Di Lorenzo Maria Pacini, strategic-culture.su
L’inganno c’è stato sin dall’inizio
Quando l’Unione Europea come istituzione politica venne istituita il 1° novembre del 1993 con il Trattato di Maastricht, a seguito del già istituito Mercato Comune Europeo, era inequivocabile l’intenzione di renderla una protesi politica delle volontà del Regno Unito e degli Stati Uniti d’America.
Alla fondazione, infatti, parteciparono i rispettivi leader politici e militari, in particolare gli allora dirigenti della NATO, entità militare che era la premessa necessaria da parte del “Nuovo Mondo” per controllare il “Vecchio Mondo”. A poco sono serviti decenni di teorizzazioni politiche circa un’Europa dei popoli sovrani, una federazione di Stati indipendenti e sovrani o un ritorno alla forma imperiale e monarchica differenziata precedente al conflitto mondiale. Ha prevalso la realpolitik atlantista: la Guerra era stata persa dall’Europa sotto tutti i fronti, il bottino era stato preso in maggioranza dagli americani e dagli inglesi e dall’altro lato dai sovietici. Solo con il crollo dell’URSS si rese possibile un atto di espansione politica definitiva, che estromettesse l’influenza russa sui piani decisionali europei. Così è stato.
L’inganno è presente sin dal principio: non una Unione che potesse garantire una emancipazione di quei numerosi Paesi che ormai erano radicalmente cambiati rispetto ai tempi della Seconda Guerra Mondiale, non una Unione che si basasse su una cooperazione reale e su politiche condivise, non una Unione che vivesse veramente da europea e che rinvigorisse i popoli europei, bensì una Unione come espressione di vassallaggio politico – per quello militare già esisteva la NATO – ed economico, con i banchieri delle holding americane che cominciarono a speculare indiscriminatamente, dettando con i loro marchingegni finanziari usurai il futuro di milioni di persone. Gli unici interessi tutelati sono stati quelli “degli altri”, non certo quelli dei “cittadini” della Unione Europea.
Facendo un bagno di realtà, il Parlamento Europeo e gli altri organi di governo, tutti sovranazionali e in violazione dei principi di sovranità nazionale dei singoli Stati (non più sovrani già dal 1945), hanno operato scelte scellerate e distruttive. L’Euro è una moneta che ha impoverito tutti i Paesi che la hanno adottata, provocando crisi a ripetizione come ripercussione delle speculazioni della borsa americana; il progetto di un esercito comune europeo si è rivelato sin dalla sua concettualizzazione come una protesi degli interessi militari del Trattato dell’Atlantico sotto mentite spoglie; la Banca Centrale Europea è diventata l’incubo di ogni Stato; la collegialità di Strasburgo altro non è che un teatrino ben foraggiato per illudere i cittadini che ci sia bisogno di discutere di qualcuno in 60 secondi, sperando che i microfoni funzionino e che la presidenza di turno abbia inseriti gli auricolari con la traduzione simultanea.
Il risultato è che l’Unione Europea non ha funzionato per niente, ma in realtà ha funzionato benissimo: ha permesso all’Egemone di completare la sua opera di colonizzazione in Europa, ed ora che la macchina funziona da sola, non c’è più bisogno di intervenire direttamente.
La UE manda in guerra gli europei
Attenzione a non farsi ingannare: la “democrazia”, in guerra, non esiste. Esistono le decisioni dei gruppi di potere politico, dei gruppi finanziari, delle aziende del settore difesa, degli accordi internazionali stipulati sottobanco, dei signori della guerra.
Ed ecco che siamo di nuovo qui, davanti ad una politica reale che sconfessa le migliori teorizzazioni: l’Unione Europea ha approvato nei giorni scorsi la risoluzione che prevede la possibilità per Kiev di utilizzare le armi europee contro la Federazione Russa. Una scelta sciagurata sotto ogni punto di vista, che oltretutto si pone di fatto come una infame dichiarazione di guerra contro la Russia. Niente di nuovo, visto che sono 2 anni (anzi, di più!) che il clima di russofobia prosegue e che anche la UE minaccia la Russia e la sanziona, mandando armi a non finire all’Ucraina sotto l’ombrello della NATO.
La guerra è dell’Occidente contro la Russia o, meglio, contro ciò che rappresenta. Ormai lo hanno capito anche i media mainstream che non possono più tacere di fronte alla estensione conclamata del conflitto su scala globale. L’Ucraina è stata il primo Paese sacrificabile, come era già chiaro dal 1991, quando l’arroganza americana scelse proprio la Prima Rus’ come bottino di guerra per ferire al cuore la dismessa Russia sovietica.
Ciò che sta avvenendo in questi giorni è un passo verso il baratro, compiuto da scellerati servi di un potere al quale si sono venduti con estrema facilità.
La volontà del Parlamento Europeo di approvare l’attacco NATO in Russia – più di quanto già non sia avvenuto fino ad oggi – significherà l’estensione del conflitto su scala mondiale, passando per l’Europa che sarà il teatro bellico principale. Una estensione che era già stata paventata e per la quale i governi già stanno lavorando da tempo a livello strategico:
l’esercitazione Blue vs Red del comando NATO, ad esempio, con a guida l’Italia, avviata già due anni fa, è un esempio fra i molti della programmazione di quella che a breve sarà una escalation; ma anche l’introduzione della leva obbligatoria e la coscrizione militare in vari Paesi che l’vevano rimossa, operazione politica che richiede un lungo periodo di discussioni e approvazioni, è un altro valido esempio; o il fatto che tutti gli Stati dell’Unione abbiano intrapreso una rapida corsa agli armamenti, scelta che si compie solo in previsione conclamata di un conflitto esteso su ampia scala.
Nonostante la Russia abbia avvertito più volte di cessare con le provocazione e di bloccare la degenerazione del conflitto, nonostante anche altri Stati siano intervenuti diplomaticamente per cercare di sedare le diatribe, ecco che Washington e Londra ordinano, e Strasburgo risponde.
Il resto del mondo starà a guardare?
Cosa ne sarà delle relazioni internazionali e degli accordi strategici con gli altri Paesi? Cosa faranno gli Stati che osservano questo processo di auto-distruzione?
Non vi è alcun interesse esplicito e oggettivamente calcolabile per l’ingresso in questo conflitto. Si apre una fase di guerra nucleare ibrida, in cui il livello di pressione sulla popolazione raggiunge una sofferenza tale da destabilizzare completamente le popolazioni. La ingovernabilità sarà il male minore, perché in stato di guerra ogni garanzia, diritto e legge vengono sospese sia dai piani straordinari, sia dai fatti concreti della ingovernabilità che genera un conflitto armato territoriale.
Le relazioni con gli altri Stati verranno compromesse rischiando di non poter ricucire né i rapporti diplomatici, né quelli economici. L’Europa non ha una posizione di vantaggio nel negoziare scelte finanziari importanti, è in una recessione trentennale aggravata dai danni valutari e dalla instabilità dell’inflazione, che batte continuamente i suoi stessi record.
Nessun Paese europeo è addentro a significativi partenariati geoeconomici, cosa che rappresenta un ritardo enorme.
Coerentemente con i piani di dominio, l’impero del dollaro non ha permesso al figlioccio dell’euro di trovare vie d’uscita alternative.
Strategicamente, se è vero che gli Stati europei hanno una buona industria bellica, è altrettanto vero che non hanno la forza motrice necessaria per alcun conflitto. Non ci sono i numeri umani e non ci sono le risorse. Per di più, le aziende della difesa europee hanno contratto accordi che potrebbero saltare velocemente nel momento in cui i Paesi ospitanti venissero sopraffatti. Non c’è stabilità che funga da garanzia.
Mentre il resto del mondo costruisce un futuro multipolare e cerca di promuovere una pace duratura, rispettosa e cooperativa, in Europa il Parlamento blatera di guerra. Sembra un pugile ormai sconfitto, messo all’angolo con le ossa rotte, che grida affermando che sta per vincere l’incontro. Un solo altro pugno e sarà k.o.
C’è un precipizio davanti all’Europa e i suoi governanti stanno correndo verso di esso. Una corsa verso l’auto-distruzione, verso un massacro di uomini e donne dell’intera Europa, i cui interessi e le cui volontà sono state oggetto di violenza e di inganno. Una guerra per procura che ancora una volta il vero nemico ha imposto e che ci costringerà a combattere fino all’ultimo europeo. Qui è racchiusa la malvagità dell’Impero del Male.
Di Lorenzo Maria Pacini, strategic-culture.su
25.09.2024