Di Max Del Papa, Il Giornale d’Italia
Ci siamo: “Influenza 2024, scatta la paura: casi in aumento e nuovi vaccini”. La paura? Da che mondo è mondo l’inizio della scuola coincide con i primi contagi di stagione e non c’è bisogno di spiegare perché. Ma la paura è ingrediente fondamentale per alimentare gli affari e già parlano delle normali influenze autunnali come della peste nera per cui pronosticano dieci, quindici milioni di caduti. “Numeri non ce ne sono, chiarisce all’Adnkronos Salute l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, docente di Igiene all’università del Salento. Che tuttavia sottolinea dei dati secondo cui proteggere i bambini delle infezioni prevenibili attraverso i vaccini si traduce in uno ‘scudo’ anche per adulti e anziani”. È l’esatto contrario, il contrario di quanto a suo tempo predicato con esiti imbarazzanti. Ma il luminare prestato al PD non si arrende, la sua fiducia è cieca, pronta, assoluta: “Non dimentichiamo che ad oggi l’obiettivo per queste patologie resta la protezione dei soggetti più deboli, che possono proteggersi vaccinandosi contro influenza, Covid-19, pneumococco e – da quest’anno – virus respiratorio sinciziale”. Come a dire: non sappiamo niente, non siamo sicuri di niente, ma, per non sbagliare, siringhiamo tutti. Ma virus sinciziale suona bene, è una di quelle formule mediatiche di cui nessuno capisce niente ma proprio per questo fa presa. A Lopalco fa eco il collega Pregliasco, quello che voleva a tutti i costi diventare famoso e adesso che lo è ha paura di girare in metropolitana, se no finisce come a Brindisi che gli tiravano le sassate. Chissà come mai, ma forse il suo “pentalogo” può aiutare a capire: “L’esperto riassume in 5 punti fermi le regole d’oro [sic!] da non dimenticare: primo, «valutare l’opportunità della vaccinazione per se stessi e per anziani e fragili della famiglia. Il secondo consiglio è senz’altro l’adozione di un buonsenso che non criminalizzi la mascherina», da portare con sé «come gli occhiali da sole», metafora cara al virologo, «per usarla quando al bisogno», e sempre nel filone del buonsenso c’è la regola d’oro di «lavarsi frequentemente le mani». Terzo punto: «No antibiotici, perché i dati» sull’uso improprio «sono pesantissimi», continua Pregliasco. Quarto pilastro «l’automedicazione responsabile, come approccio per la popolazione generale, che si tratti di influenza, Covid o un altro virus respiratorio». Infine «il tampone», importante anche per un uso tempestivo, nel caso di fragili e anziani, dell’antivirale per Covid se necessario. «Il farmaco Paxlovid* è infatti ancora sottousato», segnala l’esperto, che è anche direttore sanitario d’azienda all’Irccs ospedale Galeazzi Sant’Ambrogio di Milano”.
Sì, abbiamo capito, le varie Ansa e Ads più che agenzie di informazione sono agenzie di collocamento o pubblicitarie. Ma il gioco si è fatto stucchevole e abbastanza indecente la disinvoltura con cui si evita di fare i conti con gli esiti di un approccio totalmente sconsiderato e sconfessato, ma riproposto pari pari. Nessun ripensamento, nessuna ammissione su quanto emerso dai vaccini dimostratisi venefici, dai coprifuoco e le altre costrizioni utili soltanto a scatenare una sindrome da stress post traumatico di massa, le cui conseguenze si ripetono con cadenza quotidiana. Il modo di esorcizzare morti e omicidi “improvvisi”, per dire non previsti, ma a questo punto rimossi, data la brutalità, la disumanità con cui si manifestano, ha dello sconcertante: della giovane parmigiana che partoriva e seppelliva in giardino, le valigie già pronte per Dubai o New York, un procuratore della Repubblica ha detto: “Ha una personalità complessa”. E tutti fingono di credere alla favola delle gravidanze ignote e degli infanticidi da nessuno sospettati. “Ha fatto tutto da sola”. È la stessa improntitudine, dire qualcosa sapendola improponibile, incredibile, che si usa a proposito di tutto, dal pacifismo bellicista ai vaccini che sterminano. Ma che si deve fare? Va così e deve continuare ad andare così. Come dice Pregliasco: “Non criminalizzare la mascherina”, anche se non serve a niente, è uno dei feticci della paura e dell’impotenza. Come quei tipi strambi che a distanza di mesi ed anni da Chernobyl ancora giravano nell’orto con gli stivaloni di gomma, le tute “respingenti” e la maschera di carta contro le radiazioni. Oggi si crede ai vaticinii di geologi o geometri mai iscritti a nessun Ordine, ma che sul clima irridono gli scienziati e dicono: la scienza sono io perché ho 25 anni di divulgazione televisiva alle spalle. A questa stregua Wanna Marchi sarebbe l’ipse dixit, ma bisogna capire: divulgazione sta per pubblicità e pubblicità sta per scienza. Della quale si erge a vestale il presenzialista Burioni che vuol decidere i partecipanti ai i convegni come quello a Potenza Picena, nelle Marche, colpevole di “novaxismo”. “Così si mette a repentaglio la salute pubblica” tuona Burioni le cui uscite all’insegna del cattivo gusto sono enciclopediche. Invece vaccini e lockdown la tutelano, la pubblica salute?
Avevano detto ai tempi dei coprifuoco fanatici: ne usciranno giovani più fragili e feroci, adulti incontrollati, i devianti saranno impossibili da arginare. Se uno si guarda intorno oggi, può tranquillamente concludere che gli è andata ancora bene a restare vivo. Le stragi familiari non si contano, ieri uno, un operaio di Nuoro ha inspiegabilmente fatto fuori tutti quelli che ha trovato: la moglie, i figli, e, per non sbagliare, i vicini di casa. Poi vanno dai carabinieri e dicono: non so che mi ha preso. Ma adesso prima che dai carabinieri confessano dai conduttori dei programmi del pomeriggio. Per spiegare, senza spiegarla, questa ondata di furia criminale gli psichiatri e i criminologi da talk show usano una formula infallibile, oggi molto alla moda: “E’ colpa del narcisismo patologico”. Funziona per tutto perché non ha possibilità di smentita, è una diagnosi quasi esoterica: che si scanni la famiglia, si metta la nonna nel freezer, si sbudelli notte tempo il primo che si incontra, si sfornino figli per subito strozzarli e interrarli, è sempre il narcisismo patologico, che si può variamente interpretare come immaturità, fragilità, alienazione, depressione. O voglia di entrare nel gioco losco delle seduzioni televisive. “Voleva fare il rapper”, hanno detto del balordo Moussa che girava con quattro coltelli nello zaino ed uno lo ha usato su una malcapitata barista. Come se fosse una motivazione plausibile. “Non abbiamo saputo intercettare il suo disagio” si dice della ventenne che genera, sopprime e si fa i selfie dai Caraibi. Forse c’è del vero, forse si uccide per dar prova di sé, per dire io ci sono, esisto, scopritemi, datemi fama o almeno visibilità, come si dice nel mondo degli influencer e dei cantanti che non cantano, che fanno i manichini delle griffe. Che la società sia peggiorata dal Covid e dai vaccini, che sempre più assistiamo e magari partecipiamo a situazioni deliranti, clamorosamente insensate, sproporzionate, è più che evidente, è spaventoso. Se si pensa che una oscura trafficona di Pompei era arrivata ai sancta sanctorum dei ministeri, dei quali filmava tutto con gli occhiali della realtà cosiddetta aumentata. Oggi questa carneade, questa Boccia della quale non si è capito la professione, se docente, di cosa non si sa, venditrice di abiti da sposa, creatrice digitale o semplice arrampicatrice, rivolge all’ex amato, un trottolino imbarazzante, di anonima sgradevolezza fisica, messaggi a volta terrificanti o boccacceschi: la foto di una torta con uno 0, per dire il presunto bambino abortito dall’ex potente, seguita da frasi oscenamente patetiche, “la vita è un ristorante, non si entra senza pagare”. Ma, a proposito di narcisismo, hanno ragione questi nuovi mostri se è stato calcolato che della ex sconosciuta Maria Rosaria Boccia si parla, si spettegola ogni 12 minuti. Lei finirà male, sta già finendo male, ma intanto se ne parla. Anche di Turetta, lo zombie che ha trucidato la ex fidanzata Giulia con 75 coltellate dopo averla rapita e torturata a lungo, si ha cura di divulgare i messaggi dal carcere del finto pentimento, “meglio un figlio morto che uno come me”. E dicono che è colpa del narcisismo, come a dire la volontà di potenza o l’elan vital. Qualsiasi cosa tu faccia, comporta una dose di vanità, di narcisismo per il solo fatto che la fai. E questo spiegherebbe certi massacri al di là dell’umana ferocia? Se il narcisismo è vivere, magari uccidendo, allora non si salva nessuno e tutti siamo colpevoli di esistere. Il padre della vittima, l’ormai leggendario Cecchettin Gino, subito promosso a coscienza civile a mezzo di forsennate ospitate televisive e di un libro, pronosticato in politica insieme alla sorella di Giulia, Elena, ha chiesto al carnefice della figlia un risarcimento di un milione.
Di Max Del Papa, Il Giornale d’Italia
26.09.2024
Max Del Papa. Giornalista dal 1992, si divide tra le Marche e Milano. Ultimi libri: “Vale Tutto” e “Eurostyle” (2023, autoprodotti) sullo Stato autoritario e l’Unione Europea più strega che matrigna.
Fonte: https://www.ilgiornaleditalia.it/news/salute/643726/puntuale-come-l-autunno-incombono-i-virologi-fra-pentalogo-psicosi-e-censure-unica-strada-il-vaccino-aridaje.html