In attesa di capire se il gruppo dei Conservatori, e in particolare Giorgia Meloni, domani voteranno per attribuire il secondo mandato a Ursula von der Leyen, una mannaia si abbatte sulle velleità di riconferma della teutonica: il tribunale europeo stabilisce che non sia stata sufficientemente trasparente nei suoi rapporti con le case farmaceutiche durante il periodo del covid. Ora la palla passa alle forze politiche che si dovranno assumere la responsabilità di votarla, oppure no.
Da Politico, 17 luglio 2024
Il tentativo di Ursula von der Leyen di ottenere un secondo mandato come capo della Commissione europea ha subito un duro colpo dopo che un tribunale dell’UE ha stabilito che non è stata sufficientemente trasparente con il pubblico riguardo ai contratti per il vaccino Covid-19.
Il Tribunale dell’UE si è pronunciato contro la decisione della Commissione di redigere ampie parti dei contratti prima di renderli disponibili.
La sentenza è arrivata poco più di 24 ore prima che il futuro politico della von der Leyen sia deciso dagli eurodeputati. La von der Leyen ha bisogno di 361 dei 720 legislatori dell’UE che la sostengano in una votazione segreta che si preannuncia molto combattuta.
Una delegazione di Renew Europe, a cui è stato concesso l’anonimato per poter parlare con franchezza, ha dichiarato a POLITICO:
È importante che la von der Leyen dimostri di essere in grado di valutare la serietà e il rimedio appropriato”
Uno dei gruppi da cui la von der Leyen ha cercato sostegno è quello dei Verdi, i cui membri hanno intentato questa causa sui vaccini.
Hanno presentato richiesta di accesso ai contratti sui vaccini e ad alcuni documenti correlati per comprendere l’accordo tra la Commissione e i produttori di vaccini Covid-19 nel 2021.
La Commissione ha accettato di dare accesso solo parzialmente ad alcuni contratti, sostenendo che alcune sezioni erano state redatte per proteggere gli interessi commerciali o per questioni di privacy. I deputati verdi hanno quindi portato la Commissione in tribunale per questo rifiuto.
Oggi il Tribunale ha parzialmente accolto la causa dei deputati e ha annullato la decisione della Commissione di redigere parti dei contratti.
Il Tribunale ha respinto la decisione della Commissione di nascondere le clausole di indennizzo, sostenendo che la Commissione non è riuscita a dimostrare come tali clausole avrebbero minato gli interessi commerciali delle aziende farmaceutiche.
La Commissione si era anche rifiutata di rivelare i dati personali dei funzionari che avevano negoziato l’acquisto dei vaccini per motivi di privacy. Ma la Corte ha ritenuto che gli eurodeputati abbiano dimostrato l’“interesse pubblico” di identificare tale gruppo di lavoro, al fine di accertare eventuali conflitti di interesse.
Tilly Metz, una delle europarlamentari verdi che hanno intentato la causa, ha dichiarato che la sentenza è “significativa per il futuro”, in quanto si prevede che la Commissione effettuerà un maggior numero di appalti congiunti – nel settore sanitario, ma potenzialmente anche in quello della difesa.
“È importante che la Corte abbia confermato l’importanza di giustificazioni adeguate per la protezione degli interessi commerciali”, ha dichiarato in un comunicato.
La nuova Commissione europea deve ora adeguare la propria gestione delle richieste di accesso ai documenti per essere in linea con la sentenza odierna”,
ha aggiunto.
L’eurodeputato Peter Liese, del Partito Popolare Europeo, lo stesso gruppo politico della von der Leyen, ha minimizzato la sentenza del tribunale. A suo avviso, è “giustificabile” che la Commissione abbia accettato alcune delle richieste delle aziende farmaceutiche – tra cui l’eliminazione di alcune clausole – per garantire all’Europa un rapido accesso ai vaccini.
È positivo che gli avvocati della Commissione analizzino ora la sentenza nel dettaglio e ne traggano le conclusioni, ma la conclusione che la Commissione abbia sbagliato tutto può essere smentita già a una prima occhiata alla sentenza”,
ha aggiunto.
La Commissione ha sottolineato che il tribunale ha accettato che alcune clausole dei contratti fossero coperte dalla tutela degli interessi commerciali, accogliendo solo parzialmente la causa.
In questi casi, la Commissione ha dovuto trovare un difficile equilibrio tra il diritto del pubblico, compresi gli eurodeputati, all’informazione e i requisiti legali derivanti dagli stessi contratti COVID-19, che potrebbero portare a richieste di risarcimento danni a spese dei contribuenti”,
ha dichiarato la Commissione in un comunicato.
L’esecutivo ha dichiarato che “studierà attentamente le sentenze della Corte e le loro implicazioni” e che “si riserva le sue opzioni legali”.
La Commissione può appellarsi alla sentenza entro due mesi e dieci giorni dalla decisione.
Altri casi riguardanti i contratti Pfizer e le comunicazioni tra la von der Leyen e l’amministratore delegato di Pfizer Albert Bourla sono pendenti in diverse giurisdizioni dell’UE.
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