(ANCORA I ROM COME CAPRO ESPIATORIO, QUESTA VOLTA CONTINENTALE)
DI EUGENIO ORSO
pauperclass.myblog.it
E’ possibile che alcuni ricordino l’”offensiva” mediatico-repressiva contro i Rom stanziati in territorio italiano , sviluppatasi durante il 2008.
All’epoca, profondamente e sinceramente colpito dalla questione, dalle repressioni nei confronti di questa sparuta minoranza, dalla sua inaccettabile criminalizzazione integrale, ho scritto un articoletto senza troppe pretese dal titolo “Crimine, esclusione e marginalità” ( fra i diversi link presenti nel web, ne segnalo uno a beneficio dei pochissimi che vorranno approfondire: qui), in cui affrontavo la questione dei Rom, assunti all’epoca come simbolo della piccola criminalità diffusa e soprattutto come comodo capro espiatorio, non da esperto ma pur sempre da un mio originale punto di vista.
Voglio citare di seguito qualche significativo passaggio dell’articolo in questione:
Un crescendo di episodi di intolleranza, nei confronti degli zingari presenti in Italia, ha creato un nuovo caso mediatico, che si innesta furbescamente, per ragioni propagandistiche e di audience, su un problema effettivamente antico, e un’ulteriore strumentalizzazione di questioni sentite nel malconcio paese reale, quali i diritti alla sicurezza e alla buona vita della popolazione residente, da parte di quella politica che definisco senza mezzi termini ufficiale e “di sistema”. Il caso Rom non può non essere ricordato, perché emblematico di come la questione sicurezza è trattata e, assieme ad altri numerosi casi generati dai recenti flussi migratori (ad esempio i rumeni e i cinesi), è utilizzata dai poteri mediatico e politico a loro uso e consumo.
Queste considerazioni ed altre che ho sviluppato all’epoca possono valere, almeno in parte e tenendo in debito conto le differenze fra la società italiana e quella francese, per la recente offensiva dell’esecutivo di Sarközy che si è spinto fino ad organizzare le espulsioni/ deportazioni di alcune migliaia di zingari.
L’intervento e le proteste della commissaria europea alla giustizia e per la cittadinanza, la lussemburghese Viviane Reding, appoggiata dal presidente della commissione José Manuel Barroso, oltre a portare all’apertura di una procedura comunitaria di infrazione nei confronti della Francia, hanno scatenato la reazione di un Sarközy in vistosa difficoltà interna e deciso a recuperare popolarità con iniziative propagandistiche [e nei fatti anche spietate], il quale ha consigliato alla Reding senza parafrasi di accogliere i Rom nel suo piccolo e ricco Lussemburgo, mostrando in ciò una grazia tipicamente berlusconiana.
Ed infatti proprio Berlusconi è stata la prima “personalità” ad appoggiarlo, nel confronto con quella commissione europea che è l’espressione politica sopranazionale, nonché il “cane da guardia” contro le possibili rivendicazioni dei popoli, dei grandi interessi finanziario-globalisti nel vecchio continente.
Oltre all’appoggio di Berlusconi e dei berluscones, e naturalmente dei leghisti bossiani assetati di sangue Rom perché gli zingari abitualmente rubano [come se gli amministratori padano-leghisti non lo facessero su scala ben più ampia …], il presidente francese ha incassato l’approvazione della Repubblica Ceca e dell’Ungheria, ben poca cosa rispetto a quelle che erano le sue probabili attese.
Il casus belli esploso a livello continentale, oltre a porre indubbiamente interrogativi di natura etica, ci consente di fare alcune doverose osservazioni e di trarre qualche conclusione, si spera non del tutto irrilevante.
Si può cominciare da una semplice domanda, che riguarda sia i francesi sia gli italiani, ed anche molti altri popoli europei, lasciando la risposta ad un buon senso comune che dovrebbe ancora essere minimamente operante fra noi:
Da chi vengono i danni e le ruberie maggiori che subiscono gli italiani ed anche i francesi? Dalla piccola politica di sistema che ha accesso alle risorse pubbliche, leghisti “padani” e xenofobi francesi compresi nel novero, o dai Rom che in Italia sono meno di duecentomila ed in Francia circa quattrocentomila, in gran parte stanziali e non nomadi, mentre gli “occupati in politica” nella sola penisola, dove il malcostume nella gestione della cosa pubblica è ben più rilevante che in Francia raggiungendo record europei e mondiali, tendono al mezzo milione di unità?
Si può porre una seconda domanda, lasciando anche in tal caso la risposta a chi legge e fidando nella presenza, in lui, di un minimo grado di buon senso:
Non sembra forse che i Rom rappresentino un fin troppo facile bersaglio, il più comodo capro espiatorio, eletto quale simbolo della criminalità dilagante e dell’insicurezza conseguente, sfruttando così la paura di massa che la crisi amplifica, ed utili “vittime sacrificali” per nascondere l’incapacità di politicuncoli cialtroni nell’affrontare i temi epocali dell’immigrazione, che non nasce certo dal nulla, o da subdoli progetti d’invasione terzomondismi, ma che è indotta dalle dinamiche inesorabili di questo capitalismo?
Infine, un’ultima domanda:
Quello di Sarközy e del suo entourage politico è veramente un atto di coraggio e nel contempo di insubordinazione nei confronti dei subagenti politici globalisti della Commissione europea, la quale formalmente e pelosamente tutela giustizia e cittadinanza e garantisce il rispetto dei cosiddetti diritti umani, finanche dei clandestini e dei ladruncoli, nel quadro culturale graditissimo alla Global class finanziaria di una società aperta e multirazziale, sempre più simile, guarda caso, a quella nordamericana?
La risposta questa volta voglio darla io ed è sicuramente no, nel senso che non è affatto un coraggioso atto di ribellione, ma anche un secco no, categorico e perentorio, chiede di essere adeguatamente motivato.
Anzi, non solo non si tratta di un atto di coraggio politico e di un’affermazione di “indipendenza” dagli organi globalistico-finanziari dell’Unione Europea, ma rappresenta esattamente il suo contrario.
Sarközy non ha il coraggio di violare nella sostanza il tabù della società aperta, ed infatti se la prende con quelli che sono forse i più invisi fra gli immigrati, minoranza fra le minoranze, reietti fra i reietti, e cioè gli zingari, così come è stato fatto a suo tempo in Italia [2008] con interventi repressivi e smantellamenti brutali di campi nomadi.
Questa azione niente affatto coraggiosa – infierire sui più deboli, ancorché talvolta ladruncoli per ragioni di sopravvivenza e per costume inveterato – gli consente di spostare l’attenzione dagli scandali che in questi ultimi tempi hanno minacciato di travolgerlo, assieme al suo esecutivo, e di fingere per far risalire il suo gradimento personale [la sua “audience”, lo”share”, ed in ciò si dimostra simile all’”amico” Berlusconi] un intervento serio e decisivo a favore della sicurezza futura e della “buona vita” dei francesi, il che non è.
Questo colpo che ha un sapore indubbiamente propagandistico, in quanto l’allontanamento forzato di qualche migliaio di zingari, fra i quali alcuni ladruncoli, non può certo riportare stabilmente serenità, sicurezza e completa pace sociale in Francia, ma può servire, oltre che per gli scopi anzidetti, per spostare consensi elettorali dal vecchio Front National al partito di governo, l’UMP, ed a garantire il consenso della parte più xenofoba della società francese onde coprire i sopraggiunti vuoti di consenso in altre aree.
Si tratta, per Nicolas Sarközy, di far dimenticare il caso Liliane Bettencourt, L’Oréal, Paris, i finanziamenti illeciti dall’anziana magnate erogati all’UMP, le recenti perquisizioni nella sede del partito di maggioranza, il coinvolgimento di ministri e dello stesso presidente, tenuto conto che qui ci può non essere un avvocato Mills da condannare, in luogo dell’interessato, oppure un fratello disposto ad andare in galera per suo conto.
Il ministro francese del bilancio e uomo di fiducia del presidente, Eric Woerth, sembra coinvolto fino al collo nella vicenda dei finanziamenti illeciti, ed è quello che deve far passare la riforma delle pensioni in Francia, penalizzante e de-emancipante per i francesi.
Meglio parlare delle espulsioni dei Rom, quindi, che degli scandali che minano la credibilità del governo, e meglio che l’attenzione sia assorbita dal “braccio di ferro” con la Commissione europea, piuttosto che si concentri sulla riforma delle pensioni.
Ma si tratta anche di fingere [e solo di fingere, bene inteso] sovranità nazionale, indipendenza, attenzione per i problemi dei francesi, senza mettere in discussione seriamente il potere globalista-finanziario, il vero potentato che regge oggi le sorti dell’occidente, le sue pesantissime ingerenze negli affari nazionali dei popoli d’Europa e le basi costitutive della società di mercato, espressione di questo nuovo capitalismo.
E’ chiaro che né Sarközy né Berlusconi metteranno mai in discussione l’esproprio di sovranità monetaria da parte di quel organo della mondializzazione che è la BCE, né procederanno ad ampie nazionalizzazioni di industrie private o privatizzate per far fronte alla crisi che avanza e alle cadute occupazionali, in ciò perfettamente allineati con le “classi politiche” di gran parte dell’Europa occidentale e centro-orientale, assolutamente interne alle logiche UE ed attente anzitutto agli interessi sovrani dei globalisti anglo-americani.
Vi è qualche traccia di coraggio, di fiera indipendenza da poteri esterni più grandi, in chi usa in questo modo alcune centinaia di migliaia di poveracci di zingari anzitutto per i propri, inconfessabili scopi politico-elettorali e di immagine?
Questo vale sia per Sarközy, impegnato in un “braccio di ferro” con il ramo globalista occidentale europeo [leggi Commissione, Barroso, Reding, eccetera], sia per Berlusconi, il cui governo, in testa l’osceno ministro degli interni Maroni, ha affrontato nella penisola a modo suo l’”emergenza Rom”, creando un tristo precedente e porgendo un esempio che può essere seguito da altri.
Per concludere, gli zingari, Rom o Sinti o appartenenti agli altri gruppi minori, non costituiscono certo “il problema dei problemi”, neppure in relazione ai flussi migratori e all’alterazione progressiva della composizione delle popolazioni europee, ma bensì un comodo diversivo per nascondere agli occhi di masse flessibilizzate/ idiotizzate e non di rado bestializzate “il problema dei problemi”, sul quale i due locali caporioni prima citati non hanno né alcun potere né alcuna volontà di intervento.
La differenza fra i Rom e quello che ho definito sinteticamente e simbolicamente il “problema dei problemi” è grossomodo la stessa differenza che corre fra un nemico inventato, o comunque del tutto secondario, e il Nemico Principale, quello autentico e più pericoloso.
Qualsiasi processo politico di cambiamento ed emancipazione – ad esempio, liberarsi dalla dittatura UE/ UEM/ BCE come espressione del potere globalista in Europa –, se non proprio autenticamente rivoluzionario, dovrebbe prendere le mosse da un corretta individuazione del Nemico Principale, dalla conoscenza dello stesso e, come logica conseguenza, dall’individuazione delle forme di lotta più efficaci per contrastarlo.
Se l’attenzione si concentra su di un nemico inesistente, creato ad hoc per depistare e nascondere le vere cause del disagio, o su di un nemico del tutto secondario che può assumere la funzione del classico “capro espiatorio”, la lotta può considerarsi già persa in partenza.
Queste cose gli “strateghi” globalisti le sanno bene e quindi è anche nel loro interesse alimentare la polemica fra la commissione europea [i loro subagenti politici in Europa, il presidente portoghese José Manuel Barroso, la commissaria lussemburghese per diritti e cittadinanza Viviane Reding], da un lato, e il discusso Sarközy supportato dal “discolo” Berlusconi [nonché dalla repubblica ceca e dell’Ungheria] dall’altro, onde distogliere convenientemente l’attenzione dell'”opinione pubblica” europea da questioni ben più cruciali, e nel contempo riaffermare l’immagine di un’Europa “garantista”, “avanzata” sul piano delle tutele e civilissima, che difende inflessibilmente i diritti individuali ed “umani” di tutti, anche contro spiacevoli rigurgiti “populisti”[?] interni.
Ed allora verrebbe da chiedersi, davanti ad un’Europa squisitamente monetaria e finanziaria, che però è tanto zelante nella difesa dei diritti umani e civili garantiti a chicchessia:
Perché non si apre una procedura di infrazione anche nei confronti di quei paesi in cui si applica diffusamente la precarietà del lavoro, quale forma contemporanea schiavistica, per difendere con maggiore efficacia e sostanza i diritti fondamentali della persona – fra questi c’è o non c’è anche quello ad un lavoro tutelato e dignitoso? – ed in particolare quelli sacrosanti dei lavoratori, autoctoni o immigrati che siano?
La conclusione è che lo scrivente, come si spera tanti altri italiani e francesi onesti e critici, non sta e non può stare né dalla parte della Commissione europeo-globalista [ça va sans dire] né dalla parte del duo “populista” europoide Sarközy-Berlusconi [accoppiata di “discoli” come Pinocchio e Lucignolo], ma sta dalla parte delle popolazioni d’Europa non rappresentate da questa politica ed anche, provocatoriamente, dalla parte dei Rom e degli zingari, pur se in qualche caso ladruncoli.
Ad infima!
Eugenio Orso
Fonte: http://pauperclass.myblog.it
Link: http://pauperclass.myblog.it/archive/2010/09/17/sarkozy-versus-commissione-europea-ancora-i-rom-come-capro-e.html
17.09.2010