Nonostante l’astensione, le elezioni in Venezuela sono una sconfitta per i piani dell’impero.

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Fonte: Observatorio de la crisis, 8.12.2020.

di Atilio Borón, sociologo argentino, laureato in Scienze Politiche all’Università di Harvard.

 

Volendo fare un rapido bilancio delle elezioni del 6 Dicembre si possono trarre le seguenti conclusioni. Iniziamo dai risultati. Il Chavismo ha ottenuto il 68,4% dei voti; l’Alleanza Democratica, che riunisce ciò che resta dei vecchi partiti della Quarta Repubblica, soprattutto Acción Democrática e COPEI, sale al 17,5%, l’Alleanza Unita Venezuelana ha raccolto il 4,1%; il PCV il 2,7% e un insieme variegato di altre forze politiche il 6,5%.

Il ruolo di maggioranza del Chavismo è stato pienamente confermato, ma emerge un gruppo di forze politiche che, nella sua eterogeneità, rappresenterà una sfida importante per il governo del presidente Maduro. L’imperialismo ed piani della destra sovversiva sono stati sconfitti, in una battaglia di Pirro.(1)

Non sarebbe azzardato dire che con una nuova Assemblea Nazionale arriveranno tempi migliori. O meglio, dovrebbero arrivare tempi migliori. Di fronte a questo nuovo panorama politico-istituzionale, il governo e il PSUV dovranno agire con grande intelligenza, fermezza e prudenza. Ciò che raccomandava saggiamente Machiavelli: agire con l’astuzia della volpe e, se necessario, con la forza del leone.

In secondo luogo, è innegabile che c’è stato un calo significativo del tasso di partecipazione elettorale che, secondo le ultime informazioni, ha raggiunto il 32%. Non è la percentuale più bassa nella storia elettorale del Venezuela, ma è pur sempre la seconda più bassa. L’affluenza più bassa si registrò nelle elezioni parlamentari del 2005, quando l’opposizione invocò l’astensione. In quell’occasione, si recò alle urne il 25% degli elettori, nonostante la presenza di Chávez nel Palacio de Miraflores. Si tenga presente che in Venezuela il voto non è obbligatorio. Anche questa volta c’è stata una richiesta di astensione, ma è stata meno efficace. Non c’è nulla da festeggiare, perché emerge l’esistenza di una difficoltà che il governo Chavista, il PSUV e le forze politiche alleate dovranno affrontare e risolvere. E dovranno farlo il prima possibile.

In terzo luogo, non basta constatare tutto ciò ma è, invece, doveroso investigare sulle possibili cause di questa flessione della volontà partecipativa dell’elettorato. Tra i fattori che hanno influito negativamente affinché l’elettorato non accorresse massicciamente alle urne si registrano, senza dubbio, gli effetti della pandemia. Quest’ultima ha scoraggiato dall’uscire di casa, dal salire sui mezzi pubblici, dal mettersi in coda per votare, dallo stare vicino a persone sconosciute, ecc… Tali fattori di dissuasione non possono venire sottovalutati. Ciò, naturalmente, fa sorgere interrogativi sulle necessità di rivedere gli strumenti di mobilitazione popolare che sono sempre stati così importanti nel Chavismo e che danno l’impressione di avere bisogno di una messa a punto urgente.

Un altro fattore determinante è rappresentato anche dall’intensa campagna mediatica, nazionale e internazionale, che ha scoraggiato la partecipazione elettorale e, nonostante la mancanza di prove, ha presentato le elezioni come una sinistra frode ordita dal governo. Protagonisti come il governo degli Stati Uniti, i governi super corrotti e repressivi del Gruppo di Lima insieme a quelli dell’Unione Europea, una decrepita e ambigua ipocrisia mondiale si sono uniti a quella crociata che si è rifiutata di inviare osservatori alle elezioni del 6 Dicembre. Tutti loro, come assicura Marco Teruggi, hanno trascorso lunghi mesi “invocando l’astensione e hanno esercitato forme di pressione diplomatica ed economica sui leader dell’opposizione”.(2) Questo intenso “battage”, sostenuto da un formidabile apparato propagandistico, ha purtroppo indebolito la coscienza civica in alcuni settori della popolazione.

Un altro elemento che ha giocato un ruolo chiave nello scoraggiare la partecipazione è stato l’impatto multidimensionale e profondo del blocco imposto dagli Stati Uniti al Venezuela, così come succede a Cuba da sessant’anni a questa parte, e che ha creato innumerevoli difficoltà di ogni tipo: carenza di cibo e medicine, di forniture essenziali come la benzina per le automobili, problemi nei trasporti pubblici, mancanza di rifornimenti per l’industria petrolifera e la metropolitana di Caracas, speculazione sui tassi di cambio, diminuzione dei salari, svalutazione del Bolìvar. L’altra faccia della medaglia del blocco statunitense è un inevitabile intreccio mafioso funzionale al narcotraffico, nel quale si mescolano trafficanti di droga e paramilitari colombiani (protetti dal governo di Iván Duque) unitamente ad alcuni pubblici funzionari corrotti e a bande criminali locali. Tutto ciò incrementa la portata devastante del blocco e peggiora ancor di più la qualità di vita della popolazione. Nel caso concreto delle elezioni parlamentari del 6 Dicembre, queste circostanze hanno indubbiamente contribuito a disincentivare la partecipazione della cittadinanza.(3)

Come se non bastasse, va aggiunto il vero crimine politico perpetrato dall’Assemblea Nazionale controllata dall’opposizione anti-Chávez.(4) Questo apparato dello stato risulta gravemente delegittimato poiché, fin dalla sua presentazione, si è votato ad un obiettivo perverso e tirannico: ottenere la destituzione del presidente senza nemmeno promuovere una sola legge che avrebbe potuto alleviare la situazione della popolazione colpita dal blocco. I suoi personaggi più in vista si sono spinti, nella loro folle cecità, a sollecitare le autorità civili e militari degli Stati Uniti affinché invadessero o attaccassero il loro stesso Paese. Questo affronto al sentimento nazionale venezuelano, questo comportamento anti-patriottico, anti-bolivariano, di coloro che si affannano a fare del Venezuela una gigantesca Miami con petrolio, oro e coltàn, esercitando un’influenza negativa sulla coscienza della cittadinanza, l’ha allontanata dalla competizione elettorale e, in una certa misura, dalla politica. Molti lo hanno fatto pensando che l’Assemblea Nazionale fosse ormai talmente screditata ed inefficace che non valeva nemmeno la pena di preoccuparsi di uscire di casa per andare a votare.

Alla luce di tutte queste condizioni, sarebbe stato un miracolo se la popolazione si fosse recata in massa per votare. Tuttavia, con incredibile unanimità, la “stampa seria” dell’America Latina, degli Stati Uniti e dell’Europa ha condannato senza attenuanti la giornata elettorale del 6 Dicembre. Era prevedibile, perché a quei mezzi di informazione non resta più nemmeno un briciolo di senso del “giornalismo”. Usurpano quel nome per nascondere il fatto che si sono convertiti in meri “uffici stampa e di propaganda” al servizio dei grandi potentati e degli interessi più reazionari. La loro propensione a mentire è incontrollabile e la legione dei loro “pseudo-giornalisti” – truffatori di alta classe che hanno fatto delle “fake news“, della manipolazione, dell’occultamento di verità fastidiose e dell’intimidazione il proprio stile di vita – si è spinta oltre ogni limite come mai prima d’ora in questi ultimi giorni. I fedeli discepoli di Joseph Goebbels mentono, e mentono perché, come diceva il gerarca di Adolf Hitler, qualcosa rimarrà di quelle menzogne. E non hanno smesso (né smetteranno!) di mentire con l’intento di diffamare il governo bolivariano.

Un esempio di queste manovre di “giornalismo mercenario” è l’occultamento di alcuni dati che potrebbero far luce sulle ragioni della bassa affluenza del 6 Dicembre alle urne. Per esempio, si sono astenuti dall’informare ed evidenziare alcuni precedenti analoghi, come il fatto che nelle elezioni comunali che si sono tenute in Francia lo scorso 28 giugno, per eleggere i sindaci nelle grandi città del Paese, a partire da Parigi, l’affluenza alle urne è stata del 40%. Ma, si badi bene: nessun Paese esercitava un blocco totale contro la Francia, sconvolgendo la vita quotidiana della sua popolazione, come è accaduto nel caso del Paese sudamericano. Nonostante ciò, meno della metà dei cittadini francesi ha partecipato alle elezioni.(5)

Gli imbroglioni del quotidiano spagnolo ultra-conservatore ABC hanno riferito ieri, nell’edizione online, che “il Partito di governo Liberale Nazionale (PNL), pro-europeo e di centro-destra, ha subito un grave calo nelle elezioni tenutesi domenica in Romania a causa della logorante gestione della pandemia e delle difficili condizioni imposte dalla crisi sanitaria per condurre la campagna elettorale e il voto … Tutto questo nel contesto di un’affluenza al minimo storico, del 31,84%, il livello più basso dalla caduta del regime comunista nel 1989.”(6)

Conclusione: ciò che è logico e comprensibile nei casi della Francia e della Romania è riprovevole e da condannare quando si verifica nel Venezuela bolivariano, e genera interrogativi di ogni sorta. E non è tutto: nelle elezioni legislative del 2014 tenutesi negli Stati Uniti, la “più grande democrazia del mondo” (per favore, evitate di sghignazzare!), il tasso di affluenza alle urne ha raggiunto una percentuale poco più alta rispetto a quella del Venezuela: 36%.(7) Però, gli imbroglioni dell’informazione nascondono tutti questi dati perché contraddicono le loro falsità su quanto è successo in Venezuela. Ne consegue che il punto non è informare ed educare l’opinione pubblica, ma piuttosto prenderla in giro, manipolarla affinché i ricchi e i potenti mantengano intatti i loro privilegi. Ogni volta costa loro di più dato che siamo sempre più numerosi a lottare contro la tirannia mediatica. Loro non si arrenderanno, ma noi ancor di meno.

(1) Contro le accuse di frode o irregolarità suggerisco di leggere il Rapporto Speciale di SURES, una ONG con più di 20 anni di esperienza nella promozione, educazione, comunicazione e difesa dei diritti umani, specialmente delle popolazioni in condizioni di maggiore esclusione e discriminazione. Il suo parere sul voto del 6.12 può essere riassunto come segue: “Sulla base delle informazioni raccolte dalla Veeduría Nacional de Sures il 6 dicembre 2020, è necessario concludere che le persone che hanno partecipato al processo elettorale hanno esercitato il loro diritto umano di voto in modo universale, libero, informato e segreto, senza alcuna coercizione e in condizioni di uguaglianza. Da questo punto di vista, si deve affermare che l’esercizio del diritto di voto durante questa giornata elettorale è conforme agli standard di elezioni libere ed eque previste dal sistema giuridico venezuelano, nonché in aderenza ai trattati internazionali sui diritti umani ratificati dal nostro Paese”. Si veda la relazione sul sito web dell’istituzione: https://sures.org.ve/

(2) https://www.pagina12.com.ar/310433-elecciones-en-venezuela-mayoria-para-el-chavismo-y-dudas-sob

(3) A questo proposito suggeriamo di consultare l’intervista di María Fernanda Barreto a Luis Britto García, contenuta nel suo libro Nuestra América en Palabras (Buenos Aires: Acercándonos Ediciones, 2020).

(4) Un testo indispensabile per studiare i dettagli di questo crimine politico è offerto da Pasqualina Curcio Curcio nel libro “El Comando Sur y la vergonzosa Asamblea Nacional, 2016-2020”. Arremetida imperial (Caracas: El Perro y la Rana, 2020)

(5) https://elpais.com/internacional/2020-06-28/la-abstencion-sube-en-la-segunda-vuelta-de-las-municipales-en-francia.html

(6) https://www.abc.es/internacional/abci-pandemia-castiga-conservadores-elecciones-rumania-202012062143_noticia.html

(7) cfr. Alter, Charlotte. «Voter Turnout in Midterm Elections Hits 72-Year Low». Time. Retrieved, November 11, 2014.

Link: https://observatoriocrisis.com/2020/12/08/a-pesar-de-la-abstencion-las-elecciones-en-venezuela-son-una-derrota-para-los-planes-del-imperio-en-francia-rumania-y-los-estados-unidos-la-abstencion-en-las-parlamentarias-ha-rodeado-el-70-por-cien/

Traduzione di Ivana Suerra per ComeDonChisciotte

 

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