Il 31 Gennaio era stato dato l’avviso alla tv nazionale: “Il governo della Repubblica del Mali informa l’opinione pubblica nazionale e internazionale che oggi l’ambasciatore francese a Bamako, Sua Eccellenza Joël Meyer, è stato convocato dal ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e di essere stato informato della decisione del governo che lo invita a lasciare il territorio nazionale entro 72 ore”.
Oggi, scaduti i 3 giorni di tempo che la giunta militare al potere in Mali aveva dato, l’ambasciatore francese sarà costretto a lasciare il territorio africano e ritornare in patria.
Le motivazioni di questa rottura dei rapporti diplomatici sono da rinvenire nell’ennesima ingerenza occidentale nei governi di paesi terzi. Gennaio è stato un mese di relazioni incandescenti tra le autorità dello Stato africano e i Paesi dell’Unione Europea, la Francia in particolare, soprattutto a causa delle sanzioni economiche che sono state imposte al Mali dall’UE e il G5 Sahel – il quadro istituzionale di coordinamento e monitoraggio della cooperazione regionale in materia di politiche di sviluppo e sicurezza, creata il 15 gennaio 2014 da cinque stati del Sahel: Mauritania, Mali, Burkina Faso, Niger e Ciad – per la presenza di appaltatori militari russi sul territorio.
La preoccupazione maggiore per l’Europa è che ci sia troppa vicinanza tra la Russia e la giunta del colonnello Assimi Goita che governa il Mali, vicinanza che potrebbe spingere fuori dalla storica influenza francese il paese.
Insomma per media nostrani tutta colpa della Russia anche in questo caso.
Non sarà forse che i paesi occidentali hanno troppi rigurgiti coloniali che non li fanno dormire la notte?
Massimo A. Cascone, 03.02.2021