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La Redazione

 

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PIU' CRUDELE DI GENGIS KHAN

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A cura di Davide
Il 6 Febbraio 2015
181 Views
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DI ROBERT FISK

The Independent

E quindi l’hanno bruciato nelle fiamme dell’inferno. Questo è ciò che lo stato islamico ha voluto mostrare al mondo. Una crudeltà in stile Gengis Khan.

Prima lo Stato islamico ha costretto i giordani e i giapponesi a riconoscere il suo potere, – offrendo un giornalista giapponese come richiamo per la trattativa- e poi ha mostrato al re giordano e al primo ministro giapponese ciò che pensava di loro.

I giordani avevano chiesto prove che dimostrassero che il tenente Mu’ath Kasaesbeh era vivo. E la prova che lo era l’hanno avuta quando è stato portato nella sua gabbia di fuoco. L’esercito siriano avrebbe potuto avvertire il Re Abdullah su cosa aspettarsi: mesi fa, l’Isis aveva dato fuoco a dei soldati siriani prigionieri e ha poi arrostito le loro teste in un video. E nessuno aveva detto una parola.

Per il re Abdullah, che aveva offerto la kamikaze fallita detenuta Sajida Rishawi come riscatto per la vita del tenente Kasaesbeh, potrebbe esserci qualche terribile vantaggio dal giovane pilota bruciato vivo. Le decine di migliaia di giordani musulmani sunniti che chiedevano la liberazione del tenente Kasaesbeh ora sanno cosa i loro fratelli musulmani in Siria e Iraq avevano in mente per lui. Ma chi oggi, tra gli arabi, non si interrogherebbe anche sul costo per sostenere la guerra degli USA contro lo “Stato islamico”?

In Occidente, dove abbiamo quasi esaurito i luoghi comuni riguardanti l’odio, descriveremo l’Isis in questa versione dell’ esecuzione sul rogo come barbara, abominevole, disumana, apocalittica, bestiale, etc. I musulmani potrebbero sostenere che tra i primi versetti del Corano c’è un ammonimento riguardante il castigo doloroso che sarà inflitto a coloro che fingeranno di credere, come i monafaqin, che mentono a se stessi e non sono veri credenti.

Naturalmente, ci sono i veri credenti e i non credenti. Ma ci sono anche i “simulatori”, che soffriranno -e qui uso l’ultima traduzione di Tarif Khalidi del libro sacro dell’Islam- “un doloroso castigo”. E le fiamme dell’inferno sono il più terribile dei “dolorosi castighi” –i chierici del Medioevo europeo sarebbero d’accordo.

Molti musulmani potrebbero vedere nelle terribili azioni dello “Stato islamico” una distorsione inquietante del messaggio di Dio. Perché è Dio che deve infliggere punizioni ai “simulatori”. Dio sarà il giudice nel Giorno del Giudizio. Non Abu Bakr al-Baghdadi e nemmeno i membri dell’Isis che hanno filmato la gabbia ed il povero uomo che si contorce nel tormento sotto il flusso di benzina. Naturalmente, sarà il mondo musulmano che dovrà decidere su questa strana interpretazione (del libro sacro, ndt), ma ci saranno un sacco di capi di Stato senza scrupoli -viene in mente Bashar Assad della Siria, ora che abbiamo concluso che i suoi nemici sono ancora più orribili di lui- che trarranno vantaggio da questa crudeltà.

Molto prima che l’Isis massacrasse l’esercito iracheno e gli sciiti iracheni, mettesse in fuga i cristiani e popoli yazidi, smembrasse i corpi dei sostenitori del governo siriano e inviasse i video delle decapitazioni alle loro famiglie prima di farle vedere per lo più ad un pubblico che preferiva guardare da un’altra parte. No, non è lo Stato islamico che è cambiato. Siamo noi.

La nostra intolleranza verso gli autocrati mediorientali – al-Sisi e Assad, la monarchia hashemita, i vacillanti principi del Golfo, tra cui il leader supremo dell’Iran, l’ Ayatollah Khamenei – sta cambiando in vista del califfato. Tutti devono ridiventare i nostri “moderati”, quelli che vogliono unirsi contro il terrorismo, ora che noi guardiamo ai fuochi infernali di Raqaa e a Mosul.

Per lo “Stato islamico”, i nemici musulmani devono essere, per definizione, traditori della loro fede. E per ciò potremmo leggere la traduzione Khalidi con particolare cura. “Se qualcuno dice loro: ‘Non seminare discordia nel paese‘, essi rispondono: noi cerchiamo solo di tenere unito il popolo“. Che è ciò che dicono i “moderati”, naturalmente. E povero tenente Kasaesbeh nella sua agonia.

Robert Fisk

Fonte: www.jornada.unam.mx

Link: http://www.jornada.unam.mx/ultimas/2015/02/04/mas-cruel-que-gengis-kan-robert-fisk-3903.html

5.02.2015

Traduzione dallo spagnolo per www.comedonchisciotte.org a cura di TORITO

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