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DI ALBERTO BAGNAI
goofynomics.blogspot.com

Cerchiamo di capirci una volta per tutte, così evitiamo equivoci, delusioni, e perdite di tempo. Continuo a ricevere inviti a esprimermi sulla MMT, sollecitazioni ad ascoltare questo o quello, a guardare questa o quella slide, ecc.

Tutto bene, se avrò tempo guarderò, mi lusinga il fatto che la mia opinione vi interessi tanto. Allora: intanto guardate voi questo. Cos’è?

Sono le slides del mio corso di Macroeconomia per gli studenti del triennio in Economia Ambientale presso la facoltà di Economia dell’Università “G. d’Annunzio” (dove G. sta, come sapete, per Giuseppe), anno accademico 2006-2007. Del resto, è materiale che riprende l’approccio analitico del mio libro per gli studenti del triennio di Economia della cooperazione internazionale e dello sviluppo, anno accademico 2004-2005, all’Università di Roma “La Sapienza” (daje a ride).

Date un’occhiata, per favore…

Ma… incredibile visu! Queste slides… Questo libro… Ma… Nooooooooo…. Non ci posso credere! Ma dai? Incredibile! Ma come ha fatto!? C’è tutta la rivoluzionaria analisi stock/flusso post-keynesiana, quella che la Kelton ha portato a Riccione (o Rimini?). E c’è anche di più! Bagnai va anche a vedere se il deficit privato dipende dai consumi o dagli investimenti… Minchia però, Bagnai ha la macchina del tempo. Pensa un po’: nel 2005, prima di scrivere il libro, si è fatto un viaggetto a Rimini 2012 (in incognito), ha copiato le slides della Kelton, e poi, violando tra l’altro il diritto d’autore, le ha rifilate ai suoi studenti… Però, almeno, sappiamo che è uno dei nostri! (sì, uno mi ha scritto proprio così: sei uno dei nostri! Troppo onore). Anche lui usa (senza ammetterlo) questi strumenti analitici rivoluzionari, questo “potente strumento che avete in mano”, come dice Donald nella sua prolusione (rinviandomi ad altri tempi, quando nei bagni della Sapienza leggevo la classica frase: “ragazzo: hai in mano il tuo futuro!”).

O no?

No, ovviamente.

La realtà è un po’ diversa.

Quello che viene strombazzato come un rivoluzionario strumento di analisi post-keynesiana è una cosa talmente standard che io la insegno perfino a studenti che NON dovranno fare da grandi gli economisti. E del resto, non so se ve ne siete accorti (mi sembra di no), ma questi strumenti assolutamente standard di analisi sono esattamente quelli che applico di continuo, ad esempio in questo post (vedete, e, se potete, capite la Fig. 1). Li applico perché sono gli strumenti giusti da applicare, e lo faccio senza tanta prosopopea, senza pretendere di aver rivoluzionato la teoria economica. Lo faccio perché la matrice dei flussi di fondi l’ho studiata in classe di Giancarlo Gandolfo molti anni fa, e perché lui mi ha spiegato che era uno strumento imprescindibile per comprendere le relazioni finanziarie internazionali. E la spiegava così bene, che, pensate un po’, nel corso successivo al mio gli studenti all’ultima lezione (maggio) si presentarono tutti con una maglietta sulla quale era stampata la matrice dei flussi di fondi, quella che nella prima riga riporta l’E=mc2 della Kelton: I – SP + F + CA = 0. I concessionari di macchine del tempo avevano il loro bel da fare, nell’Italia degli anni ’80, quando l’università ancora esisteva…

Sentite, io non so come dirvelo, vi voglio molto bene, in questo momento qualsiasi contributo alla comprensione va accolto con rispetto e se possibile assimilato, però qui c’è chiaramente un problema. Cerco di spiegarvelo.

Supponiamo che uno vi si avvicini e vi dica: “ho inventato una cosa rivoluzionaria, ha un potenziale economico enorme, la tecnologia dei trasporti non sarà più quella di prima, e l’ho inventata io, nel Dipartimento di ingegneria quantistica del Sarchiapone College di Paperopoli, è tutto pubblicato sui ciclostilati del dipartimento, ci ho fatto 67 working papers in 67 giorni”. E certo, se non siete laureati in ingegneria, se non siete del mestiere, magari vi farete condurre nel retrobottega del Sarchiapone College, dove il brillante scienziato vi mostrerà… una ruota di legno!

Una chiamata al 118 sarebbe la reazione giusta, credo.

Capiamoci: io non so se la pretesa di essere rivoluzionari la nutrano i miei colleghi americani, o se sia invece una distorsione dovuta a un certo tipo di marketing. Ma è una pretesa, almeno in questo caso, palesemente infondata, e quindi molto controproducente.

Attenzione: non sto criticando la “teoria” (in particolare, l’uso di saldi contabili per l’analisi delle dinamiche finanziarie di un paese): tutt’altro! Uso questo approccio praticamente da sempre, perché chiunque costruisca modelli, ovviamente, parte dall’analisi dei saldi contabili. Sto solo dicendo che se uno mi dice che ha inventato la ruota (i saldi contabili), quando poi mi dice che ha anche rivoluzionato la teoria monetaria io guardo la mia agenda di ricerca, e cortesemente rispondo: “le faremo sapere, chiamiamo noi. No, no, non telefoni, e soprattutto non mi intasi di email, la chiamiamo noi”. Come ci si sente dire quando un’audizione non va esattamente bene.

Temo in effetti che il problema sia creato da un certo tipo di marketing, cioè dalla persona che, per la sua abitudine di starnazzare scompostamente, su questo blog viene definita Donald (Duck). Mi rendo conto che tocco un mostro sacro. Valgono le solite considerazioni. Sarà anche in buona fede, non ne voglio parlare, non mi interessa. Si è accompagnato a persone della cui buona fede è lecito dubitare. E soprattutto, ho già messo in evidenza che se volessi distruggere la credibilità di una qualsiasi teoria, per prima cosa ci infiltrerei un profeta di quel calibro. Ma questa è una mia opinione, che per una volta, oltre che a me, non interessa nemmeno a voi. Uno dei tanti risultati controproducenti del suo modo di fare è che io non ho alcuna voglia di approfondire l’argomento. Anche perché, se tanto mi dà tanto, credo che come nella rivoluzionaria teoria dei saldi ho trovato le lezioni di Gandolfo, nella rivoluzionaria MMT troverei quelle di Arcelli.

Ragazzi: per chi come voi è digiuno e ha tanta fame e sete di giustizia, anche una minestra riscaldata può andare bene, e io non vi critico minimamente, anzi, vi esorto a studiare, sono certo che vi sarà utile. Almeno metà delle cose che dicono loro sono cose che dico non io, ma, direi, tutti quelli che si sono occupati di international finance e di macroeconomia applicata. Male non vi faranno di sicuro. Ripeto: qualsiasi avanzamento della conoscenza è utile in questo momento. Ma io ho altre ricerche da fare e da condividere con voi in questo momento. E soprattutto credere che i problemi si risolvano con teorie o uomini della provvidenza è un errore, e lo è sotto due profili: sotto quello scientifico, e sotto quello politico.

Parliamo un po’ di quest’ultimo punto.

Mettetevi nei miei panni. Io sto cercando di fare opera di verità tecnica. Mi trovo ancora di fronte persone che non sanno cos’è un avanzo primario, che sostengono che svalutare è “immorale” (ma se rivalutare è morale, perché chi è in surplus non rivaluta?) e risparmiare è “morale” (ma chi risparmia crea un surplus, quindi crea un deficit altrove, e allora qual è il senso di questa moralità che sta scardinando il nostro continente?), che usano categorie pre-economiche di stampo ottocentesco, che non sanno leggere la bilancia dei pagamenti, che confondono deficit estero e deficit pubblici, che non hanno la benché minima idea di quali siano gli ordini di grandezza delle variabili in gioco, né la loro scansione temporale. E non perché siano stupide, tutt’altro: perché da tre decenni vengono sistematicamente disinformate. A queste persone, con pazienza, guidandole per mano, mostrando i dati, ripetendo mille e una volta le stesse cose, come ho imparato dai miei maestri, cerco di indicare una strada, con umiltà, non sempre con calma, seguendo un percorso.

Qualcuno capisce, qualcuno no, va bene così.

Ma voi pensate che veramente sia più efficace, come metodo, andare dal piddino di turno, intriso di luoghi comuni, e sbattergli in faccia che è vittima di un complotto ordito da tre persone, e che però altre tre persone sono venute, come i re magi, portando dall’Ovest anziché dall’Est la formula magica che ci può salvare tutti dalla catastrofe? Cioè: a voi questo sembra veramente un buon esercizio di comunicazione? Forse perché con voi ha funzionato?

Allora si vede che sto scrivendo per le persone sbagliate.

Con i tre che resteranno proseguirò il mio cammino.

E il punto politico ha un altro risvolto. Fermo restando che NON credo alla fine della storia, e che tanti cambiamenti di paradigma sono necessari, e avverranno se potranno avvenire, qui abbiamo un problema urgente, di breve periodo, che può essere gestito e risolto con gli strumenti dei quali disponiamo. Il giorno dopo l’uscita dall’euro mi studio la MMT. istwine mi ha già mandato l’opportuna bibliografia. Ma il giorno dopo. Perché prima c’è altro da fare. E perché le resistenze di certi ambienti non possono che aumentare, direi comprensibilmente, se all’agenda di quello che c’è da fare si aggiunge il polverone di un “cambiamento di prospettive” che forse non è nemmeno tale.

Quindi, scusatemi, sappiate che per ora questa è una zona dedonaldizzata. Non voglio e non posso correre il rischio di perdere credibilità associandomi a un’operazione di marketing di quel tipo, gestita da uno che non si chi sia, che un giorno dice che dobbiamo fare la fine che meritiamo, il giorno dopo dice che ci vuole salvare dal nostro destino, che va in televisione a dire che Godley ha criticato l’euro, facendosi giustamente ridere dietro, forse perché non sa che ben altri economisti lo hanno fatto, come voi sapete credo anche grazie a me, ecc. ecc.

Un errore (casuale, involontario, per carità) di marketing dietro l’altro.

A me questo non interessa. Per favore, non parlatemene. Qui si continuerà a fare umile opera di divulgazione di principi economici assolutamente standard, quei principi che, per il fatto di essere condivisibili e condivisi, sono anche i soli in grado di determinare un cambiamento “rivoluzionario” della situazione. Cambiamento che, come ho più volte detto, potrà realizzarsi solo se, utilizzando categorie standard, condivise e condivisibili, riusciremo a far capire agli amici piddini quali sono le cause degli squilibri, e a convincerli a votare per un cambiamento. Preciso nuovamente che per me il piddino non è un PDno. Può anche votare Forza Nuova.

Piddino è uno che fino ad oggi ha rinunciato a pensare con la propria testa, non perché non ce l’avesse, ma per economia di pensiero, e per fiducia nei suoi leader. Penso che in molti questa fiducia sia stata scossa dagli eventi, e quindi che sia necessario stabilire un dialogo. Credo che, data l’urgenza del momento, il dialogo sarà più semplice e proficuo se usiamo la lingua che conosciamo, anziché una lingua “nuova”, che tutti dobbiamo imparare andando ad audiendum verbum da quattro americani. Non so se è chiaro. Si tratta di un problema di priorità e di opportunità.

Torno sul punto scientifico. Non so se la MMT sia “nuova” o “vecchia”, “giusta” o “sbagliata”. Non sto formulando giudizi.

So che certamente non è indispensabile, perché fra il Nixon shock e il divorzio fra Tesoro e Banca d’Italia ci sono stati 10 anni nei quali di MMT non si è parlato, e non stavamo tanto peggio di oggi. Dire che la MMT non mi interessa non significa dire che non deve interessare a voi, non significa dire che è sbagliata, non significa dire che il sacro dogma dell’indipendenza della banca centrale è intangibile, non significa dire che lo stato non debba fare politica monetaria, ecc. Significa dire che non mi interessa per ora, perché le mie priorità sono altre. Mi interesserebbe di più se fosse stata presentata in modo meno sospetto (per me) e controproducente, ma le mie priorità sarebbero comunque altre.

E siccome io non voglio imporvi le mie priorità, vi dico subito che ritengo una discussione sulle mie priorità assolutamente fuori luogo (e quindi non ci sarà), e che, naturalmente, se ritenete che questa mia posizione sia sbagliata, potete votare con i mouse, andando a tifare MMT da un’altra parte. Lo prenderò come indicazione del fatto che da questo blog non avete tratto informazioni utili, o forse come indicazione del fatto che è inutile dare informazioni utili.

Un popolo che si è accontentato per 20 anni degli slogan di Prodi, può benissimo cambiare slogan. Penso che qualsiasi slogan sia migliore di quelli di Prodi, e quindi vedo un progresso comunque. Ma io qui sto lavorando per chi non si accontenta degli slogan. Capitemi, scusatemi, compatitemi, detestatemi, fate come vi pare, ma questa è e rimane una zona dedonaldizzata. Punto.

Vi farò sapere, chiamo io…

Alberto Bagnai
Fonte http://goofynomics.blogspot.com
Link: http://goofynomics.blogspot.com/2012/03/mmt-no-grazie-per-ora.html
1.03.2012

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