Ieri vi avevamo annunciato scricchiolii nel Governo dei Migliori, a causa dell’atteggiamento dispotico di Draghi che, supportato da alcuni partiti, stava cercando di imporre a tutti i costi la riforma del catasto.
Nella tarda mattinata era difatti arrivato l’aut aut definitivo del Premier che, facendosi rappresentare dalla sottosegretaria al Ministero dell’Economia e delle Finanze Maria Cecilia Guerra, dichiarava: la riforma è dirimente, o si vota o, in sostanza, tutti a casa.
Il nodo principale era l’articolo 6 della delega fiscale che il governo voleva far passare nella sua forma originale, mentre la Lega aveva presentato alcuni emendamenti e non ne voleva sapere di ritirarli. Al centro Forza Italia che cercava una mediazione vanamente.
Verso ora di pranzo il capogruppo alla Camera di Forza Italia ha infatti presentato a Palazzo Chigi una proposta elaborata insieme alla Lega e sottoscritta da tutto il centrodestra di riscrittura dell’articolo 6, considerata però inaccettabile dagli altri partiti della maggioranza, perché non contenente i nuovi criteri da affiancare agli attuali per avvicinare le rendite catastali ai valori di mercato, scopo centrale della riforma. Per questo motivo Draghi nel pomeriggio aveva scavalcato i vari capogruppo, cercando di convincere direttamente Silvio Berlusconi a spaccare il centrodestra e a votare la riforma così come voluta dal dragone.
Berlusconi però, secondo le voci interne a Forza Italia, avrebbe risposto picche alla richiesta dell’ex BCE, ricordando che “la casa non si tocca”.
La situazione quindi non si sbloccava, la mediazione era salta e nel tardo pomeriggio si è andati direttamente alla conta in commissione sull’emendamento soppressivo dell’articolo 6 della delega proposto dalla Lega.
Lega, Forza Italia e Coraggio Italia hanno votato compatti e con loro due deputati di Alternativa (Alessio Villarosa e Alvise Maniero). Sono arrivati a 22, ma non è bastato, in quanto battuti dai deputati di LeU, PD, M5S e Italia Viva.
La votazione è finita 22 a 23, l’emendamento non è passato e l’articolo 6 è rimasto così come voluto dal capo del Governo.
Un solo voto che mostra tutte le difficoltà che avranno nelle prossime settimane i partiti a tenere insieme la larghissima alleanza di governo.
Massimo A. Cascone, 04.03.2022
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