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La Stampa colpisce ancora: videogame spacciato per guerra
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A cura di Marco Di Mauro
Il 26 Marzo 2022
12326 Views

Qualcuno va a dire ai redattori de La Stampa che i video che arrivano bisogna guardarli prima di pubblicarli? Magari lo stesso addetto che pulisce gli occhiali di Enrico Mentana quando spaccia film di fantasia per servizi reali, o che confeziona i documenti su potenti(ne) lobby ai ragazzetti in cerca di fama di Fanpage (gruppo Ciaopeople). La stampa italiana gruppo GEDI e Cairo Communications su tutti, sta dando la peggior prova di sé con la guerra russo-americana d’Ucraina. Anche a noi era arrivato il video pubblicato dal quotidiano degli Elkann, che mostra degli elicotteri abbattuti da una contraerea in uno scenario tropicale. Quello che colpisce è come si tratti di immagini che, già nella grafica, si distaccano nettamente dai video che girano sulla guerra d’Ucraina, specialmente quelli in notturna, dove la visibilità è piuttosto scarsa e chi filma, per ripararsi dai bombardamenti, ha quasi sempre un punto di vista riparato e con scarsa visibilità, se non in alcuni casi non frequenti. Insomma, chi ha una minima cognizione e sta seguendo gli eventi bellici coi numerosi video che li accompagnano, capisce subito che il video in questione non può essere della guerra d’Ucraina. Difatti si tratta del videogioco Arma 3:

Ma tutto questo Giannini non lo sa… ed ecco infatti il video pubblicato da La Stampa. Il titolo è eloquente: “L’antiaerea ucraina distrugge gli elicotteri russi Kamov Ka-52 a Kherson: erano entrati in servizio nel 2016” e ovviamente dopo la figura di m***a l’articolo è sparito dal web, sopravvivendo soltanto nelle sue ricondivisioni, e persino la Petalopubblica ammette che “In una prima versione anche le testate del gruppo Gedi avevano pubblicato questo video ritenendolo vero”. Questo sta a indicare un dato molto semplice: qui non si tratta soltanto di bugiardi, ma proprio di incompetenti. Anni di esclusione dalla stampa mainstream delle voci preparate e competenti per far posto a sciacalli, galoppini e pappagalli di regime hanno portato a uno scadimento del giornalismo italiano che non ha eguali nella storia del nostro paese. Chissà se la denuncia dell’ambasciata russa fermerà un po’ il galoppante macinatore di fake Massimo Giannini, le cui arrampicate sugli specchi per difendersi dall’incompetenza sua e del suo team assomigliano sempre più a un numero circense.

MDM 26/03/2022

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