LA TRANSIZIONE E LO SCENARIO DEL COLLASSO

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Preparazione per la fine della civiltà

DI DAVE POLLARD
howtosavetheworld.ca

Nel corso dell’ultimo anno sono stato coinvolto nelle nostre iniziative locali per la Transizione e abbiamo comunicato con molti membri di iniziative di Transizione in tutto il mondo. Molti dei miei articoli
su temi legati alla Transizione sono stati pubblicati dai siti web (come Energy Bulletin), che si concentrano su come si possa far fronte all’emergente crisi energetica, economica e ecologica, e alcuni sono stati usati da altre iniziative di Transizione nella pianificazione della comunità e in attività di recupero.

Quello che più mi piace nell’approccio del movimento di Transizione è che:

  • è comunitario: utilizza strategie co-sviluppate e collaborative che partono dalla base,
  • si basa sulla saggezza collettiva emergente all’interno e tra le comunità di Transizione
    (piuttosto che affidarsi a esperti o guru),
  • è incentrato a livello locale: ogni comunità dovrà affrontare sfide diverse quando questa crisi colpisce, quindi non c’è una risposta giusta buona per tutti per affrontarla, inoltre
  • è complessivo:
    abbraccia tutti coloro che pensano abbia senso aumentare la preparazione e la resilienza per affrontare il picco del petrolio, i cambiamenti climatici, e/o la crisi economica, indipendentemente da dove essi sono situati nello spettro politico.

Quello che stanno facendo le comunità di Transizione è necessario e lodevole, e ci vorrà un lungo cammino per aiutare queste comunità e i loro residenti a prepararsi a tener testa alla crisi energetica, ecologica ed economica.

Molti piani di preparazione alla ripresa delle comunità di Transizione sembrano essere basati sulla speranza che con tale lavoro di pianificazione saremo in grado di mantenere la nostra qualità della vita, anche se in modo più sostenibile e responsabile, dopo il periodo di transizione. Purtroppo i nostri sistemi ecologici, economici ed energetici sono complessi, globalizzati e interconnessi, quindi è probabile che (a) una crisi in un unico sistema potrebbe innescarne altre, in uno qualsiasi dei tre sistemi, e (b) una serie a cascata di crisi potrebbe facilmente rendere questi piani obsoleti e inadeguati.

Cosa accadrebbe, ad esempio, se delle crisi economiche
mandassero in bancarotta dei governi in modo che non possano fornire i trasporti
pubblici necessari per far fronte alle crisi energetiche,
o se (come stiamo vedendo con l’impatto dello tsunami in Giappone sul suo sito nucleare)
una crisi ecologica ne aggravasse
una energetica e precipitasse in una crisi economica? O peggio, cosa succederebbe se una serie di crisi a cascata o di ondate di crisi (molte pandemie hanno diverse “ondate”, e spesso le recessioni economiche hanno una “doppia caduta”) portasse ad un totale collasso del nostro sistema energetico, ecologico e/o economico?

A rischio di esasperare i miei colleghi nel movimento di Transizione affaticati dalla crisi, ecco uno scenario di collasso, non in contrasto con quelli di molti ricercatori,
scienziati, storici, economisti e teorici che hanno preso in considerazione il
picco del petrolio, il riscaldamento globale galoppante, le depressioni
economiche e la storia della civiltà.

È uno scenario di collasso piuttosto che uno scenario di crisi perché anticipa un cambiamento permanente
e drammatico nel nostro modo di vivere, piuttosto che solo un periodo
transitorio di adattamento e ricerca di soluzioni che dobbiamo attraversare
prima di tornare più o meno allo stile di vita cui siamo abituati oggi.
Personalmente credo che se il nostro lavoro di ricerca, di pianificazione e
sviluppo delle capacità sono di una tale vasta portata sufficiente per aiutarci
a far fronte a un crollo completo del sistema, potrebbe benissimo fare la
differenza tra la sopravvivenza e l’estinzione della nostra specie.

Ecco lo scenario, in cinque stadi, che mostra come una crisi in un settore possa precipitare o aggravare le crisi in altre aree e, infine, portare al collasso del sistema.
Dopo aver descritto le fasi dello scenario, spiego come penso che il movimento per la Transizione potrebbe organizzarsi per aiutare ad affrontare non solo la crisi, ma anche il collasso.

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Scenario parte uno, 2011-2015: (01a)
I tassi di disoccupazione riportati dal G8 raggiungono il 20% (i tassi reali arrivano
al 40%) e molti lavoratori subiscono tagli ai salari. (10) Una crisi di peggioramento
della povertà è aggravata dalla comparsa di deflazione cronica, danneggiando di
più quelli a reddito fisso e precipitando in un peggioramento (07) della crisi
del debito personale. Nel frattempo la spesa militare e quella per i piani di
salvataggio combinata con la riluttanza ad aumentare le tasse e il calo del
reddito personale produce (01c) il calo delle entrate fiscali e (07) il debito
pubblico fuori controllo. Con (07, 01a) i consumatori a corto di reddito e di
credito da spendere, i profitti delle aziende ssi arrestano e cominciano a
precipitare (01B). Gli Stati produttori (Medio Oriente, Messico) dipendenti dalle
entrate del petrolio cominciano a sprofondare (13) come i relativi picchi di
produzione e declinano. (12) Uragani, siccità, inondazioni, scioglimento dei
ghiacci e inferni forestali aumentano in frequenza e gravità.

Scenario parte due,
2015-2025:

(01abc) Il circolo vizioso di calo dell’occupazione, salari, prezzi, consumi,
redditi, tasse e profitti continua e accelera. (07, 10) La deflazione lascia il
posto alla iperinflazione mentre l’impatto del picco del petrolio si riflette
nei prezzi di gas, trasporti, cibo, materiale sanitario, forniture agricoli e
manufatti. Inadempienze di debiti personali, societari e di governo crescono,
portando a fallimenti, pignoramenti, crisi valutarie e svalutazioni. (03) I
governi sequestrano e razionano le forniture critiche di energia. (13) Molte
piccole nazioni falliscono, qualcuna cade nelle mani di criminali, di cartelli
della droga e dei signori della guerra, la maggior parte subisce un processo di
balcanizzazione con le autorità locali che prendono il controllo della
governance e dei servizi essenziali. (02) I sussidi agricoli sono abbandonati in
quanto per i governi non possono farsene carico, peggiorando l’insostenibile sistema
agro-industriale. Alcuni alimenti semplicemente spariscono dagli scaffali. (06)
Molti governi abbandonano sicurezza sociale, sanità, istruzione e servizi di
manutenzione delle infrastrutture per respingere il fallimento. (05, 04, 11) Crisi
idriche causano morti e scontri in Cina e disordini negli Stati Uniti
occidentali e in altri Paesi. La situazione dei rifugiati peggiora perché i profughi
del cambiamento climatico riempiono i campi dei rifugiati economici facendoli
straripare in tutto il mondo.

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Scenario parte tre,
2025-2050:
(01)
La fase più difficile dellaTransizione vede la prosecuzione del lento collasso
delle economie industriali verso una Grande Depressione, con la maggior parte dei governi (06) ridursi ai servizi minimi, milioni di società fallire, (09) collasso dei mercati azionari e immobiliari, e inadempienze con livelli massicci di fallimenti e pignoramenti. La maggior parte delle persone nelle nazioni una volta ricche vede i suoi crediti, risparmi e pensioni scomparire e il loro valore netto diventare negativo. (07) Ripetute inadempienze del governo e svalutazioni portano all’abbandono della maggior parte delle valute, e solo quelle sostenute da oro, petrolio o altre materie prime continuano ad avere qualche valore. Alcune monete locali a base comunitaria emergono per riempire il vuoto.
(13) Cina, India e una ventina di altre grandi nazioni raggiungono il Messico come
Stati falliti, portando a anarchia, guerra civile, i leader carismatici,
totalitarismo e emigrazioni di massa. (11) Le ultime grandi foreste scompaiono,
e onde di pandemie colpiscono impianti e forniture alimentari di origine
animale, che, combinato con (5) una crescente scarsità di acqua dolce e
l’impatto del picco del petrolio sull’agricoltura di larga scala porta al
collasso completo del sistema agro-industriale – le imprese abbandonano le
aziende agricole e gli impianti di produzione alimentare che sono occupati
abusivamente da comunità auto-organizzate in cooperative alimentari. Le carestie
diventato un fatto normale a causa di gravi scarsità di petrolio, acqua e cibo.
(04) La crisi dei rifugiati diventa così grave da non poter essere controllata
da militari e pattuglie di polizia, così vengono creati accordi internazionali
che permettono che chiunque entri o esca da uno Stato firmatario non in un
veicolo autorizzato sia ucciso a vista; questa minaccia draconiana riduce nettamente
i flussi di profughi alle frontiere causando una catastrofe internazionale.
(08) Senza petrolio per coltivazioni non approvate e non essenziali per l’alimentazione,
trasporti o attività produttive, il commercio internazionale rallenta quasi a
nulla, e le merci che non possono essere di produzione nazionale diventano
molto scarse.

Scenario parte quattro, 2050-2075:
Come si entra nella seconda metà del secolo, le vecchie crisi si placano e ne
emergono di nuove. (01) Con il crollo dell’economia industriale, la gente si
abitua a fare fare a meno di posti di lavoro (e creandone qualcuno da sé), e
impara a vivere senza (06) programmi di governo, senza (07) monete nazionali, e
senza (09 ) credito o pensioni. Con niente per cui litigare, le guerre
diminuiscono e le persone in ogni nazione e area rimanente si trovano costrette
ad avere a che fare con (04) l’enorme numero di senzatetto e di sfollati
intorno a loro. (11) Le pandemie continuano e la salute e l’igiene peggiorano
in molti aree e il cambiamento climatico permette alle malattie tropicali di
prosperare in zone climatiche una volta temperate. (02, 03, 05, 08) La gente
comincia a fare riferimento a questi tempi come all’Era della Scarsità, il petrolio
non è più disponibile neanche per i servizi essenziali, l’acqua è razionata,
carenze alimentari continuano a devastare le nazioni in lotta, e i manufatti
diventano così scarsi che la maggior parte delle persone è occupata in lavori per
il riutilizzo e il riciclaggio ad hoc. (12) In assenza di risorse pubbliche dedicate
per i programmi di gestione e di emergenza, enormi incendi si sviluppano fuori
controllo sulle terre abbandonate, intere province sono abbandonati a sabbia e
siccità e inondazioni, e quando violente tempeste colpiscono le città, queste
sono semplicemente chiuse. Molte aree che sono state saccheggiate
disperatamente per il carbone o petrolio sporco e molti ora danneggiati siti
nucleari, sono diventati così tossici per la vita che essi sono dichiarati zone
di quarantena internazionale; non ci sono soldi per la bonifica.

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Scenario parte cinque, 2075-2100:

Mentre il secolo si avvicina alla sua conclusione, il processo di transizione
verso un mondo post-petrolio a buon mercato, post-clima stabile e post- economia
industriale è a buon punto. Il mondo è diventato rilocalizzato, più povero ma dal
sistema più reattivo. L’economia è ora dominata da cooperative e imprese di
sussistenza locali che forniscono beni e servizi essenziali per le loro
comunità. Comunità forniscono la quasi totalità dei propri servizi, e gli
artefatti delle economie centralizzate sono in gran parte scomparsi – tassi di
interesse centrali, mercati immobiliari e azionari e delle materie prime,
grandi imprese, amministrazioni centrali, valute centrali, aziende agricole su
vasta scala, servizi pubblici di grandi dimensioni. Con una economia a stato
stazionario non vi è più inflazione o tasso di interesse, e le comunità emettono
la loro valuta indipendente. Le vestigia di crisi comunque rimangono, e vi è un
dibattito sulla questione se le sfide in corso (04) delle masse di senzatetto e
povertà, (05, 03) dell’estrema scarsità di acqua dolce ed energia (12), dei sempre
crescenti disastri ecologici come il rapido innalzamento del livello del mare e
il riscaldamento globale senza controllo, e (11) delle apparentemente infinite
onde di pandemie predare il tessuto sociale indebolito, continueranno per tanto
tempo e rimanere così travolgenti che la specie umana, già drasticamente
ridotti di numero, con un tasso di natalità molto sotto dei livelli di
sostituzione, riuscirà a sopravvivere anche solo un altro secolo.

. . . . .

Molti vedono questo scenario come troppo lugubre da prendere sul serio, ma, da quello che scrittori come Jared Diamond hanno descritto, non è uno scenario atipico del collasso
della civiltà. E ogni civiltà è crollata. Quindi, se questo è ciò che abbiamo
di fronte, cosa può fare il movimento per la Transizione ora per aiutarci ad
essere pronti per questo, prevenire alcuni dei suoi effetti peggiori, mitigare
gli altri, e permetterci di adattarsi a ciò che non possiamo cambiare?

Diamo uno sguardo a sua volta alle 13 crisi raffigurate nello scenario precedente per vedere quello che potremmo essere in grado di fare, a livello di comunità locale, e in
coordinamento con altre comunità. Presumo che non possiamo aspettarci aiuto dai
governi, per le ragioni spiegate nello scenario. Quindi lasciati alle nostre
risorse come potremmo affrontare ciascuna di queste crisi, anche se i sistemi
stanno crollando? Potremmo, infatti, non vedere alcune di esse come tutte le
crisi, ma come opportunità per vivere meglio?

La maggior parte dei suggerimenti seguenti sono strategie di preparazione, piuttosto che strategie di mitigazione o adattamento. E le strategie adeguate variano sensibilmente da
zona a zona, io stavo pensando a Vancouver, in Canada, quando ho messo insieme questo.

1. La perdita della maggior parte dei posti di lavoro, reddito personale disponibile, profitti societari e ricavi governativi: l’economia della crescita industriale è un tapis roulant, e non è sostenibile. Noi siamo co-dipendenti con le imprese e i governi dalla sua continuazione (anzi, la sua continua crescita) e quando si ferma, noi soffriamo tutti insieme. Alcune cose che potremmo fare nelle nostre comunità di Transizione:

  • Creare mezzi di sussistenza locali, utilizzando materiali di consumo locali che
    forniscono beni e servizi essenziali per i clienti locali. Dovremo
    imparare di nuovo a fare una vita per noi stessi, e questo probabilmente dovrà
    essere fatto attraverso le cooperative che non dipendono da utili o di
    crescita per la sostenibilità.
  • Aiuto alle imprese esistenti per disabituarsi dalla dipendenza da utili e da
    crescita (vale a dire sulla dipendenza degli investitori esterni) e dalla
    dipendenza da forniture importate e esportazioni verso altri mercati.
  • Educare e incoraggiare i membri della comunità a comprare localmente, e a essere
    disposti a pagare di più per beni più durevoli.
  • Reimparare a fare e riparare le cose noi stessi, e condividere attrezzature e
    competenze in modo che non abbiamo bisogno di spendere soldi per
    acquistarli da terzi.
  • Imparare gli uni dagli altri come vivere all’interno dei nostri mezzi.
  • Lavorare in collaborazione con i governi per razionalizzare quali servizi possono
    ridurre o smettere di fornire senza causare sofferenze ai cittadini, e
    come possono delegare autorità e responsabilità alle comunità locali per
    ridurre la burocrazia e la spesa.

2. Crollo dell’agricoltura industriale con la conseguente scarsità di cibo e carestie: Siamo diventati dipendenti dalla produzione di massa, malaticci, dipendenti dal petrolio, mega-inquinanti, subordinati alla sofferenza animale e in maniera massiccia all’agricoltura sovvenzionata, e non è sostenibile. Qui ci sono alcune cose che possiamo fare nelle nostre comunità di Transizione prima del tracollo:

  • Fissare obiettivi intermedi verso un target 2025 di autosufficienza alimentare
    biologica al 100% locale, e di lavorare per questo obiettivo. C’è una
    quantità enorme di riapprendimento e ridistribuzione di lavoro coinvolti in
    questo, e un lungo periodo tempo necessario per curare e preparare il
    terreno per esso.
  • Spingere i governi a porre fine ai sussidi per il cibo agro-industriale e
    incoraggiare i membri della comunità a comprare localmente. Fornire
    sussidi ai poveri locali per consentire loro di potersi permettere
    alimenti biologici locali.
  • Incoraggiare fortemente i membri della comunità a diventare vegani.
  • Insegnare ai membri della comunità a preparare e cucinare i propri piatti nutrienti
    e deliziosi, specialmente a quelli che vivono da soli. Diffondere l’uso
    dei pasti alla buona nella comunità in cui ogni persona o gruppo di
    persone contribuisce con un piatto di cibo da condividere all’interno del
    gruppo (pot-luck in inglese, è un’usanza molto americana. N.D.T.).

3. Fine di energia a buon mercato, e razionamento dell’energia: La teoria del picco del petrolio indica che con l’esplosione della domanda (soprattutto asiatica) e l’attuale calo dell’offerta, i prezzi presto saliranno, e i governi verosimilmente imporranno il razionamento per garantire la continuità di beni e servizi dipendenti dal petrolio (produzione di alimentari di prima necessità, riscaldamento, servizi di emergenza, il trasporto e la produzione di beni essenziali). Qui ci sono alcune cose che possiamo fare nelle nostre comunità di Transizione quando questo avverrà:

  • Fissare obiettivi intermedi verso un target 2025 di fornitura di energia al 100%
    locale, rinnovabile, e lavorare verso questo obiettivo. C’è una quantità
    enorme di ricerca, di apprendimento e di investimenti necessari per
    raggiungere questo obiettivo, e nella maggior parte delle aree è
    irraggiungibile, ma vale la pena lottare. Quando non è realizzabile, la
    comunità ha bisogno di prendere decisioni difficili su come colmare il
    divario, e cosa fare se e quando il governo impone il razionamento e/o la
    cessazione dei servizi energia-dipendenti, e se e quando blackout e cali
    diventano di uso comune o la rete non ce la fa, o fornitori di prodotti
    petroliferi locali semplicemente chiudono per mancanza di prodotto da
    vendere.
  • In particolare, lavorare per l’obiettivo di mettere fine alla necessità dei
    veicoli privati, del miglioramento dei treni elettrici, autobus,
    traghetti e altri servizi locali di trasporto di massa solo per
    passeggeri.Rendere i membri della comunità consapevoli del fatto che le auto
    elettriche private e il car pooling sono solo una soluzione di ripiego, ma
    non sostenibile. Incoraggiare e facilitare l’uso delle biciclette, del
    camminare (incluso il fitness), e di altri mezzi di trasporto a zero
    energia.
  • Premere sui governi per fornire crediti d’imposta per le energie rinnovabili e i
    progetti di efficienza energetica. Fornire sussidi locali ai poveri per
    consentire loro di permettersi l’uso di energia rinnovabile locale.
  • Fare in modo che i membri della comunità si rendano conto che le compagnie
    aeree, le compagnie di trasporto aereo di merci e di trasporto con camion
    a lunga distanza sono terribilmente inefficienti dal punto di vista energetico
    e lavorino con le imprese e i governi per ritirarli dal mercato prima che
    non abbiamo altra scelta.

4. Ondata globale degli immigrati e dei rifugiati: Stiamo già vedendo la prima dimostrazione di questo in esodi di massa dalle aree di guerra e di calamità naturale, così come dalle nazioni povere i cui ecosistemi sono stati già degradati. Nessuna zona del mondo ne sarà esente, quindi dobbiamo essere pronti ad accettare la nostra parte, che nella maggior parte dei casi sarà dell’ordine di grandezza superiore a quella cui siamo abituati o che idealmente vorremmo accettare. Recinzioni, campi e cannoniere presto non saranno più sufficienti. Già ora, molte nazioni ricche stanno pagando o corrompendo le nazioni povere per impedire ai propri cittadini di lasciare il proprio paese, per cercare di fermare la crisi alla fonte, ma neanche questo è sostenibile. Qui ci sono alcune cose che possiamo fare nelle nostre comunità di Transizione per prepararsi a quando le orde arriveranno a casa nostra:

  • Educare i membri della comunità su cosa aspettarsi – quanti e quando, e quanti
    saranno ‘legali’ nell’ambito delle quote di immigrazione e quanti saranno
    giusto in eccesso. Servono un sacco di analisi di scenario per accertare
    in questo, abbiamo bisogno di sapere.
  • Lavorare con i membri della comunità per rendersi conto che lo scoraggiamento
    (attraverso le leggi, i campi off-shore, o le armi) non può funzionare, e
    per sviluppare un programma di immigrazione, accoglienza e comunità di
    gestione per gestire il flusso razionalmente, sistematicamente e in modo
    equo, e integrare nuovi membri nella comunità in modo efficace. Si avrà a
    che fare con una serie di problemi: igiene e malattie, il cibo, la
    povertà, le competenze e i mezzi di sussistenza, gli alloggio e i senzatetto,
    i servizi di istruzione e la famiglia, apprendimento delle lingue ecc.,
    molti dei quali comporranno le sfide in altre zone di Transizione.

5. Fine dell’acqua a basso costo, e suo razionamento: la situazione delle acque e quella del petrolio sono analoghe. Qui ci sono alcune cose che possiamo fare nelle nostre comunità di Transizione quando comincia la penuria:

  • Fissare obiettivi intermedi verso un target 2025 di di fonte idrica sostenibile
    locale al 100% (e zero perdite/zero acque reflue), e lavorare verso
    questo obiettivo. Quella sarà una sfida anche per molti che hanno già
    raggiunto questo obiettivo, dal momento che le forniture di acqua stanno
    diminuendo in tutto il mondo per il ritiro dei ghiacciai (fiumi), e la
    domanda (compresa quella agricola e industriale) sta aumentando a un tasso
    enorme.
  • Istituire ora programmi di razionamento volontario (ad esempio niente irrigazione
    di prati, niente irrigazione di giardini incustoditi, nessuna irrigazione
    di campi da golf salvo con acqua raccolta sulla proprietà, imporre un
    costo per litro progressivamente molto alto)

6. La riduzione e l’abbandono dei servizi da parte dei governi: la sfida più grande con disavanzi di bilancio enormi e debiti non è che questi non possono mai essere rimborsati (i governi possono sempre svalutare o fare default sul proprio debito, così come possono le società in fallimento e gli individui), è che quando vogliono prendere in prestito ulteriori fondi, nessuno presterà loro i soldi. Quando ciò accade, i governi non hanno altra scelta se non di aumentare le tasse (che è piuttosto inefficace in una fase di recessione) o tagliare i servizi. Anche se in bancarotta i governi a volte scelgono di tagliare le spese militari (il Regno Unito ha abbandonato Suez quando non poteva più permettersi la guerra), la storia suggerisce che i tagli hanno più probabilità di essere fatti su sicurezza sociale, pensioni, sanità, istruzione e trasporti. Se e quando ciò accade, qui ci sono alcune cose che possiamo fare nella nostra comunità di Transizione per sostituire i servizi persi:

  • Istruire da sé i propri ragazzi, in comunità (“Unschooling”). Ho scritto
    su questo un sacco.
  • Imparare a gestire la propria salute. Se i membri di una comunità imparano l’auto-diagnosi, l’auto-monitoraggio e l’auto-trattamento delle malattie e ferite minori
    e più semplici, il sistema sanitario pubblico può concentrarsi
    maggiormente sulle malattie e lesioni gravi. Dovremmo anche combattere l’assurda
    ideologia neoliberista che la centralizzazione dei servizi sanitari
    aumenta l’efficienza, e premere sui governi per rilocalizzare i servizi
    sanitari.
  • Imparare
    a fare a meno dei mezzi pubblici pesantemente sovvenzionati. Il modo
    migliore per farlo è quello di decentrare la nostra economia e i nostri
    governi (molti dei suggerimenti di cui sopra sono in tal senso), così abbiamo
    bisogno di viaggiare su distanze più brevi, e così che le biciclette e
    viaggiare a piedi diventano alternative praticabili.
  • Preparatevi
    a fare a meno di previdenza sociale o delle pensioni nazionali. Questo
    significa che molte persone non saranno in grado di “andare in
    pensione”, e avrà bisogno di mezzi di sostentamento vitale per sempre.
    Significa anche che nelle nostre comunità dovremo prenderci la
    responsabilità di sostenere la popolazione locale che ora dipende da
    programmi federali.

7. Le crisi del debito, crollo delle valute e fine della moneta legale:nel cuore della nostra crisi
finanziaria attuale ci sono i governi che stampano soldi per coprire i debiti alle stelle, i debiti causati da avventure militari, folli tagli alle tasse per ricchi e corporazioni, e salvataggi di società irresponsabili
e incompetenti. Ciò è insostenibile, ed è solo il fatto che la maggior parte del mondo accetta ancora, contro il loro stesso giudizio, dollari USA come standard internazionale, che sta salvando il dollaro statunitense dal collasso, portando con sé molte altre valute. Alla fine il denaro ha valore solo se c’è qualcosa di vero dietro di esso. La valuta legale è “stimata” per ciò che il governo decreta che valga, e se non c’è nulla dietro di esso alla fine perderà il suo valore (chiedere agli argentini). Qui ci sono alcune cose che possiamo fare nelle nostre comunità di transizione quando ciò avvenga:

  • Incoraggiare i membri della comunità a svendere gli investimenti denominati in valute legali, e pagare i debiti personali.
  • Provare a pensare ciò che sarà la vita se i nostri investimenti, e il nostro
    denaro, diventano senza valore in pochi anni. Come faremo a vivere, e
    cosa offriremo per ottenere i beni e i servizi di cui abbiamo bisogno?
  • Lanciare
    valute della comunità locale (LETS), per imparare come funzionano e come
    gestirle collettivamente, in modo che quando le monete ufficiali diventeranno
    inutili abbiamo qualcosa su cui ripiegare.

8. Fine delle importazioni a basso costo e scarsità di merci globale: a causa di manodopera a basso costo, una moneta cinese repressa artificialmente, sussidi agricoli, e prezzi del petrolio a buon mercato, siamo diventati dipendenti dalle
importazioni a buon mercato per quasi tutte le merci prodotte, e per gran
parte del nostro approvvigionamento alimentare. Ciò è insostenibile. Qui
ci sono alcune cose che possiamo fare nelle nostre comunità di Transizione
per prepararci alla fine delle importazioni a buon mercato e alla conseguente
scarsità globale di molti manufatti e prodotti alimentari:

  • Imparare di nuovo come fare e coltivare in comunità le cose ora importate (questo
    si riallaccia ai suggerimenti di cui ai punti 1 e 2). Alcune piante non
    crescono nel luogo in cui viviamo, pertanto dovremo cambiare abitudini
    alimentari per accogliere i cibi che ci saranno. Ci si dovrebbe
    concentrare su elementi essenziali: cibo, vestiario, energia, acqua e
    riparo, e, probabilmente, le tecnologie dell’informazione e della
    comunicazione, che saranno essenziali per la collaborazione con le altre
    comunità, quando diventerà impraticabile viaggiare tra esse.
  • Educare e incoraggiare i membri della comunità a comprare localmente, e di essere
    disposti a pagare di più per di più beni durevoli (da precedente punto
    1).
  • Reimparare a fare e riparare le cose noi stessi, e condividere attrezzature e
    competenze in modo che non abbiamo bisogno di spendere soldi per comprarle
    da parte di estranei (dal precedente punto 1).

9. Crollo di mercati azionari e immobiliari, del credito, e del valore dei risparmi
e delle pensioni
: è ironico che quelli della classe operaia, le principali
vittime della corpocracy (oligarchia delle grandi aziende NDT)
globale, sono a carico dei loro datori di lavoro sugli utili delle
imprese, dal momento che gran parte di ciò che sono risparmi e pensioni dei
lavoratori sono pubblicamente quotati come riserve. Quando questi profitti
precipiteranno, il crollo del mercato taglierà alla radice il valore dei
risparmi e delle pensioni. Qui ci sono alcune cose che possiamo fare nelle
nostre comunità di transizione quando succederà questo:

  • Incoraggiare i membri della comunità a svendere gli investimenti denominati in valute legali, e pagare i debiti personali (dal punto 7).
  • Provare a pensare ciò che sarà la vita se i nostri investimenti, e il nostro
    denaro, diventano senza valore in pochi anni. Come faremo a vivere, e
    cosa offriremo per ottenere i beni e i servizi di cui abbiamo bisogno
    (dal punto 7)?
  • Rinegoziazione dei mutui in seguito al crollo dei prezzi delle case. Prima o poi, con
    così tante case “sotto l’acqua” (che valgono meno del ipoteche
    su di loro), le banche saranno costrette a pignorare così tante proprietà
    che non saranno mai in grado di rivendere, o dovranno (e dannatamente opportuno
    che lo facciano) cancellare la parte in eccesso del mutuo sul valore
    della proprietà. [Un inciso: Volete provare un esperimento interessante?
    Mettete il valore corrente della vostra casa, e cosa pensi che possa valere
    l’affitto per il mercato di oggi, in questa
    calcolatrice
    , e vedete se la vostra casa è (ancora) sopravvalutata in
    modo significativo].
  • Se avete ancora la prospettiva del pensionamento, preparatevi a fare a meno della
    pensione, e di identificare alcuni mezzi di sussistenza vitale per vivere.
    E le nostre comunità dovranno prendersi la responsabilità di sostenere le
    popolazioni locali che non avranno una pensione o un modo per guadagnarsi
    da vivere nei loro ultimi anni (relativo al quarto suggerimento al punto 6).

10. Fluttuazioni selvagge del tasso d’inflazione/deflazione, dei tassi di interesse e del
valore delle materie prime
:la maggior parte delle persone non ha mai
sperimentato la deflazione cronica, l’iperinflazione o dei tassi di
interesse a due cifre. Stiamo per imparare a far fronte a tutto questo.
Qui ci sono alcune cose che possiamo fare nelle nostre comunità di Transizione
per essere preparati:

  • Raccontare com’era la vita con la deflazione, l’iperinflazione e i tassi di
    interesse a due cifre. Prospettare gli scenari così la gente può imparare
    che cosa dovrebbero fare se/quando queste cose si verificheranno.
  • Appena la deflazione cronica prende piede, prepararsi al salario annuo che diminuisce
    invece di aumentare, e capire come regolare il vostro budget e stile di
    vita di conseguenza.
  • Quando è prevista l’iperinflazione, prepararsi agli aumenti di prezzo
    giornaliero per i beni di prima necessità, alla scomparsa del credito e del
    risparmio, e al valore della pensione (se il crollo del mercato azionario
    non l’ha già spazzata via) che svanisce. In queste situazioni il denaro
    contante è il re, per un’ora, dopo di che varrà molto meno. La vita
    quotidiana è una perpetua agitazione, e quello che oggi era un salario
    decente domani è un salario da fame.
  • Quando sono previsti tassi di interesse a due cifre, prepararsi a una caduta
    verticale nei valori delle abitazioni (i mutui diventano insostenibili),
    e saldate i propri debiti in tempo e il mutuo prima che il tassso salga
    per il rinnovo (se si ha un mutuo a tasso variabile, si potrebbe desiderare
    di bloccarlo o vendere la casa subito).

11. Pandemie (quattro tipi: umana, piante e prodotti alimentari di origine animale, le
foreste)
: normalmente pensiamo alle pandemie come le malattie epidemiche degli
esseri umani o del pollame, ma tutte le specie viventi ne sono soggette, e
gli animali d’allevamento e le produzioni di colture di massa sono
particolarmente vulnerabili perché c’è così poco diversità genetica per
ridurre la diffusione, e perché gli animali d’allevamento sono rinchiusi assieme
troppo vicini. Le foreste sono anche vulnerabili, dato che i parassiti degli
alberi tropicali passano nelle zone temperate con l’aumento delle
temperature globali, e trovano i padroni di casa senza immunità naturali.
Qui ci sono alcune cose che possiamo fare nelle nostre comunità di Transizione
per prepararsi:

  • Stop agli acquisti dalle industrie agro-alimentari e al loro sostegno, e
    acquistare, invece, dal mercato locale, dagli agricoltori biologici, i
    cui prodotti sono più diversificati e distribuiti e, quindi, meno
    vulnerabili. Ottenere che i governi pongano fine ai sussidi nel settore
    agroalimentare. Fissare obiettivi intermedi verso un target nel 2025 di acquisti
    al 100% locali, di autosufficienza alimentare con il biologico, e
    lavorare verso questo obiettivo. (Dal precedente punto 1).
  • Sviluppare scenari pandemici locali della comunità e
    piani di preparazione, e periodicamente simulare e provare come una
    comunità come risponderesti se una pandemia di uno dei quattro tipi si è
    verificato.

12. Eco-catastrofi naturali (uragani, alluvioni, tsunami,
siccità, terremoti, desertificazione, incendi, innalzamento del livello
del mare) e la perdita di habitat
: il potenziale impatto di tali
disastri dipende in larga misura dall’area in cui si vive, e alcune aree
sono più vulnerabili di altre. Qui ci sono alcune cose che possiamo fare
nelle nostre comunità di Transizione per prepararsi:

  • Identificare i vari tipi di possibile disastro, e la probabilità per ciascuno di
    verificarsi nella propria comunità.
  • Sviluppare scenari catastrofici per la comunità locale e piani di preparazione, e
    periodicamente simulare e provare come la comunità risponderebbe se un
    disastro di qualunque genere si verificasse, concentrandosi sui tipi di
    disastro che con più probabilità rischiano di colpire la vostra comunità.
  • Aprire un dibattito sulla questione se, data l’esposizione della vostra comunità
    alle crisi energetiche, ecologiche e economiche rispetto ad altre aree,
    la vostra comunità è un buon posto per viverci quando si cominciano ad
    affrontare queste crisi. Questo potrebbe essere particolarmente utile se
    la vostra comunità è fortemente urbana, suburbana, o in una zona
    pianeggiante litoranea, in una zona arida o in una zona ad alto rischio
    terremoto. Forse, invece di prepararsi per la crisi più gravi, potrebbe
    avere più senso spostarsi in una zona meglio attrezzata per resistere a
    esse.

13. Stati falliti, le guerre globali, i crimini globali e reti del crimine: la politica è sempre il jolly in situazioni di crisi, ed è difficile sapere come prepararsi per
situazioni come una guerra civile o di disgregazione politica in un Paese
vicino, o una invasione di un Paese alla disperata ricerca di risorse. Io
vivo in Canada e sicuramente mi aspetto che quando gli Stati Uniti esauriranno
il loro petrolio e acqua verranno e prendersi i nostri, con ogni mezzo
necessario. Non ho idea di come prepararsi per questo, o anche se è
possibile farlo. Penso che in ogni caso le comunità di Transizione avranno
il loro da fare con i preparativi per gli altri 12 tipi di crisi, così non
darò suggerimenti per affrontare guerre e invasioni.

Le idee di cui sopra sono solo i miei suggerimenti. Esse non saranno necessarie, o funzioneranno, in tutte le aree. Ancora più importante, ogni comunità ha bisogno di sviluppare un
proprio processo per attingere idee, conoscenze e prospettive dei suoi membri per
portare in superficie e attuare le opportune strategie per gestire le crisi e
soprattutto gli scenari di collasso.

Come può accadere questo?
Ho detto prima che penso che il lavoro più importante di questo secolo sarà dei
facilitatori e mentori che aiuteranno le comunità a organizzarsi e risolvere
questi problemi ora e quando si manifesteranno. Ci sono molte tecniche (come
l’Open Space), che potrebbero essere utilizzate, ma molto dipende dalla cultura
e la composizione di ciascun gruppo. Penso che i facilitatori competenti
emergeranno in ogni comunità e il successo delle strategie di preparazione, di
mitigazione e adattamento che ogni comunità svilupperà sarà, credo, in gran
parte il risultato di come i gruppi di transizione in quelle comunità saranno indirizzate.

Attualmente, da quello che ho visto e detto, molte comunità di Transizione hanno creato dei
“gruppi di lavoro” che si concentrano su tematiche specifiche quali
lo sviluppo delle energie rinnovabili, autosufficienza alimentare, la creazione
di mezzi di sostentamento, ecc. Questi sembrano funzionare bene nel mettere a
fuoco con i membri specifiche attività a breve termine all’interno delle loro aree
di competenza e passione. Ma mi chiedo se questo tipo di struttura sarà
adeguata per affrontare la questioni di lungo termine, soprattutto se e quando
lo scenario del collasso si verificherà, cosa che sembra essere la più
probabile (credo che sia già presente, ma io qualche volta sono paziente). Qualcuna
di queste crisi a livello di collasso richiederà un approccio
interdisciplinare, un mix di idealisti, immaginatori, pensatori critici,
pragmatici e attivisti che dovrà cimentarsi con efficacia. Come ha detto Einstein,
non risolveremo i problemi complessi del futuro con il pensiero corrente che li
ha prodotti.

Penso anche che un
elemento chiave della reattività consiste nell’esssere preparati per ciò che
non può essere previsto o addirittura anticipato: i cosiddetti eventi del Cigno
Nero. Io non credo che nessuno può ancora immaginare che cosa accadrebbe se,
per esempio, le colture OGM producessero qualche conseguenza imprevista da
incubo, o se qualcosa provocasse una fusione nucleare su larga scala, o se il
bioterrorismo diventasse abbastanza semplice per i singoli pazzi da diventarne
esperti, o se gli Stati Uniti si dissolvesero in stile sovietico in 50 Paesi, o
se uno qualsiasi di un milione di altri eventi apparentemente improbabili o
impossibili si verificasse. Ecco perché io credo (vedi sopra i miei commenti su
crisi 11 e 12) nello scenario di pianificazione, simulazioni e prove, dove si
può “giocare” con inverosimiglianze e imparare a sviluppare l’agilità
e la resilienza per adattarvisi se qualcuna, o qualcosa di simile, si verifica
effettivamente.

Questa è una delle ragioni per cui sto sviluppando il gioco della Transizione (un altro motivo è che penso che i giochi sono un buon modo di coinvolgere più giovani membri
della comunità nella Transizione). Ci sto ancora pensando, ma sto immaginando
un gioco in cui:

  • ognuno
    giocando potrebbe sia vincere (grazie a una cooperazione efficace), che
    perdere insieme (cioè il gioco non sarebbe competitivo), più sono i
    giocatori, maggiore è la probabilità di vincita del gruppo
  • un
    computer (o un segnapunti manuale) traccerebe i dati critici sensibili della
    comunità (ad esempio la popolazione, la produzione, il”benessere”
    della comunità) e gli indici della gravità di ciascuno delle 13 cause di
    crisi, ogni “anno”, durante il gioco
  • crisi emergenti in un settore influenzano altre aree, utilizzando la logica illustrata dalle frecce negli schemi di scenario di cui sopra (ad esempio un peggioramento/miglioramento in una qualsiasi delle crisi 01a, 01b o 01c
    avrebbe poi peggiorare o migliorare le altre due
    )
  • strategie di successo non cercherebbero di “risolvere” i problemi, ma piuttosto preparerebbero ad attenuare la portata e gli effetti di ciascuna della crisi, e/o adattarsi a esse
  • ogni giocatore dovrebbe scegliere in anticipo una serie di abilità, tratte da qualcosa di simile a questo elenco di conoscenze cruciali, competenze e capacità, ci si aspetterebbe che poi ognuno incarni quelle abilità durante il gioco, e le capacità che nessun giocatore ha selezionato sarebbero mantenute in una lista delle “debolezze della comunità”, che potrebbe (come gli eventi nel gioco si dispiegano) dimostrare di essere la rovina del gruppo se qualche situazione richiede assolutamente che qualcuno abbia quella capacità
  • le decisioni sono adottate in modo collaborativo, per consenso, non da tutti i giocatori “a turno”
  • verrebbero incorporati degli eventi del Cigno Nero, compresa la capacità dei giocatori di prepararne qualcuno al volo

So che ci sono già alcuni giochi d’ambiente là fuori; se qualcuno ha giocato con qualcuno di loro e ha commenti che sarebbe utile prendere in considerazione nella progettazione del gioco di Transizione, sarebbe il benvenuto.

*********************************************

Fonte: http://howtosavetheworld.ca/2011/05/11/transition-and-the-collapse-scenario

05.05.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ETTORE MARIO BERNI

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