DI ROSANNA SPADINI
comedonchisciotte.org
Il fenomeno “sovranisti”, nato all’ombra di noti economisti del terzo millennio che spopolano sul web da alcuni anni (Bagnai, Borghi, Rinaldi, BarraC), con il solito corteo di giuristi, costituzionalisti e filosofi al seguito, è cresciuto come un cenacolo di sapienti eruditi, che sono soliti elaborare teoremi precostituiti, di cui si servono come clave nei confronti dei dissidenti e per sostenere i loro dogmi assolutamente inconfutabili … abili comunicatori di dottrine economiche, hanno pilotato anche le scelte politiche di molti frequentatori di blog e social network verso quel partito che secondo loro sarebbe risolutivo per l’uscita dall’euro e darebbe ottime garanzie per il ripristino della sovranità monetaria nel paese: la Lega.
Alcuni di questi salviniani (Bagnai in primis) non si sono fermati nemmeno sulla soglia del cordoglio nei confronti della morte di Gianroberto Casaleggio, definito dai tanti altri detrattori della cloaca maxima dell’informazione con vari epiteti, che nemmeno i più grandi criminali della storia hanno meritato: lobbista, fondatore di “una setta”, anzi di “un’associazione violenta e antidemocratica” segnata dal “fanatismo”, “lato oscuro della forza”, autore di una autentica “dittatura”, “Casaleggio avrebbe fatto fucilare Churchill” perché era stato prima conservatore e poi liberale … massone, autistico, coreografo-nazi, bifronte, esoso e fantascientifico, aristocratico aggressivo, autoreferenziale, cazzone, cimiteriale, conservatore, decapitato, distruttore e … via cazzeggiando.
Dunque i sovranisti salviniani sostengono un partito, la Lega, riesumato alle ultime europee dai suddetti economisti, un piccolo partito del 15%, che in caso di vittoria, necessariamente subordinata all’alleanza storica con Berlusconi, subirà inevitabilmente l’autoritarismo del capo, che l’ha sempre comandato a bacchetta. Per recuperare la propria sovranità infatti non basterà uscire dall’euro, come sostengono inesorabilmente i sovranisti, perché il problema è molto più ampio … se poi pensiamo che i nostri “maestri di economia” nel famoso Manifesto di solidarietà europea si sono alleati con esponenti di banche, emissari di finanziarie e di enti di chiara matrice neoliberista … beh la cosa risulta piuttosto imbarazzante… E’ anche vero che cercano poi di girare la frittata sostenendo che ci vorrebbero altre misure correttive, però il loro chiodo fisso è sempre l’uscita dall’euro, come istanza necessaria per provocare eventualmente il crollo dell’Eurozona.
Ma sottovalutano dinamiche storiche ben note … l’Italia infatti è uscita dall’ultimo conflitto mondiale clamorosamente sconfitta, di conseguenza ha subito aiuti atlantici (Piano Marshall), per rimediare all’inevitabile declino politico, economico e sociale dell’immediato dopoguerra. L’allora Segretario di Stato statunitense George Marshall il 5 giugno 1947 annunciò al mondo la volontà di avviare l’elaborazione di un piano di aiuti economico-finanziari per l’Europa, augurandosi che da esso sarebbe potuta emergere una nuova e più proficua collaborazione tra le due sponde dell’Atlantico, ed anche una prima realizzazione di quei progetti europeisti fino a quel momento ancora piuttosto vaghi.
Da allora l’Italia è una colonia degli Usa … un feudo economico militare, divenuto un mercato di scambio dei prodotti statunitensi (Coca Cola, Kellogg, Pepsico …), ma anche un membro della Nato per la “difesa della pace” nel mondo, e una portaerei protesa verso Africa e Medio Oriente, con le sue 110 basi missilistiche disseminate sul proprio territorio. Quindi i vincoli tra Italia e Usa sono vitali e strategici, e considerando che l’euro e l’Europa sono creature degli Stati Uniti, il modo per sganciarsi dal loro dispotismo imperialistico dovrebbe essere perseguito come una sorta di “omicidio del padre”, o superamento del complesso di Edipo … insomma il “delitto perfetto”.
Ma tutto ciò richiede coraggio, forza, potere e determinazione … invece gli economisti del terzo millennio delle 4 B (Bagnai, Borghi, BarraC + Berlusconi) sono fermamente convinti che la Lega, un piccolo partitino del 15% (colluso da sempre con i poteri neoliberisti), ci possa riuscire.
Per di più il governo Renzi sembra essere arrivato al capolinea, sotto i colpi degli scandali petroliferi (Guidi), bancari (Boschi) e mafiosi (Del Rio)… In poco più di due anni l’esecutivo ha approvato parecchie disposizioni molto vicine agli interessi delle grandi lobby: assicurazioni, armi, banche, navi, autostrade, tabacchi … e quando inizia il conflitto con la magistratura il significato è chiaro … il governo comincia a puzzare, e come il pesce dopo tre giorni va buttato.
Il caso Guidi arriva puntuale, in un momento di massima debolezza dell’esecutivo, dopo il bail-in di gennaio, il fallimento delle banche (Etruriopoli), il conflitto d’interessi della ministra Boschi, e l’attuale coinvolgimento di Del Rio in oscure relazioni pericolose. Come dice appunto Walter Pastena, intercettato nell’inchiesta sul petrolio in Basilicata, quando rivolgendosi al solito Gianluca Gemelli afferma: “Finito sto casino usciranno le foto di Delrio a Cutro con i mafiosi”… “così ti puoi togliere qualche sfizio”. Il riferimento è all’inchiesta “Aemilia”, che ha scovato intrallazzi tra ‘Ndrangheta, imprenditorie e politica nelle città di Reggio Emilia – città di cui Delrio è stato sindaco – e Modena. Solo ora quindi si denunciano degli scandali evidenti da tempo, e tutto questo non può non suscitare dubbi e quesiti sulla tempistica e sulle motivazioni di questa improvvisa attenzione.
Nel mentre sta avanzando a marce forzate il consenso sempre più crescente per il M5S, secondo l’Economist il MoV con Virginia Raggi si normalizza e può vincere, e lei ha uno stile che evoca quello di «un’aspirante parlamentare democratica in America o di un politico tory in Gran Bretagna» … Dopo il gradimento di Silvio Berlusconi, che l’ha definita «telegenica» e anche «un bravo avvocato», Virginia Raggi incassa le attenzioni del quotidiano d’Oltremanica, che titola «Smartening up» (mettersi in ghingheri) è il titolo dell’articolo, che sostiene appunto che la candidata «ha una chiara chance di vittoria» alle elezioni comunali di Roma.
Quindi la Raggi sembra piacere non solo all’Economist, ma anche al Guardian, agli industriali romani, al Vaticano, a Vespa, all’Espresso, a Unindustria, a Confcommercio … insomma a tutti i poteri che contano e soprattutto alla Roma padrona … questo vorrebbe dire che la probabile futura sindaca sarebbe disposta ad elargire favori a destra e a manca, come la dea Flora che sparge sulla terra le infiorescenze che tiene in grembo … proprio a primavera ?
Ma la partita che si sta giocando è solo all’inizio … l’agone politico è lo spazio degli inganni e delle insidie sfuggenti di quei poteri che sanno perfettamente come muoversi … quindi tifano per spedire la Raggi al Campidoglio, sapendo benissimo che Roma è una città ingestibile, un feudo del PD, della Casta padrona, della Mafia e del Vaticano, quindi il fallimento della Raggi equivarrebbe alla vittoria di Pirro … perché una sconfitta nella gestione della Capitale pregiudicherebbe la vittoria alle politiche del 2017/18. Francesco Storace, vecchia volpe tiberina infatti commenta: “Un’aula Giulio Cesare con 29 consiglieri grillini, sarebbe meglio che andare al cinema”.
Intanto anche Luigi Di Maio, la figura più istituzionale del MoV, ha iniziato una serie di colloqui con gli ambasciatori dei 28 paesi UE, sulle posizioni del Movimento sull’Europa e sull’Unione Monetaria. Colloqui che serviranno a tastare il terreno programmatico della nuova forza politica che si candida a governare Roma ed anche il Paese. Comunque la sua moderazione riguardo posizioni eventualmente euroscettiche sembrano aver rassicurato le grandi cancellerie europee. Quindi se il governo Renzi soccomberà, sotto i colpi della Troika che sta preparando il ricambio politico, il M5S sembra già pronto per raccoglierne il testimone.
Però se l’esito delle elezioni romane pare abbastanza scontato … quello delle prossime politiche non lo è altrettanto. Infatti poiché la missione della Raggi appare piuttosto ardua, per non dire “mission impossible”, nel caso dovesse fallire nella conduzione politica della città eterna (per gloria terrena e nefandezze schifose), i poteri che ruotano attorno all’asse trilaterale Washington – Bruxelles – Berlino hanno già predisposto le tessere del loro puzzle, dato che i sondaggi prevedono fin d’ora il PD in calo di oltre due punti percentuali ad aprile 2016, in confronto con i dati del febbraio.
Intanto anche Matteo Salvini si è recato in Israele per ricevere l’investitura di “cavaliere del tempio” a difesa del sistema … dal valico di Kerem Shalom, tra Gaza e Israele, attacca Hamas e rilancia, candidando la Lega al governo del paese «con chi ci sta»: obiettivo prendere il posto del governo Renzi e correggere le politiche della sinistra che «creano muri e filo spinato» e non invece «regole certe e trasparenti». Camicia, giacca e cravatta, il leader felpato si presenta in Israele, nella sua prima visita ufficiale. Ha incontrato alcuni esponenti del Knessett, il Parlamento israeliano, postando con frequenza sui social network immagini di strette di mano e incontri. Ma in Italia dopo la sconfitta alle comunali a Roma, rilancerà la palla al centro per agganciare Berlusconi.
Intanto il Financial Times distrugge Renzi … e secondo l’analista tedesco Wolfgang Munchau “La sostenibilità a lungo termine del paese nella zona euro è allo stesso modo incerta, a meno che non si creda che la sua performance economica possa miracolosamente migliorare quando non c’è nessun motivo per farlo”. Molto dannosa infatti è l’incapacità del premier di non aver saputo affrontare l’emergenza immigrazione e la crisi del sistema bancario. “L’Italia è stata sopraffatta dalla crescita di profughi provenienti dal Nord Africa lo scorso anno – spiega Manchau – oltre a questo, l’Italia si trova ad affrontare problemi economici irrisolti: la crescita della produttività ferma per 15 anni; un grande debito pubblico che lascia il governo praticamente senza margine di manovra; e un sistema bancario con 200 miliardi di crediti deteriorati, più altri 150 miliardi di debito classificato come problematico”.
E non si ferma qui: “Bisogna poi prendere in considerazione che i tre principali partiti di opposizione hanno, in vari momenti, messo in discussione l’appartenenza del paese all’Eurozona. Anche se nessuna di queste forze politiche sembra avere possibilità di arrivare al governo nel prossimo futuro, è chiaro che l’Italia ha un tempo limitato per risolvere i suoi molteplici problemi”.
Dunque chi arriverà al traguardo della presa del potere nazionale ? Grillini o salviniani ? per ora si fanno la guerra sul web … però nella terra del gattopardo difficilmente qualcosa cambierà … tutto dovrà apparentemente muoversi … per restare inesorabilmente immobile. Tanto che la vittoria a Roma di Virginia Raggi appare più come un incubo che una chance spendibile per le politiche. Ma il percorso è obbligato e la trappola è semplicemente … mortale.
Rosanna Spadini
Fonte: www.comedonchisciotte.org
14.04.2016
Riferimenti