Ottawa sgomberata tra lacrime e speranze

I resistenti hanno perso il presidio e la battaglia, ma il popolo si è riscoperto nazione in una lotta che non è al suo epilogo

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In questo momento downtown Ottawa, che per ben ventitré giorni aveva insegnato a tutto il mondo come ritornare a vivere dopo due anni di attacco del sistema globalista alla parte più intima delle nostre vite, è un deserto di neve spezzato dal nero di recinzioni e auto della polizia. Nulla rimane della grande festa dei canadesi liberi che ha risvegliato il mondo intero.

In questi minuti una lunga fila di pick-up della polizia accede all’interno delle recinzioni di Parliament Hill, per rinforzare il presidio riconquistato dai padroni del mondo: l’area protetta dalla polizia si estende da Bronson Avenue al Canale Rideau, e dalla Queensway al Parliament Hill. I manifestanti sono stati spinti a suon di botte, mazze di legno e calci di fucile prima a ovest e poi a sud, da dove i più, decapitati dall’arresto dei loro leader, stanno raccogliendo i bagagli per tornare a casa.

Certo, non c’è stata battaglia: i russo-nazi-teppisti venuti da tutto il Canada hanno avuto il coraggio di rimanere pacifici a oltranza, restando ben saldi nei loro principi mentre il primo vero baluardo di resistenza mondiale alla dittatura sanitaria veniva spazzato via in un vero e proprio assalto bellico: fucili d’assalto spianati, violenza gratuita, una cinquantina di feriti. Nonostante le notizie che arrivavano ieri da molti media canadesi, non è stata confermata nessuna vittima, e Candy Paulsen, la signora in carrozzella ignominiosamente travolta da un agente a cavallo, sta bene:

Candy Paulsen ricoverata in ospedale "La donna travolta dai cavalli della polizia ieri a Ottawa è una capo tribù dei Mohawk. Si trova in ospedale con una spalla slogata ma per il resto sta bene... Noi le dobbiamo gratitudine per aver combattuto in prima linea per la nostra libertà."
Candy Paulsen ricoverata in ospedale “La donna travolta dai cavalli della polizia ieri a Ottawa è una capo tribù dei Mohawk. Si trova in ospedale con una spalla slogata ma per il resto sta bene… Noi le dobbiamo gratitudine per aver combattuto in prima linea per la nostra libertà.”

Anche a livello di trattativa, persi i blocchi di Windsor, Coutts, Emerson e Surrey, rimaneva solo la downtown occupata, isolata da tutto, e le manifestazioni di solidarietà a Toronto, Quebec City, Montreal, Calgary, Victoria, sebbene tutte partecipatissime, sono servite a ben poco. In verità, non c’è mai stata alcuna trattativa: il primo ministro, fedele alla linea di zio Schwab, non ha mai dato il minimo ascolto alle richieste di una parte dei cittadini, bollandoli fin da subito come pericolosi eversivi, lanciandogli addosso, come da prassi, prima i media a creare il delitto e poi le divise a infliggere il castigo. Unici ostacoli tra le due fasi erano il capo della polizia della capitale Peter Sloly, costretto a dimettersi, e i parlamentari dell’opposizione, messi a tacere con l’Emergencies Act. Quest’ultimo, a dimostrazione della totale assenza di democrazia, è stato pesantemente applicato da Trudeau per dirottare la polizia a Ottawa da tutto il Canada – Polizia Provinciale dell’Ontario, Sûreté du Quebec, unità ordine pubblico di Toronto e della regione di Durham in Ontario – insieme a federali ed esercito prima ancora del previsto dibattito parlamentare, che avrà luogo lunedì sera. Una fuga in avanti che dovrebbe costare caro a un leader di una democrazia costituzionale, se ne esiste ancora una in tutto l’occidente. Il bilancio è quello di una vera e propria sommossa violenta: 191 arresti, 57 veicoli rimossi, 76 conti bancari congelati, e gli organizzatori della protesta Tamara Lich, Chris Barber e Pat King dovranno affrontare duri processi. I metodi brutali adottati dalla pubblica sicurezza per reprimere persone assolutamente pacifiche saranno oggetto d’inchiesta, ma questo non ferma i soprusi, e il sindaco Watson afferma oggi che la legge marziale gli dà diritto di vendere le auto non ritirate entro sette giorni per coprire i costi sostenuti dal municipio durante il presidio. L’occupazione poliziesca tiene altissimo il livello di tensione in centro città, e persino chi esce a prendere un caffè viene spintonato e rimandato a casa in un grottesco lock-down punitivo. A questo si aggiunge, proprio per non far mancare nulla, la class action avviata da cittadini e imprese di Ottawa contro i manifestanti.

La quiete dopo la tempesta lascia i resistenti a riflettere su tutti i soprusi subiti da uno stato che si è comportato da vero criminale – violenza, calunnie, montature, privazione della sussistenza, persino furto dei soldi donati – e la consapevolezza che, gettata la maschera, non si torna più indietro. Prima di questo 29 gennaio il Canada era una nazione sottomessa che non aveva mai davvero calcato una piazza sin dal febbraio 2020: adesso che hanno assaggiato la libertà perduta, che si sono ritrovati in piazza e hanno riscoperto la loro identità di nazione, è difficile pensare che i sudditi di Herr Justin si fermino qui. Lo dimostrano le piazze solidali con Ottawa, e le bandiere canadesi che sventolano ormai in tutte le piazze d’Europa e Oceania, dove si è provato in Finlandia, Francia, Belgio e Australia a creare dei Convogli della Libertà, tutti duramente repressi da un regime che mai come adesso sta mostrando la sua caratura mondiale. Oggi l’europarlamentare rumeno Christian Teres ha paragonato Trudeau a Ceausescu, e si parla anche, da ieri, della partenza di un convoglio americano che dalla California sta facendo un coast-to-coast verso Washington DC, su cui terremo gli occhi puntati, aggiornandovi non appena si vedrà qualcosa di concreto. Tanto più che dopo gli sgomberi, tanto venerdì sera come ieri, nessuno è tornato a casa, ma ci sono stati lunghi festeggiamenti: alla violenza igienica dello stato spersonalizzato si è risposto con la gioia del popolo, ritrovatosi, dopo due anni di prigionia, nella lotta per la vita e la libertà.

MDM 20/02/2022

Fonte https://www.cbc.ca/news/canada/ottawa/downtown-ottawa-streets-protests-police-1.6358396

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