Di Raffaele Varvara per Comedonchisciotte.org
Mentre l’ UE sta conducendo i popoli europei alla terza guerra mondiale, con il nostro Paese probabile terreno strategico di conflitto, stridono le politiche in difesa del lavoro promosse proprio dagli architetti della macelleria sociale in corso da 30 anni.
Ma guarda un po’ come si preoccupano di disuguaglianze sociali proprio coloro che hanno da sempre parlato di stabilità dei prezzi, di disoccupazione funzionale e di concorrenza sul costo del lavoro.
Quella del salario minimo è, in realtà, una proposta agitata per sollevare la solita cortina fumogena del potere, allo scopo di distrarre il popolo dall’escalation bellico che sta divampando nonchè per neutralizzare e sopprimere le ultime contestazioni sull’aumento di benzina e materie prime.
La proposta del salario minimo a fronte di una umanità a rischio estinzione è come un antidolorifico per un paziente terminale, un palliativo volto a far credere che “stanno facendo qualcosa per noi”; ma attenzione: non sono tutti d’accordo! In queste ore, infatti, il mainstream sta inscenando il dibattito tra le parti favorevoli e contrarie; alquanto curioso che quando l’UE dispone per i tagli alla spesa pubblica sono tutti d’accordo, mentre quando promuove misure a difesa (apparente) dei diritti delle classi lavoratrici nazional-popolari, politica e parti sociali sono in disaccordo.
Il tutto è funzionale a far credere a un popolo già devitalizzato che, comunque vada, il “governo dei migliori” sta dalla parte nostra, che, comunque vada, bisogna prospettare un futuro migliore di oggi, perchè la salvezza è sempre un po’ più avanti e la potrai raggiungere se fai il bravo.
Il dibattito sul salario minimo opera allo stesso scopo degli idranti di Trieste o dei lacrimogeni in piazza: anestetizzare le masse e disincentivarle all’azione, fino a quando i pensieri di contestazione dell’ordine dominante non accedano neanche alla nostra mente.
Solo nella mente, i pensieri possono trasformarsi in parola e quindi in azione ma i nostri nemici bloccano questo naturale processo agendo su condizionamenti che sanno finemente manovrare al fine di ottenere comportamenti desiderati e funzionali al loro autoperpetuarsi. Ristagnare sospesi tra disperazione ed ebete speranza: questo il loro unico obiettivo, allo scopo di tenerci innocui.
Noi riusciremo a non cadere nelle trappole del nemico se:
1. non ci facciamo distrarre dal palinsesto del loro teatrino. Evitiamo di scadere nel particolare andando a contestare coi tecnicismi nel merito delle loro questioni ma utilizziamo altre forme contestative che restituiscano una visione d’insieme delle loro tecniche di oppressione;
2. incanaliamo la disperazione in inedite forme di pensiero sconfinato e non in azioni sconclusionate;
3. trasformiamo la speranza in parole dotate delle energie creative necessarie gettare il neoliberismo al cesso e tirare lo scarico della storia!
Il mondo occidentale di stampo neoliberista è un malato con prognosi infausta che necessita di essere accompagnato dolcemente verso il fine vita, evitando l’ accanimento terapeutico di analisi tecniche e diagnosi differenziali. Dall’altra parte, il mondo nuovo è un embrione che va fatto crescere in un ambiente favorevole ricco di immaginazione, visione globale a lungo termine, coraggio e tanta pazienza.
Stacchiamo la spina al primo e concentriamo tutte le nostre energie creative sul nascente!
Di Raffaele Varvara per Comedonchisciotte.org