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PERCHE’ M5S O INGROIA O ALTRE “NOVITA’” POLITICHE NON CAMBIERANNO UN BEL NIENTE

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A cura di Davide
Il 12 Gennaio 2013
58 Views

DI TONNOFABIO

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Sono passati più di quattro anni e tante volte avrei voluto scrivere della nostra esperienza ma ho sempre rinunciato forse per cercare di ricacciare indietro l’idea di aver sprecato tempo e risorse, ora con l’imminenza delle elezioni e di questa nuova bolla di illusione generale mi piacerebbe condividere con qualcuno questa per certi versi incredibile cronaca di vita vissuta e le mie elementari riflessioni su quello che è la politica per uomini e donne.

A pensarci adesso nel 2006 le cose non andavano poi tanto male, il lavoro ancora c’era e anzi si discuteva fra noi su come si poteva ridurne l’ingombro per goderci un po’ di più la vita o anche “solo” lottare per una società più giusta. Avevamo appena boicottato i mondiali di calcio organizzando pedalate alternative lungo la litoranea ciclabile pesarese alle quali i nostri concittadini si sono guardati bene dal partecipare. Complice anche sicuramente la nostra poco capillare informazione ci ritrovammo in tre in Piazza del Popolo a Pesaro in occasione delle prime due partite della nostra “mafiosa” nazionale dopo di che decidemmo di mollare e di praticare un boicottaggio intimo e personale.

Tre anni prima, nell’agosto 2003, io e mio fratello percorremmo la provincia in bicicletta con le bandiere della pace infilate negli zaini che sventolavano in quell’afa insopportabile……..sembrava che dopo il micidiale, terribile 2001 di Genova, delle torri gemelle e della guerra all’Afghanistan le cose potessero cambiare, giravamo silenziosi sotto un sole di fuoco e intorno tantissimi teli multicolori appesi a finestre e balconi ci comunicavano, e venivano ricambiati, il loro inequivocabile messaggio: PACE. Ad agosto 2004 andai in Francia in un paesino sotto il massiccio centrale per un campo di volontariato internazionale con scopo di salvaguardia ambientale: ripulimmo dalle immondizie, costruimmo sentieri, passaggi e rudimentali scalinate lungo l’argine di un fiume completamente abbandonato…….sembrava proprio che le cose potessero migliorare. Nel 2005 aderii con la mia famiglia al GAS (gruppo di acquisto solidale) di Pesaro alla ricerca di una spesa più consapevole, più rispettosa delle elementari regole del vivere civile, di un’alimentazione più sana, di una diversa socialità……ancora pensavo che fosse in atto una profonda trasformazione.

Torniamo al 2006, appena dopo il boicottaggio dei mondiali….. si sentiva parlare di un blog, di meet up che crescevano come funghi, di Beppe Grillo che stava facendo un miracolo: riunire attraverso la rete la voglia di cambiamento e mobilitare attivamente con proposte, raccolte di firme, slogan ad effetto……..eh si ….. in quel momento ho sentito in maniera potente che le cose potevano evolvere e che stavolta le avremmo cambiate davvero.

Attraverso un’iniziativa di un comitato cittadino a cui avevo aderito tempo prima mi misi in contatto con il meet up della nostra città e da lì in poi fu un sacro furore rivoluzionario: distribuzione volantini, discussioni fiume sul tema “parlamento pulito”, traffico cittadino, smog, asili, scuole; un fermento mai visto prima stava inondando una seppur piccola parte di quella società apatica, rassegnata con un ipocrita ottimismo di facciata.

Venne il 2007 e arrivò settembre, l’8 settembre del primo, fantasmagorico, pazzesco vday. Ci eravamo spezzati in quattro: eravamo pochi ma organizzammo un evento incredibile: si alternarono dj, un gruppo musicale, alcuni comitati a parlare della loro esperienza, la raccolta di firme andò avanti fino alle tre di notte e lì, lontano dalla mia famiglia che stavo seriamente trascurando, ero convinto che tutto sotto quella spinta incredibile potesse modificarsi. Abbracciammo anche la “repubblica dei cittadini” la lista civica di Oliviero Beha, Elio Veltri ed altri, organizzammo un pullman assieme ad altri meet up marchigiani e a ottobre 2007 eravamo a Roma in piazza Farnese, cercavamo una forza politica alla quale dare i nostri voti che altrimenti si sarebbero persi nell’astensione, in quel pomeriggio sotto la pioggia credevamo che la società potesse avviare un processo di rinnovamento.

Dopo pochi mesi venimmo a sapere che la “repubblica dei cittadini” non esisteva più, qualcuno che aveva registrato il marchio se ne andò scontento e si portò via, insieme al nome della lista, anche molte illusioni.

Il Vday fu un successo e non fu un bene, la prima riunione dopo l’evento fu affollatissima e cominciarono già da quella sera a formarsi fratture che poi in pochi mesi divennero insanabili: c’era chi raccomandava alleanze politiche con la lista civica di turno, chi voleva fondare un’associazione per avere dei contributi, chi in segreto fin dall’inizio aveva considerato quell’esperienza solo come un trampolino verso la “politica seria”. Ma c’era il v2day da organizzare, chiudemmo gli occhi, ci tappammo naso ed orecchi ed arrivò il 25 aprile 2008: una gestione sconsiderata delle risorse del primo vday, visioni troppo ottimistiche e vere e proprie operazioni azzardate fecero da antipasto all’impossibile, incredibile flop dell’evento, il digestivo venne dal cielo sotto forma di pioggerella battente e incessante che mise fine al concerto del gruppo musicale e a tutte le nostre superstiti speranze. In realtà l’obiettivo della raccolta di firme fu raggiunto ma noi eravamo ancora più divisi e la gestione squinternata ci aveva lasciato un pesante passivo. Fine dell’avventura? No, il cambiamento del mondo non può aspettare: andammo avanti, si formarono nel gruppo due correnti (vecchia politica docet), riunioni pazzesche dove ognuno vomitava il peggio di se e poi doveva scegliere da che parte stare, incontri separati e segreti dove regnava solo l’ego e il rancore. Sembravamo proprio, per dirla con le parole di un socio, “una tribù che correva dietro al suo stregone impazzito”. Avremmo dovuto tutti fare un passo indietro per cercare una soluzione per il gruppo ma a giugno 2009 ci sarebbero state le amministrative comunali e bisognava creare una lista: una? Ma perché non farne due o anche tre? Fra i pezzi che avevamo perso per strada e che ora erano con rifondazione comunista, quelli che di nascosto discutevano con il sindaco in persona e che creavano una lista civica insieme a fuoriusciti dal PD, quelli che sarebbero andati con chiunque in cambio di appoggi per eventuali associazioni o enti, quelli che pensavano al partito radicale e quelli che volevano la lista Grillo il gioco andò avanti senza illusioni né entusiasmo fino al mio addio poco prima delle elezioni.

Naturalmente le cose vanno avanti anche senza di noi (per fortuna) e molte di quelle liste hanno fallito e non esistono più ma altre si sono conquistate piccoli spazi ed ora sembra siano la soluzione, a volte mi sorprendo anch’io a sperare ma mi si conceda oggi la licenza di non credere.

Io non credo che le cose possano cambiare.

Perché mai dovremmo sperare che quei meccanismi malati dai quali sono nate anche le più recenti ipotesi politiche possano portare qualcosa di buono?

Perché mai dovremmo convincerci che questo “nuovo che avanza” sia libero da quelle miserie di cui parlo sopra?

Non mi stupisco dei Favia o delle Salsi anzi penso che quando si scoperchierà il pentolone saranno in tanti a chiamarsi così, in tanti che non avranno assolutamente intenzione di rimboccarsi le maniche e tornare a mettersi in gioco nel mondo del lavoro alla fine dei due mandati, in tanti che useranno le varie “nuove liste” solo per interessi privati o affermazione personale (Di Pietro insegna).

Sarebbe così semplice incolpare la politica che corrompe, che mortifica, che ingloba e annichilisce idee, aspirazioni e sogni ma il problema non sta nella politica in se e nemmeno nella scelta che abbiamo fatto di abbassarci a lei. D’accordo, è ipocrita e antiliberale: fa decidere a una maggioranza quello che dovremmo discutere e stabilire tutti e ce lo fa digerire attraverso una propaganda della democrazia falsa e distorta, è responsabile di secoli di convivenza con un’ingannevole idea di società equa ed imparziale, è fonte e causa di un’eternità di istituzioni inique, illiberali e sanguinose ma alla fine non è che un mezzo, uno strumento gestito da persone e che funziona in base a come queste intervengono nei suoi meccanismi.

E’ dunque indubbio che dovremo trovare un’alternativa a questo sistema di partiti, a questa democrazia rappresentativa che ormai interpreta solo una squallida commedia del vivere civile e un tentativo si potrebbe fare con la disobbedienza, la ribellione ai dogmi, alle abitudini, ai comportamenti precostituiti, ai preconcetti che ci vengono inculcati sopratutto da questa politica, insomma è dentro di noi che dobbiamo attuare la trasformazione.

Se non cambiamo noi negli atteggiamenti e nelle aspettative nei confronti degli altri e della vita in generale, e non si tratta di luoghi comuni o frasi fatte, tutte le battaglie saranno sempre perse perché combattute contro le fastidiose piccolezze e miserie altrui, simili alle nostre, che detestiamo e osteggiamo nell’illusoria convinzione di migliorarci senza metterci mai in discussione veramente.

Tonnofabio
12.01.2013

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