LE BESTIE ISLAMICHE E GLI WASP

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DI ROSANNA SPADINI

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La religione islamica è violenta? Il suo integralismo fondamentalista si traduce necessariamente in aggressività mortale? I moderati islamici sono pacifici o fingono di esserlo? Le diverse scuole coraniche provocano l’ostilità dei fedeli verso le altre confessioni di fede? E ancora … l’Islam può mantenere la propria identità nell’integrazione con l’Occidente? Oppure l’Islamismo è una religione di pace strumentalizzata a fini politici? E allora il terrorismo presente oggi in Europa è provocato dalla violenza sanguinaria della religione islamica oppure ha cause diverse, estranee alla religione?

Il quesito arrovella le menti e impazza sul web … certo il problema è complesso e il tentativo di darne un’unica giustificazione lascerà sicuramente l’amaro in bocca. Per cominciare direi che l’Islamismo è una religione monoteista e come tale è violenta, però anche come l’Ebraismo, e così come lo è stato il Cristianesimo per tanti secoli, finché non si è secolarizzato.

Le Crociate durate per due secoli, ebbero soprattutto cause e conseguenze economiche, non tanto religiose, e se i luoghi santi rimasero in mano ai Turchi anche dopo, crebbero però di potenza le Repubbliche marinare italiane, a danno di Arabi e Bizantini, e il potere della borghesia ne trasse linfa vitale. Poi ci furono le guerre di religione del ‘500 tra ugonotti e cattolici, determinate dalla Riforma e seguite dall’età della Controriforma, con le sue torture, i roghi di streghe e fattucchiere, e l’Inquisizione per eretici e dissidenti religiosi. Quindi il Cristianesimo non lo si può definire una religione di pace, perché anche se nella sua versione dottrinale ha predicato l’amore, nella sua applicazione storico politica ha causato guerre devastanti. I cristiani, cattolici e protestanti, hanno seminato guerre fratricide e terroristiche in tutto il mondo attraverso i secoli. Se poi consideriamo che gli WASP (White Anglo-Saxon Protestant) sono i perfetti interpreti del governo imperialistico delle oligarchie, il cerchio si chiude.

Il terrorismo attuale che sta insanguinando l’Europa nasce da quello degli anni Ottanta del “pashtunistan” pakistano, a Peshawar, città-incubatore del Jihad globale, culla di Al Qaeda, luogo di incontro tra “i venditori del paradiso in cambio del martirio”, tra cui Osama Bin Laden e Ayman al Ẓawahiri. Washington e Rijad fabbricarono con miliardi di dollari queste prime cellule del terrore (tramite il Servizio Segreto Pachistano), composte di “freedom fighters”, perché servivano agli yankee in funzione anti-sovietica , e ai sauditi che invece esportavano attraverso le madrase (scuole coraniche) il pensiero “wahabita”, preparando così il terreno culturale alla radicalizzazione.

I sauditi quindi da tempo sostengono la divulgazione dell’ideologia wahabita nel mondo, basata su una interpretazione estremista e deviante dei testi islamici, che afferma un’attitudine aggressiva verso l’occidente, e sostiene la necessità di convertire o uccidere cristiani e musulmani di altre confessioni.

Nel corso degli ultimi decenni la dinastia Al Saud ha speso la colossale somma di 87.000 milioni di dollari per diffondere il wahabismo nel mondo, secondo uno studio pubblicato sulla rivista “Middle East Monitor”, importo reso pubblico durante una sessione del Senato degli Stati Uniti.

La propaganda però non ha investito solo i paesi arabo musulmani, ma ha preso di mira anche l’Europa, nel tentativo di reclutare migliaia di giovani nel ruolo di “foreign fighters” per le guerre in Siria ed in Iraq, da integrare nei gruppi terroristi dell’ISIS e di Al Qaeda. Secondo il giornale Asharq al Ausat, il regime saudita ha edificato centri religiosi in Europa in una superficie di 3.842 mq, come il centro della M-30 di Madrid (dove l’ISIS realizzava attività di reclutamento), quello di Marbella e quello di Malaga, pianificandone anche altri, a Cordoba e Granada, come a Ginevra, a Londra, in Scozia, a Vienna, a Lisbona, a Bruxelles (nel quartiere di Molenbeek), a Roma e infine a Nantes-La Jolie in Francia. E l’Arabia sta costruendo circa 1.359 moschee in tutto il mondo, dove si diffonderà l’ideologia wahabita.

Che fare per fermare questa scuola che semina morte? Ma soprattutto, di chi è la responsabilità? Della religione islamica in sé o della volontà imperialistica dei due Paesi alleati che si sono spartiti il compito di governare il caos? Inoltre il jihadismo è radicato in Francia da anni, e numerosi sono i cittadini francesi che hanno scelto di arruolarsi nelle file di Daesh per combattere contro il governo siriano di Bashar Al Assad, non a caso la Francia è il Paese che produce più jihadisti in Europa (oltre 1.500 i giovani), e le banlieue assomigliano sempre di più a vere e proprie fabbriche del terrore (vedi Möllenbeck o Saint Denis).

Il terrorismo dell’ISIS dunque non sembra avere un fondamento ontologico “islamico”, perché quei terroristi sono reclutati tra le frange emarginate degli immigrati, abitanti delle periferie degradate, anche di seconda generazione, che però vivono ai margini della società, di spaccio di droga e di fanatismo indotto anche dalle droghe … per esempio la Siria è uno dei maggiori produttori di “captagon”, una droga che serve a reclutare quei poveri miserabili pronti a tutto, da parte delle potenze occidentali, Inghilterra e Francia in primis.

L’Islam dunque inteso come religione non c’entra molto, se mai c’entra la radicalizzazione dell’Islam, il “wahabismo” appunto, promosso dalle monarchie del Golfo (Arabia Saudita, Kuwait, Qatar, etc.), e utilizzato anche come strategia politica in funzione di controllo sociale. La teocrazia saudita promuove l’Islam radicale per rafforzare il proprio potere all’interno e all’esterno, infatti gli attentatori in Belgio frequentavano non a caso un centro studi wahabita finanziato dall’Arabia Saudita nel cuore di Bruxelles.

La Siria poi, sede di un groviglio di conflitti, con attori diversi, veterani di al-Qaeda, ribelli iracheni, jihadisti arabi, volontari occidentali, è il più grande produttore mondiale di Captagon, la droga che rende “onnipotenti” i terroristi. Per di più, mentre gli Usa fingono di combattere l’ISIS, quando arriva Putin, nel giro di un mese riesce a sbaragliare le loro forze, che sono solo apparentemente solide, dato che divergono in cellule separate tra di loro e situate in territori distanti. Questo a dimostrazione che il terrorismo cosiddetto islamico sarebbe facilmente eliminabile, solo se lo si volesse fare … ma guarda caso interessa all’Occidente (USA) tenerlo in vita, perché serve a destabilizzare il Medio Oriente, ricco di petrolio e gas, e serve anche ad infliggere leggi liberticide in Europa, che demoliranno definitivamente una democrazia già in stato comatoso, per imporre ulteriori trattati capestro, come il TTIP o il TISA.

Quindi non crogioliamoci su falsi miti depistanti, non insistiamo sulla criminalizzazione della religione, nessuna religione è stata mai violenta nella storia nella sua matrice dottrinale, se non quando è servita al potere in funzione terroristica, per combattere i nemici interni ed esterni, per colonizzare le coscienze dei popoli, per seminare l’odio sociale, il conflitto tra le etnie, il disprezzo per le culture diverse … il terrorismo europeo, non è altro che una diretta emanazione della strategia della tensione messa in atto dai soliti noti, per imporre all’Europa scelte governative autoritarie e leggi eccezionali, istituire i vari trattati che interessano le oligarchie, e demolire gli stati nazione, mischiando appositamente culture diversissime tra loro e scatenando guerre civili. E mentre si discute di una gola recisa o di alcune centinaia di vittime (Parigi, Bruxelles, Monaco, Nizza …), i potentati affaristici hanno prodotto negli ultimi anni milioni di morti con le loro ” freedom wars”: Iraq, Afghanista, Siria, Libia, Ucraina …

Del resto ve lo aveva già detto Samuel Huntington, nel suo best seller «The Clash of Civilizations and the Remaking of World Order» del 1996, lo scontro delle civiltà e la ridefinizione dell’ordine mondiale, quindi avreste dovuto essere preparati. Al centro della sua teoria geopolitica c’è l’urgenza di mobilitare il “mondo occidentale” contro quelle nazioni che si stanno impegnando nella realizzazione dello Sviluppo Eurasiatico, la Russia in primis, ma anche quelle nazioni che compongono quella immensa regione in cui sono stanziati tre quarti della popolazione mondiale, che l’inglese sir Halford Mackinder chiamò “il cuore territoriale eurasiatico”, perché chi controlla questa regione controlla il mondo.

Huntington, allievo di Kissinger, è stato il teorico di un progetto ben preciso, che prevedeva l’imposizione di misure di austerità e inaugurava regimi post-democratici, un autentico “piano di guerra” organizzato dalla solita alleanza atlantica, rappresentata da due potenti esponenti di questo mondo: Henry Kissinger e Zbignew Brzezinski.

Nel National Security Council diretto da Brzezinski l’incarico di direttore della pianificazione della sicurezza venne affidato proprio ad Huntington. Brzezinski e Huntington, giunsero poi nell’amministrazione Carter attraverso la Commissione Trilaterale … la “rabbia musulmana” avrebbe portato niente meno che ad uno scontro di civiltà, l’antica rivalità tra islam ed eredità giudaico-cristiana sarebbe riapparsa in tutto il suo furore.

Huntington dice: “La divisione dell’umanità lungo le linee della guerra fredda è finita. Resta ora la divisione più fondamentale lungo le linee etniche, religiose e di civiltà che producono nuovi conflitti”.
Lo stesso punto è ribadito poi in maniera ancora più cruda: “Le civiltà sono le forme tribali ultime e lo scontro tra le civiltà è il conflitto tribale su scala globale … I rapporti tra gruppi di civiltà diverse, non saranno quasi mai stretti, ma piuttosto freddi e spesso ostili”. Volendo è l’antico “divide et impera” dell’imperialismo romano …

Successivamente Huntington, citando «Dead Lagoon» di Michael Dibdin, dice ancora: “Non ci possono essere veri amici senza veri nemici. Se non odiamo ciò che non siamo non possiamo amare ciò che siamo. Sono verità antiche che dolorosamente riscopriamo dopo un secolo e più di sentimentali eufemismi. Chi le nega nega la propria famiglia, la propria eredità, la propria cultura, i propri diritti di nascita, negando perfino sé stessi. Esse non possono essere dimenticate tanto facilmente”.

Date queste premesse assiomatiche poi va subito a concludere che le guerre sono inevitabili: “Nel mondo che emerge, tra gli stati ed i gruppi di civiltà diverse non vi saranno rapporti stretti ma piuttosto antagonistici. Ed inoltre alcune relazioni tra le civiltà sono più predisposte di altre alla conflittualità. A livello di microscala, la spaccatura più violenta è quella che separa l’Islam dai suoi vicini Ortodossi, Hindu, Africani e Cristiani occidentali. A livello di macroscala, la divisione dominante è tra l’occidente e tutto il resto, dove i conflitti più intensi si verificano tra società musulmane e quelle asiatiche da una parte e l’Occidente dall’altra. I pericolosi scontri del futuro deriveranno probabilmente dall’interagire di arroganza occidentale, intolleranza islamica e invadenza cinese.”

Pertanto noi occidentali siamo in una inevitabile rotta di collisione con i musulmani che sono intolleranti e con i cinesi che sono invadenti. Perché mai? Perché gli asiatici ci minacciano con la loro “crescita economica” mentre i musulmani con i loro “tassi elevati di crescita demografica”.

“L’invadenza asiatica – scrive Huntington – affonda le radici nella crescita economica. L’invadenza musulmana deriva in massima parte dalla mobilità sociale e dalla crescita demografica. Ciascuna di queste sfide continuerà ad avere nel XXI secolo un effetto altamente destabilizzante sulla politica globale. La crescita demografica nei paesi musulmani, specialmente l’espansione della fascia d’età compresa tra i 15 ed i 24 anni, fornisce nuove leve per il fondamentalismo, il terrorismo, l’insurrezione e i moti migratori … All’inizio del XXI secolo si assisterà probabilmente al risorgere della violenza di culture e forze non occidentali e allo scontro di popolazioni di civiltà non occidentali con l’occidente e tra di loro.”

Ma lui con “Occidente” intende soprattutto il sistema imperiale britannico e l’Illuminismo del XVIII secolo. Per lui il termine “imperialismo occidentale” è perfettamente interscambiabile con “Civiltà Euro-Americana” e “Cristianesimo occidentale”.

In realtà però la vera e più feroce aggressione terroristica attuale è altra rispetto allo scenario razzista e pregiudiziale costruito da Huntington nel suo libro … ed è quella sostenuta dallo stesso potere euro-atlantico occidentale, al fine di mantenere la propria egemonia mondiale, verso i paesi “orientali” asiatici, per impedirne la riproposizione coalizzata dei nuovi rapporti politico economici, per ostruirne la defezione dal predominio del dollaro e della Nato.

Di certo oggi stiamo vivendo in tempo reale la realizzazione di quel progetto, la situazione sta diventando esplosiva, ma gli organi d’informazione, soggiogati dalle agenzie d’influenza e dallo spionaggio occidentale, continuano a darne una lettura iconodiagnostica … non sarebbero gli interessi del capitale a muovere la storia, ma stati depressivo compulsivi costringerebbero i terroristi a scelte omicide … insomma a sentire certi tg sembra che la prognosi del terrorismo islamico sia più fisiologica che sociale, più etnica che politica, più dogmatica che imperialistica …

Probabilmente per sconfiggere il terrorismo potrebbe bastare qualche seduta psicanalitica, o una terapia a base di Zoloft e Lorazepam, più che una ricomposizione delle alleanze internazionali, insieme con la riaffermazione degli stati nazione d’Europa, liberi, indipendenti e sovrani … affrancatisi finalmente dal potere finanziario euro-atlantico.

Rosanna Spadini

Fonte: www.comedonchisciotte.org

1.08.2016

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