Il meridione d’Italia alla fine si è sollevato. Le proteste di testimonianza, quelle dove si va a parlare in piazza e poco si ottiene, non piacciono al popolo del sud, che ha una natura pragmatica e disincantata, e mai ha creduto alla difesa dei principi democratici perché ben sa che in queste terre la democrazia è una blanda illusione tra la colonizzazione economica operata dal nord Italia e il giogo di mafiosi e caporali. Ma ora che i provvedimenti del governo Draghi sono arrivati a minacciare persino la sussistenza delle famiglie, ora che agli stipendi da fame si aggiunge il pizzo del tampone per passare lo stretto, ora che la benzina è arrivata a rincarare del 25%, i camionisti e agricoltori meridionali hanno deciso finalmente di protestare. E, come ben ci hanno ricordato i forconi siciliani qualche anno fa, quando scendono in campo i lavoratori pugliesi, calabresi e siciliani non vanno nelle piazze, ma bloccano i punti dove possono fare davvero male. I dati sono esaltanti: si tratta del primo vero Convoglio della Libertà italiano, e si è esteso in pochi giorni in Sicilia, Puglia, Basilicata, Molise e Marche.
La provincia di Foggia è la grande iniziatrice della protesta: sono ormai tre giorni che un centinaio di camion sta bloccando la A14, e oggi sono arrivati a sostenerli anche i trattori degli agricoltori, unitisi alla lotta contro il caro carburante e le restrizioni economicide da quattro diverse località. L’autostrada è bloccata in tre punti, nel tratto tra Canosa ad Andria in direzione Taranto, al km 626,9; in entrata al casello di Foggia, al km 554,1 in entrambe le direzioni; in uscita a Cerignola est, al km 589, in entrambe le direzioni. Hanno creato code chilometriche, e hanno formato quattro presidi permanenti. “La protesta e i punti sui quali vogliamo risposte non riguardano solo il caro carburante, ma anche la tariffazione delle autostrade, la pressione fiscale, i costi di esercizio elevati, quello del rifornimento dei ricambi, dai pneumatici ai freni. Così non ce la facciamo più, non ci stiamo più dentro. Chiediamo oltretutto che il nostro lavoro sia classificato tra quelli usuranti, come è giusto che sia” spiega il referente Michele Perrotti a Bari Today. Secondo il quotidiano locale la protesta si è estesa velocemente a San Severo e Cerignola, fino ad Andria, Canosa, Corato, Ruvo e Gravina.
Anche vicino a Bari, un centinaio di automezzi pesanti stanno rallentando il traffico e cercando di bloccare altri tir per farli solidarizzare con loro sulla Statale 96, all’ingresso di Altamura. Si tratta di un movimento spontaneo, come a Foggia, senza sigle, che per ora si è dato il nome di “Italia unita”, il cui referente per Altamura è Domenico Ragone che ha riferito a Bari Today: “Nel pomeriggio incontreremo i rappresentanti di Coldiretti del territorio perché si aggreghino alla nostra iniziativa. Rappresentanti della sigla sindacale Unatrans dovrebbero avere invece un incontro col sottosegretario Teresa Bellanova. Vediamo che accordo verrà fuori. Se non sarà soddisfacente proseguiremo con la nostra protesta con l’intenzione di andare a Roma lunedì 28, davanti al Parlamento, assieme ai sindaci che hanno solidarizzato con la nostra iniziativa”.
Oggi più di cento pullman turistici hanno letteralmente occupato piazza Indipendenza, ove è la sede della regione Sicilia, nel capoluogo. Ha detto Maurizio Reginella, presidente di Abt Sicilia: “Purtroppo a due anni dall’inizio della pandemia siamo di nuovo in piazza perché il governo non ha mai varato misure ad hoc per questa categoria che ne risente a tutti gli effetti, ad oggi tutte le spese sono ripartite ma il lavoro è a zero, queste persone sono sull orlo del tracollo e sono disperate. Inoltre c è il caro gasolio che oggi incide maggiormente sul margine di guadagno di queste aziende che qualora ricominciassero a lavorare devono subire questo macigno enorme a fronte di contratti preesistenti, si andrà incontro alla paralisi del turismo”
Anche Catania si è fatta sentire, quando camionisti e trattoristi hanno bloccato il casello della A18 verso Messina, protestando contro il sopruso del lasciapassare verde per varcare lo stretto e anche per ragioni economiche: “La protesta è promossa dall’Aias. Sul posto sono presenti le forze dell’ordine. I lavoratori che aderiscono alla protesta dell’Aias contestano “l’aumento del gasolio e dell’Ad-blu, del costo dei pneumatici e dell’energia” e protestano contro “le strade impraticabili, la patente a punti presente soltanto in Italia, il prezzo dei pedaggi autostradali e la carenza degli autisti”. Problemi che, se non affrontati e risolti, secondo i promotori del presidio, che si dicono “stanchi”, li porterà a “rischiare il fallimento”.” Purtroppo, altre sigle si sono dissociate promuovendo una linea più attendista e decisamente covidista.
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MDM 22/02/2022