DI CARLO BERTANI
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Eh sì, proprio la sera di Natale, non ci saremmo mai attesi di scrivere qualcosa in difesa della Chiesa Cattolica. Sarà l’aria del Natale.
Sinceramente, ci hanno proprio infastidito i modi e le esternazione del rabbi Cohen, (nella foto) dopo la visita in Vaticano a Benedetto XVI.
Non si tratta di un problema religioso e nemmeno dell’eterna querelle sulla Shoà: è solo una questione d’educazione.
Per chi non lo sapesse, il rabbino Cohen da Haifa ha trovato da ridire sulla decisione dell’apposita commissione vaticana, la quale ha deciso di promuovere la beatificazione di Pio XII e di Giovanni Paolo II.
Proprio perché non cattolico, ritengo che chiunque non lo sia abbia il dovere di tacere, e questo proprio per il rispetto che si deve all’altrui Credo.
Ci mancherebbe che, nel nome del dialogo interreligioso, un buddista dovesse chiedere il permesso per ricordare Milarepa all’ayatollah Khamenei, oppure che un musulmano dovesse chiedere il permesso di pregare per un Imam al Patriarca di Mosca: ma dove siamo?
Premettendo che sulla cause di beatificazione l’unica autorità competente è quella cattolica, non vogliamo nasconderci dietro ad un dito ed entriamo nella spinosa questione.
Cohen ha dichiarato che Papa Pacelli non fece abbastanza per salvare gli ebrei: opinione legittima, per carità, ma di pertinenza storica e non dottrinale. E, anche a voler cercare il pelo nell’uovo, Cohen dimentica che Pio XII visse fino al Giugno del 1944 in una città occupata dai nazisti, e quasi tutta l’Europa lo era.
Pacelli fece probabilmente la scelta della “fleet in being”, ossia valutò che fare un passo azzardato non avrebbe sortito nessun effetto sui nazisti, mentre avrebbe compromesso la possibilità d’usare i monasteri cattolici per dare rifugio agli ebrei.
E, i nazisti, si guardarono bene dall’invadere le strutture della Chiesa Cattolica. Ci sono quindi fondati sospetti che Pio XII operò la miglior scelta, quella meno dolorosa.
Fu troppo poco?
Francamente, è difficile – oggi – dare un giudizio storico sulla vicenda, poiché non avremo mai la prova del contrario, ossia di cosa sarebbe successo se il Papa avesse denunciato al mondo lo sterminio.
Ma il Papa non era certo l’unico a sapere: gli americani sapevano tutto, ed alcuni P38 sorvolarono addirittura Birkenau ed i nodi ferroviari senza mai sganciare una bomba. La giustificazione americana fu puerile: avevano paura di colpire i prigionieri. E i nodi ferroviari?
Non vogliamo entrare nell’infinita querelle sulle responsabilità della Shoà, ma farne carico a Pio XII ci sembra francamente esagerato e, per gli italiani, offensivo, giacché furono il popolo che più si prodigò in favore degli ebrei, nonostante l’alleanza con Berlino e le leggi razziali del ’38.
Per contrappasso, vorremmo chiedere a Cohen quanto “peserà” nel dialogo interreligioso il rapporto Goldstone, ovvero la prova provata (Goldstone è un ebreo sudafricano, oltre che incaricato dell’ONU per la stesura del rapporto) che Israele ha commesso crimini contro l’umanità a Gaza.
E, questa, non è una storia del 1943, non c’erano Papi od autorità religiose a mitigare l’inferno che dovettero subire gli abitanti di Gaza: è storia recente, Gennaio 2009. Dall’altra parte, c’erano solo Tzahal ed il governo di Tel Aviv.
Se lei è veramente uomo di fede, rabbi Cohen, accetti un consiglio: torni ad Haifa e rifletta, prima d’invocare le colpe altrui.
Carlo Bertani
Fonte: http://carlobertani.blogspot.com
Link: http://carlobertani.blogspot.com/2009/12/mai-ce-lo-saremmo-aspettato.html
24.12.2009