Oggi negli stati di New York e Alabama i lavoratori degli stabilimenti Amazon hanno votato per la costituzione di un sindacato interno all’azienda. Si è trattato di una svolta nel campo dei diritti degli addetti all’imballaggio e alle consegne, ovvero gli operai su cui si fonda quella che per i più è un’interfaccia virtuale, gli anonimi di cui con un sovrapprezzo possiamo seguire in tempo reale ogni movimento. I turni massacranti e senza pause tracciati e supervisionati di continuo, nonché la politica sindacale dell’azienda di Jeff Bezos, orientata a un ricambio continuo di dipendenti, e flessibilità nell’assumere e licenziare in base all’oscillazione di domanda e offerta.
Di 1,3 milioni di dipendenti complessivi di Amazon a livello globale, un milione lavora soltanto negli Stati Uniti. L’azienda persegue da sempre una politica anti-sindacale, così come la comunicazione interna fino alla formazione dei neo-assunti. In Alabama impiega più di 6mila dipendenti nei grandi magazzini di Bessemer, dove già ad aprile scorso si votò per l’iscrizione al sindacato Retail, Wholesale and Department Store Union che fu bocciata dal 70% dei votanti (poco più della metà degli aventi diritto). Allora, il sindacato denunciò un pressante mobbing da parte dei dirigenti per spingere i dipendenti a non accettare l’intromissione del terzo incomodo. Oggi, come allora, l’azienda ha ostacolato in ogni modo il buon esito della votazione, e di nuovo c’è riuscita, anche se con un margine davvero minimo, con 993 no e 875 sì, e 416 voti contestati che quindi potrebbero ribaltare il risultato in fase di revisione.
È andata diversamente nel distretto di Staten Island (New York) – più di 8mila dipendenti – dove i lavoratori si sono espressi favorevolmente all’iscrizione al primo sindacato interno Amazon Labor Union con il 55% di favorevoli. Stavolta nessuna organizzazione sindacale esistente ha appoggiato la battaglia, e probabilmente è stato un fattore di vantaggio perché i lavoratori non hanno percepito l’intromissione di un terzo elemento, sentendo il sindacato interno come la propria voce diretta. Insomma, la propaganda aggressiva dell’azienda – che rimarcava proprio questo tratto per minare la fiducia verso una realtà sindacale – potrebbe aver influito sulla vittoria dei dipendenti. Secondo il National Labor Relations Board, l’ente americano che supervisiona ex lege questo genere di votazioni, 2654 sì contro 2131 no, e i 67 voti contestati non bastano per un riconteggio; ha votato il 57% degli aventi diritto.
Sebbene gli Stati Uniti non siano terra ospitale per i sindacati, complice la ridotta potestà federale d’intervento sui luoghi di lavoro, nei quali alle Union è persino negato l’accesso, questa vittoria è un piccolo passo verso l’innalzamento delle rivendicazioni dei lavoratori Amazon a un piano dove i margini di successo e le tutele legali sono maggiori.
MDM 01/04/2022