DI PATRICK COCKBURN
independent.co.uk
Un analista della CIA confida quello che probabilmente succede in Siria. Dice che “Assad sta giocando la sua carta migliore per mantenere al potere il suo regime”. Egli crede che il governo di Assad moltiplicherà i suoi sforzi per provare che i suoi nemici “vengono manipolati da outsiders”. Il probabile esito è una spaccatura all’interno della rimossa elite siriana di maggioranza diretta da Assad, anche se egli ammette che non c’è una sua esplicita sostituzione.
Il ragionamento nell’analisi speciale della CIA, intitolata “Siria: le prospettive per Assad”, è sensato e convincente, sebbene troppo sicuro del fatto che i giorni di Assad siano contati.
La reale entità di questa sicurezza è accentuata da uno sguardo alla data del documento, che è del 17 marzo 1980, o 35 anni fa, e il Presidente Assad, la cui imminente caduta politica è data per probabile, non è Bashar al-Assad, ma suo padre, Hafez al-Assad, che è morto nel 2000. L’analisi fu rilasciata dalla CIA sotto il Freedom of Information Act (Documento per la libertà di informazione), nel 2013.
Il documento della CIA è una lettura interessante, se non altro perché mostra come molti ingredienti dell’attuale crisi in Siria erano in atto da decenni, ma non si erano ancora amalgamati nel mix esplosivo che ha prodotto l’orribile guerra attuale. Nel 1980, l’autore del documento presumeva che l’orientamento politico siriano ruotava principalmente intorno alle differenze settarie tra Alawiti, la setta musulmana alla quale gli Assad e i governanti siriani generalmente appartengono, e alla maggioranza Araba Sunnita. L’analisi è scritta in un tono ottimistico e prevede che le divisioni tra le due comunità potrebbe forse portare alla caduta di Assad.
Sicuramente la CIA voleva Assad destituito e aveva qualche idea su come raggiungere questo obiettivo. “La disciplina dell’esercito potrebbe crollare di fronte a sommosse diffuse” dice. “Ciò potrebbe condurre ad una guerra sanguinosa tra Sunniti Musulmani e unità Alawite. Gli Alawiti, tuttavia, potrebbero scegliere di rovesciare Assad prima che si sviluppi il tumulto al fine di mantenere la loro posizione al sicuro”.
Quest’ultima frase potrebbe essere stata scritta in qualunque momento a partire dal 2011 come sintesi di ciò che gli USA avrebbero voluto che accadesse in Siria: hanno sempre voluto sbarazzarsi di Assad, ma non hanno intenzione di distruggere o nemmeno indebolire lo stato Siriano ed aprire in tal modo la porta all’Isis e al-Qaeda. Anche i super-poteri talvolta imparano dalla storia, così gli USA e i suoi alleati occidentali oggi sperano di evitare di ripetere la disastrosa disintegrazione delle istituzioni statali dell’Iraq nel 2003 dopo la deposizione di Saddam Hussein. Tragicamente, lo sconosciuto analista della CIA alla fine aveva quasi sperato di ottenere la guerra civile settaria, ma Assad è ancora lì e il popolo siriano ha ottenuto il peggiore dei mondi possibili.
I capi dell’intelligence degli USA sono molto più espliciti in questi giorni rispetto ai loro omologhi britannici sulle conseguenze disastrose di interventi stranieri guidati dagli Stati Uniti nel corso degli ultimi 12 anni. Nessuno come il generale Michael Flynn, recentemente andato in pensione e capo della Defense Intelligence Agency, il braccio destro dell’ intelligence del Pentagono, dice senza mezzi termini in un’intervista con la rivista tedesca Der Spiegel che la guerra in Iraq “è stato un enorme errore”. Per quanto crudele fosse Saddam Hussein, è stato solo un errore eliminarlo. Lo stesso vale per Muammar Gheddafi e per la Libia, che ora è uno Stato fallito. La lezione storica è che si trattava di un fallimento strategico per entrare in Iraq. La storia non sarà e non dovrebbe essere buona nei confronti di quella decisione”.
giocatori come gli Stati Uniti possono più facilmente permettersi di ammettere i propri errori rispetto alla Gran Bretagna, più piccola e priva di fiducia sul suo stato di grande potenza. Ma c’è un prezzo da pagare per rimanere in silenzio o nella smentita circa gli errori politici, militari e diplomatici del passato. Se si ammette che qualcosa fosse andato storto per la Gran Bretagna in Iraq, Afghanistan, guerre libiche e siriane, allora è solo in termini più generali. Un ex diplomatico presso il Ministero degli Esteri dice che è stato sorprendente come negli anni successivi l’invasione dell’Iraq del 2003, non aver sentito “quasi nessuno parlare nel Foreign Office della decisione di andare in guerra o di che cosa è andato storto”. “Questo può essere stato perché la maggior parte dei funzionari si erano opposti alla guerra dentro di se fin dall’inizio ritenendola una cattiva idea, ma non hanno voluto dirlo pubblicamente, o anche all’interno dell’ufficio.
Si tratta di un istinto personale e istituzionale britannico naturale mettere a tacere le cose, ma dopo quattro guerre segnate da errori del governo britannico e da errori di valutazione, è curioso che informazioni provenienti dai servizi di intelligence non vengano trattate con maggiore scetticismo.
Un esempio recente di questo atteggiamento è stato di David Cameron per giustificare la sua affermazione improbabile che ci sono 70.000 moderati combattenti anti-Assad in Siria, dichiarando che questa cifra è venuta dal Joint Intelligence Committee, come a porre l’accuratezza di questa fonte oltre ogni dubbio. E’ bastato l’incessante insistere sul successo britannico nell’infrangere le regole tedesche in entrambe le guerre mondiali unito ad buona dose di film di James Bond, per esagerare la reputazione dei servizi segreti britannici. I leader politici stranieri sono spesso più sospettosi su ciò che i loro servizi segreti sanno davvero. Prima dell’inizio della guerra in Iraq, nel 2003, il presidente Jacques Chirac ha dichiarato ad un ospite che non credeva che Saddam avesse armi di distruzione di massa. L’ospite disse: “Signor Presidente, la sua intelligence la pensa così.” Chirac rispose: “Sono tutti drogati”. In altre parole, i servizi di intelligence spesso diventano casse di risonanza per convinzioni ossessive fuori da ogni realtà. La stessa segretezza con la quale si coprono torna utile per negare ogni responsabilità di fallimento. Ma allo stesso tempo li rende vulnerabili quando i governi o i loro alti ufficiali vogliono reprimere o inquinare suggerimenti politicamente scomodi.
All’inizio dello scorso anno, il presidente Barack Obama ha respinto l’Isis, che cominciava a fare progressi impressionanti, al pari di una squadra di basket juniores che aspira a giocare nei grandi campionati. Poco dopo, riesce a far presa sulla gran parte del nord Iraq e Siria orientale. Uno dei motivi di ciò che potrebbe essere accaduto è stato svelato quest’anno quando 50 analisti dei servizi segreti che lavorano per il Pentagono hanno firmato una lettera congiunta di protesta. Essi hanno dichiarato che le scoperte dell’intelligence sull’Isis che stava diventando più forte anziché più debole come affermava la Casa Bianca, venivano occultate o falsificate dai loro capi. Era normale amministrazione.
Gli interessi personali o istituzionali dei capi delle agenzie di intelligence o di qualsiasi altro dipartimento governativo raramente sono serviti a portare cattive notizie o incongruenti a chi decide sui bilanci e sulle promozioni. Il più delle volte questo non rappresenta un problema, ma oggi si, perché la posta in gioco è l’aumentato e crescente pericolo della guerra in Siria e in Iraq. La conoscenza di ciò che sta accadendo sul campo dovrebbe essere di grande importanza.
Potenze importanti come Russia e Turchia vengono risucchiate avendo investito troppo del loro prestigio e credibilità per tirarsi indietro o subire una sconfitta. I loro interessi vitali cominciano ad inserirsi in oscuri ma violenti antagonismi locali, come quelli tra curdi appoggiati dai russi e turcomanni appoggiati dai turchi, attraverso le cui terre passano le strade che riforniscono Aleppo. Il conflitto siriano-iracheno è diventato nel 21° secolo quello che le guerre balcaniche erano nel 20° secolo. In termini di violenza dirompente su scala internazionale, il 2016 potrebbe essere il nostro 1914.
Patrick Cockburn
Fonte: www.independent.co.uk
12.12.2015
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di CINZIA PALMACCI