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DI WILLIAM BLUM
Killing Hope

Mahmoud Ahmadinejad è un uomo che sembra fatto su misura per la Casa Bianca nella sua eterna ricerca di nemici con cui spaventare il Congresso, il popolo americano e il mondo per giustificare il comportamento riprorevole dell’impero. Il presidente iraniano ha dichiarato di voler “cancellare Israele dalla mappa”. Ha detto che “l’Olocausto è un mito”. Di recente ha tenuto una conferenza in Iran per “negatori dell’Olocausto”. E il suo governo ha approvato una nuova legge che impone agli ebrei di indossare un distintivo giallo, alla nazista. A coronamento di tutto questo punta a costruire bombe nucleari, una delle quali sicuramente puntata su Israele. Quale persona assennata non sarebbe spaventata da un uomo del genere? Tuttavia, come con tutti i simili mostri all’ultima moda ingigantiti da Washington durante e dopo la guerra fredda, la verità su Ahmadinejad è un po’ più complicata. Secondo chi conosce il Farsi, il leader iraniano non ha mai detto niente sul “cancellare Israele dalla mappa”. Nel suo discorso del 29 ottobre 2005, quando per la prima volta avrebbe fatto questa osservazione, la parola “mappa” non appare nemmeno. Secondo la traduzione di Juan Cole, professore americano di storia moderna del medio oriente e dell’Asia meridionale, Ahmadinejad ha detto che “il regime che occupa Gerusalemme deve scomparire dalla pagina del tempo”.La sua osservazione, ha detto Cole, “non implica un’azione militare o l’uccisione di chicchessia”, cose che presumibilmente avrebbero reso minacciosa l’osservazione.[1] I lettori la prossima volta che si imbattono in una simile citazione di Ahmadinejad sono consigliati di osservare se viene citata una frase completa, e non solo “Cancellare Israele dalla mappa”.

Alla conferenza a Teheran (“Olocausto in rassegna: Visione globale”), il presidente iraniano ha detto: “Il regime sionista sarà presto cancellato, allo stesso modo dell’Unione Sovietica, e l’umanità otterrà la libertà”. [2] Ovviamente quest’uomo non sta chiedendo alcun tipo di attacco violento contro Israele, dato che la dissoluzione dell’Unione Sovietica non si è verificata attraverso la forza o la violenza.

Quanto al mito dell’Olocausto, devo ancora leggere o sentire parole uscite dalla bocca di Ahmadinejad che dicano semplicemente e chiaramente e inequivocabilmente “penso che l’Olocausto non sia mai avvenuto”. Ha fatto osservazioni sulla peculiarità di un Olocausto che ha avuto luogo in Europa producendo uno stato per gli ebrei in Medio Oriente invece che in Europa. E sostiene che Israele e gli Stati Uniti hanno sfruttato la memoria dell’Olocausto per i propri fini imperialistici. Ha anche dubbi sull’accuratezza del numero di ebrei – sei milioni – uccisi nell’Olocausto, come molte altre persone di tutte le tendenze politiche, compresi sopravvissuti dell’Olocausto come l’autore Primo Levi. (Le molto pubblicizzate atrocità della prima guerra mondiale che si rivelarono false resero a lungo il pubblico molto scettico intorno alle affermazioni sull’Olocausto.)

La conferenza ha offerto una tribuna a vari punti di vista, compresi sei membri di Jews United Against Zionism [Ebrei uniti contro il sionismo], almeno due dei quali erano rabbini. Uno era Ahron Cohen, di Londra, che ha dichiarato: “Non c’è alcun dubbio che durante la seconda guerra mondiale si sviluppò una terribile e catastrofica politica e azione di genocidio perpetrata dalla Germania nazista contro il popolo ebraico”. Ha detto inoltre che “i sionisti hanno fatto dell’Olocausto una grande questione per promuovere i propri fini e la propria filosofia illegittima”, oltre a indicare che la cifra di sei milioni di vittime ebree è discutibile. L’altro rabbino era Moshe David Weiss, che ha detto ai delegati: “Non vogliamo negare l’uccisione di ebrei nella seconda guerra mondiale, ma i sionisti hanno dato cifre molto più alte per il numero di persone che venne ucciso. Hanno usato l’Olocausto come un espediente per giustificare la loro oppressione”. Il suo gruppo rifiuta la creazione di Israele perché viola la legge religiosa ebraica in quanto uno stato ebraico non può esistere fino al ritorno del Messia.[3]

Chiaramente la conferenza – che la Casa Bianca ha chiamato “un affronto all’intero mondo civilizzato” [4] – non è stata organizzata semplicemente per essere un forum destinato a chi nega che l’olocausto, in misura significativa, letteralmente non ci sia mai stato. Penso si possa dire con sicurezza che pochissimi dei partecipanti sostiene questa posizione, che è così insostenibile.

Quanto alla storia sulla stella gialla dello scorso maggio – quella era una totale invenzione di un neoconservatore iraniano-americano di spicco, Amir Taheri. Ci sono anche altri ottimi esempi di politiche e parole di Ahmadinejad deformate fino a renderle irriconoscibili nei media occidentali, facendolo sembrare un pericolo per tutto quanto c’è di sacro e decente. Il professore di scienze politiche Virginia Tilley ne ha scritto una buona descrizione. “Perché Ahmadinejad viene citato erroneamente e demonizzato in maniera così sistematica?” chiede la Tilley. “Dobbiamo chiedercelo? Se il mondo crede che l’Iran si stia preparando ad attaccare Israele, allora gli USA o Israele possono considerarsi giustificati attaccando per primi l’Iran. In bade a tale programma, la campagna di disinformazione sulle affermazioni di Ahmadinejad è stata legata a doppio filo a una seconda serie di bugie: pubblicizzare il programma di armamenti nucleari (inesistente) iraniano”. [5]

Ahmadinejad, tuttavia, è in parte colpevole per questa “disinformazione” L’ho sentito in un’intervista, quando era all’ONU a settembre, mentre gli veniva chiesto direttamente della “mappa” e della realtà dell’Olocausto, e ha rifiutato di dare dei “sì” o “no” espliciti, cosa che interpreto come un orgoglioso rifiuto di accondiscendere ai desideri di quello che considerava un intervistatore occidentale ostile che faceva domande ostili. In un’intervista con la rivista tedesca Der Spiegel (31 maggio 2006), Ahmadinejad afferma: “Non vogliamo confermare o negare l’Olocausto”. Il presidente iraniano ha poi l’abitudine di premettere a certe osservazioni “Anche se l’Olocausto è avvenuto..”., un artificio retorico che noi tutti usiamo argomentando e discutendo.

Potrebbe essere già troppo tardi. L’opinione diffusa su ciò che Ahmadinejad ha detto e ha voluto dire potrebbe essere già incisa nel marmo. Il 14 dicembre, in una conferenza stampa, un giornalista israeliano ha chiesto a Ban I Moon, dopo che aveva giurato come nuovo segretario generale delle Nazioni Unite, se l’ONU avrebbe affrontato il problema dei negatori dell’Olocausto. Ban ha risposto: “Negare fatti storici, specialmente su un argomento importante come l’Olocausto semplicemente non è accettabile. Né è accettabile chiedere l’eliminazione di qualsiasi stato o popolo”.[6] Speriamo che questo non sia molto indicativo dell’indipendenza mentale che ci possiamo attendere dal nuovo segretario generale. I miti sono così duri a morire.

La rivista Time ha appena rinunciato a scegliere come al solito la “Persona dell’anno” e invece ha messo sulla sua prima pagina “Tu”, l’utente di Internet. Il direttore Richard Stengel ha detto che se si fosse dovuto scegliere un solo individuo questo probabilmente sarebbe stato Mahmoud Ahmadinejad, ma che “solo mi pareva un po’ brutto sceglierlo”.[7] In anni precedenti la “Persona dell’anno” di Time ha incluso Giuseppe Stalin e Adolf Hitler.

Nessuno pensa mai di essere colpevole di qualcosa. Tutti sono solo buoni vecchi patrioti.

Il generale Augusto Pinochet, che il 10 dicembre è sfuggito alla giustizia terrena, venne arrestato a Londra nel 1999 in attesa della decisione di un tribunale britannico di estradarlo o meno in Spagna su richiesta di un giudice spagnolo per rispondere di accuse di crimini contro l’umanità commessi durante il periodo in cui governò il Cile dal 1973 al 1990. “Le dico come mi sento”, disse all’epoca a un giornalista di Londra. “Mi piacerebbe essere ricordato come un uomo che ha servito il suo paese, che ha servito il Cile per tutta la sua vita su questa terra. E quel che ha fatto è stato sempre fatto pensando
al bene del Cile”.[8]

P.W. Botha, ex presidente del Sudafrica, è morto il 1 novembre. Era un uomo che aveva difeso con vigore il sistema dell’apartheid, il che aveva portato all’incarcerazione di decine di migliaia di persone. Non si è mai pentito né scusato per le sue azioni, e ha resistito ai tentativi di farlo comparire di fronte alla Commissione sudafricana per la verità e la riconciliazione. A un certo punto dichiarò: “Non mi pentirò. Non chiederò perdono. Quel che ho fatto, l’ho fatto per il mio paese”.[9]

Mentre Pol Pot giaceva sul suo letto di morte nel 1997, fu intervistato da un giornalista, che più tardi scrisse: “Quando gli viene chiesto se vuole scusarsi per la sofferenza che ha causato, appare genuinamente confuso, fa ripetere la domanda dall’interprete, e risponde ‘No’. […] ‘Voglio che lei sappia che tutto quello che ho fatto, l’ho fatto per il mio paese'”.[10]

“In questi tre decenni sono stato motivato unicamente dall’amore e dalla lealtà verso il mio popolo in tutti i miei pensieri, atti, e in tutte la mia vita”. Adolf Hitler, “Ultime volontà e testamento”, scritto nel suo bunker nelle sue ultime ore, 29 aprile 1945.

Avanti veloce ora al 2036… George W. Bush giace morente, Fox News Channel è nella stanza registrando le sue ultime parole… “So che la gente pensa che tutta la cosa… quella cosa in Iraq… è stata una cosa cattiva, e la usano contro di me… Apprezzo il loro punto di vista… Posso capire quello che provano… Ma sapete, l’ho fatto per l’America, e il popolo americano, e la loro libertà… Più ami la libertà, più è probabile che sarai aggredito… Saddam era una minaccia reale… Ancora penso che avesse armi di distruzione di massa… e un giorno le troveremo… un giorno diremo missione compiuta!… quella sarà davvero una svolta!… Così sono preparato a incontrare il mio creatore e qualunque cosa abbia in mente per me… in realtà dirò Avanti!”

William Shirer, nella sua monumentale opera “Storia del Terzo Reich”, osserva che le ultime volontà e il testamento di Hitler “confermano come l’uomo che aveva governato con mano di ferro la Germania per più di dodici anni, e la maggior parte dell’Europa per quattro, non avesse imparato nulla dalla sua esperienza”.[11]

Shirer ci parla di un altro evento riguardante il bunker di Hitler, il 12 aprile. Quando la notizia della morte del presidente Franklin Roosevelt raggiunse il ministro della propaganda Joseph Goebbels, questo telefonò a Hitler nel bunker. “Mio Fuehrer”, disse Goebbels. “Mi congratulo con lei! Roosevelt è morto! […] È la svolta”.[12]

Gli Stati Uniti del castigo

2.2 milioni di incarcerati… “Siamo il Numero Uno! USA! USA! USA!”… 7 milioni – uno ogni 32 americani adulti – o dietro le sbarre, in libertà vigilata, o liberi sulla parola… Quando si arriva a condannare, lasciate che vi dica, gente, e perdonate il mio linguaggio, gli Stati Uniti sono un diavolo di tosto figlio di puttana… a cominciare con le sentenze minime obbligatorie… ci sono decine di migliaia di giovani che marciscono nelle prigioni americane per il semplice possesso di una droga, per il loro uso personale, per il proprio piacere, per divertirsi con un amico, senza coinvolgere vittime. Pensate che una persona debba stare in prigione se non ha fatto del male a nessuno? Né fisicamente, né finanziariamente, o in qualche altro modo reale e grave? Jose Antonio Lopez, residente legale con permesso di soggiorno permanente con una famiglia e un’attività economica nel South Dakota, è stato deportato in Messico tempo fa per via di un’accusa legata alla cocaina – Vendita? No. Uso? No. Possesso? No. Ha detto a qualcuno dove poteva comprarne.[13] Un altro uomo è stato condannato a 55 anni in carcere per tre accuse di vendita di marijuana perché ogni volta era in possesso di un’arma, che non ha usato né impugnato. Il possesso di un’arma da fuoco in una transazione legata alla droga richiede una pena detentiva molto più dura. Quattro ex procuratori generali e 145 ex pubblici ministeri e giudici hanno scritto appoggiando una pena più lieve per quest’uomo. Lo stesso giudice che presiedeva la corte ha chiamato la sentenza “ingiusta, crudele e irrazionale”, ma ha detto che la legge non gli dava scelta.[14]

Il 1 dicembre un tribunale nei Paesi Bassi ha condannato quattro musulmani olandesi per aver progettato attentati terroristici contro leader politici ed edifici pubblici. La condanna più grave è stata otto anni.[15] Il 13 dicembre un sacerdote è stato condannato per aver preso parte al genocidio ruandese del 1994 ordinando a dei miliziani di dare fuoco a una chiesa e poi di spianarla con il bulldozer mentre vi erano accalcate 2000 persone che cercavano scampo. Il Tribunale penale internazionale per il Ruanda lo ha condannato a 15 anni di carcere.[16] Condanne considerevolmente più leggere che negli Stati Uniti in genere sono un fenomeno comune in buona parte del mondo. Negli USA la semplice menzione della parola “terrorista” in un’aula di tribunale probabilmente assesterà sul capo dell’imputato 30, 40, 50 anni di carcere, o l’ergastolo, anche solo per aver pensato e parlato di un’azione, uno “psicoreato” orwelliano, senza niente di concreto compiuto per promuovere il piano.

Trafficanti di droga colombiani, musulmani britannici, e altri accusati di reati “terroristici” lottano strenuamente contro l’estradizione negli Stati Uniti per paura del pugno spietato dello Zio Sam. Loro sono i fortunati fra i bersagli stranieri di Washington; non vengono rapiti per la strada e spediti bendati e ammanettati in celle segrete in angoli misteriosi del mondo per essere torturati.

Per chi pensa che nessuna punizione è troppo severa, troppo crudele, nella Guerra al Terrorismo contro i Cattivi, bisogna chiedere cosa pensano del caso dei Cinque Cubani. Si tratta di cinque cubani che negli anni ’90 furono impegnati negli Stati Uniti a cercare di scoprire informazioni su terroristi anti-castristi con base a Miami, alcuni dei quali poco prima avevano condotto una serie di attentati dinamitardi in alberghi all’Avana e avrebbero potuto progettare nuovi attacchi. I cinque infiltrarono organizzazioni cubano-americane con sede a Miami per controllare le loro azioni, e quindi informarono il governo cubano di quanto avevano scoperto. Il governo cubano passò poi alcune delle informazioni all’FBI. E cos’è successo dopo? L’FBI arrestò i cinque cubani.

I cubani furono tenuti in isolamento per 17 mesi; alla fine furono processati, e nel 2001 condannati per una varietà di imputazioni messe insieme per l’occasione dal governo, compreso omicidio (sic!) e cospirazione a scopo di spionaggio (probabilmente il primo caso nella storia giudiziaria americana di accusa di spionaggio senza una sola pagina di un solo documento segreto). Furono condannati a pene detentive da 15 anni all’ergastolo. Ma la brama di punizione del governo federale ancora non era soddisfatta. Ai suoi prigionieri cubani è stato reso estremamente difficile ricevere visite familiari. Due di loro non hanno visto mogli e figli dopo il loro arresto nel 1998; gli altri tre hanno avuto solo poca più fortuna.[17] Ancora un altro glorioso capitolo nella Guerra al Terrorismo.

Fare la storia ufficiale

Era solo un’osservazione di passaggio in un pezzo dell’Associated Press sul recente rovesciamento del governo delle Figi. “È stato il quarto colpo di stato nella nazione in 19 anni”, notava l’articolo, il primo il colpo di stato del 1987. “La presa del potere, come i tre precedenti colpi di stato, ha le sue radici nella divisione etnica fra i discendenti di antiche tribù guerriere melanesiane e quelli di braccianti indiani portati dall’ex potenza coloniale, la Gran Bretagna, a lavorare nelle piantagioni di zucchero”. [18] È così che si crea e si tramanda la “storia ufficiale”, tanto più efficace perché è inconsapevole, ignara, volontaria, ed è opera di giornalisti “obiettivi”.

Nel 1987 il primo ministro delle Figi, Timoci Bavrada, scontentò i funzionari di Washington identificandosi con il movimento dei non-allineati (sempre un rischio per un paese durante la guerra fredda), e ancora di più entrando in carica con l’impegno di rifare delle Figi una zona esente dal nucleare, il che significava che le navi a energia nucleare o che trasportavano armi nucleari non potevano fare scalo in porto. Quando nel 1982 il predecessore di Bavrada, R.S.K. Mara, aveva istituito la stessa politica aveva subito intense pressioni americane affinché la lasciasse cadere. Disse quell’anno l’ambasciatore degli USA nelle Figi, William Bodde, Jr., “una zona libera dal nucleare sarebbe inaccettabile per gli Stati Uniti, date le nostre necessità strategiche […] gli USA devono fare tutto il possibile per contrastare questo movimento”. L’anno successivo Mara abbandonò questa politica.

Due settimane dopo che Bavrada assunse il suo incarico, l’ambasciatore degli USA Vernon Walters visitò l’isola. L’ex vice direttore della CIA aveva una lunga e famigerata storia di apparizioni poco prima, durante o poco dopo le operazioni di destabilizzazione della CIA. Walters si incontrò con Bavrada, apparentemente per discutere di questioni legate all’ONU. Si incontrò anche con il tenente colonnello Sitiveni Rabuka, terzo in comando nell’esercito. Due settimane più tardi Rabuka guidò un colpo di stato militare che spodestò Bavrada.

Il giorno dopo il colpo di stato una fonte del Pentagono, mentre negava il coinvolgimento degli USA, dichiarava: “Siamo piuttosto soddisfatti […] Improvvisamente le nostre navi non potevano andare nelle Figi, e ora improvvisamente possono”.

Questi eventi, e altri riguardanti il colpo di stato delle Figi del 1987 che racconto altrove [19], sono del tipo che i media principali tipicamente ignorano o, se obbligati a trattarli, ci farebbero credere che sono nient’altro che coincidenze.

L’anonimo autore del pezzo dell’Associated Press può essere perdonato per non sapere delle impronte digitali americane di cui è pieno il colpo di stato delle Figi. La storia probabilmente non è apparsa in media che non fossero di sinistra; se per caso il direttore di uno dei media principali si fosse imbattuto in una storia del genere probabilmente l’avrebbe scartata come una “teoria della cospirazione”. Beh, potete chiamare gente come me “teorici della cospirazione” se chiamate tutti gli altri “teorici della coincidenza”.

Naturalmente esistono teorie della cospirazione inverosimili, ma questa è una cosa completamente diversa.

Alcune cose da aspettare con ansia nel 2007

Gennaio: insorgenti in Iraq fanno esplodere una bomba nucleare, distruggendo totalmente tutto l’Iraq e chiunque ci stava. Bush dichiara: “Non ci sarà cambiamento nella nostra politica di portare libertà e democrazia al popolo iracheno. Non taglieremo la corda”.

Marzo: in aggiunta alla proibizione di liquidi e gelatine a bordo degli aeroplani, ora sono proibiti i solidi. I gas però sono ancora consentiti.

Giugno: alla Halliburton è assegnato un contratto senza gara d’appalto di 300 milioni di dollari per investigare sulle frodi degli appaltatori in Iraq.

Settembre: dei poliziotti di New York investono, poi sparano, picchiano con manganelli, pugnalano, pestano a mani nude e impiccano un residente musulmano di Brooklyn dopo aver pensato che potesse essere un sospetto terrorista che corrispondeva al Profilo del Terrorista, sarebbe stato sulla Lista di Sorveglianza Terroristi Principali, e sembrava portare quello che immaginavano fosse, o pensavano di immaginare potesse essere, una bomba nascosta, o qualcosa di natura analoga.
Novembre: George W. annuncia che chiederà al Congresso di dare agli embrioni il diritto di voto.

Dicembre: Adesso i gas sono proibiti a bordo degli aeroplani. Le uniche forme di materia ora permesse sono atomi ionizzati, elettroni, neutrini, quark, e materia oscura. (Quest’ultima essendo ciò di cui Dick Cheney è completamente composto, gli è permesso salire su qualsiasi aeroplano.)

NOTE:

[1] AlterNet, www.alternet.org/, 5 maggio 2006

[2] Associated Press, 12 dicembre 2006

[3] nkusa.org/activities/Speeches/2006Iran-ACohen.cfm (discorso di Cohen); Telegraph.co.uk, articolo di Alex Spillius, 13 dicembre 2006; Associated Press, 12 dicembre 2006

[4] Associated Press, 12 dicembre 2006

[5] counterpunch.org/tilley08282006.html

[6] Washington Post, 15 dicembre 2006, p.27

[7] Associated Press, 16 dicembre 2006

[8] Sunday Telegraph (Londra), 18 luglio 1999

[9] Democracy Now (Pacifica Network), 1 novembre 2006

[10] Nate Thayer, in Far Eastern Economic Review (Hong Kong), 30 ottobre 1997, pagine 15 e 20

[11] edizione tascabile, p.1459

[12] Ibid., p.1441

[13] Washington Post, 6 dicembre 2006, p.3

[14] Bulletin News Network, Inc., The White House Bulletin, 4 dicembre 2006

[15] Associated Press, 1 dicembre 2006

[16] Associated Press, 13 dicembre 2006

[17] Per i particolari sul caso si veda il mio saggio Cuban political prisoners … in the United States, members.aol.com/bblum6/polpris.htm

[18] Associated Press, 6 dicembre 2006

[19] William Blum, Rogue State: A Guide to the World’s Only Superpower, pages 199-200 [ed. italiana Con la scusa della libertà, Tropea editore]

William Blum
Fonte: http://www.killinghope.org
Link: http://members.aol.com/bblum6/aer40.htm
17.12.2006

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di LUCA TOMBOLESI

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