Ieri, venerdì 25 marzo, le milizie Houti dello Yemen hanno sferrato un attacco contro un impianto petrolifero saudita a Jeddah, l’ennesimo dopo gli attacchi della scorsa settimana di cui vi abbiamo parlato.
Ancora una volta però, a finire sotto la lente di ingrandimento della comunità internazionale (occidentale), oltre al gruppo yemenita, l’Iran, accusato di star fornendo armi alle milizie e di voler destabilizzare così gli equilibri energetici mondiali.
A fare la voce grossa quindi, questa volta sono scesi in campo direttamente gli USA, con il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan che ha dichiarato ieri:
Gli attacchi di oggi, proprio come gli attacchi contro gli impianti di trattamento delle acque e le infrastrutture energetiche il 19 e 20 marzo, sono stati chiaramente facilitati dall’Iran, in violazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che vietano l’importazione di armi nello Yemen.
In base a quanto riportano le fonti, l’attacco Houti all’impianto petrolifero di Jeddah Nord ha provocato l’incendio di due serbatoi, facendo innalzare grandi colonne di fumo nero. Fortunatamente non si contano vittime.
Secondo il governo saudita, dietro l’aumento degli attacchi contro le installazioni energetiche saudite nelle ultime settimane da parte degli Houti, ci sarebbe la volontà dell’Iran di rilanciarsi sui mercati, attraverso un accordo sul nucleare che gli permetterebbe di ricominciare a vendere petrolio, dato aumento della domanda internazionale di energia dopo l’invasione della Russia in Ucraina.
In una lettera al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, l’Arabia Saudita ha detto che si riserva il diritto di difendersi dall’aggressione degli Houti, mentre il Ministero dell’Energia saudita ha ribadito che non può assumersi la responsabilità per qualsiasi carenza di forniture di petrolio ai mercati globali, alla luce dei continui attacchi contro le sue strutture.
Il mondo occidentale, impaurito dalle carenze petrolifere che ne potrebbero derivare, si è stretto intorno all’Arabia Saudita, condannando a gran voce l’aggressione Houti.
Se solo si spendessero tanto anche per le vittime in Yemen…
Massimo A. Cascone, 26.03.2022