di Francesca Naima, L’Indipendente
Circa un migliaio tra medici e infermieri hanno deciso di fare ricorso al Tar della Toscana. L’obiettivo è quello di ottenere la sospensione dei provvedimenti adottati nel momento in cui ci sia la scelta, da parte degli operatori sanitari, di non vaccinarsi. Nello specifico, gli operatori sanitari chiedono l’annullamento delle sanzioni previste dalle Asl di appartenenza per la mancata vaccinazione. I ricorrenti di cui si parla fanno parte della stessa macrocategoria ma vengono da diversi settori: ci sono medici sia di famiglia che ospedalieri, farmacisti, biologi, psicologi, veterinari… ma anche impiegati, contabili e coloro che dirigono le strutture tanto pubbliche quanto private. Il ricorso al Tar è stato depositato dagli avvocati Tiziana Vigni e Daniele Granara, il quale ha già presentato ricorsi similari in diverse regioni d’Italia, accogliendo le richieste di ben 6.500 operatori sanitari.
L’atto contro le diffide dell’Asl – la quale prevede delle sanzioni nel caso in cui non venga rispettato l’obbligo vaccinale – si compone di cinquantatré pagine; nel ricorso si fa riferimento alla presunta violazione dell’articolo 32 della Costituzione, nel quale si stabilisce che «Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge». L’obbligo vaccinale per gli operatori sanitari è stato inizialmente approvato dal Consiglio dei ministri con il DECRETO-LEGGE 1 aprile 2021, n. 44, che impone la vaccinazione ai fini di «Mantenere le condizioni di sicurezza nella cura e nell’assistenza» in quanto essa rappresenta un «Requisito essenziale» per potere esercitare la professione. Il suddetto obbligo si concretizza, stando alle parole dei legali, dal momento in cui c’è un «Consenso informato, che non è né un consenso, essendo estorto con la minaccia della sospensione dalla professione e della retribuzione…né informato, in quanto non sono note le controindicazioni a lungo termine».
I legali, quindi, hanno fatto riferimento al mancato «Diritto alla salute e alla propria libertà di autodeterminazione» per gli operatori sanitari costretti a sottoporsi al vaccino. Nel ricorso il focus è poi sul carattere sperimentale della vaccinazione – visto che l’Aifa ha imposto studi fino al mese di dicembre dell’anno 2023 – caratteristica che potrebbe, precisano i legali, portare a «Danni e rischi di permanente natura e di grave entità, senza contare che potrebbe arrecarne ulteriori ancora, tuttavia, allo stato ignoti». Le cinquantatré pagine del ricorso si concludono riportando un passaggio di una sentenza (la numero 118) della Corte Costituzionale, del 18 aprile 1996, che recita: «Nessuno può essere semplicemente chiamato a sacrificare la proprio salute a quella degli altri, fossero pure tutti gli altri». Questo il materiale presentato ai giudici del Tribunale amministrativo regionale di Firenze, i quali, in data 7 settembre 2021, dovranno pronunciarsi sulla potenziale sospensiva dei provvedimenti. Qualunque scelta venga presa dal Tribunale, le ripercussioni sull’intera società saranno numerose e impossibili da trascurare.