Di Giorgio Agamben, quodlibet.it
Teatro e politica, come gli antichi sapevano, sono strettamente legati ed è improbabile che la scena teatrale sia viva quando quella politica muore o si eclissa. Eppure, in un paese in cui la politica sembra ormai fatta soltanto da mummie che pretendono di dirigere la loro esumazione, è stato possibile nei giorni scorsi assistere in un piccolo teatro veneziano a una rappresentazione così piena di vita e di intelligenza che gli spettatori – come dovrebbe sempre avvenire a teatro – ne sono usciti più consapevoli e quasi fisicamente rigenerati.
Un simile miracolo non è avvenuto per caso. Piermario Vescovo, nella sua esemplare conoscenza della storia del teatro, è lucidamente ricorso a una tradizione apparentemente minore, ma in verità, soprattutto in Italia, certamente maggiore, quella dei burattini.
Ma lo ha fatto – e qui è la novità – coniugando la presenza del corpo di sei attrici a quella dei burattini che esse impugnano e muovono, in modo che tra i vivi e i morti, tra i corpi imponenti delle attrici che recitano e quelli sparuti ma non meno presenti dei burattini avviene uno scambio incommensurabile, in cui la vita trascorre incessantemente nei due sensi e non è chiaro alla fine se siano le attrici a muovere i burattini o questi a scuotere e animare le attrici.
Nunzio Zappella, uno degli ultimi grandi guaratellari napoletani, mostrando il suo piccolo, ormai logoro Pulcinella ha detto una volta: «è mio padre!». Non si potrebbe forse definire più efficacemente il mistero che si compie fra il burattinaio e il suo fantoccio. Ma Vescovo, innestando genialmente il bunraku giapponese sulla tradizione della commedia italiana, ha fatto di più: ha trasfigurato un testo minore di Goldoni (l’Incognita – che non era stata più rappresentata dopo la morte dell’autore) in qualcosa di provocante e ferocemente attuale.
La lezione che se ne può trarre è che lo sfacelo di ogni istituzione non soltanto politica che stiamo vivendo non ci rende necessariamente impotenti: è sempre possibile trovare nel passato e custodire anche nelle condizioni più avverse il seme vernalizzato che al tempo opportuno non mancherà di dischiudersi.
Di Giorgio Agamben, quodlibet.it
19.11.2024
Giorgio Agamben. Filosofo. Ha scritto opere che spaziano dall’estetica alla filosofia politica, dalla linguistica alla storia dei concetti, proponendo interpretazioni originali di categorie come forma di vita, homo sacer, stato di eccezione e biopolitica.
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Fonte: https://www.quodlibet.it/giorgio-agamben-tra-attori-e-burattini