di Federico Degg per Come Don Chisciotte
Nato a Bologna nel 1874, in una famiglia alquanto facoltosa, il genio per le scienze del giovane Guglielmo non tardò a palesarsi. Forte di un’educazione privata ma anche di frequentazioni con importanti fisici dell’epoca, fin da giovane Marconi si appassionò da autodidatta alle dimostrazioni e alle applicazioni sperimentali della teoria elettromagnetica della luce formulata da Maxwell, pietra miliare della fisica di fine Ottocento che spalancò le porte sul legame fra fenomeni elettrici e magnetici e sull’esistenza delle cosiddette – e oggi più che mai fondamentali a livello tecnologico – “onde elettromagnetiche”.
A soli vent’anni, Marconi si adoperò allora per mettere in pratica un’intuizione che si rivelerà rivoluzionaria. L’idea del giovane fisico era quella di inaugurare un nuovo canale per le telecomunicazioni, passando dagli spessi cavi terrestri e sottomarini lunghi miglia e miglia che collegavano tra di loro le stazioni del telegrafo a un mezzo fisico tanto onnipresente quanto impalpabile, ossia l’etere (termine tecnico con cui oggi in fisica si indica il “vuoto”, l’aria dell’atmosfera attraverso cui si propagano i fenomeni dell’elettromagnetismo).
Nella primavera del 1895 effettuò dunque a Villa Griffone, ossia la residenza familiare situata sull’appennino emiliano (nella frazione di Pontecchio del comune di Sasso Marconi – che dell’illustre inventore ha preso il nome), il primo esperimento di trasmissione via onde radio [1] per mezzo di un dispositivo costruito da lui stesso. La prova ebbe il successo sperato: le informazioni inviate via radio raggiunsero integralmente l’antenna posizionata a due chilometri di distanza dalla casa, al di là di una collina, superando un cospicuo ostacolo fisico e dimostrando così la possibilità di usare l’entità immateriale del campo elettromagnetico come mezzo per inviare informazioni da un punto all’altro dello spazio all’altro.
Nonostante la portata rivoluzionaria dell’esperimento, Marconi non ottenne grande supporto da parte delle autorità italiane. Decise allora di trasferirsi in Inghilterra, dove nel 1896 depositò il brevetto della sua invenzione, attirando subito l’interesse delle Poste inglesi e di giornali, politici e industriali. Fondò l’anno seguente la sua personale azienda per la fabbricazione dei dispositivi di telegrafia senza fili (la “Marconi’s Wireless Telegraph Company”), diventando di fatto il primo imprenditore del settore, e nel giro di pochi anni portò le sue creazioni ad alti livelli di perfezionamento: nel 1901 riuscì a realizzare la prima trasmissione radio da una sponda all’altra dell’Oceano Atlantico, dalla Cornovaglia all’isola canadese di Terranova, pionieristico evento a seguito di cui nacque il sistema navale di radio-soccorso per il lancio di SOS (il quale si rivelerà ben presto di grande aiuto nei salvataggi in mare).
Insignito nel 1909 del premio Nobel per la Fisica, negli anni successivi Marconi si riavvicinò all’Italia – la quale, fa bene ribadirlo, fu inizialmente cieca dinnanzi alla portata rivoluzionaria delle sue scoperte. Continuò a fare ricerche sulle onde radio, gettando le basi per lo sviluppo futuro di sistemi come il radar; venne nominato senatore del regno d’Italia; mosso da spirito patriottico e probabile adesione ideologica alle idee del regime, accettò nel 1927 la nomina a direttore del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) e prestò le sue filiali italiane alla creazione, fortemente voluta dal governo di Mussolini, della prima Unione Radiofonica Italiana. Sempre nei primi anni ’20, in Inghilterra, lanciò la prima trasmissione audio (un concerto di una cantante soprano australiana) e sperimentò l’idea di utilizzare i programmi radio a puro scopo d’intrattenimento; nel 1936, un anno prima della sua morte, ebbe pure un ruolo nelle prime trasmissioni televisive della BBC.
Nonostante l’iniziale vicinanza alla visione fascista, l’inventore finirà per assumere, negli anni Trenta, una postura più critica: riflettendo sull’uso fatto dai regimi totalitari della sua invenzione, la radio, al fine di diffondere messaggi di propaganda e di guerra, anche Marconi, (come poi altri scienziati, artefici di ben peggiori invenzioni) finì per chiedersi, nel 1934: “Ho portato del bene al mondo, o ho solo aggiunto una minaccia?” [2]
Insomma, a Guglielmo Marconi si deve il merito di aver esplorato, da vero pioniere, l’apparente spazio vuoto dell’aria alla ricerca di un nuovo e rapido modo per mettere in contatto fra loro persone e realtà separate da lunghe distanze senza più bisogno dei fili del telegrafo – scoperta che lentamente condurrà alla comunicazione via cellulare e ad Internet.
Spirito brillante e intraprendente tanto a livello imprenditoriale quanto nel suo campo di studi, il fisico italiano di Bologna è parte essenziale del nostro patrimonio scientifico e culturale. Non stupiscono le recenti celebrazioni dei suoi “centocinquant’anni” (da ultime RAI e CNR [3]), né l’interesse sollevatosi in questi giorni attorno alla sua figura come potenziale spunto per una delle tracce dell’esame di maturità (previsione non avveratasi), e anzi verrebbe da dire che una sua maggiore valorizzazione scolastica e culturale, assieme ad altre grandi figure nostrane della scienza moderna (da Enrico Fermi a Ettore Majorana), sia cosa giusta e necessaria.
Federico Degg è uno studente e lavoratore di 23 anni. Si occupa di comunicazione, cultura ed arte in tutte le sue forme (musica, immagini, scrittura, teatro). Attivista e membro di associazioni ed iniziative locali. Giovane collaboratore di Come Don Chisciotte
NOTE E FONTI
[1] Le onde radio sono un sottoinsieme dello spettro delle onde elettromagnetiche, precisamente quelle caratterizzate da una lunghezza d’onda maggiore (vanno infatti da 1 millimetro a svariati chilometri).
[3] https://www.agi.it/cultura/news/2024-06-13/cnr-rai-celebrano-guglielmo-marconi-26762929/