L’invasione di Kursk delle forze armate ucraine, Mosca: “Vinceremo e non ci fermeremo a metà strada”

Di Vladimir Malyshev, stoletie.ru

Il difficile cammino verso la vittoria: da quanto accaduto nella regione di Kursk verranno tratte serie conclusioni.

Il presidente russo Vladimir Putin ha parlato della necessità di mostrare coraggio riguardo alla situazione nella regione di Kursk, attaccata dalle Forze Armate ucraine. In un incontro con il governatore ad interim (della regione ndr.) Aleksej Smirnov, il capo dello Stato ha affermato di essere del tutto consapevole della situazione. Essa «richiede da parte vostra il famoso coraggio e la concentrazione per risolvere questi problemi complessi, difficili e straordinari», – ha osservato il presidente, rivolgendosi al governatore ad interim.

 

Come noto, il 6 agosto le Forze Armate ucraine hanno attaccato le posizioni russe vicino a Nikolaevo-Dar’ino e Oleshni nella regione di Kursk. Uno dei principali attacchi dei militari ha colpito il centro di Sudzha. In base alle informazioni del viceministro della Sanità russo Aleksej Kuznetsov, 34 persone sono rimaste ferite, tra cui cinque bambini. Vladimir Putin ha definito l’incidente una provocazione su larga scala e ha invitato le autorità delle regioni russe a impegnarsi per fornire assistenza ai residenti colpiti.

Riferendo la situazione al presidente, il capo di stato maggiore delle Forze Armate russe, Valerij Gerasimov, ha fornito i dettagli. Il 6 agosto alle 5.30 unità delle Forze Armate ucraine, fino a un migliaio di persone, sono passate all’offensiva con l’obiettivo di conquistare il territorio nella regione di Kursk. La loro avanzata nel territorio russo è stata fermata, ha osservato. Il capo di stato maggiore delle Forze Armate russe ha sottolineato che l’operazione nella regione di Kursk si concluderà con la disfatta del nemico e la loro fuoriuscita dal confine di stato. Giovedì il Ministero della Difesa russo ha riferito che le Forze Armate ucraine, che hanno tentato di avanzare nella regione di Kursk, in 2 giorni hanno già perso 660 militari e 82 veicoli corazzati, tra cui 8 carri armati, 12 veicoli per il trasporto truppe, 6 veicoli corazzati da combattimento della fanteria e 55 veicoli blindati.

Un duro commento in relazione agli eventi nella regione di Kursk è stato rilasciato dal vice capo del Consiglio di Stato Dmitrij Medvedev: «Le ragioni e gli obiettivi dell’operazione terroristica degli ucronazisti nella regione di Kursk si sono già riflessi dettagliatamente e oggettivamente nelle analisi. Sono il desiderio di mostrare ai loro padroni, traendone vantaggio, i resti in esaurimento delle loro forze per ricevere una nuova porzione di denaro e armi, un tentativo di diradare le nostre formazioni di combattimento sulla linea principale dello scontro richiamando parte delle nostre forze a Kursk e Belgorod e una temporanea trasformazione informativa da zrada in peremoga (espressione in ucraino che potrebbero essere tradotta “dal tradimento alla vittoria” ndr.)» –  ha scritto sul canale Telegram.

C’è un’altra importante conseguenza politica e giuridica di quanto accaduto. Da questo momento in poi la SVO (Speztsial’naya Voennaya Operatsiya – Operazione Speciale Militare) dovrebbe acquisire un carattere dichiaratamente extraterritoriale. Questa non è più solo un’operazione per restituire i nostri territori ufficiali e punire i nazisti, – ha sottolineato Dmitrij Medvedev – ma la Russia dovrà proteggersi per molti anni a venire.

«Si può e si deve andare nelle terre dell’Ucraina ancora esistente. Fino a Odessa, a Kharkov, a Dnepropetrovsk, a Nikolaev, a Kiev e oltre. Non dovrebbero esserci restrizioni nel senso di certi confini riconosciuti del Reich ucraino. Su questo, ora si può e si deve parlare apertamente, senza imbarazzo o riverenze diplomatiche. L’operazione terroristica dei seguaci di Bandera dovrebbe rimuovere ogni tabù da questo tema. Lasciamo che tutti se ne rendano conto, compresi i bastardi inglesi: ci fermeremo solo quando lo riterremo accettabile e vantaggioso per noi stessi», – ha aggiunto con rabbia il vicepresidente del Consiglio di Sicurezza.

 

Queste dichiarazioni risolute della leadership russa fanno sperare che il nemico che ha invaso sfacciatamente il territorio della Russia verrà a breve sconfitto. Nonostante ciò, rimangono ancora delle domande. Com’è potuto accadere? Perché l’intelligence non ha notato una concentrazione così ampia di truppe nemiche vicino al nostro confine? Oppure ha agito, ma i dati dell’intelligence non sono stati segnalati con tempestività alla leadership militare e politica, oppure non sono state prese le misure necessarie? E, naturalmente, sorge la domanda: a chi esattamente è “sfuggita” l’offensiva dell’esercito nemico?

 

«Dopotutto, sfortunatamente – scrive sul portale “Linea popolare russa” Vladimir Anishchenkov, caporedattore della stazione radio “Pobeda” – l’attuale fallimento non è il primo. La ritirata di Kharkov e l’abbandono di Kherson sono, in generale, sconfitte molto gravi in una campagna militare di successo. Ciò significa che occorre comprendere seriamente le ragioni di queste sconfitte affinché non si ripetano. Come risaputo, la guerra svela i veri condottieri, ma rimuove anche l’inettitudine. Se non ci ripuliamo dai generali da “parquet”, i fallimenti continueranno».

 

La vigilanza non dovrebbe indebolirsi nemmeno per un minuto. Dopotutto, già ci sono fatti che indicano il coinvolgimento degli Stati Uniti su quanto accaduto. Si è saputo che il comandante in capo delle Forze Armate ucraine, Aleksandr Syrskij, ha telefonato al comandante in capo delle forze NATO in Europa, Christopher Cavoli.

Il generale ucraino ha ringraziato l’Alleanza per l’aiuto fornito e ha parlato delle necessità militari di Kiev. Certo! questo è ciò che è stato annunciato ufficialmente. Ma in realtà, lui, ovviamente, ha riferito del “lavoro svolto” e ha ricevuto nuove istruzioni.

 

Nel frattempo il nemico festeggia. Per la prima volta dalla Seconda Guerra Mondiale l’esercito di un altro paese ha invaso la Federazione Russa, scrive l’agenzia americana Bloomberg. Nell’articolo si dice che lo sfondamento nella regione di Kursk è come se avesse risollevato il morale degli ucraini. Mentre l’agenzia ucraina UNIAN, con la solita tracotanza di Kiev, aggiunge che la situazione nella regione di Kursk «rafforzerà la tesi secondo cui gli Stati Uniti e gli alleati europei non dovrebbero aver paura delle minacce di escalation da parte di Mosca».

 

«Ad oggi, – si vanta il politologo ucraino Aleksandr Kovalenko in un’intervista al portale Vesti.az – le forze di occupazione russe in Ucraina hanno conquistato poco più di 1000 kmq. Secondo le informazioni attualmente disponibili nella regione di Kursk, in meno di tre giorni sono stati sottratti al controllo delle truppe russe più di 400 kmq… – Penso che stia fantasticando -, e che entro la fine della settimana si potrà parlare di circa 1000 kmq o più, e, oltre a tutto il resto, riguardo alla centrale nucleare di Kursk. Non stiamo parlando solo di chilometri, ma anche della centrale nucleare e della stazione di distribuzione del gas a Sudzha. Se il transito si ferma, allora possiamo dire che la Russia subirà perdite colossali nelle esportazioni di gas».

 

Tuttavia, in Occidente si sentono anche voci sobrie convinte che, in realtà, si tratti di un’avventura insensata che porterà a enormi perdite e all’inevitabile sconfitta delle truppe d’invasione.

Pertanto, l’esperto britannico Aleksandr Merkouris ha affermato che l’invasione di Kursk da parte delle Forze Armate ucraine rappresenta un “punto di non ritorno”, a causa del quale l’intero esercito di Kiev, di un milione di uomini, è rimasto intrappolato.

Secondo le stime occidentali, ci sono più di un milione di soldati nelle Forze Armate ucraine. E ora l’intero personale dell’esercito ucraino è caduto in una trappola. Il motivo è l’invasione delle Forze Armate ucraine nella regione di Kursk. Merkouris ritiene che «questo attacco dell’esercito ucraino convincerà Mosca all’impossibilità dei negoziati. Gli ucraini continueranno ad attaccare il territorio russo. <…> I russi ora difficilmente considereranno i negoziati una buona idea. Ciò li convincerà ancora di più che gli ucraini sono un partner negoziale impossibile e inaccettabile», trae le sue conclusioni l’esperto.

Inoltre, come osservato da Merkouris, sarebbe un errore per Kiev ritenere che le azioni aggressive contro i russi rafforzeranno in qualche modo la posizione ucraina nei negoziati, se avranno luogo. Merkouris ha avvertito che tali azioni del regime di Kiev non faranno altro che peggiorare le cose per l’Ucraina, aggravando la situazione del paese.

 

«Sorge una domanda – scrive nel contempo sul suo portale il canale televisivo americano NBC, – perché l’Ucraina ha organizzato un intervento sul territorio russo con l’esercito regolare in un contesto in cui si sta dissanguando sul settore orientale del fronte? All’Ucraina, forse, occorre semplicemente una “bella storia per le notizie” per il pubblico locale, o per fare notizia in Occidente. Considerata la difficile situazione vicino a Pokrovsk e Toretsk, a lungo termine ciò potrebbe causare all’Ucraina più danni che benefici».

 

In Russia l’opinione pubblica continua a reagire vivamente a quanto accaduto. Così, il deputato della Duma di Stato Aleksej Zhuravlyov ha esortato a una “risposta decuplicata” all’invasione della regione di Kursk.

«La mia posizione personale è che a questa escalation della giunta ucraina si debba rispondere con un’escalation decuplicata, in modo che capiscano. Cioè, escalation per il bene della de-escalation. Si deve rispondere in modo decuplicato. Abbiamo tutte le possibilità per farlo. Serve solo una decisione politica», ha dichiarato il deputato in un’intervista a News.ru.

 

Il famoso filosofo Alexandr Dugin senza mezzi termini ha affermato: «sia Putin, sia Medvedev resistono tenacemente a qualcosa (o qualcuno) nel sistema statale.. O agenti liberali non ancora identificati, o corruzione bestiale e selvaggia, o stupidità incurabile.

Alcuni si meravigliano perché noi reagiamo in modo così emotivo e appassionato agli eventi nella regione di Kursk e allo sfondamento del nemico nella Russia centrale. E in che altro modo? Viviamo la storia, vi partecipiamo, la facciamo passare attraverso il cuore, la creiamo. Questo non è infantilismo, ma compartecipazione al significato del tempo. Quando proviamo un dolore insopportabile, urliamo. Quando siamo felici, sorridiamo. Quando perdiamo una persona cara, singhiozziamo e non smettiamo di soffrire fino alla morte. Quando il nemico irrompe nella terra natale e comincia a distruggere il nostro popolo e noi perdiamo i nostri eroi, siamo furiosi e arrabbiati. E certamente ci poniamo delle domande: com’è possibile? Perché? Spiegate! Punite! E, cosa più importante, salvateci e finalmente muoviamoci verso la Vittoria», ha esortato appassionatamente Aleksandr Dugin.

 

Sì, verso la Vittoria incessantemente ci stiamo muovendo, ma ciò che è accaduto conferma che questo percorso sarà non facile e pesante. Kursk ha dimostrato che non possiamo fermarci a metà strada, il regime nazista di Kiev deve essere sconfitto definitivamente.

Di Vladimir Malyshev, stoletie.ru

09.08.2024

Vladimir Malyshev. Filologo, scrittore, giornalista, esperto di Italia e Grecia. È direttore della “Casa degli Scrittori” di San Pietroburgo, membro dell’Unione degli Scrittori Russi (sezione di San Pietroburgo) e dell’Unione Scrittori di San Pietroburgo. Redattore capo del mensile letterario “Knizhnaya lavka pisatelej”.

Fonte: https://www.stoletie.ru/tekuschiiy_moment/trudnyj_put_k_pobede_263.htm

 

Tradotto da Eliseo Bertolasi

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