PARIGI VAL BENE UNA MESSA, COME L’EURO VAL BENE UNA STRAGE …

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DI ROSANNA SPADINI

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“Nozze vermiglie”, straziate di sangue, furono quelle di Enrico di Navarra e Margherita di Valois, stuprate dalla strage di San Bartolomeo, quando nella notte tra il 23/24 agosto 1572, ebbe inizio a Parigi quell’eccidio indiscriminato contro gli ugonotti da parte della fazione cattolica che, estesosi poi in altri centri urbani della Francia, provocò la morte di quasi 30.000 persone. L’avvento di una “strategia della tensione” che oltraggia ogni cambiamento epocale di potere. Così è successo il 12 dicembre del 1969 con la strage di Piazza Fontana in Italia, così è avvenuto il 7 gennaio 2015 a Parigi con l’assalto alla Redazione di Charlie Hebdo.

Allora il potere della monarchia assoluta mutava veste, allora il re di Francia Enrico IV poneva fine alle guerre di religione ed emetteva il famoso Editto di Nantes, essenziale esempio di tolleranza religiosa. “Parigi val bene una messa”, e dunque nasceva lo stato laico e moderno, affrancandosi dall’obbligo confessionale. Oggi il capitale non ha più bisogno dello stato né della democrazia, itinerante e nomade come sempre, senza percorso fisso che non sia il proprio interesse, camuffa la libertà con la sicurezza, i diritti sociali con quelli estetici, la sacralità della coscienza con la colonizzazione dell’inconscio collettivo.

Il tempo del capitale diventava allora irreversibile, acquisiva l’accumulazione infinita delle conoscenze, il monopolio della vita storica, fino a fare del progresso del lavoro il proprio progresso. E al tempo del lavoro si legava anima e corpo la borghesia, il lavoro iniziava, per la prima volta nella storia, a trasformare le condizioni storiche e a diventare un valore. Diventa ricco e salirai nell’alto dei cieli, diceva Calvino. Nasceva così il capitalismo (Max Weber, L’etica protestante e lo spirito del capitalismo).

Allora nasceva lo stato laico, unico possibile domicilio per la democrazia, oggi avveniene il contrario, muore lo stato, non più laico, non più sovrano, non più democratico, semplicemente morto. Dissolto come neve al sole, celebra il trionfo della consunzione di sé, con il consenso dei cittadini consumatori /spettatori europei, colonizzati dai video spot della falsa informazione iperrealistica e incapaci di gestire un minimo di giudizio critico nei confronti del reale storico che li attraversa.

Dunque la strage del 7 gennaio 2015 nella redazione del giornale satirico Charlie Hebdo, nella quale sono morte ben dodici persone, è l’11 settembre francese, è una evidente “false flag” ed ha come dato reale solo le vittime, anche se ci sono dei dubbi perfino su queste. In una Parigi invasata da un impressionante dispiegamento di mezzi e di uomini (80.000, forse 200.000) per la cattura dei terroristi, le vicende sono oscurate da una serie di incongruenze incredibili, gli attentatori “islamici” (stranamente celatisi dietro a maschere nere) lasciano nella macchina usata armi, passaporti e addirittura una carta d’identità sul sedile, e i media, per giustificarli, dichiarano che forse lo hanno fatto apposta dato che vogliono essere individuati e arrivare al martirio. Ma allora se è così, perché scappare e tentare di sopravvivere fino alla fine?

Che dire poi dei venti interminabili minuti in cui i terroristi rimangono fuori dall’edificio del giornale, dei blocchi di poliziotti superati poi impunemente dagli stessi, e del fatto che non ci fossero elicotteri pronti a inseguirli? Una carenza dei servizi di sicurezza? O “insicurezza interessata” ad arte?

Insomma la situazione è tragica, ma non seria, sostiene anche Julian Assange, che è intervenuto sulla questione, ricordando come i tre terroristi di Parigi fossero dei “ben noti jihadisti” lasciati incontrollati dalla polizia locale, forse perché agivano come “informatori” o forse per “poterli arrestare pochi secondi dopo l’attacco”, per ottenere forse maggiore visibilità sui media e più congrui finanziamenti, oppure peggio ancora, la polizia avrebbe potuto decidere di “lasciarli fare”, per oscuri (o ben evidenti) motivi. Per di più, Mister Wikileaks aggiunge, i terroristi di Parigi si sono comportati come dei “perfetti imbranati, hanno lasciato documenti sull’auto, si sono coordinati parlandosi al cellulare”, insomma “non hanno comunicato tra loro usando crittografia o lasciando messaggi sotto le rocce, ma parlando lungamente al telefono, prima e dopo gli attentati”. Accuse pesanti, che in qualche modo lasciano intendere che ci siano state defiance organizzative evidenti e “volute” dagli apparati di sicurezza.

È il segnale manifesto che in Europa è iniziato un clima da anteguerra, che la società europea è ormai posseduta integralmente dalle logiche della sorveglianza, non più imputabili a questo o quel soggetto, ma divenute ormai un dato strutturale. Siamo di fonte ad una variabile impazzita dell’identità stessa della civiltà occidentale, l’età della sorveglianza diventa «liquida, perché è cruciale cogliere i modi in cui essa si infiltra nella linfa vitale della contemporaneità» fino a distruggerla, facendo regredire la persona alla condizione di puro oggetto sul quale si esercitano poteri fondati, in definitiva, sull’imperativo della sicurezza e sulle pretese del mercato (il solito Zygmunt).

Infine l’esito felice della vicenda è stato festeggiato da una grande festa della democrazia e della libertà a Parigi, dove i grandi della terra, tutti insieme appassionatamente, tracimavano nel cordoglio una profonda e ritrovata concordia, stima, rispetto, e amore per il mondo intero. Profumo di viole acerbe aspergevano l’aria della capitale e il cuore si gonfiava di tenerezza. C’erano proprio tutti, da Hollande a Poroshenko, da Lavrov a Cameron, da Angela Merkel a Mariano Rajoy, Abd Allāh II ibn al-Husayn insieme a Rania, passando per il presidente palestinese Abu Mazen, a pochi passi dal premier israeliano, il puro e illibato Benjamin Netanyahu e infine il nostro Renzino, show man declassato per l’occasione, dato il consesso degli dei scesi sulla terra. In seconda fila gli altri oltre 40 capi di Stato e di governo europei e internazionali, e dietro il vuoto d’insignificanza della piazza, divenuta un non-luogo della grottesca virtualità dei falsi slogan. Guarda cosa sono riusciti a combinare i due fratelli algerini Saïd e Chérif Kouachi! Ve lo sareste aspettato?

L’Europa del crimine aveva bisogno di quel bagno di folla festante, che diramasse i simulacri del panico, e riaffermasse il sogno europeo, popoli uniti sotto il cielo di Parigi, desiderosi di ritrovare al più presto quella concordia che la follia omicida delle canaglie jihadiste aveva tentato di soffocare sotto una raffica di mitra. C’era però un grande assente, guarda caso il Front National di Marine Le Pen, che rappresenta circa il 25% dei francesi e che non era stato invitato.
Ma l’assenza era naturalmente giustificata dalle ipotesi sempre più credibili sul non-sense degli eventi e dai sondaggi che danno il Front National in costante aumento di consensi. Che gli europei si stiano svegliando da quello stato comatoso cui decenni di disinformazione mediatica li avevano forzati?

L’euro è il centro della questione, l’arma di distruzione di massa che sta impoverendo gli assetti sociali di questa tragica Europa, che pretende il dissanguarsi delle finanze dello stato sociale a favore delle banche del nord, creditrici in primis dei debiti indotti dal vincolo esterno, che ha aumentato la mortalità infantile in Grecia del 43% e che ha provocato una disoccupazione giovanile in Italia del 44,2%.

Dunque la strage di Parigi è arrivata a tempo e debito, se non ci fosse stata si sarebbe dovuto inventarla ad hoc, perché ricompatta nel cordoglio per le vittime e tramite l’allarmismo del terrore, il fronte eurista, mentre masse di lavoratori perdono il posto di lavoro e mentre si aspetta con ansia anche l’esito delle elezioni in Grecia, che vedono anche lì salire vertiginosamente i consensi per la sinistra di Tsipras. Poco importa che anche quel fronte critico non abbia un programma chiaro di smantellamento degli assetti euristi, perché comunque il dissenso alla moneta/killer in Europa si fa sempre più ampio. E questo allarma ulteriormente le cancellerie neoliberiste.

#JeSuisCharlie, lo slogan grottesco ripetuto in maniera ossesiva per camuffare l’inizio inevitabile di un restringimento delle libertà individuali, dove la “libertà” sta per essere barattata con la “sicurezza”, segnerà l’inizio ufficiale della dittatura europea del terzo millennio, salutato dalla folla parigina e dalle folle dei telespettatori europei, con il più caloroso e commosso degli applausi.

Assisteremo ad una rapida e sorniona estensione del controllo sociale, alimentata da una strategia mediatica della tensione, che praticherà il ben noto allarmismo quotidiano. Maggiore sorveglianza di luoghi pubblici e costruzione di città militarizzate, mentre aumenterà l’autoritarimo delle forze dell’ordine e verranno potenziate leggi speciali. L’Europa ha già imposto all’Italia lo scioglimento dell’arma dei Carabinieri, altro pezzo dello stato in via di estinzione, è scritto sul sito dell’U.N.A.C e sulla Gazzetta Ufficiale, ma nessuno ne parla: ”L’Arma verso lo scioglimento. L’Unione Europea impone la smilitarizzazione della quarta Forza Armata e l’accorpamento dei carabinieri alla Polizia di Stato”. Dunque ci smilitarizzano per poi “militarizzarci” meglio, con l’imposizione dell’ EGF, o Eurogendfor, il corpo militare dell’Unione Europea a carattere sovranazionale, composto di forze di polizia ad ordinamento militare in grado di intervenire in aree di crisi, sotto egida NATO, ONU, UE.

Il nostro futuro dunque ci vedrà asseragliati in cittadelle iperprotette, dotate di zone rosse all’insegna del segregazionismo, dove si sono smantellate le polizie nazionali e statali, sostituite da quelle milizie private formate da contractors super addestrati, i quali, svolgeranno il loro compito in maniera molto professional e offriranno un servizio al top per i loro clienti danarosi. E Israele non a caso è divenuto, secondo la rivista “Forbes”, il Paese leader a cui rivolgersi per le tecnologie antiterrorismo, per la presenza di Netanyahu a Parigi, un ulteriore motivo.

Vedremo probabilmente moltiplicarsi ancora questi episodi enigmatici di violenza. In questo clima di anteguerra e di tensioni ci verrà presentato uno scenario artificioso, che prospetterà “lo scontro delle civiltà”, l’Impero occidentale, giudaico-cristiano-protestante, libero, democratico, illuminato, ariano e un’orda di barbari arabo-musulmani che al grido “Allah akbar!” taglierà gole e spargerà morte nelle sacre città occidentali.

Sequel. Vivremo segregati nei quartieri, come nei 12 distretti di “The Hunger Games”, governati e ridotti alla fame da Capitol City. “E mentre il mondo starà a guardare, tifa per i tuoi eroi, piangi quando li uccidono … è orrendo … “ (Gale Hawthorne)

Rosanna Spadini

Fonte: www.comedonchisciotte.org

14.01.2015

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