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La Redazione

 

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TI RACCONTO DI ROMA CON L’ AMARO IN BOCCA

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A cura di Davide
Il 16 Dicembre 2010
64 Views

DI SILVIA

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Ero tra le persone ingiustamente fermate e picchiate.

Nel posto giusto al momento sbagliato…

Testimone di una violenza cieca, brutale, indiscriminata. Quel tipo di violenza che ti lascia, oltre alle ferite fisiche, quelle interiori, quelle più difficili da curare…

Nel momento in cui i poliziotti hanno iniziato la carica, ho cominciato a correre, ma il fiume di gente davanti a me mi ha impedito di mettermi al sicuro, così mi sono fermata ed ho alzato le mani. In quello stesso momento un poliziotto inferocito ha iniziato a picchiarmi con il manganello sulla testa e a urlarmi “Tu non te ne vai! Tu vieni con me!” Io gli dicevo “Va bene, sto venendo con lei, la sto seguendo, non sto scappando” lui continuava a strattonarmi con violenza e a urlare fino a che dopo qualche decina di metri mi spinge e mi butta a terra, vicino ad altri due ragazzi già immoblizzati al suolo. Poi mi rialzano, sempre con molta “delicatezza”, e mi portano sulla camionetta, direzione commissariato di polizia.La maggior parte di noi era ferito: ragazzi con le teste spaccate, zoppicanti… e prima di ricevere soccorso abbiamo dovuto aspettare che loro prendessero i nostri dati e sollecitare più volte l’arrivo delle ambulanze. Finalmente (dopo più di un’ora) arrivano i paramedici per delle prime visite, poi le ambulanze per trasportare i più urgenti al pronto soccorso.

Il mio turno è arrivato tardi, le ferite che avevo erano, fortunatamente, molto meno gravi di quelle di altri. Una volta al Fatebenefratelli, è iniziata un’altra lunga attesa, durata 5 ore, al termine della quale sono stata visitata: radiografia alla mano, visita neurologica e dimissioni. Secondo il referto: ematoma contusivo con tumefazione della regione parietale e trauma contusivo del III e IV dito della mano destra con ipomobilità. 3 giorni di prognosi.

Nulla di grave, insomma. Ma certamente, non sono tornata così come ero partita!

Dopo il PS di nuovo in commissariato, il tutto sempre scortata e controllata a vista, anche durante le visite mediche…

Una volta riportata in commissariato è iniziata un’altra fase di attesa, durata stavolta un paio d’ore per essere poi rilasciata senza accuse intorno alle 23.30, quando l’autobus organizzato dai miei era già ripartito. Non c’erano treni né autobus per Pescara fino al mattino seguente.

In tutto ciò l’aspetto più doloroso e difficile da digerire è stata la violenza gratuita e inaudita verso chi si accinge pacificamente a “collaborare” senza opporre la minima resistenza in nessun momento..

Hanno sparato nel mucchio e preso i soliti sfigati che non sono riusciti a scappare. La maggior parte dei ragazzi che sono stati presi erano incensurati, si vedeva dalle loro facce che erano lì per “sbaglio”. E’ stata una cattura indiscriminata. E loro ( i poliziotti) che dicevano “…Perchè, non lo sapete che funziona così? Che alla fine viene preso chi non riesce a scappare e che magari non c’entra niente?”. Ma cosa vuol dire? Il fatto che un comportamente venga reiterato nel tempo non lo rende legittimo né lo giustifica. E’ il classico discorso del tipo “E’ sempre stato così e così sarà per sempre, amen”. Ma non ha un filo di logica! E’ inaccettabile! Uno sbaglio non può diventare accettabile e tollerato solo perchè diventa uno sbaglio che si ripete nel tempo, finché non entra a far parte della normalità e ci si abitua. E’ anche a causa di questo atteggiamento che la nostra società diventa sempre più incapace di reagire, si inebetisce, si assopisce, abituandosi ad accettare che i diritti ci vengano sottratti quotidianamente, un po’ alla volta, ma inesorabilmente.

Il problema poi non è se c’erano o no i black bloc, se c’erano o no gli infiltrati, queste sono speculazioni mediatiche sterili, che non portano alla radice del problema. La loro presenza o meno alla manifestazione è soltanto una conseguenza del sistema malato, dei meccanismi di potere (delle forze dell’ordine) che diventano sempre più torbidi e di chi (presunti black bloc) cerca di fronteggiarli con lo stesso linguaggio. Il punto vero è chi c’era. E c’era una folla inferocita di studenti, precari, gente stanca e arrabbiata. Tra non molto questa folla sarà affamata, perché non avrà più i soldi per mangiare, e allora i politici non si potranno nascondere dietro l’ombra dei black bloc per strumentalizzare le manifestazioni. Tra poco saremo tutti black bloc, secondo loro! Si appropriano delle parole tanto da distorcerne il senso, così ci possono abbindolare meglio.

Le forze dell’ordine avrebbero dovuto unirsi a noi, proteggere noi dai politici e non i politici da noi.

Ma questa è un’altra storia…

Silvia
16.12.2010

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