Di Bradley Blankenship, rt.com
In una sentenza storica che potrebbe ridefinire il modo in cui interagiamo con Internet, la scorsa settimana il giudice Amit P. Mehta ha dichiarato Google colpevole di aver monopolizzato illegalmente la ricerca e la pubblicità online. Pagando aziende come Apple e Samsung per rendere il suo motore di ricerca predefinito sui dispositivi, Google si è assicurata oltre il 90% del mercato della ricerca. Il tribunale deciderà ora se sciogliere il gigante tecnologico – un potenziale cambiamento di gioco per il modo in cui utilizziamo Internet.
La decisione è una vittoria importante per il Dipartimento di Giustizia (DOJ), che ha portato avanti il caso. Potrebbe anche significare che i venti della giustizia si stanno spostando a favore del governo e contro le Big Tech. Apple, Amazon, Meta e Google hanno tutti affrontato cause antitrust, frutto di un accordo mediato sotto il Presidente Donald Trump. Ora Big Tech potrebbe esporsi a ulteriori cause.
Tuttavia, sebbene la decisione del tribunale sia necessaria, potrebbe essere troppo tardi per avere un impatto significativo. Sei anni di controversie legali hanno permesso a Google di consolidare ulteriormente il suo dominio. Anche con questa sentenza, la quota di mercato di Google potrebbe subire solo una piccola ammaccatura. Microsoft ha cercato di sfidare Google aggiungendo l’AI a Bing, ma ha fatto a fatica la stessa cosa. Google potrebbe essere semplicemente troppo grande per fallire.
Il potere del monopolio di Google non risiede solo nella sua superiorità tecnologica, ma anche nei suoi accordi commerciali strategici. Tra i suoi contratti di esclusiva, le proprietà di cui dispone, come il sistema operativo Android, e le proprietà gestite, come i dispositivi che hanno impostato Google come motore di ricerca predefinito, il DOJ sostiene che Google ha “precluso la concorrenza per la ricerca su Internet”. Questo ecosistema ha permesso a Google di mantenere la sua posizione dominante, non solo attraverso l’innovazione, ma anche facendo in modo che i concorrenti non avessero mai una reale possibilità di sfidare la sua supremazia.
La decisione del giudice Mehta riconosce che Google sta superando i suoi rivali, non solo attraverso le impostazioni predefinite, ma creando un prodotto superiore. Come si legge nella sentenza, Apple e Microsoft hanno occasionalmente discusso di rendere Bing il motore di ricerca predefinito nei prodotti Apple, ma questi colloqui non sono andati a buon fine perché il sistema di Google era semplicemente migliore in termini generali. Anche quando Microsoft ha offerto ad Apple il 100% dei ricavi di Bing, si trattava comunque solo della metà di quanto Google poteva offrire con una quota di ricavi del 36%. Il potere delle impostazioni predefinite di Google, sebbene significativo, è solo una parte della storia.
Guardando al futuro, è difficile immaginare un Internet che non sia dominato da Google. Ma la sentenza apre una porta, anche se stretta. Un risultato potenziale potrebbe vedere Google costretto a condividere i suoi dati con i motori di ricerca rivali, consentendo loro di costruire alternative più competitive. Tuttavia, la storia ci dice che questo potrebbe non cambiare molto per gli utenti: basti vedere cosa è successo dopo che Google ha perso la causa antitrust nell’Unione Europea. Nonostante le “schermate di scelta” obbligatorie che richiedevano agli utenti di scegliere un motore di ricerca, la quota di mercato di Google è rimasta in gran parte inalterata.
Inoltre, l’ascesa dell’AI potrebbe rendere vana l’intera battaglia legale. Con la diffusione di strumenti guidati dall’AI come ChatGPT, i motori di ricerca tradizionali potrebbero diventare meno rilevanti. Questa sentenza potrebbe addirittura accelerare il passaggio all’AI, in quanto gli utenti cercano alternative a Google. Tuttavia, il giudice Mehta non è convinto che l’AI possa ancora sostituire completamente la ricerca tradizionale.
Poiché Google deve affrontare un processo per stabilire i rimedi, sono state proposte molte opzioni, tra cui schermate di scelta, limitazioni agli accordi, condivisione dei dati o persino la cessione forzata di Chrome o Android.
Tuttavia, nessuno di questi rimedi proposti sembra ben mirato, soprattutto perché l’opinione del tribunale non si sofferma sull’esatto danno perpetrato da Google.
La vittoria del DOJ aumenta anche il rischio per altre cause in corso. Gli accademici del settore legale tendono a classificare i casi di Google come i più solidi dal punto di vista giuridico, suggerendo che i problemi legali di Big Tech sono tutt’altro che finiti.
In definitiva, la sentenza contro Google può rappresentare un punto di svolta nel settore tecnologico. Tuttavia, resta da vedere se porterà a un cambiamento significativo o se sarà semplicemente una nota a piè di pagina nel continuo dominio di Google.
Internet, per il momento, è ancora il mondo di Google.
Di Bradley Blankenship, rt.com
19.08.2024
Bradley Blankenship, giornalista, editorialista e commentatore politico americano.
Fonte: https://www.rt.com/news/602715-google-monopoly-court-loss/
Tradotto dalla redazione di ComeDonChisciotte.org