquisto. La crescita del debito però è rallentata dalla mancanza di ricchezza, quindi un’economia che dipende dall’espansione del debito è limitata nelle proprie possibilità di espandersi. A differenza del governo federale, i normali cittadini non possono stampare valuta per pagare le bollette.

Unico tra i candidati alla presidenza, il presidente eletto Trump aveva definito la delocalizzazione del lavoro come un colpo basso alla popolazione e all’economia. Resta da vedere cosa potrà fare a riguardo, dato che su di essa si basano gli interessi delle grandi aziende e dei loro azionisti.

Da molti anni il report sullo stipendio medio mostra come gli USA stiano scivolando verso il terzo mondo, con la maggior parte dei nuovi posti di lavoro per impieghi mal pagati o per servizi domestici non negoziabili. I nuovi posti di lavoro per i quali serve una laurea sono pochissimi. Se si considera il valore aggiunto, i lavori ad alta produttività per la classe media non possono essere riportati negli Stati Uniti, il destino dell’economia statunitense è il Terzo Mondo.

Tenendo da conto i problemi dei consumatori, larga parte dei profitti viene dai risparmi sul costo della manodopera. Per aziende come Apple, i cui prodotti sono quasi totalmente prodotti in fabbriche cinesi, non ci sono altri profitti da guadagnare con la delocalizzazione. Per mantenere i propri profitti Apple sta pianificando di sostituire gli economici lavoratori cinesi con robot, che non prendono lo stipendio. C’è qualcosa che mostra meglio la disconnessione tra capitale e lavoro della robotizzazione di fabbriche cinesi di fronte ad un aumento della disponibilità di forza lavoro?

Il testo di economia di Paul Samuelson insegna i problemi dei gruppi, non sempre quello che è meglio per l’individuo è anche meglio per il gruppo. L’economista Keynesiano ha applicato questo ai suoi risparmi. Il risparmio è bene per l’individuo, me se il risparmio sorpassa l’investimento, la domanda aggregata crolla, abbassando gli introiti, l’occupazione e il risparmio stesso.

È questo il caso della delocalizzazione. Può aumentare i profitti delle aziende, ma nel complesso diminuisce gli introiti globali della popolazione e limita la crescita delle vendite. Ciò che succede ora con la delocalizzazione sarà peggio in futuro con la robotizzazione.

Quando leggevo le puttane della stampa che glorificavano i risparmi dati dalla robotizzazione, mi chiedevo se avessero un cervello. I Robot non comprano case, mobili e beni o servizi. Quando il lavoro sarà dei robot, da dove prenderanno gli umani i soldi per comprare i beni prodotti dai robot?

Questo punto di vista non preso in considerazione ha gravissime conseguenze sul diritto di proprietà e sull’organizzazione della società. I brevetti dei robot non sono diffusi. Quindi, in un mondo robotizzato, i guadagni e la ricchezza saranno concentrati nelle mani di pochi. Mentre la robotizzazione riduce i salari e aumenta i profitti, cresce la disuguaglianza economica. Esisteranno mai introiti e ricchezza? L’unico modo in cui gli umani potrebbero sopravvivere sarebbe di tornare ad essere agricoltori autosufficienti, senza alcun potere d’acquisto per comprare i beni prodotti dai robot. Se saranno in pochi a potersi permettere di comprare, da dove arriverà la ricchezza per i proprietari dei robot?

Non ha senso che le politiche macroeconomiche monetarie e fiscali (come i bassi tassi di interesse e i tagli alla tassazione) potrebbero mantenere alta l’occupazione alla faccia di delocalizzazione e robotizzazione. Sono convinto che se i robot soppianteranno il lavoro umano, i brevetti dovrebbero essere resi pubblici e gli introiti distribuiti su una base egualitaria tra la popolazione.

Per cui, ce la farà Trump a sistemare l’economia nel 2017?

Non ci sono altri modi che sistemare la mobilità che ha reso gli USA una società basata sull’opportunità. Bisogna riportare in patria i lavori della classe media de localizzati oppure, sempre ammesso che vengano creati nuovi lavori ad alta redditività, fare in modo che questi non siano delocalizzati a loro volta

C’è un modo per farlo: basare la tassazione sulla posizione geografica in cui le aziende creano i propri profitti. Se le aziende lo fanno su territorio nazionale, la tassazione sarebbe bassa, se lo fanno all’estero, più alta. Si limerebbero i benefici della delocalizzazione attraverso l’incidenza delle tasse.

Nonostante la propaganda a favore di globalizzazione e libero mercato, l’economia statunitense era costruita sulla protezione e la sua forza era basata sul mercato domestico. La prosperità degli Stati Uniti non era mai dipesa dalle esportazioni e il dollaro era la valuta di riserva del mondo, gli USA non avevano bisogno di esportare per pagare le importazioni. Ecco perché i deficit commerciali causati dalla delocalizzazione possono essere sostenuti.

La globalizzazione è un mix di economisti spazzatura neoliberali in complicità con le grandi banche, Wall Street e le multinazionali. La globalizzazione è un travestimento dello sfruttamento di molti per mano di pochi. I presunti benefici della globalizzazione sono stati usati per giustificare la delocalizzazione per arricchire manager e azionisti.

È il mercato interno quello che conta. Le persone in difficoltà hanno capito l’antifona ed hanno votato per Trump.

Trump può mettere in atto la “fuga dalla globalizzazione”? Potrebbe perdere. La globalizzazione è un’istituzione. Le grandi aziende che hanno de localizzato la propria produzione si opporranno. Così come i loro galoppini dei media economici e finanziari. Non so fino a che punto la globalizzazione si sia radicata nella mente di Asiatici, Africani e Sudamericani, ma in Europa – perfino nella Russia di Putin – le persone hanno subito il lavaggio del cervello fino a credere che non si possa abbandonare la globalizzazione a meno di pagare un grosso prezzo economico.

Pensiamo ai Greci. Per il bene dei bilanci di poche banche nord europee (e statunitensi), i Greci e i Portoghesi sono stati trascinati a forza in un turbine di austerità, con la conseguenza di disoccupazione e crollo degli standard di vita, tanto che alcune donne si sono viste costrette a prostituirsi per sopravvivere. Questo risultato non necessario si è verificato perché i Greci e i Portoghesi hanno subito un tale lavaggio del cervello che pensano di non poter sopravvivere come nazioni indipendenti senza la globalizzazione della quale fanno parte grazie al far parte dell’UE. Nel Regno Unito il 45% della popolazione la pensa alla stessa maniera.

La globalizzazione è l’ultima tecnica di saccheggio e distruzione inventata dal capitalismo. Nel mondo occidentale è la classe media ad essere privata di lavoro e carriera. In Asia, Africa ed America Latina comunità agricole autosufficienti vengono private della terra e forzate alle monocoltivazioni per l’esportazione. Nazioni in passato autosufficienti dal punto di vista alimentare diventano dipendenti dalle importazioni e la loro valuta, che trascina il tutto, è soggetta a speculazioni e manipolazioni senza sosta.

È stata l’ignoranza o sono state le mazzette a spingere i governi a mettere le loro popolazioni in mano al capitalismo?

Giornalisti come Chris Hedges, che hanno visto e scritto molto, sostengono che il destino del mondo è nelle mani di così pochi che agiscono esclusivamente nel proprio interesse che solo una rivoluzione potrebbe bilanciare gli interesse di un ristretto gruppo di oligarchi e il resto dell’umanità. La posizione di Hedges non è facile da controbattere.

Trump si sta infilando in una buca di serpenti andando a Washington, deve ricordare cosa era successo al presidente Jimmy Carter. Infatti ciò che di meglio può fare Trump per la sua presidenza è di passare un po’ di tempo con lui prima di incominciare a svolgere le proprie funzioni.

Carter era un outsider, una persona di princìpi e l’establishment di Washington non lo voleva. Hanno ridotto la sua capacità di agire incastrando il suo direttore del budget e il suo capo dello staff. Lo stesso potrebbe accadere a Trump, sempre che riesca a far approvare le sue nomine al Senato, i membri del quale sono alleati della CIA contro Trump.

I sostenitori di Reagan avevano avuto un’esperienza simile. Reagan aveva grande esperienza politica come governatore della California, lo stato più grande, ma era un outsider per l’establishment repubblicano, il cui candidato alla presidenza era George H. W. Bush.

Reagan aveva sconfitto Bush per la nomination, ma era stato avvertito dai Repubblicani, i quali ricordavano il disastro Goldwater quando le forze di Rockefeller si erano gettate contro Goldwater per non aver scelto lo sconfitto Rockefeller come compagno di campagna; ciò era costato l’elezione a Goldwater, di scegliere Bush come compagno. Altrimenti Reagan si sarebbe ritrovato, come Goldwater, a concorrere contro sia i Democratici sia i Repubblicani.

La prima parte del mandato di Reagan aveva visto George H. W. Bush come capo dello staff della Casa Bianca. Ciò mi aveva creato problemi come Assistente Segretario del Tesoro per le Politiche Economiche, in cui ero il fulcro della politica economica di Reagan per gli approvvigionamenti.

Entrambi gli schieramenti politici sono più interessati a controllare il partito che a far bene per la nazione. Durante il quadriennio del presidente Carter, la maggiore preoccupazione dell’establishment Democratico era di riprendere il controllo del partito dalle forze che avevano permesso ad un outsider di insediarsi alla Casa Bianca. Durante gli otto anni di Reagan, la maggiore preoccupazione dei Repubblicani era di riprendere il controllo del partito.

È probabile che Trump si ritroverà nella stessa situazione di Carter e Reagan. Verranno profusi sforzi per costringerlo a scendere a compromessi e per annullare il suo programma. Ironicamente questo determinato attacco nei confronti di Trump è sostenuto dalle forse progressiste di sinistra che vogliono riguadagnare i voti della classe media che ora sono appannaggio di Trump e che temono la pace con la Russia. Molti dei siti liberali, progressisti e di sinistra stanno già sollecitando il pubblico a fare donazioni per combattere contro Trump.

Per cui, anche quando riusciamo ad avere un presidente che dovrebbe tentare di rappresentare gli interessi della popolazione statunitense, quelli che sostengono di parlare in vece della popolazione si accodano agli oligarchi nel loro attacco a Trump. La sinistra sembra sempre, così come l’estrema destra, cedere ai propri sentimenti di odio: Trump è miliardario = odio. Trump viene definito un magnate dell’energia = odio. Trump ha nominato due generali a 3 stelle = guerrafondaio e altro odio.

I liberali, progressisti di sinistra non possono rinnegare i loro nemici. Ovviamente, potrebbero avere ragione. Comunque, come ho sottolineato, Trump ha scelto dei rinnegati che si erano schierati contro l’establishment. Per di più si tratta di gente di polso, come Trump, che è ciò che serve per ottenere un cambiamento. Il CEO della EXXON vuole accordi per l’energia, non guerra, con la Russia. Il Generale Flynn è quello che ha messo in luce in televisione l’utilizzo fatto da Obama dell’ISIS per sovvertire il governo siriano, nonostante le raccomandazioni della DIA. Il Generale Mattis è uno che si è apertamente schierato contro la tortura.

Le più importanti nomine di Trump sono persone che si sono opposte all’establishment. La solita selezione di candidati non avrebbe potuto dare un cambiamento a Washington.

I liberali progressisti di sinistra dovrebbero essere contenti all’idea di un governo al di fuori dall’establishment. Invece, si schierano con l’establishment contro Trump.

Ogni giorno ricevo mezza dozzina di richieste di donazioni per “aiutarci a combattere Donald Trump”. A cosa pensa questa gente? Perché vogliono combattere uno a cui tutto l’establishment si oppone? Quello che dovrebbero fare è provare a guadagnarsi la fiducia di Trump e di avvicinarlo ai loro programmi, come ha fatto il Generale Mattis.

Non posso assicurarvi che Trump non sia un altro pacco come Obama, ma è un errore partire da questo presupposto. Perché scartare a priori l’unica persona con il coraggio di mettersi in prima linea per smobilitare il corrotto e malvagio establishment di Washington?

Perché aiutare l’establishment a sbarazzarsi di Trump? Se Trump venderà il suo popolo, ci ribelleremo, o potremmo decidere che Chris Hedges ha ragione e che solo la rivoluzione può risistemare le cose.

 

Paul Craig Roberts è un ex assistente segretario del Tesoro USA e Editore Associato del Wall Street Journal. Il suo libro How the Economy Was Lost è disponibile su counterpunch in formato digitale. Il suo ultimo libro è How America Was Lost.

Fonte: www.informationclearinghouse.info

Link: http://www.informationclearinghouse.info/46162.htm

05.01.2017

Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione FA RANCO

 

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